25 novembre 2025

Libri. Il Grande Risveglio. L'America da Joseph de Maistre a Charlie Kirk

 


Novità in prevendita! È disponibile in prevendita il nuovo volume "Il Grande Risveglio": un approfondito studio tra storia e attualità sul cattolicesimo negli Stati Uniti post “follie Woke”, la rivoluzione americana e le nuove prospettive aperte da figure come J.D. Vance e Charlie Kirk.

Il volume è arricchito da una prefazione di Boni Castellane (La Verità) e da una postfazione di Carlo Fidanza.

 Non perdete l’occasione di prenotarlo subito!


Dall'Introduzione:
La tesi che vogliamo esporre con questo libro potrà apparire ai più ardita se non bizzarra: ciò che sosteniamo è che gli Stati Uniti d’America e, di conseguenza, tutto l’Occidente, potrebbero, nel giro di qualche anno, assistere all’inizio di una fase controrivoluzionaria. 

Il pensatore brasiliano Plinio Correa de Oliveira affermava che la controrivoluzione è la restaurazione della civiltà cristiana distrutta dalla rivoluzione, quest’ultima consistente in un processo che ha attraversato quattro fasi: la riforma protestante, la rivoluzione francese, il comunismo e la rivoluzione dei costumi iniziata con il Sessantotto. 

Sembrerebbe, a prima vista, abbastanza improbabile che questa restaurazione possa partire proprio da quella nazione che, per eccellenza, è considerata portatrice di un modello individualista e tendente al benessere economico e al successo. Tuttavia, se si approfondisce la questione, le cose iniziano a farsi più complesse. Innanzitutto, fin dagli albori della nuova democrazia statunitense si registrò l’attenzione di molti a rimarcare la discrepanza valoriale fra la rivoluzione americana e quella francese, con accesi sostenitori della prima che arrivavano a porla in netta antitesi con la seconda. 

Tuttavia, questo non parrebbe sufficiente: le radici della nazione americana affondano pur sempre nella riforma protestante, quindi sono strettamente connesse alla fase iniziale del processo rivoluzionario. E del resto, come ben descrisse Max Weber nel suo classico “L’etica protestante e lo spirito del capitalismo”, alla base dell’etica capitalista, con il suo culto del successo come segno di predestinazione divina e con la valorizzazione dell’individualismo, si trova il calvinismo. Infine, anche il lato “progressista” della cultura americana, arrivato ad estremizzazioni tragicomiche con l’ideologia woke e la cancel culture, è una versione immanentizzata dell’originario fanatismo religioso puritano. Vi è, però, il rovescio della medaglia. Nel corso di quasi quattro secoli i cattolici americani, presenti, sebbene minoritari (ma mai ininfluenti), fin dagli albori della colonizzazione del New Engald, hanno fatto molta strada, conquistando un ruolo centrale nella vita pubblica, proprio mentre il variegato mondo protestante sembra ormai avere detto più o meno tutto quello che aveva da esprimere. 

I più validi intellettuali dell’area conservatrice, di fronte alla deculturazione provocata dall’ ideologia woke, hanno correttamente individuato le origini della crisi come già implicite nel protestantesimo e si sono rivolti con molto interesse al modello di società proposto dal Magistero della Chiesa e dalla cultura cattolica. E persino influenti miliardari della Silicon Valley, nonostante siano lontanissimi dal cattolicesimo per mentalità e stile di vita, come Peter Thiel, hanno lucidamente constatato come l’etica calvinista del capitalismo, nel mondo odierno, sia ormai incapace di produrre autentica prosperità, riscoprendo l’etica cattolica del lavoro. 

Questa convergenza inaspettata di traiettorie differenti verso un unico punto rappresentato dalla riscoperta del cattolicesimo ha dato vita ad una coalizione di forze che ha trovato la propria figura di sintesi nell’ attuale vicepresidente J.D. Vance: è lui l’uomo da tenere d’occhio per i prossimi anni ed è su di lui che anche noi abbiamo puntato il nostro riflettore. 

