03 settembre 2025

In onesta memoria di Emilio Fede


di Paolo Maria Filipazzi

Quando muore un personaggio noto in età avanzata, il novero delle frasi fatte vuole che si dica che se n’è andato un pezzo di un’Italia che non c’è più. Di solito si dice in relazione a qualcuno legato alla generazione dei nonni o dei genitori di coloro che hanno l’età di chi scrive queste righe. E, quindi, con una certa impressione che ci ritroviamo a doverlo dire di un personaggio strettamente legato anche all’immaginario della nostra generazione. Stiamo parlando di Emilio Fede.

Nel ricordo collettivo, che è sempre meschino, verrà ridotto a quella macchietta di giornalista che parteggiava smaccatamente per Berlusconi. Emilio Fede è stato molto di più: parliamo di un inviato in Africa che ha documentato gli anni della decolonizzazione, di uno storico collaboratore di Sergio Zavoli, del fondatore del TGA, il primo telegiornale trasmesso da una rete privata (Rete A, oggi probabilmente non più esistente) e tante altre cose.

Fatto sta che, a un certo punto, Silvio Berlusconi “scende in campo” ed Emilio Fede, che dirige il TG4, non farà mai mistero del suo incondizionato appoggio politico al suo editore, e il suo TG diventa un appuntamento immancabile per tutti i simpatizzanti del centro destra. 

Negli stessi anni gran parte della stampa e della radiotelevisione adotta una linea ancor più oscenamente faziosa, solo in direzione opposta a quello di Emilio Fede. Il quale viene, quindi, ridotto a zimbello, fatto oggetto di disprezzo in quanto massima espressione di servilismo. Chi lo attacca in questo modo si distingue da lui solo per essere servile nei confronti di qualcun altro e di esserlo con una cattiveria che al Direttore per eccellenza (per noi lo sarà sempre) è ignota.

Il diretto interessato anzi, con ironia ed autoironia, saprà giocare moltissimo sulla dinamica che si è creata, costruendosi abilmente un personaggio. Di questo gioco sono parte integrante i celeberrimi “fuori onda” che hanno riempito serate intere di Striscia la notizia e di Blob e che, con ogni evidenza, non sarebbero mai stati divulgati senza il consenso dell’interessato … Con questa operazione di “abbassamento” rispetto all’ immagine azzimata che normalmente si ha di un direttore di TG, Emilio Fede entra sornione nell’immaginario collettivo suscitando simpatia e affetto e facendosi precursore di quella cosa che oggi viene chiamata, con orribile anglicismo, infotainment. (L'autoironia si evince anche a partire dal titolo della sua autobiografia... "Che figura di m...")

La triturazione spietata di Berlusconi e del berlusconismo non lo risparmierà, e non avrebbe potuto risparmiarlo, dato ciò che era finito per simboleggiare. Emilio Fede verrà umiliato e condannato a terminare la propria vita con un triste declino che non avrebbe meritato.

L’Italia che fu di cui è stato parte aveva poco di cui avere nostalgia, nel migliore dei casi era orrenda esattamente come quella di oggi. Emilio Fede, però, non era fra coloro che la rendevano orrenda.

A Dio, Direttore, e salutaci Silvio…


 

0 commenti :

Posta un commento