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25 giugno 2015

Cresce la pedofilia nel Regno Unito


di Fabrizio Cannone

Da decenni se non da secoli ormai, la Gran Bretagna rappresenta in Europa un tipo di società, di cultura e di organizzazione politica in un certo senso decisamente speciale e particolarmente esemplare come nazione avanzata, società evoluta, politica accorta, intelligente e moderna. Tutto questo almeno nell’opinione dei fautori della cultura anglosassone, liberal e laica al massimo grado possibile. Per i critici quali noi siamo essa invece potrebbe essere meglio definita come l’avanguardia della decadenza. Ma in un senso o in un altro, si tratta di una società che per la sua storia, per il suo legame linguistico-culturale-militare con gli Stati Uniti, per la sua appartenenza quasi totale alla Riforma e per altri motivi, rappresenta un po’ il futuro degli altri stati europei. Cosa che certamente non potrebbe dirsi di paesi come l’Italia, l’Austria, il Portogallo o gli stessi stati Scandinavi; questi ultimi certamente assai progressisti e moderni, ma senza quel ruolo storico di battistrada che facilmente si riconosce nel mondo all’America e, in Europa, a quel pezzo di America che si chiama Inghilterra.

Il grande avvocato cattolico Gianfranco Amato ha dedicato un intero libro a mostrare il vero volto dei nuovi diritti e della modern way of life in salsa british (cf. G. Amato, I nuovi Unni. Il ruolo della Gran Bretagna nell’imbarbarimento della civiltà occidentale, Fede & Cultura, 2012). In esso, Amato mostrava le conseguenze storiche dell’anglicanesimo e della brutale separazione non solo dal Papa di Roma, ma anche dalla cultura latina, dalla sapienza greca e dalla migliore teologia cattolica, specie quella successiva allo scisma. Nella prefazione al libro, anche mons. Negri faceva cenno alle cause che hanno fatto sì che proprio “la Gran Bretagna sia divenuta il paradigma di una società i cui frutti velenosi della Riforma hanno portato alla scomparsa di Dio dall’attuale orizzonte culturale” (p. 6).

Fermiamoci ora sull’aspetto storico e saltiamo a piè pari nell’attualità. Come è arcinoto, il premier britannico Cameron ha concesso il matrimonio alle persone dello stesso sesso, anche con la possibilità di adottare quei bambini che la biologia non darebbe mai alle coppie omosessuali, pur innamoratissime. Non parliamo delle leggi contro il cosiddetto femminicidio e contro il razzismo che hanno per conseguenza il fatto che per un cittadino britannico di sesso maschile, specie se nativo, sia cosa quasi impossibile vincere un processo contro chi presenta altre caratteristiche sessuali, etniche e di origine.

L’Osservatore Romano del 19 giugno 2015 presenta un breve trafiletto dal titolo “In Gran Bretagna allarme pedofilia” (p. 2). Il classico articoletto che pochi dei già non moltissimi acquirenti del quotidiano vaticano notano e leggono con attenzione. Specie nel mare magnum dell’attuale informazione giornalistica e televisiva. Perché poi allarmarsi visto che la pedofilia e la violenza connessa col sesso sono divenute, in pochi anni, un tratto tipico delle società post-cristiane come quella inglese? Direi per due possibili ragioni: o per l’aumento recente dei casi in questione, o per il numero significativo delle violenze accadute in Gran Bretagna in rapporto a quelle mediamente occorse nel Continente.

Credo che qui l’aumento vada in entrambi i sensi: ovvero proprio la nazione-faro dei diritti umani registra già da vari anni un incredibile tasso di violazione dei diritti stessi… Ma è un paradosso o è la conseguenza di una mentalità edonistica-consumistica spinta all’estremo? Porsi il quesito secondo noi non è affatto innocente e basta leggere i dati, anche senza confronti con quelli (nettamente inferiori) del nostro paese, per restare allibiti e capire che qualcosa, nella filosofia liberal inglese o americana, non solo non funziona, ma genera mostri.

