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12 luglio 2017

Siamo tutti democratici. E fascisti


di Giuliano Guzzo

Il vero problema della nuova legge sull’apologia di fascismo, da ieri in discussione alla Camera, non è tanto la sua natura antistorica, liberticida e doppiopesista – l’apologia di comunismo va bene? I regimi rossi non hanno ucciso abbastanza? -, quanto il suo essere bugiarda. Perché lascia intendere, arrestandosi a schemi novecenteschi, che le dittature siano solo quelle non democratiche, mentre invece è di tutta evidenza come oggi sia un sistema democratico sempre più claudicante, il maggiore responsabile di nuovi atteggiamenti dittatoriali. Il paradosso, poi, è che sono gli stessi che si dichiarano antifascisti a sostenere derive di questo genere.
O forse avete presente antifascisti oggi schierati contro l’Ordine dei giornalisti – questo sì eredità del Ventennio -, per aver pesantemente condizionato, negli anni, la libertà di opinione sanzionando professionisti, guarda caso, tutti non di sinistra (Vittorio Feltri, Alessandro Sallusti, Filippo Facci, Padre Livio)? E acerrimi nemici del fascismo denunciare la preoccupante e orwelliana concentrazione, sotto la proprietà di un unico gruppo, di testate come La Stampa, Repubblica e Secolo XIX, a parte un coraggioso Luca Sofri – che ha parlato di «livelli di impurità assolutamente inediti, e alla disintegrazione di ogni solidità e indipendenza identitaria delle testate» -, ne avete sentiti?
E, ancora, dov’erano quanti ritengono prioritario un più forte contrasto alla propaganda fascista, quando, nel corso della campagna dell’ultimo referendum costituzionale, pochi mesi fa, una serie impressionante di giornalisti di stampa e televisione in dissenso dalla linea governativa (Bianca Berlinguer, Nicola Porro, Massimo Giannini, Maurizio Belpietro, Massimo Giannini, Alessandro Giuli) subiva avvicendamenti, spostamenti quando non addirittura licenziamenti? Curioso, inoltre, come sia sempre il fronte a parole democratico quello che promuove provvedimenti – pensiamo alla legge contro l’omofobia – che finirebbero per mandare sotto processo chi, anche per errore, dimenticasse di esaltare le nozze gay.

Non è un’esagerazione, dato che è il proponente stesso della legge in questione, Ivan Scalfarotto, Sottosegretario di Stato allo Sviluppo economico del Governo, ad aver definito omofobo sul suo profilo facebook un post del quotidiano Repubblica che lo scorso marzo aveva osato apostrofare come «compagno» – anziché presentarlo solennemente come marito – colui che nel maggio 2015 è convolato a nozze con Xavier Bettel, il premier lussemburghese. E si potrebbe continuare ancora, enumerando casi ed esempi, se non fosse già evidente che, in Italia come nel mondo, l’area politica progressista coltiva preoccupazione verso il ritorno del fascismo che fu, più che per amore per la libertà di pensiero, perché ne teme la concorrenza.

https://giulianoguzzo.com/2017/07/11/fascismi-per-male-e-fascismi-per-bene/

 

25 gennaio 2016

Socrate, Diotima e Scalfarotto


di Satiricus

Nel memorabile Simposio di Platone assistiamo ad una delle più antiche e divertenti campagne di genere della nostra civiltà, con tanto di sgambetto politicamente scorretto. Posto che agli antichi conviti greci le donne non avevano accesso, tranne per alcune mansioni temporanee, e certo non erano ammesse a restare nella sala quando iniziava il dibattito tra i commensali (così ci spiegano i critici), stupisce l’astuzia con cui Socrate riesce a ribaltare la situazione. Le donne non possono essere fisicamente presenti? Socrate può comunque scegliere di dar voce, nel tempo dedicato al proprio intervento pubblico, al parere di una donna, Diotima. E così, in barba a costumanze storiche nocive e contrarie al bene della verità, ecco che proprio una voce femminile interviene nel capolavoro platonico a darci alcune delle più celebri ed alte definizioni di eros: è Socrate che confessa di aver imparato molto dall'arguta Diotima. Lezione di democrazia, in quanto compendia dialogo e tolleranza in modo non banale; lezione di umanità, in quanto compendia umiltà e sessualità in modo decisamente profondo.
Mi permetto di proporre la rilettura del Simposio all’onorevole Scalfarotto, il quale ha declinato l’invito al dibattito in un liceo romano, adducendo le seguenti ragioni:

