13 giugno festa di sant’Antonio di Padova, Chiara Corbella a 28 anni si addormenta sotto il cielo per rinascere “al” Cielo. La luce che ha diffuso in questa vita rifulge ora ancora più forte dopo che ha compiuto il passo più grande, quello che gli è costato la sua stessa vita.
Questa è la storia di una santità
“ordinaria”, quella di cui spesso si va in cerca, quella di cui spesso si
dubita, quella che faticosamente oggi si riesce a scorgere intorno a noi, ma
che c’è, è viva e si manifesta concretamente in scelte che a volte richiedono
il massimo, perfino ciò che abbiamo di più prezioso: la vita.
Giovane donna sposata con Enrico,
conosciuto in un pellegrinaggio a Medjugorie (quindi all’insegna della Madre
del Signore, un ottimo inizio non c’è che dire!) dal quale aveva partorito la
prima bimba (non a caso) chiamata Maria. La piccola già in gravidanza affetta
da una grave anencefalia, viene accolta senza esitazione alcuna, e partorita ha
vissuto trenta minuti che la madre non ha esitato a definire “unici e intensi”,
come un momento da ricordare con gioia e gratitudine, come una benedizione!
Cosa di cui non si può dire per una mamma che abortisce (cioè uccide), il
figlio del suo grembo. Ma la sofferenza di questa coppia giovanissima li ha accompagnati anche nella seconda
gravidanza di Chiara, di poco successiva alla prima, nella quale il piccolo
Davide manifestava un’altra grave malformazione viscerale ed assenza degli arti
inferiori. Ancora una volta i due giovani sposi, saldi nella Fede priva di ogni
dubbio e incertezza, hanno abbracciato la loro croce. Il
piccolo Davide anch’egli spira poco dopo il parto, ma anche per lui il discorso
è lo stesso, i genitori non ne dubitano : ne è valsa la pena!
E infine ecco Francesco, dono del
poverello d’Assisi, di cui erano molto devoti, che dalle ecografie risulta
essere completamente sano e robusto. Ma per una volta ancora i due giovani
sposi segnati e provati come oro nel crogiuolo vengono accostati al fuoco:
nello stesso periodo a Chiara viene diagnosticato un carcinoma alla lingua. La Fede e la Carità ancora una volta dirigono le loro scelte. Il
dubbio satanico sulla bontà di Dio non li sfiora: il bambino prima di tutto, le
cure dopo. Come non rivedere qui la figura di santa Gianna Berretta Molla, o
ancor di più di Maria Madre di Dio, che non esita ad offrire sé stessa
umilmente e totalmente come strumento della volontà di Dio.
Questa scelta è costata cara a
Chiara che, rimandando le cure di chemio e radioterapia, ha testimoniato al
mondo, ma prima di tutto a Dio e a suo figlio che “non c’è amore più grande di questo, dare la vita per i propri amici”
(Gv 15,13). Ma questa testimonianza, che per molti cristiani potrà sembrare un
atto virtuoso frutto di qualità individuali o di fede relativa alla bontà
morale della persona, è un dono gratuito di Dio che egli elargisce a tutti ed è
possibile a tutti coloro che si nutrono della Fede e che la alimentano con la
preghiera e con i Sacramenti che danno la Grazia di Dio, rafforzano nelle virtù
e purificano le intenzioni del cuore. E’ noto che Enrico e Chiara ogni giorno affidassero le proprie vite a Dio con la preghiera di consacrazione a Maria
terminante con “Totus tuus ego sum Maria”.
Dove c’è preghiera c’è santità.
In questo tempo di crisi globale
economica, morale, dei costumi, della fede, Enrico e Chiara sono stati la
“contro-testimonianza” alla disperazione dilagante che scoraggia i matrimoni
tra i giovani, scoraggia le gravidanze cosiddette a rischio e quelle “non
volute”, scoraggia la fede in Dio, e incentiva l’egoismo rafforzando l’istinto
di sopravvivenza individuale, consolidando così un egoismo già ampiamente
diffuso. Enrico e Chiara, infrangendo ogni tabù dei benpensanti della società
contemporanea, ogni consiglio “apparentemente” suggerito dal buon senso, dai parenti, da quegli amici (?) che sconsigliavano loro anche di sposarsi dato il fidanzamento burrascoso e non privo di problemi, si sono sposati con la benedizione di Dio e di San
Francesco. Un esempio di autentica Fede cristiana, Carità sincera e Speranza
Certa nell’infinita Misericordia di Dio, che, come ricorda sant’Agostino, purga i buoni con le tribolazioni come l'oro col fuoco. Una dinamica, questa, misteriosa per noi, piccoli esseri che tutto vogliamo capire e comprendere, ma
che di fronte alla sofferenza e al male non sappiamo far altro che disperarci,
o distogliere lo sguardo per non guardare la più profonda verità della vita: la
Morte.
Morte alla quale solo Cristo nella sua unica Chiesa ha dato una volta per tutte risposta. E come ci ricorda san
Giacomo apostolo “Beato l'uomo che sopporta la prova; perché, dopo averla superata,
riceverà la corona della vita, che il Signore ha promessa a quelli che lo
amano” (Gm 1:12).
Pezzo stupendo. Da brividi.
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