Nel frattempo, l’elezione al Soglio di Pietro di Robert Francis Prevost con il nome di Leone XIV ha dato inizio, a fronte di un probabile momento cattolico nella storia americana, ad un certo momento americano nella storia della Chiesa cattolica. America e cattolicesimo sono destinati, comunque, ad intrecciare i loro percorsi per molti anni a patire da ora. Se ciò che prefiguriamo si avverasse, potrebbe sembrare un miracolo. Per quanto ci riguarda, siamo aperti ai miracoli come ad una possibilità effettiva. Non abbiamo la pretesa che il lettore sposi la nostra tesi. La nostra sola richiesta è che voglia seguirci senza preconcetti nelle prossime pagine. Se non convinto, potrebbe comunque ritrovarsi stupito.

 

13 novembre 2025

Messainlatino.it vince in tribunale contro Google!


 

Pubblichiamo "paro paro" da Messainlatino.it:

Il piccolo Davide-MiL ha fiondato Googlia, si parva licet componere magnis. (Per inciso: è significativo che l'aggettivo 'filisteo' - il popolo del gigante Golia - abbia assunto il significato di 'retrivo' e 'conformista': cosa v'è oggi di più conformista che piegarsi ai dogmi del politicamente corretto?)

Riassunto delle puntate precedenti: 

Nel luglio 2025 Google ha inopinatamente oscurato senza preavviso il sito Messainlatino.it, ospitato sulla piattaforma Blogger.com di Google. Questo blog, fondato nel 2008, con all’attivo oltre 23.000 articoli e interventi accumulati negli anni, ha raggiunto la sua notorietà al punto da vantare visite mensili medie anche di un milione di visualizzazioni. Le notizie date in esclusiva hanno non di rado trovato risonanza su quotidiani di primaria rilevanza non solo nazionale, ma anche internazionale: inseriamo qui i link ad alcuni articoli del Times di Londra (e ibidem, in altra occasione), del Washington Post, dell'Associated Press, del New York Times, del National Catholic Register e de Il Giornale, che citano esplicitamente Messainlatino.it

Google ha giustificato la soppressione con una mail in inglese contenente questa scarna e genericissima motivazione: “Your content has violated our Hate speech policy” (“Il vostro contenuto ha violato le nostre regole contro l’incitamento all’odio”). Non è stata fornita alcun’altra spiegazione né la possibilità di interloquire con qualcuno di Google.

La censura ha avuto larga risonanza, a partire da due interrogazioni parlamentari, una al Parlamento Europeo (da parte dell’on. Inselvini MEP) e l’altra alla Camera dei Deputati (da parte dell’on. Galeazzo Bignami), delle quali siamo molto grati. Nell’interrogazione al Parlamento Europeo si rileva in particolare come l’intervento censorio sia stato adottato per presunto hate speech ma “non risulta però alcuna indicazione chiara sui contenuti effettivamente ritenuti lesivi. Tale rimozione solleva gravi interrogativi sul rispetto della libertà di espressione, di parola e di religione, tutelate dall’art.11 della CDFUE [Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea], nonché dall’art.10 della CEDU [Convenzione europea dei diritti dell’Uomo] e da altre convenzioni internazionali, le quali riconoscono a ogni individuo la libertà di esprimere opinioni e religione senza interferenze. Simili interrogativi si pongono in merito ad una corretta applicazione del DSA [Digital Services Act]. Nel contesto di un crescente utilizzo algoritmico nella moderazione dei contenuti, appare sempre più urgente garantire che i principi di pluralismo e libertà di pensiero siano pienamente salvaguardati, anche per contenuti legati alla tradizione cristiana”.