“Io non ho veramente nulla contro la famiglia eterosessuale (chiamiamola così). Anzi: anche io vengo da una famiglia eterosessuale (ho avuto un papà e una mamma!) e amo moltissimo la mia famiglia. Di conseguenza, come sostenitore della famiglia eterosessuale, non ho alcun motivo di discussione con i rappresentanti di queste associazioni: sono un convinto sostenitore di tutte le famiglie, incluse quelle rappresentate dalla mia eventuale controparte.
E’ però probabile, anzi sicuro, che siano queste persone ad avere qualcosa contro le famiglie come la mia. Non si tratterebbe dunque di un dibattito “a due sensi”, ma di una mia difesa da qualcuno che – unilateralmente – attaccherebbe me, avendo dei motivi di odio o di diffidenza nei confronti della mia famiglia e di famiglie come la mia, e dovendone dimostrare l’inferiorità morale, antropologica o culturale. Non vedo perché si debba rappresentare una situazione in cui c’è uno solo che attacca e uno solo che si difende. Che dibattito mai sarebbe?” 

Che dibattito sarebbe? Sarebbe un dibattito, che è già qualcosa, anzi è quasi tutto. Nel dibattito, abbia esso la forma di un pacifico esercizio maieutico o di un più graffiante agone (tale è la natura dialettica del Simposio, guarda caso proprio sulla tematica amorosa), potranno uscir pesti i contendenti, sviliti dai loro più fastidiosi avversari (come la donna Diotima che zittisce un intero uditorio al maschile), ma sarà almeno salvaguardata la verità, che mai può illudersi di riposare nel parere di uno solo.
Nel dibattito, per cominciare, potrebbe risultare meno “sicuro” del previsto che ci sia un “motivo di odio o di diffidenza” nei confronti delle posizioni militanti omosessuali. Poi, tanto per approfittare dell’occasione, potremmo provare a chiarire in che senso la filosofia usa il concetto di “natura”, diverso dal suo uso zoologico almeno quanto lo “pneumatico” del meccanico si distingue dallo “pneumatico” della teologia paolina. Infine, che in un confronto le mie teorie possano essere obiettivamente confutate dall’avversario, questo fa parte del gioco, non del gioco etero o omo, semplicemente del gioco dell’umana vita e dell’umana verità; se qualcuno non ammette di poter essere superato da argomentazioni appropriate, il problema è in quel qualcuno, non è certo nel meccanismo veritativo confutatorio. Viceversa dovremmo azzerare gli insegnamenti sull’eliocentrismo, accusando Galileo di essere tolomeofobo; azzerare gli insegnamenti sulla libero arbitrio, accusando Erasmo di essere luteranofobo; disintegrare la propaganda della pace, accusando Gandhi di essere anglofobo.
Dia retta a noi, Onorevole, accetti di guardarci Lei pure nel cannocchiale; certo, sulla prima resterà abbagliato dalla luce, ma poi non se ne pentirà, al contrario! E anche questo si attinge dai meravigliosi insegnamenti che ci ha lasciato Platone, tra caverne ed accademie.

