di Federico Catani
Mentre a Dublino si celebra il
50° Congresso Eucaristico Internazionale, un
sondaggio commissionato dall’Irish Time ha rivelato che il 62% dei cattolici irlandesi non crede
nella presenza reale di Cristo nell’Eucaristia. Si tratta di una notizia
sconcertante e drammatica, che fa riflettere e deve spingere a un drastico
ripensamento della pastorale da parte della gerarchia ecclesiastica. Una
pastorale che evidentemente, in questi ultimi decenni, ha fallito in modo
clamoroso.
Se più della metà dei fedeli
irlandesi non crede più in un dogma fondamentale della Chiesa, ovvero la
transustanziazione, ma pensa che l’ostia e il vino consacrati siano soltanto i
simboli del Corpo e del Sangue di Gesù, vuol dire purtroppo che la riforma liturgica degli anni Sessanta,
accompagnata da insegnamenti spesso ambigui, non ha prodotto gli effetti
sperati. In altre epoche mai vi sarebbero stati tali errori diffusi su così
vasta scala. A cosa sono serviti allora tutti gli sforzi impiegati per
accrescere la “partecipazione” dei fedeli alla celebrazione della Santa Messa,
se poi la gente ritiene che la domenica si va in chiesa per far festa insieme e
per ricordare la cena del Signore? A cosa è servita la “rivoluzione” liturgica,
se poi un gran numero di cattolici, esplicitamente o implicitamente, non crede
più che la Messa sia la ripresentazione
del Sacrificio espiatorio di Nostro Signore, che sotto le due specie del pane e
del vino si dona a noi nel suo vero Corpo, Sangue, Anima e Divinità?
In questi decenni, in tante,
troppe chiese si è assistito a un’intensa opera di desacralizzazione della
liturgia, che, in modo più o meno diretto, ha portato i cattolici ad assumere
una mentalità e una dottrina filo-protestante. Non c’è pertanto da stupirsi
dell’esito del sondaggio irlandese. Se la stessa indagine venisse fatta in
qualunque altro Paese a maggioranza cattolica, probabilmente i risultati
sarebbero simili. Finché nei Congressi
Eucaristici, nelle catechesi e nelle omelie si continuerà ad utilizzare un
linguaggio sociologico, piatto, orizzontale e senza il benché minimo spirito
soprannaturale, la situazione non migliorerà. La stessa prassi della
comunione sulla mano e in piedi ha favorito indubbiamente la crisi della fede
nella presenza reale di Cristo nel Santissimo Sacramento. E nonostante papa
Benedetto XVI insista molto, con l’esempio e con i suoi discorsi,
sull’importanza del sacro, dell’adorazione e del corretto modo di ricevere
l’Eucaristia, il resto della Chiesa, salvo lodevoli eccezioni, continua a
muoversi in senso contrario. E le conseguenze si vedono.
Per questo rivolgiamo al Papa
regnante una supplica: che si emani un documento
in cui si dica chiaro e tondo che la Comunione va ricevuta solo sulla
lingua e in ginocchio. Sarebbe un passo ulteriore verso la restaurazione
della retta dottrina cattolica. Coraggio Santo Padre!
Pubblicato il 16 giugno 2012
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RispondiEliminaMa bastano? Occorre rivedere il linuaggio della fede, rprendere in mano il catchismo della Chiesa cattolica e i dettami del Concilio di Trento, dove si e' dichiarato , come dogma, che la presenza di Cristo nella ss.ma Eucaristia c'e' ed Egli e presente: vere, realiter ac substantialiter.
RispondiEliminaQuadro tetro, ma purtroppo tremendamente realistico. E, come si accenna nell'articolo, la situazione è pressoché la stessa ovunque si vada. Un mia inchiesta dell'anno scorso sulla Messa antica a New York (http://www.papalepapale.com/develop/per-le-strade-di-babele-coram-deo/) cercava di offrire un quadro della situazione negli USA, con episodi deprimenti di sacerdoti increduli sulla Presenza Reale. Ma tanti erano i motivi di speranza che cercavo di trasmettere.
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