Questa è stata la reazione (che ci riempie di riconoscenza) su alcuni quotidiani nazionali ed internazionali (oltre ai numerossimi interventi su altri blog, che trovate QUI):

La stupidità dell’algoritmo Google ha colpito ancora, convinto di andare a sradicare “hate speech” o altri contenuti velenosi e politicamente scorretti, è andato a spegnere uno dei blog di informazione religiosa di area conservatrice più seguiti nella Chiesa (non solo in Italia), blog Messainlatino.it con un milione di contatti all’attivo e una reputazione consolidata e riconosciuta per come informava quotidianamente i suoi lettori sugli argomenti di settore più dibattuti… Tutti temi serissimi oltre che assai complessi, e sempre affrontati facendo affiorare i diversi punti di vista… “(Il Messaggero, di Franca Giansoldati, del 11 luglio 2025)

Il blog Messa in latino era nato nel 2007 sull'onda della liberalizzazione voluta da Benedetto XVI con il Summorum Pontificum e dal 2013 è stata poi una voce critica del pontificato di Francesco e dei suoi provvedimenti restrittivi sulla liturgia antica. Venerdì mattina, però, i suoi numerosi lettori di tutto il mondo hanno avuto un'amara sorpresa: il popolare blog non c'era più. La comunicazione al vecchio indirizzo recita ancora adesso implacabilmente: "Spiacenti, il blog all'indirizzo lamessainlatino.blogspot.com è stato rimosso". La notizia ha fatto il giro del mondo ed è stata commentata da siti e vaticanisti di diversa nazionalità. Il blog infatti si era guadagnato negli anni non solo un consistente traffico ma anche una sua credibilità per anticipazioni e indiscrezioni sul Vaticano.” (Il Giornale, di Nico Spuntoni, del 13 luglio 2025)

Messainlatino.it, sito capofila del web tradizionalista italiano - seguito anche all’estero dalla Francia agli Stati Uniti - è stato chiuso di imperio da Google, la piattaforma su cui era ospitato sin dal 2007. Dopo 18 anni insomma, “Big G” ha notificato alla redazione un avviso di sfratto via email e poi ha semplicemente cancellato tutto. Persi dunque gli articoli di quasi vent’anni di attività, 22mila, citati anche da riviste d’oltreoceano e letti quotidianamente anche in Vaticano, forse talvolta con fastidio date le critiche spesso al vetriolo verso le gerarchie, ma sempre rispettando la continenza e senza offendere o diffamare nessuno. (Secolo d’Italia, di Francesco Filipazzi del 13 Luglio 2025)

Da sabato mattina, il blog italiano "messainlatino.it", che fungeva da piattaforma per i sostenitori italiani della vecchia Messa in latino e criticava i rappresentanti di una chiesa modernizzata, è inaccessibile. I tentativi di accedere alla pagina generano un breve messaggio da Google: "Il blog è stato rimosso". Non è stata fornita alcuna spiegazione pubblica. (Die Tagespost del 14.07.2025, trad. dal tedesco).

È caduta la lama della ghigliottina ( come facevano i rivoluzionari francesi sanculotti coi cattolici durante la Rivoluzione Francese) su uno dei blog più longevi e seguiti del panorama cattolico italiano. Messainlatino.it esisteva fin dall’anno 2007, con oltre 1.020.000 visite solo nel mese scorso ed oltre 22.000 post editi e conteneva la rubrica 300 Denari coi suoi centinaia di articoli pubblicati ogni giovedì in cui Roberto Manzi promuoveva una visione cattolica, secondo la dottrina sociale della Chiesa, di lavoro, economia e finanza. Questo sito, voce dedicata alla liturgia tradizionale e alla riflessione ecclesiale, è stato rimosso dalla piattaforma Blogger con la mannaia della censura del politically-correct. Nessun errore dottrinale. Nessuna istigazione alla violenza. Solo un’accusa generica: “violazione delle norme contro l’hate speech”. Così, senza un processo, senza un esempio concreto, senza possibilità di confronto, una voce si spegne. Una voce scomoda, forse, ma sincera. E il danno che ne deriva non riguarda solo i tradizionalisti, ma la libertà stessa di espressione nel mondo cattolico e oltre. (Ticinolive del 13/7/2025, di Liliane Tami)

Con ricorso d’urgenza in Tribunale abbiamo chiesto di condannare Google Ireland limited (la branca europea della multinazionale Google) all’immediato ripristino del blog.