 

23 giugno 2015

Satana, il padre della menzogna omosessualista

di Marco Mancini

Guardateli, i rappresentanti istituzionali e non dell'omosessualismo italiano. Osservate il sottosegretario Scalfarotto, che definisce "inaccettabile" la manifestazione di sabato in Piazza San Giovanni. Le "cagne sciolte" che senza nessun rispetto per il Sacro profanano le chiese con la loro presenza e i loro striscioni blasfemi, che senza ritegno né decenza "non si scusano per il ma-sturbo". Hanno vinto, eppure non tollerano opposizioni. Sono egemoni nel discorso pubblico, il villaggio globale è ormai costruito a misura di gayismo, hanno in tutto l'Occidente (e presto anche in Italia) leggi che consentono loro di scimmiottare la famiglia, di comprare bambini, di rieducare le nuove generazioni al loro totalitarismo della dissoluzione.
 

31 marzo 2015

Caro Adinolfi, finiremo in cella assieme


di Francesco Filipazzi

Qualche giorno fa su questo blog è comparsa una riflessione riguardante il quotidiano “La Croce”, che purtroppo è stata, a torto, accolta negativamente da alcuni redattori del suddetto quotidiano. Nell’articolo di Satiricus era presente sin dall’inizio l’invito a comprare la Croce e a diffonderlo, per sostenere l’operato di Mario Adinolfi, che sta combattendo con noi la buona battaglia per la vita e per la famiglia tradizionale. 

Adinolfi, a differenza di altri, rappresenta un evento nell’area vasta e composita che potremmo definire “pro life”, per i motivi che mi accingo a spiegare. 

In Italia purtroppo esistono delle zavorre mentali che limitano la libertà di espressione e riducono sempre e comunque la discussione a uno scontro fra fazioni. Chi parla di certi argomenti, in questo caso famiglia e bioetica, è obbligato sempre e comunque a schierarsi. O di qua o di là. Soprattutto a sinistra, esiste la cultura del “pacchetto completo” che, oltre ad essere un insulto per le intelligenze di chi è davvero di sinistra, crea dei fastidiosi riflessi condizionati. Per via di questo pacchetto completo, si deve per forza essere favorevoli a divorzio, aborto, matrimoni gay, utero in affitto, fecondazione eterologa e tanto ancora, per arrivare alle famiglie poli amorose. Per uno strano meccanismo, essere di sinistra vuole dire accettare acriticamente tutto ciò che “passa il convento”, in termini di nuove frontiere. Uno può essere favorevole, per dire, ai matrimoni gay ma non all’aborto? Ovviamente no.

