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05 marzo 2013

Grillo a Palazzo Chigi, Silvio al Quirinale!


di Francesco Mastromatteo

Che ne sarà dell’Italia nei mesi a venire? Il clamoroso e per certi versi imprevisto risultato elettorale ci ha consegnato un quadro politico denso di incognite. Una situazione tragicomica, in cui il Pdl insegue il Pd  (magari sognando una riedizione del governo Monti, con Passera al posto del professore), che a sua volta insegue il Movimento 5 stelle (proponendo un patto sulla base di otto punti, tra i quali non possiamo non notare quelli decisamente contrari ai principi non negoziabili) in una sorta di teatrino di innamorati non ricambiati che corrono attorno a un tavolo alla vana ricerca di un contatto con l’amato.
 

Who is Casaleggio? Il guru grillino tra esoterismo e gnosi


di Giuliano Guzzo 

E’ importantissimo, ma quasi sconosciuto. Una celebrità per i suoi, ma decisamente poco noto agli altri. Soprattutto è l’ideologo del partito oggi numero uno in Italia. Eppure Gianroberto Casaleggio ondeggia ancora, schivo come sempre, fra il ruolo di stregone e quello di stratega, un po’ uomo-ombra e un po’ uomo-chiave. Quando scompare, talvolta rilascia dichiarazioni o scrive, come ha fatto per esempio al Corriere della Sera; quando riappare, di solito, se ne sta invece puntualmente in silenzio. Ma chi è e, soprattutto, che cos’ha in mente questo guru della rete militante cui, bel paradosso, Wikipedia dedica meno spazio che a Topo Gigio o al Gabibbo [1]?
 

02 marzo 2013

Politiche 2013 fra smacchiati e smacchiatori

di Paolo Maria Filipazzi

Un paio di considerazioni dopo le elezioni politiche 2013. Cominciamo dai due dati politici incontrovertibilmente positivi. Il primo è che con queste elezioni escono di scena Fini e Di Pietro, mentre i Radicali escono, almeno a questo giro, dal Parlamento. Il secondo è che Bersani, lungi dallo smacchiare il giaguaro, si è ritrovato a sua volta smacchiato, pur vincendo di misura.
 

28 febbraio 2013

Se il risultato delle elezioni è un grande vaffa...

di Marco Mancini

In principio fu la “gioiosa macchina da guerra” di Achille Occhetto, infrantasi contro la discesa in campo di un noto tycoon brianzolo, di nome Silvio Berlusconi. Diciannove anni dopo, doveva essere il momento dell’attesa rivincita, il giaguaro era pronto per essere smacchiato: è arrivata, come al solito, una tranvata pazzesca.
 

27 febbraio 2013

Per chi suona la campana (elettorale)?

di Lorenzo Roselli

Mentre scrivo queste poche righe sulle elezioni appena terminate, sto ascoltando “Chi ha vinto?” Lo speciale condotto dall’arma di cerchiobottismo di massa conosciuta anche come “Bruno Vespa”. 
Devo ammettere che sentir sbraitare Alfano di “vittorie relative” e inveire un Sechi accigliato dà un certo tono ad un anonimo e freddo lunedì sera, soprattutto quando pensi che a questo “disastro democratico” hai contribuito anche tu, per la prima volta.
In considerazione di tutto ciò, non potevo esimermi dallo scrivere un commento a quello che sarà ricordato come il voto più anti-politico della storia italiana dal 1919 (anno in cui i Socialisti ed i Popolari superarono, per la prima volta, il Partito Liberale).
 