“Nel periodo 2013-2014, nel Paese sono stati denunciati oltre trentunomila abusi sessuali ai danni di minori, in media ottantacinque al giorno”. Anche se fossero 31 e non 31000, in due soli anni, sarebbe scioccante, ma la quantità qui indica la qualità e la profondità della barbarie a cui faceva riferimento il libro di Amato. Ma l’educazione sessuale assai diffusa nelle scuole inglesi non doveva calmare i bollenti spiriti dei giovani (indirizzandoli verso un uso igienico e profilattico della sessualità) così come le prostitute dovevano placare quelli degli adulti? Non sarebbero stati indici di sicuro progresso sociale, di pacificazione nazionale e sessuale, e di progresso della civiltà? Già, ma quale civiltà?

“I casi di stupri, aggressioni e molestie – rileva un rapporto della NSPCC [la società per la protezione dei minori] – sono stati 8500 in più rispetto all’anno precedente, e la maggior parte delle vittime aveva un’età compresa tra i 12 e il 16 anni”. A questo punto ho una proposta semplice per abolire ex abrupto la violenza sui minori: legalizzarla! Droga legale = niente più reati di spaccio e di consumo, come da una vita insegnano Pannella e i depenalizzatori, non è vero? Ebbene se noi dichiarassimo per decreto legge che la maggiore età non sia più a 18 anni, ma a 16 come vorrebbero molti lungimiranti politici progressisti, o di 14 (vista l’accelerazione dell’evoluzione darwiniana in corso…), moltissimi reati di violenza sui minori, sarebbero banalmente derubricati a violenza sugli adulti, il che non è poi così grave in una società in cui il furto e l’omicidio non vengono quasi più puniti…

Secondo l’Osservatore le stesse autorità politiche e di polizia sono accusate di “non aver agito per fermare gang criminali” che organizzavano la prostituzione minorile. In realtà il problema è tutt’altro. La società libertina – come quella inglese che ha sdoganato ogni aberrazione sessuale incluso il poliamore (nuova edizione della poligamia e della poliandria) – è per forza una società violenta e nessuna legge puramente civile potrà fare nulla per risolvere tale drammatica situazione. Bisognerebbe sospendere a tempo indeterminato la cultura dei diritti e introdurre quella dei doveri morali: solo così la diga contro l’imbarbarimento sarebbe efficace. Ma i doveri sono stati esclusi dal paradigma edonista moderno e indietro non si torna (quasi…) mai.
 

14 novembre 2014

La vigliaccheria degli intolleranti


di Francesco Filipazzi

La macchina di Gianfranco Amato, presidente dei Giuristi per la Vita, è stata devastata l’8 novembre a Viareggio, mentre il proprietario stava tenendo un convegno “Omofobia o Eterofobia? Gendercrazia: a rischio la libertà di espressione”. Quasi per una beffa del destino dunque, coloro che vorrebbero precludere all'avvocato Amato la sopraccitata libertà, hanno pensato bene di dare ragione al titolo. La macchina è stata rovinata, i vetri rotti e una portiera sfondata. Il contenuto non è stato rubato, segno del fatto che l’atto era volto a intimidire i giuristi per la vita e non era un tentativo di furto. L’intolleranza dei sedicenti tolleranti dunque torna a colpire in modo ben poco pacifico con uno schema ormai collaudato. Le vittime non sono persone belligeranti, ma persone che come Amato semplicemente esprimono la propria idea. Lo stesso è ormai vittima di contestazioni continue quando si sposta.

La tolleranza a colpi di bastonate negli ultimi mesi è piuttosto in voga. Le Sentinelle in Piedi sono state attaccate fisicamente in modo indegno, durante la manifestazione di Cento Piazze Per l’Italia e un paio di casi alcuni veglianti sono stati feriti e hanno dovuto ricorrere a cure mediche. A Rovereto ad esempio una sentinella è stata pacificamente colpita al volto e ha riportato la rottura del setto nasale, mentre un anziano prete, anche in questo caso pacificamente, è stato ricoperto di uova e buttato per terra.