Google, pur riattivando spontaneamente il blog (e così dimostrando nei fatti che non c’erano contenuti di ‘incitamento all’odio’), si è comunque difesa con cinque avvocati milanesi, chiedendo il rigetto del ricorso e la condanna alle spese in favore di Google stessa. Come unica prova di asserito contenuto discriminatorio è stata indicata la pubblicazione di un’intervista ad un vescovo (mons. Strickland), che si dichiarava contrario all’ammissione delle donne all’ordinazione al diaconato. Da questo Google ha derivato che quindi nel blog si sosteneva che le donne dovessero occuparsi solo di procrear figli. Alle nostre obiezioni che il vescovo non aveva detto nulla del genere, e noi tanto meno, e che comunque ci eravamo limitati a riportare il testo di un’intervista altrui, i Difensori di Google hanno avuto l’ardire di dichiarare negli atti processuali: “non importa la fonte più o meno autorevole (vescovo, Pontefice) del post, se viola norme della Policy”.

Come si vede, il tema è serio perché in pratica entità supreme come le multinazionali californiane (quali Google) si arrogano il diritto assoluto di decidere che cosa può essere pubblicato, in spregio ai diritti costituzionali più elementari come quello di manifestazione del pensiero. A dire dei Difensori di Google, anche quello che dice un vescovo o perfino il Papa dev’essere censurato se non piace a Google!

Per fortuna il Tribunale di Imperia, Giudice Dott.ssa De Sanctis (un cognome di buon auspicio…) ha fatto rapidamente giustizia contro questi deliri di onnipotenza, con una lunga ordinanza in cui, ripercorrendo le gravi violazioni operate da Google contro le norme europee che garantiscono l’accesso ai servizi digitali, ha dichiarato l’inconsistenza delle motivazioni addotte per oscurare il blog e, in conseguenza, ha riconosciuto la fondatezza del ricorso. Google è stata condannata a pagare le spese processuali per circa 7.000 euro

Per chi ha interesse a leggerla, pubblichiamo copia integrale dell'ordinanza che, ne siamo certi, farà giurisprudenza in casi analoghi.

Enrico

 

26 ottobre 2025

Il trionfo della tradizione e lo squallore arcobaleno

di Paolo Maria Filipazzi

La data del 25 ottobre 2025 si guadagna senza dubbio un posto nella storia della Chiesa, avendo visto lo svolgersi di ben due fatti significativi.

Il primo è stato il ritorno nella Basilica di San Pietro, dopo due anni, della messa Vetus Ordo, celebrata dal cardinal Raymond Leo Burke, evento culminante del pellegrinaggio annuale Summorum Pontificum. A fare scalpore, però, è stato soprattutto il numero impressionante dei fedeli presenti alla messa, addirittura 3000 secondo gli organizzatori. Per rendersi conto dell’importanza dell’avvenimento, basti pensare che ne hanno parlato anche i telegiornali nazionali, cosa mai accaduta in occasione delle precedenti edizioni.

Nello stesso giorno la cosiddetta “Assemblea del cammino sinodale della Chiesa cattolica italiana” ha approvato un documento delirante in cui si parla di sostenere i Gay Pride con veglie di preghiere e di altre facezie tutte ruotanti attorno all’ area concettuale dell’uranismo, che da dodici anni sembra diventato il tema centrale della vita ecclesiale…

Ora poniamo un quesito: uno di questi due eventi è un patetico colpo di coda di una stagione aberrante della storia della Chiesa di cui fra una ventina d’anni non resterà traccia. Al lettore individuare quale





 

12 ottobre 2025

Carlo Acutis. Un giovane santo quotidiano


Nella memoria liturgica di San Carlo Acutis

di Paolo Maria Filipazzi

Quando penso a San Carlo Acutis, una cosa mi colpisce in modo particolare: è nato quattro anni dopo di me. Ha vissuto la sua vita contemporaneamente alla mia prima di lasciarla prematuramente. Se lo avessi incontrato, avrei visto un mio coetaneo come tutti gli altri. Non mi sarei nemmeno accorto che mi stava passando avanti un santo. E meno male: perché io non lo ero e non lo sono, e avrei dovuto fare i conti con la mia miseria.