Le persone di sinistra, quella vera, quindi non possono più parlare, ad esempio, di socialità, lavoro, lotta all’ingiustizia e difesa dei diseredati. Il comunista duro e puro non può più condurre la sua lotta contro la società borghese e il capitale, se prima non aderisce senza indugi alla grande battaglia per i “diritti”, anche se si tratta del diritto di un paio di ricconi di comprare il corpo di una donna per usarlo come macchina da cui sfornare figli. 
Chi non compra questo pacchettino preconfezionato difficilmente può esprimersi liberamente, senza essere zittito, insultato, bollato con una serie di etichette ridicole (fascista, omofobo, transofobo, maschilista, violento, intollerante ecc) e quindi il dibattito diventa sempre più asfittico. 
Mario Adinolfi ha avuto e ha il merito di aver totalmente sparigliato la costruzione ideologica e mentale qui sopra descritta. Fondatore del PD, era (sottolineo era) automaticamente incasellato fra chi “può parlare” e quindi non c’era dubbio che, qualche dissenso a parte, facesse parte della grande macchina da guerra dei "diritti". 
Invece no. Un giorno si è alzato e ha detto chiaramente che non era d’accordo. Un uomo di sinistra, addirittura fra i fondatori del partito di riferimento, che si dichiara in dissenso rispetto alla linea sempre più libertina di quell’area è risultato atipico e ha spiazzato molti, che prima di accorgersi davvero di cosa stava succedendo, hanno impiegato qualche mese. Nel frattempo Adinolfi è riuscito a coagulare un’area di opinione e a fondare attorno a sé un vero movimento di persone e famiglie che, per dirla come lui, “vogliono la mamma” e non si stancheranno mai di volerla. 
Il tutto non con argomenti “di destra”. Adinolfi rimane nel PD e non ha intenzione di uscirne. Finalmente è stato ribadito che essere di sinistra non vuol dire inventarsi diritti ridicoli e lottare contro la vita e che una persona che davvero vuole lottare a fianco dei più deboli e contro la supremazia del mercato sulle persone, deve per forza essere contro la mercatizzazione della vita e contro la riduzione del bambino a prodotto da supermercato. O a prodotto di bellezza, visto che sono state inventate creme a base di embrioni umani. 
In tutto questo, vedere persone che storicamente si battono per la vita e la famiglia, criticare in modo troppo diretto il progetto della Croce e dei Circoli Voglio la Mamma, sulla base che Adinolfi sta nel PD e via dicendo, lascia un po’ di stucco. Soprattutto perché i suddetti spesso sostengono l’NCD che con il PD ci va a braccetto.
Per una volta che possiamo davvero fare della “buona battaglia” una vera sfida trasversale al sistema dell’immoralità, in modo laico e non confessionale (visto che anche un ateo medio dovrebbe inorridire sapendo ciò che ha fatto Elton John), sarebbe giusto cogliere la palla al balzo. Il discorso destra e sinistra, partito giusto o partito sbagliato, sinceramente lascia il tempo che trova. 
Se poi quelli che mantengono l’appartenenza di destra o di sinistra, dopo questa lotta epocale, vorranno tornare a dividersi su tutto il resto, sarà legittimo e giusto. 
Altrimenti condivideremo tutti la stessa cella, condannati per la legge Scalfarotto, così avremo il tempo necessario per fare ogni tipo di distinguo.
 

06 ottobre 2014

10 mila Sentinelle in piedi invadono le piazze italiane


di Alessio M.P. Calò

Grande successo e partecipazione per la manifestazione nazionale delle Sentinelle in piedi, “Cento piazze per l’Italia”, durante la quale il movimento, apartitico ed aconfessionale (nonostante i media continuino a darci degli ultracattolici e dei forzanovisti, ma conosciamo bene il livello indegno del giornalismo italiota), ha vegliato a favore della libertà di espressione, per la famiglia fondata sull’unione tra un uomo e una donna, per la libertà di educazione, per il diritto di ogni bambino ad avere un padre e una madre; e contro l'impossibilità di manifestare il proprio pensiero, contro l’ideologia gender, contro il cosiddetto “matrimonio” omosessuale, contro l’adozione di bambini a coppie omogenitoriali, contro la fecondazione eterologa e contro l’aberrante pratica dell’utero in affitto.

 

02 ottobre 2014

Domenica 5 ottobre: Sentinelle in piedi in 100 piazze d'Italia!


di Giulia Tanel

È passato poco più di un anno da quando, in una piccola cittadina del nord, uno sparuto gruppo di persone ha deciso di scendere per la prima volta in piazza sullo stile dei Veilleurs debout francesi, i cosiddetti “Veglianti in piedi” che, con il loro semplice stazionamento in posizione eretta davanti a luoghi simbolo del potere, si opponevano a provvedimenti non conformi alla loro coscienza. Eppure in pochi mesi la situazione ha subito un’evoluzione molto rapida, tanto che nel corso di quattordici mesi sono state migliaia le persone che hanno vegliato in oltre 150 d’Italia. Un intero popolo di giovani, adulti, genitori, nonni, insegnanti, avvocati, medici... si è mobilitato in favore della libertà di espressione, per la famiglia fondata sull’unione tra un uomo e una donna, per la libertà di educazione, per il diritto di ogni bambino ad avere un padre e una madre; e contro il ddl Scalfarotto, contro l’ideologia gender, contro il cosiddetto “matrimonio” omosessuale, contro l’adozione di bambini a coppie omogenitoriali, contro la fecondazione eterologa e contro l’aberrante pratica dell’utero in affitto.