Questo genere di azioni è purtroppo tollerato dalle autorità italiane da anni, mentre invece si può finire alla sbarra per una frase sbagliata. La condizione di totale impunità per i militanti pro gender è storia antica. Nel 2011 per festeggiare l’elezione di Pisapia, alcuni giovani dei centri sociali fecero incursione in una chiesa, interrompendo la Santa Messa e urlando porcherie di ogni tipo. A quanto pare il prete si era espresso contro i matrimoni gay. Anche in quel caso di arresti e processi nemmeno l’ombra.

La situazione è violenta in tutta Europa e anche in Nord America. Le autorità, completamente soggiogate al politicamente corretto e ai capitali di chi sostiene la teoria del gender (come Soros, uno degli uomini più ricchi di Wall Street e finanziatore dei Radicali e dunque di Bonino e Pannella), sembrano accettare qualsiasi forma di violenza da parte di persone che cianciano di libertà e tolleranza e poi si comportano come scimmie selvagge. D’altronde i loro maestri sono gli illuministi e i giacobini che parlavano di libertà mentre tagliavano teste e spargevano fiumi di sangue.
In Francia ad esempio, le Femen che hanno profanato Notre Dame, entrando a urlare porcate, nude e sporche, sono state assolte e sono neanche state condannate a pagare i danni materiali che avevano provocato agli arredi sacri. D’altronde queste ragazzine, finanziate anch’esse da Soros, sono note per le loro azioni volgari e violente, contro chiunque. L’arcivescovo di Bruxelles, Andre Joseph Leonard, ad esempio è stato vittima di un’aggressione, impunita, ma la sua risposta è stata una preghiera, che ha depotenziato totalmente l’azione delle donnacce che se ne andarono con le pive nel sacco, per poi ritornare qualche mese dopo tirando una torta in faccia, sempre al povero Leonard. Quest’anno ci è andato di mezzo il cardinal Rouco, arcivescovo di Madrid, che ha avuto l’ardire di parlare di aborto.

Purtroppo la situazione non è delle più rosee, in quanto oltre alle pressioni psicologiche e le ripercussioni lavorative pesanti, i non allineati alla propaganda gender, che va di pari passo con quella abortista ed eutanasista, sono dei bersagli indifesi. Chiunque li attacchi e faccia loro del male, danneggi le loro macchine, rompa i loro nasi e li aggredisca in altra maniera, è sicuro di rimanere impunito e ciò è molto grave, perché pone i militanti contrari al gender e pro life di fronte a una scelta. Smettere di far sentire la propria voce o continuare a proprio rischio e pericolo. Alcuni probabilmente abbandoneranno la battaglia, temendo ripercussioni per i propri familiari e per sé stessi, ma il grosso della Compagnia rimarrà dritta a difendere pacificamente la posizione, a prendersi uova e schiaffi, solo per aver parlato delle proprie idee.

Fra questi siamo sicuri che ci sarà anche Gianfranco Amato, uomo di grande coraggio, che sta sacrificando molto per la causa in cui crede e a cui va tutta la solidarietà della redazione, dei collaboratori e dei lettori di Campari&DeMaistre.

 

21 settembre 2013

L'indulto di Agatha Christie

di Federico Catani
Nutrire riserve sulla riforma liturgica voluta dal Concilio Vaticano II è legittimo. Lo hanno fatto i cardinali Ottaviani e Bacci con il Breve esame critico sul Novus Ordo Missae e tante altre personalità del mondo laico e cattolico, come testimonia Gianfranco Amato nel suo ultimo libro L’indulto di Agatha Christie. Come si è salvata la Messa Tridentina in Inghilterra” (Fede&Cultura, 2013, € 18, pp. 224, prefazione di mons. Luigi Negri). Amato, presidente dei Giuristi per la Vita, ricorda l’appello apparso il 6 luglio 1971 sul Times e rivolto a Paolo VI affinché venisse preservato il rito tradizionale della Messa. In calce al testo, 57 firme di eminenti personalità della cultura, dell’arte e dello spettacolo, anche non credenti. Tra queste spiccava l’anglicana Agatha Christie. Scopo dell’appello era evidenziare come l’eliminazione del rito secolare della Missa Catholica rappresentasse una grave perdita per il patrimonio culturale dell’intera umanità (p. 122).