21 febbraio 2013

Un Campari con... Eugenia Roccella

a cura di Marco Mancini

Eugenia Roccella (Bologna, 1953) è una giornalista e politica italiana. Dopo essere stata in gioventù militante radicale e femminista, ha condotto una profonda rivisitazione delle proprie posizioni, fino a diventare, nel 2007, portavoce del “Family Day”. Ha collaborato, tra gli altri, con “Avvenire”, “Il Foglio” e “Il Giornale”. Deputata del PdL e sottosegretario alla Salute nel IV Governo Berlusconi, si interessa in particolare di biopolitica. E’ candidata alla Camera dei Deputati per il PdL nella circoscrizione Lazio 1 e potrebbe ricoprire la carica di Vicepresidente della Regione Lazio, nel caso in cui Francesco Storace vincesse le elezioni regionali.

On. Roccella, qualche settimana fa lei ha proposto su “Tempi” di formulare otto domande ai candidati premier, per conoscere le posizioni di ciascuno schieramento rispetto alla biopolitica e ai c.d. “principi non negoziabili”. Non è sufficiente, come sostiene ad esempio Mario Monti, lasciare il tutto alla libertà di coscienza dei singoli?

Dal mio punto di vista, è impossibile fare politica senza avere una visione antropologica. Le novità alle quali assistiamo nel campo delle tecnoscienze portano con sé una modificazione dell’umano: dal momento in cui è nata Louise Brown, la prima bambina concepita in un laboratorio, si è determinata una possibilità di stravolgere le relazioni umane fondamentali, che mette in crisi le nostre certezze di base. Una volta davamo per scontata la condizione umana – condition humaine, come veniva chiamata dagli intellettuali francesi del Novecento –, credevamo che essa non potesse essere modificata. Oggi questo può accadere e si tratta di una modificazione che spesso non avvertiamo: si introduce nella nostra quotidianità in maniera strisciante, come accade per l’inquinamento dell’aria o dell’acqua. Non si può avere una visione politica – a meno di non averne una arida e minimalista, priva di basi culturali e intesa come mera gestione economica, come sembra essere nel caso di Monti – senza sapere a quale visione antropologica ci riferiamo: chi è per noi l’uomo? Si tratta di temi intrecciati profondamente a tutte le altre scelte che noi compiamo, comprese quelle socio-economiche.

Il primo dei suoi otto quesiti riguarda il tema del “fine vita”: è sicura che ci sia bisogno di una legge sulle dichiarazioni anticipate di trattamento, o è meglio la c.d. opzione-zero? Quali sono i punti qualificanti della proposta che era in via di approvazione e che lei suggerisce di riprendere in considerazione?

Non sono affatto sicura che una legge sia l’opzione migliore in assoluto, anzi: noi cattolici, soprattutto di orientamento liberale, non volevamo una legge sul fine-vita. Si tratta del momento più intimo dell’esistenza umana, dovrebbe essere lasciato nell’ombra delle relazioni affettive. Ma c’è stato un problema: un ingresso a gamba tesa nel campo politico e normativo della magistratura. Quando osservavamo il caso di Terry Schiavo in TV, non credevamo che una cosa del genere potesse accadere anche nel nostro Paese. Invece, poco tempo dopo, una giovane donna in stato vegetativo – che non vuol dire un “vegetale” –, Eluana Englaro, è stata portata alla morte da una sentenza, attraverso un protocollo medico stilato addirittura da un giudice. Quando questo è accaduto, noi abbiamo prima di tutto rivendicato la competenza al Parlamento, sottraendola dalle mani della magistratura; per evitare che episodi come questo si ripetessero, abbiamo deciso di legiferare in materia. La nostra proposta di legge garantisce la libertà di cura, cioè la possibilità di dare indicazioni su eventuali terapie per quando non si fosse in grado di intendere e di volere, ma traccia un confine netto rispetto alla minaccia dell’eutanasia. Questo confine è fondamentalmente costituito dall’alimentazione e dell’idratazione, che non possono essere rifiutate perché non possono configurarsi semplicemente come terapie.

Tra i quesiti che lei propone ai candidati non compare il tema dell’aborto, a parte il riferimento alla pillola RU486. Nessuno dei principali partiti intende rivedere in senso restrittivo la legge 194, se ne chiede semmai una “piena applicazione”. Il 12 maggio, però, si terrà a Roma la terza edizione della Marcia Nazionale per la Vita, la cui piattaforma è estremamente chiara nella condanna della legge 194. Come intende rapportarsi rispetto a questa parte del mondo pro-life?