Stiamo parlando delle Sentinelle in Piedi, una rete aconfessionale e apartitica pronta a dimostrare pubblicamente, in maniera silenziosa e assolutamente pacifica, che in Italia sono ancora molte le persone ad avere a cuore i princìpi – non a caso definiti “non negoziabili” – che costituiscono la base della nostra società: la vita, la famiglia e l’educazione. “Mentre il relativismo dilaga e molti sembrano rimanere indifferenti – scrivono le Sentinelle in Piedi –, c’è una rete da Nord a Sud che non solo informa e forma, ma che è pronta a farsi vedere, uscendo dalle sale dei convegni e dalle sagrestie, uscendo allo scoperto per rivolgersi al cittadino comune e svegliare le coscienze sopite. [...] In silenzio, leggendo un libro come simbolo di formazione continua, le Sentinelle in Piedi invadono le piazze in un modo del tutto nuovo e pacifico, e si mobilitano ogni volta che è minacciata la natura dell’uomo della civiltà. Da Trento a Salerno, da Bisceglie a Trieste passando per Firenze, Napoli e Milano, da Genova a Venezia, questa resistenza di cittadini, pacifica silenziosa e sempre più numerosa, scende in piazza per ribadire che non è possibile zittire le coscienze di chi ha gli occhi aperti”.

Domenica 5 ottobre questo straordinario movimento di popolo vivrà un momento particolarmente importante dal momento che, per la prima volta, le Sentinelle in Piedi manifesteranno contemporaneamente in circa cento città d’Italia. Tante persone saranno simbolicamente unite per riaffermare – con G. K. Chesterton – che “le foglie sono verdi in estate”: ossia che la famiglia è una sola, che i bambini hanno bisogno di un papà e di una mamma, che essere maschio o femmina non è frutto di una scelta o di un’influenza culturale, che la libertà di coscienza e di espressione vengono prima di qualsivoglia ideologia e non possono essere messe a tacere troppo facilmente.

In tutto questo le Sentinelle in Piedi sono confortate dalla consapevolezza che la loro mobilitazione sta producendo i frutti desiderati: non è infatti un caso se la discussione al Senato del ddl Scalfarotto è momentaneamente “congelata”, così come non è stata vana la mobilitazione delle Sentinelle trentine, alla cui presenza va in parte attribuita la sospensione delladiscussione, presso il Consiglio Provinciale di Trento, del ddl locale sull’omofobia.

Mantenere desta la coscienza e avere il coraggio di portare avanti le proprie idee è quindi necessario, oggi più che mai. Ma soprattutto, oltre che per la società nel suo complesso, è un’azione utile innanzitutto per chi decide di “metterci la faccia” vegliando in piazza, in quanto comporta una nuova presa di coscienza circa i valori sui quali vale ancora la pena scommettere. Ed è anche per questo motivo che, in chiusura, ci sentiamo di rivolgere a tutti l’appello a scendere in piazza con le Sentinelle in Piedi domenica 5 ottobre. 


 

26 giugno 2014

27 giugno: le Sentinelle in piedi tornano a Roma



 
Appuntamento in “notturna” venerdì 27 giugno, dalle 21 alle 22, nella suggestiva cornice di Piazza San Silvestro per la seconda veglia romana delle Sentinelle in Piedi.

Di nuovo in piedi, per un’ora, leggendo un libro per difendere la libertà di pensiero e di espressione e tutelare la famiglia naturale fondata sull’unione tra uomo e donna, minacciate dal ddl Scalfarotto e dal testo sulle unioni civili, in discussione al Senato, che introduce un regime simile al matrimonio fra persone dello stesso sesso.