La santità è qui e ora: potrebbe essere santa qualunque persona che incrociamo al supermercato. La santità non ha età: un ragazzino amante dei videogiochi può essere un santo. E uno un po’ più vecchio di lui potrebbe trovarsi a pregarlo anzi, addirittura ad affidarsi a lui come al proprio patrono.

Carlo Acutis è il santo patrono di Internet perché, nonostante fosse un adolescente appassionato di tecnologia e videogioco, ha saputo usare la rete per evangelizzare, creando un sito web per documentare i miracoli eucaristici e rendendo accessibile la parola di Dio in modo innovativo.

In fondo, quando fu fondato Campari e de Maistre, gli obbiettivi erano gli stessi.

San Carlo Acutis, patrono di Campari e de Maistre, prega per noi.

 

26 settembre 2025

Libertà per Gasparro, che rischia una condanna assurda


Siamo appena venuti a sapere di un processo assurdo attualmente in corso a carico del Maestro Giovanni Gasparro, probabilmente il più grande artista del sacro vivente.

Un pm ha chiesto sei mesi di condanna a suo carico per il quadro ritraente il "Martirio di San Simonino da Trento", che sarebbe antisemita. Il titolo si riferisce alla leggenda nera dei sacrifici rituali di cui erano accusati gli ebrei in molte parti d'Europa.

Ovviamente di antisemita non c'è nulla. Semplicemente viene rappresentato un fatto, che nei secoli scorsi era ritenuto realmente accaduto e fu anche oggetto di un processo molto famoso. 

Se Gasparro venisse condannato per un quadro sarebbe assurdo. Sarebbe una condanna politica ai danni di un artista di altissimo livello.

Solidarietà e preghiere per il maestro.

 

13 settembre 2025

Se il woke giustifica l'omicidio politico

Di Paolo Maria Filipazzi

Il 10 settembre scorso l’America e il mondo sono stati percorsi dalla tragica notizia della morte di Charlie Kirk, attivista politico vicino al partito repubblicano e al movimento MAGA, ucciso a soli 31 anni da un cecchino mentre stava parlando ad un evento pubblico.

Kirk aveva fondato nel 2012 l’ associazione Turning Point USA, nata per promuovere il pensiero conservatore nelle università e nelle scuole. Kirk stava parlando proprio all’interno di un campus universitario quando, improvvisamente, un proiettile lo ha colpito al collo.

Era un fiero oppositore della legalizzazione dell’aborto, dell’ideologia che sostiene la possibilità di “cambiare sesso”, e aveva denunciato il diffondersi nella sinistra di una cultura dell’ “assassinio” che spingeva molti giovani a considerare del tutto legittima e normale l’idea di uccidere gli avversari politici, da Trump e Musk in giù. Alla fine, proprio lui è rimasto vittima di quella cultura che aveva denunciato, per mano di un 22 enne, Tyler Robinson, un “lupo solitario” fanatizzatosi sui social media. E parimenti frutto di quella cultura dell’assassinio sono le vergognose dichiarazioni che, dalle fila della sinistra, purtroppo non solo americana, si sono levate a giustificare il crimine compiuto, minimizzarne la gravità o comunque ad affermare che, dopo tutto, l’omicidio di Kirk sarebbe stato la conseguenza del suo attivismo … Affermazioni inquietanti ma, purtroppo, non sorprendenti da parte di certi soggetti.