Tutti sanno che, in questo momento, la legge sull’aborto non è concretamente modificabile: non fu possibile toccarla neanche ai tempi della maggioranza relativa democristiana. Il modo in cui, in realtà, altri intendono modificare surrettiziamente la legge 194 è proprio attraverso la RU486: la pillola abortiva è un metodo elettivamente domiciliare – dove essa è molto diffusa, come in Francia, le donne possono procurarsela dal medico di base ed abortire in casa, con gravi rischi anche per la loro salute, come dimostrano le diverse morti censurate dalla stampa – e facilita il “fai da te”. Non è un caso che essa fosse propagandata anche attraverso voti di Consigli regionali (es. Toscana e Emilia Romagna) o comunali, prima ancora che la ditta produttrice chiedesse l’autorizzazione a commerciarla in Italia. Visto che attualmente è impossibile modificare la legge sull'aborto in Parlamento, si voleva introdurre un cambiamento nella prassi, in modo da poter successivamente allargare le maglie della normativa stessa, come avvenuto in Francia. Questo progetto è stato bloccato dalle linee guida del Ministero guidato da Maurizio Sacconi, in cui io ero sottosegretario; non è detto, peraltro, che le cose non cambino anche su questo fronte. La Marcia è una dichiarazione di intenti e di principio a favore della vita, ma non può avere ricadute legislative immediate; in questa fase, oltre ad applicare meglio le misure che possono favorire la maternità e limitare il ricorso alle pratiche abortive, è necessario innanzitutto tentare di scongiurare ulteriori derive, di cui il caso della RU486 è un esempio.

Si riconosce nell’etichetta di “teo-con” che viene attribuita a lei, Quagliariello, Sacconi e ad altri esponenti del PdL? Quali sono i risultati principali della vostra azione politica degli ultimi anni?

No, non mi riconosco in quell’etichetta, non mi piace. Io potrei definirmi una conservatrice sul piano antropologico, ma non sono definibile come una conservatrice tout court. Tantomeno “teo”: sono cattolica, ma la mia battaglia si muove su un terreno laico. Non mi sembra una definizione azzeccata.
Per quanto riguarda la nostra azione, credo che il risultato più evidente che abbiamo raggiunto sia stato proprio il metodo: il fatto di dare a queste battaglie tutta la dignità che meritano. Basti pensare a quanto fatto dalla DC, o dai suoi epigoni attuali: i c.d. “cattolici in politica” hanno spesso affrontato questi temi obliquamente, hanno pensato che essi non facessero parte a pieno titolo della politica. Si parla, non a caso, di “temi etici”: io non ho mai amato questa definizione, preferisco parlare di “questione antropologica” o di “biopolitica”, perché parlare di “temi eticamente sensibili” lascia pensare che si tratti di questioni che interpellano esclusivamente le coscienze individuali. Invece no: sono questioni pienamente politiche. Persone come me e come quelle a cui si è fatto riferimento hanno compreso la centralità della questione antropologica e la necessità di fare fronte su questo tema in modo aperto, non clericale, che consenta anche un’alleanza del tutto inedita – ben diversa dall’idea di un inconcludente “dialogo”, che a me non piace affatto – tra laici e cattolici sui fondamenti dell’umano.

Come valuta le critiche mossevi tempo fa da Sandro Bondi, il quale ha parlato di “posizioni di radicalismo religioso alla Tea party che sono in contrasto anche con il cattolicesimo”? Alla luce di questo, si sente di assicurare che il PdL continuerà a essere garante nei confronti dei principi non negoziabili?