In particolare il ddl Scalfarotto è ideologico perchè non definisce cosa debba intendersi per omofobia e transfobia, lasciando così al giudice il più ampio arbitrio sul punto. E perché già oggi il Codice penale offre adeguate tutele, prevedendo anche aggravanti, per fenomeni di intolleranza a sfondo sessuale.

Il ddl Scalfarotto dopo l’approvazione alla Camera è ancora fermo in Commissione Giustizia del Senato, rallentato forse, tra le altre cose, anche dalla rapida diffusione delle Sentinelle, realtà che in poco tempo è riuscita a organizzare decine di veglie in tutta Italia, con il coinvolgimento di migliaia di cittadini.

Dopo aver riempito con 400 persone piazza del Pantheon, le Sentinelle in Piedi di Roma veglieranno pacificamente – con l’auspicio che non ci siano disturbi e provocazioni da esponenti di associazioni LGBT, come invece successo a Lecce, Siena e Modena – per far sentire, in silenzio, la loro voce, consapevoli che questo è il modo migliore per stimolare la riflessione su importanti tematiche e contrastare pericolose derive ideologiche.

(Comunicato Stampa delle Sentinelle in piedi - Roma)

 

10 giugno 2014

Le "Sentinelle in piedi" vegliano anche a Perugia

Con questo articolo inizia la sua collaborazione con Campari&deMaistre Roberto De Albentiis, perugino, classe 1991.

Sabato 7 giugno si è tenuta a Perugia, nella centralissima Piazza IV Novembre, la seconda manifestazione cittadina delle Sentinelle in Piedi (qui la pagina FB del gruppo perugino); come ormai ben si sa, si tratta di gruppi di manifestanti che da un anno si riuniscono nelle piazze italiane (prendendo esempio da uguali esperienze francesi e statunitensi) protestando, silenziosamente e simbolicamente, contro il ddl Scalfarotto e le eventuali proposte di legge a favore del matrimonio gay. Ogni manifestazione dura un’ora, ed è basata sulla lettura silenziosa di un libro (portati da casa o forniti dagli organizzatori), a simboleggiare l’aspetto pacifico e culturalmente diverso rispetto alle boutades pro-LGBT.
 

14 aprile 2014

Appunti sulle nuove forme di protesta contro l'omosessualismo

di Fabrizio Cannone
Nel 2013 la Francia ha ricevuto un colpo mortale con l’elezione del premier François Hollande, probabilmente il peggior presidente degli ultimi decenni, tanto da far rimpiangere non solo Sarkozy, ma perfino Chirac e Mitterand. Il leader socialista infatti sta mantenendo, alla lettera, tutte le più gravi promesse elettorali: varo del matrimonio tra omosessuali con annessa adozione di bambini, destabilizzazione della famiglia e rilancio dell’aborto di massa, indottrinamento omosessista delle nuove generazioni nelle scuole di Stato, permissivismo su droga e alcool, euro-mondialismo tecnocratico, asse del male col presidente americano Obama, persecuzione della Chiesa e di tutti i recalcitranti. Le recenti elezioni francesi hanno però registrato un crollo netto della popolarità del presidente – nel frattempo giunto già alla terza relazione sentimentale (senza matrimonio né religioso né civile) – e hanno visto l’affermazione della destra anti-socialista e dell’astensionismo. Segno che la società civile inizia a scuotersi e a comprendere chi è davvero dalla parte del popolo e chi dalla parte delle élite.

