
Da decenni se non da secoli ormai, la Gran Bretagna rappresenta in Europa un tipo di società, di cultura e di organizzazione politica in un certo senso decisamente speciale e particolarmente esemplare come nazione avanzata, società evoluta, politica accorta, intelligente e moderna. Tutto questo almeno nell’opinione dei fautori della cultura anglosassone, liberal e laica al massimo grado possibile. Per i critici quali noi siamo essa invece potrebbe essere meglio definita come l’avanguardia della decadenza. Ma in un senso o in un altro, si tratta di una società che per la sua storia, per il suo legame linguistico-culturale-militare con gli Stati Uniti, per la sua appartenenza quasi totale alla Riforma e per altri motivi, rappresenta un po’ il futuro degli altri stati europei. Cosa che certamente non potrebbe dirsi di paesi come l’Italia, l’Austria, il Portogallo o gli stessi stati Scandinavi; questi ultimi certamente assai progressisti e moderni, ma senza quel ruolo storico di battistrada che facilmente si riconosce nel mondo all’America e, in Europa, a quel pezzo di America che si chiama Inghilterra.
Il grande avvocato cattolico
Gianfranco Amato ha dedicato un intero libro a mostrare il vero volto dei nuovi
diritti e della modern way of life in
salsa british (cf. G. Amato, I nuovi Unni. Il ruolo della Gran Bretagna
nell’imbarbarimento della civiltà occidentale, Fede & Cultura, 2012).
In esso, Amato mostrava le conseguenze storiche dell’anglicanesimo e della brutale
separazione non solo dal Papa di Roma, ma anche dalla cultura latina, dalla
sapienza greca e dalla migliore teologia cattolica, specie quella successiva
allo scisma. Nella prefazione al libro, anche mons. Negri faceva cenno alle
cause che hanno fatto sì che proprio “la Gran Bretagna sia divenuta il
paradigma di una società i cui frutti velenosi della Riforma hanno portato alla
scomparsa di Dio dall’attuale orizzonte culturale” (p. 6).
Fermiamoci ora sull’aspetto
storico e saltiamo a piè pari nell’attualità. Come è arcinoto, il premier britannico Cameron ha concesso il matrimonio alle persone dello stesso sesso, anche con la
possibilità di adottare quei bambini che la biologia non darebbe mai alle
coppie omosessuali, pur innamoratissime. Non parliamo delle leggi contro il
cosiddetto femminicidio e contro il razzismo che hanno per conseguenza il
fatto che per un cittadino britannico di sesso maschile, specie se nativo, sia
cosa quasi impossibile vincere un processo contro chi presenta altre
caratteristiche sessuali, etniche e di origine.
L’Osservatore Romano del 19 giugno 2015 presenta un breve trafiletto
dal titolo “In Gran Bretagna allarme pedofilia” (p. 2). Il classico articoletto
che pochi dei già non moltissimi acquirenti del quotidiano vaticano notano e
leggono con attenzione. Specie nel mare magnum dell’attuale informazione
giornalistica e televisiva. Perché poi allarmarsi visto che la pedofilia e la
violenza connessa col sesso sono divenute, in pochi anni, un tratto tipico
delle società post-cristiane come quella inglese? Direi per due possibili
ragioni: o per l’aumento recente dei casi in questione, o per il numero
significativo delle violenze accadute in Gran Bretagna in rapporto a quelle
mediamente occorse nel Continente.
Credo che qui l’aumento vada in
entrambi i sensi: ovvero proprio la nazione-faro dei diritti umani registra già
da vari anni un incredibile tasso di violazione dei diritti stessi… Ma è un
paradosso o è la conseguenza di una mentalità edonistica-consumistica spinta
all’estremo? Porsi il quesito secondo noi non è affatto innocente e basta
leggere i dati, anche senza confronti con quelli (nettamente inferiori) del
nostro paese, per restare allibiti e capire che qualcosa, nella filosofia liberal inglese o americana, non solo non
funziona, ma genera mostri.
“Nel periodo 2013-2014, nel Paese
sono stati denunciati oltre trentunomila abusi sessuali ai danni di minori, in
media ottantacinque al giorno”. Anche se fossero 31 e non 31000, in due soli
anni, sarebbe scioccante, ma la quantità qui indica la qualità e la profondità
della barbarie a cui faceva riferimento il libro di Amato. Ma l’educazione sessuale assai
diffusa nelle scuole inglesi non doveva calmare i bollenti spiriti dei giovani
(indirizzandoli verso un uso igienico e profilattico della sessualità) così
come le prostitute dovevano placare quelli degli adulti? Non sarebbero stati indici di sicuro progresso sociale, di
pacificazione nazionale e sessuale, e di progresso della civiltà? Già, ma quale
civiltà?
“I casi di stupri, aggressioni e
molestie – rileva un rapporto della NSPCC [la società per la protezione dei
minori] – sono stati 8500 in più rispetto all’anno precedente, e la maggior
parte delle vittime aveva un’età compresa tra i 12 e il 16 anni”. A questo
punto ho una proposta semplice per abolire ex
abrupto la violenza sui minori: legalizzarla! Droga legale = niente più
reati di spaccio e di consumo, come da una vita insegnano Pannella e i
depenalizzatori, non è vero? Ebbene se noi dichiarassimo per decreto legge che
la maggiore età non sia più a 18 anni, ma a 16 come vorrebbero molti lungimiranti
politici progressisti, o di 14 (vista l’accelerazione dell’evoluzione
darwiniana in corso…), moltissimi reati di violenza sui minori, sarebbero banalmente
derubricati a violenza sugli adulti, il che non è poi così grave in una società
in cui il furto e l’omicidio non vengono quasi più puniti…
Secondo l’Osservatore le stesse autorità politiche e di polizia sono accusate
di “non aver agito per fermare gang criminali” che organizzavano la
prostituzione minorile. In realtà il problema è tutt’altro. La società
libertina – come quella inglese che ha sdoganato ogni aberrazione sessuale
incluso il poliamore (nuova edizione
della poligamia e della poliandria) – è per forza una società violenta e
nessuna legge puramente civile potrà fare nulla per risolvere tale drammatica situazione. Bisognerebbe sospendere a tempo
indeterminato la cultura dei diritti e introdurre quella dei doveri morali:
solo così la diga contro l’imbarbarimento sarebbe efficace. Ma i doveri sono
stati esclusi dal paradigma edonista moderno e indietro non si torna (quasi…)
mai.