Io penso di sì, e l’intervista rilasciata oggi [ieri, ndr] dal presidente Berlusconi a “Tempi” lo dimostra. Ci sono molte buone ragioni, anche strategiche, per le quali il PdL e il centro-destra devono continuare a impegnarsi su questo fronte. Chi vuole il riconoscimento pubblico delle coppie di fatto, le adozioni per le coppie gay, l’ulteriore scardinamento della legge 40 o l’eutanasia ha l’imbarazzo della scelta, in termini di offerta politica: sinistra estrema, sinistra moderata, in una certa misura persino Monti. Sarebbe sciocco, quindi, se anche noi ci allineassimo su queste posizioni, lasciando la nostra battaglia a piccoli gruppi di destra: essa, infatti, può essere condivisa da una parte consistente, tendenzialmente maggioritaria, degli italiani. Basti pensare al documento del PdL firmato qualche mese fa da più di 170 parlamentari, tra cui esponenti laici e liberali come Stracquadanio e Stefania Craxi, contro il riconoscimento pubblico delle unioni di fatto.
Ma c’è soprattutto una matrice culturale da difendere: alcuni faticano a farlo, perché esiste un enorme complesso di inferiorità e una sostanziale subalternità nei confronti della sinistra. Chi vuole costruire una piattaforma che sia anche autenticamente liberale deve uscire dai condizionamenti del “politicamente corretto”, del luogocomunismo, dei complessi di inferiorità di cui ho appena parlato; se, invece, si preferiscono posizioni di tipo radicale o da “cattolico adulto”, allora se ne trovano a volontà altrove. Basta scegliere. 
 

18 febbraio 2013

Politiche 2013: vota Barbalbero

di Isacco Tacconi


Dubbi su chi votare? Nessuno ti rappresenta? Il sistema democratico non funziona? Nessun problema, tutto regolare. Ma la soluzione è il “non voto”?
A tal proposito, il nostro caro nonno Tolkien ha ancora una volta qualcosa da insegnarci, di appropriato per i tempi che corrono. Per chi ha letto il libro, o ha visto il film del Signore degli Anelli, non sarà difficile comprendere il paragone che l’attuale scenario politico-culturale mi ha suscitato.
 

08 febbraio 2013

Fermare il Giannino?

di Isacco Tacconi


Il 7 febbraio a Terni, in Umbria, si è svolto uno dei numerosi incontri che il giornalista e aspirante premier Oscar Giannino, in vista delle imminenti elezioni, sta rivolgendo agli elettori su e giù per l’Italia.
La sua lista, “Fare per Fermare il Declino”, è nata ufficialmente l’8 dicembre 2012, quindi in tempi recentissimi, ma da subito è stata accolta con un certo entusiasmo da quella parte degli italiani (cattolici ovviamente) che, spaesati nell'arcipelago politico attuale, non sanno realmente a chi votare, o a quale santo votarsi. Uno scenario ben descritto dalla metafora utilizzata da San Basilio, di una battaglia navale notturna su un mare in tempesta, «dove nessuno più conosce l’altro, ma tutti sono contro tutti». 
 

31 gennaio 2013

Un Campari con... Roberto Fiore


a cura di Andrea Virga

Roberto Fiore (nato a Roma nel 1959), è stato da giovane tra i fondatori del movimento nazional-rivoluzionario Terza Posizione. Fuggito in Inghilterra per scampare alla repressione “democratica”, insieme al cantautore Massimo Morsello ha messo su l’agenzia di viaggio e lavorativa “Easy London”, dando vita ad una fiorente attività commerciale. Tornati in Italia, Fiore e Morsello hanno fondato insieme il movimento politico Forza Nuova (1997), di cui, dopo la morte per cancro di Morsello nel 2001, Fiore è stato l’unico leader. È stato parlamentare europeo tra 2008 e 2009, subentrando ad Alessandra Mussolini, eletta nel 2004 nella lista Alternativa Sociale (2004-2006) che rappresenta l’unico apparentamento elettorale di Forza Nuova con altri partiti e movimenti. Roberto Fiore è cattolico, sposato e ha 11 figli.