Ma la Francia del 2013-2014 è anche il paese in cui si sono registrate le più grandi proteste di piazza contro la dittatura liberal-socialista in atto in tutta Europa. La Manif pour tous (Manifestazione per tutti, contro le nozze gay), il Jour de Colère (Giorno di Collera, contro la repressione del dissenso), la Marche pour la vie (Marcia per la vita, contro aborto ed eutanasia) e la stessa manifestazione per la soppressione delle Femen (il gruppo terrorista che ha interrotto messe, profanato chiese, sradicato crocifissi, colpito a sangue pastori della Chiesa nel silenzio-assenso dei giornali del sistema) hanno dato voce ai milioni di francesi scontenti dalla politica mondialista e massonica dei poteri forti imperanti. Abbiamo già fatto cenno alla creatività e alla fantasia con cui i nostri commilitoni gallici hanno sfidato l’oppressione e hanno risollevato il cuore dei buoni e degli onesti. Tra le tante forme di protesta quella degli Hommen (gli anti-Femen) ha colpito nel segno: molti ragazzi col volto coperto,  intervengono, anche se non invitati, nei contesti più vari per imporre una voce diversa, e ciò attraverso scritte applicate sul dorso e sul petto. Un’altra riuscitissima idea è quella dei Veilleurs, ovvero Coloro che vegliano, i quali si ritrovano in un luogo simbolico di una città francese, e silenziosamente esprimono il loro dissenso dalla cultura di morte egemone. Ma esistono altre forme di lotta come Les Antigones, Printemps Français, etc. Di recente è sorta perfino una televisione su internet, TV-Libertés, per contrastare le menzogne dell’informazione ufficiale e che non a caso ha sede in Russia, terra di libertà e di non conformismo.

Nella nostra Penisola molti giovani volenterosi hanno preso il testimone e hanno creato prima la Manif pour tous Italia e poi le Sentinelle in piedi, assimilabili ai Veilleurs francesi.

I giovani della Manif hanno adottato sia il nome che il logo dei patrioti transalpini, ed hanno espresso l’intenzione di ripetere la vibrante protesa francese contro ogni legge che permetta l’unione tra due persone dello stesso sesso. I militanti delle Sentinelle in piedi invece si ritrovano periodicamente in una piazza centrale di una provincia d’Italia (finora Cremona, Trento, Perugia, Milano, Brescia, Firenze, Piacenza, Terni, etc.) e si mettono a leggere un libro per un’ora circa, mostrando ai passanti compattezza e dignità. Il messaggio che si vuole veicolare sta nell’opposizione silenziosa e ragionata (il libro infatti è simbolo del pensiero, del tutto assente nella propaganda gay), ma anche ferma come statue contro leggi e decreti che, dichiarando di voler punire l’inesistente omofobia, in realtà mirano alla repressione dell’eterosessuale, specie del cattolico e del patriota.

E’ nota a tutti l’opposizione della Chiesa cattolica all’omosessualità – e non solo alle nozze gay e così gli anticlericali di sempre vorrebbero prendere due piccioni con una sola fava: decretando l’illegalità dell’omofobia, si desidera sia spingere il pensiero della gente nel senso dell’accettazione del matrimonio tra invertiti, sia perseguitare tutti coloro che credono al Vangelo e alla comune morale dei popoli.

A Roma, sabato 5 aprile 2014, nella piazza del Pantheon, oltre 500 persone hanno manifestato assieme alle Sentinelle in piedi. In silenzio, dopo che uno speaker aveva ricordato le ragioni di civiltà per cui si era scesi in piazza, ragazzi e ragazze, hanno passato un’intera ora leggendo un libro, senza muoversi, e formando delle lunghe colonne umane, accanto a quelle maestose della Chiesa dei Santi e dei Martiri (ex Pantheon romano). I libri più gettonati erano quelli di autori come Gianfranco Amato, Costanza Miriano, Francesco Agnoli, etc. Segno che una contro-cultura cattolica oggi esiste, anche per il merito di case editrici come Fede & Cultura, Sugarco, Lindau, D’Ettoris, Mimep, Amicizia Cristiana e altre. Una decina di omosessuali hanno protestato a poca distanza dalle Sentinelle, usando la squallida arma del ricatto morale. Infatti esponevano un triangolo rosa sul petto, simbolo che, secondo alcuni storici, sarebbe stato usato nei campi di concentramento tedeschi per individuare i prigionieri con tendenze omosessuali. Grazie a queste forme di ostentato vittimismo, questi soggetti vorrebbero divenire intoccabili e al riparo da ogni critica: chi li critica infatti non capirebbe il loro sofferto dramma interiore! Ma in realtà, quei giovanotti arzilli e maleducati, non parevano affatto provenire da un tetro Lager tedesco, ma piuttosto da uno dei loro malsani club e circoli, in cui come noto si offende Dio e la morale in ogni modo possibile.