Le idee di Kirk discendevano dalla sua fede cristiana: per la precisione era evangelico, ma da molto tempo assisteva spesso alla messa cattolica. Anche se non si era formalmente convertito, questo fa pensare che fosse in corso un cammino di avvicinamento che, purtroppo, è stato interrotto tragicamente assieme alla sua giovane vita. I cattolici americani lo stanno infatti piangendo come fosse uno di loro. Comunque, quale fosse la sua reale fede, Dio lo sa e questo basta.

Noi sappiamo che Kirk è stato, nella vita pubblica, un difensore del vero e del giusto e per questo è stato ucciso. Preghiamo per lui. Siamo sicuri che, dove si trova ora, lui pregherà per noi.

 

03 settembre 2025

In onesta memoria di Emilio Fede


di Paolo Maria Filipazzi

Quando muore un personaggio noto in età avanzata, il novero delle frasi fatte vuole che si dica che se n’è andato un pezzo di un’Italia che non c’è più. Di solito si dice in relazione a qualcuno legato alla generazione dei nonni o dei genitori di coloro che hanno l’età di chi scrive queste righe. E, quindi, con una certa impressione che ci ritroviamo a doverlo dire di un personaggio strettamente legato anche all’immaginario della nostra generazione. Stiamo parlando di Emilio Fede.

Nel ricordo collettivo, che è sempre meschino, verrà ridotto a quella macchietta di giornalista che parteggiava smaccatamente per Berlusconi. Emilio Fede è stato molto di più: parliamo di un inviato in Africa che ha documentato gli anni della decolonizzazione, di uno storico collaboratore di Sergio Zavoli, del fondatore del TGA, il primo telegiornale trasmesso da una rete privata (Rete A, oggi probabilmente non più esistente) e tante altre cose.

Fatto sta che, a un certo punto, Silvio Berlusconi “scende in campo” ed Emilio Fede, che dirige il TG4, non farà mai mistero del suo incondizionato appoggio politico al suo editore, e il suo TG diventa un appuntamento immancabile per tutti i simpatizzanti del centro destra. 

Negli stessi anni gran parte della stampa e della radiotelevisione adotta una linea ancor più oscenamente faziosa, solo in direzione opposta a quello di Emilio Fede. Il quale viene, quindi, ridotto a zimbello, fatto oggetto di disprezzo in quanto massima espressione di servilismo. Chi lo attacca in questo modo si distingue da lui solo per essere servile nei confronti di qualcun altro e per esserlo con una cattiveria che al Direttore per eccellenza (per noi lo sarà sempre) è ignota.

Il diretto interessato anzi, con ironia ed autoironia, saprà giocare moltissimo sulla dinamica che si è creata, costruendosi abilmente un personaggio. Di questo gioco sono parte integrante i celeberrimi “fuori onda” che hanno riempito serate intere di Striscia la notizia e di Blob e che, con ogni evidenza, non sarebbero mai stati divulgati senza il consenso dell’interessato … Con questa operazione di “abbassamento” rispetto all’ immagine azzimata che normalmente si ha di un direttore di TG, Emilio Fede entra sornione nell’immaginario collettivo suscitando simpatia e affetto e facendosi precursore di quella cosa che oggi viene chiamata, con orribile anglicismo, infotainment. (L'autoironia si evince anche a partire dal titolo della sua autobiografia... "Che figura di m...")

La triturazione spietata di Berlusconi e del berlusconismo non lo risparmierà, e non avrebbe potuto risparmiarlo, dato ciò che era finito per simboleggiare. Emilio Fede verrà umiliato e condannato a terminare la propria vita con un triste declino che non avrebbe meritato.

L’Italia che fu di cui è stato parte aveva poco di cui avere nostalgia, nel migliore dei casi era orrenda esattamente come quella di oggi. Emilio Fede, però, non era fra coloro che la rendevano orrenda.