Ci auguriamo che queste proteste anti matrimonio gay e più in generale anti sistema continuino, si diffondano per ogni dove e divengano l’inizio di una rivolta spirituale che ricacci nell’ombra gli artefici della dilagante cultura di morte. Ma tutte le cose umane hanno dei limiti e anche queste forme di protesta ne hanno. Benché si leggano libri in piazza, temo che a casa si facciano pochi studi di approfondimento sulle questioni familiari ed etiche. Non basta però “navigare” e saltare da un sito all’altro per rispondere ai nostri avversari sul piano giuridico, filosofico, morale, teologico, scientifico, etc. Secondariamente non basta essere contro il Decreto Legge Scalfarotto e le altre leggi bavaglio. Queste leggi sono sbagliate anzitutto perché promuovono l’omosessualità e solo poi perché cercano di censurare i loro critici e i cattolici. La battaglia è già persa se viene giocata sul mero campo della libertà di espressione, concetto troppo equivoco e generico per essere il terreno dello scontro e della vittoria. E se i pedofili manifestassero per la libertà di espressione della pedofilia su internet, noi cattolici dovremmo sostenerli o lottare strenuamente per la sacrosanta censura? La risposta è fin troppo ovvia, e dunque non tutte le libertà di espressione sono equivalenti; certo la libertà di dire la verità va sempre salvaguardata, ma non sempre va protetta la libertà di insegnare l’errore. Immaginiamo che lo Stato stabilisca così: l’insegnante cattolico è libero di insegnare che esistono solo due sessi (maschile e femminile), ma l’insegnante laico è libero di insegnare la teoria del gender e l’esistenza di molte forme di sessualità (gay, trans, queer, etc.). Ebbene dovremmo accettare questa visione in nome della libertà di espressione o dovremmo lottare per il trionfo della verità (ovvero del matrimonio monogamico indissolubile)? Ci auguriamo che tra le zelanti Sentinelle italiche non ci siano dubbi al riguardo e che se si è scelto di partire dalla difesa della libertà di espressione è solo per far breccia nel muro di gomma del sistema, per poi annichilirne a poco a poco le pretese e le folli derive ideologiche.


Nel 1976 Gianfranco Morra scriveva: “[la religione] si trova di fronte a un angoscioso aut-aut: o essa si adegua alla mentalità dell’epoca, mettendo da parte tutto ciò che la caratterizza in quanto religione, per ottenere in tal modo un piccolo inefficace sterile spazio nella cultura, come fenomeno meramente psicologico o come strumento di progresso sociale; oppure essa si mantiene ferma alla propria ineliminabile vocazione soprannaturale, scontando con l’emarginazione e la persecuzione la propria eroica e coerente fedeltà” (Marxismo e religione, pp. 14-15). La Manif, le Sentinelle e le altre forme di lotta che Dio ispira siano il sussulto di una nuova coerenza con la logica del Vangelo e non un ennesimo sterile compromesso con il mondo e il potere.
 

04 aprile 2014

Sabato tutti al Pantheon!

a cura di Luigi Corsello

Sabato 5 aprile, dalle 17 alle 18, le Sentinelle in Piedi veglieranno in Piazza del Pantheon per difendere la libertà di espressione, messa in pericolo dal ddl Scalfarotto. Ne parliamo con Enrico, il giovane portavoce dell’incarnazione romana delle Sentinelle in Piedi.