A Dio, Direttore, e salutaci Silvio…


 

02 settembre 2025

Quo Vadis? Il premio Nobel (multimediale) della Polonia





di Franco Ressa - Fumetto di Nives Manara

Si sa che Nerone incolpò i cristiani dell’incendio che nel 64 devastò parte di Roma. C’è il fondato sospetto che lo stesso imperatore volle farlo appiccare per eliminare i quartieri degradati nel centro dell’Urbe, dove voleva far costruire la sua splendida Domus Aurea, la Casa d’Oro.

Sono però scarse ed imprecise le notizie su coloro che vennero sacrificati dalla vanità e dalla follia di Nerone. Due di questi supposti martiri sarebbero Anastasia e Basilissa, probabilmente di nobile famiglia. Sembra che le donne abbiano provveduto alla sepoltura dei due apostoli Pietro e Paolo.

Anastasia e Basilissa avevano la loro ricorrenza il 15 aprile, ma per tutti i martiri del 64-68 è stata poi fissata la data del 30 giugno.

Nel fumetto di Nives Manara, Nerone fa uccidere le due donne legandole sulla groppa di un toro, che a sua volta verrà abbattuto nell’arena. L’immagine deriva da un quadro dipinto nel 1897 da Henrik Siemiradzki (1843-1902), artista polacco di nobile famiglia. Avrebbe dovuto laurearsi in fisica, ma diventò pittore frequentando l’accademia imperiale di arte a San Pietroburgo. I suoi soggetti preferiti erano l’antichità classica e le imprese di Cristo, degli apostoli e dei martiri. Dal 1872 si stabilisce a Roma, ritorna in Polonia solo per morirvi.

Il dipinto  di Siemiradzki fu esposto a Venezia, e nel 1898 a San Pietroburgo. Oggi si trova nel museo nazionale di Varsavia. Il titolo, Una Dirce cristiana, fa capire come Nerone martirizza una giovane donna con la pena che secondo la mitologia subirono Antiope e la regina di Tebe Dirce (il toro era una simbolica forza maschile che distrugge la femminilità). L’imperatore viene ritratto accompagnato dalla sua corte e dai suoi schiavi in un luogo che potrebbe essere il Circo Massimo, poiché ai tempi il Colosseo non era ancora stato costruito.

Vi fu un collegamento tra il pittore e lo scrittore Henrik Sienkiewicz (1846-1916) anche lui polacco. Giornalista e saggista, scrive i suoi primi romanzi di ambiente storico dell’antica Polonia. Viaggia per molti paesi esteri, europei ma anche in India, Egitto, Stati Uniti, tuttavia preferisce l’Italia e Roma, dove scrive il suo più famoso romanzo Quo Vadis, premiato nel 1905 con il Nobel per la letteratura. Nel periodo tra il 1893 ed il 1896, l’anno quest’ultimo della pubblicazione di Quo Vadis, lui e Siemiradzki si frequentarono a Roma e il pittore accompagnò il romanziere sui luoghi poi descritti dallo scrittore, come la chiesetta della via Appia dove avvenne la visione di san Pietro, con le sue parole “Domine quo vadis ?”: Signore dove vai ? Gesù Rimproverava l’apostolo di voler fuggire dalla città abbandonando i cristiani, e in sua assenza sarebbe ritornato per farsi crocifiggere una seconda volta. Questo diede a Pietro il coraggio per affrontare il suo martirio.

Il romanzo storico è ambientato ai tempi di Nerone, dell’incendio di Roma e della persecuzione contro i cristiani, così nella scena del martirio di questi nell’arena, la ragazza Ligia, vista dall’autore come antenata del popolo polacco, viene legata nuda sulla groppa di un bufalo selvaggio, che però viene preso per le corna ed abbattuto dal fortissimo Ursus, salvando così la cristiana. Anche Ursus è un barbaro cristianizzato proveniente dai territori polacchi.

La pittura dovette seguire parallelamente la scrittura del romanzo, un caso di  multimedialità  e sinergia tra diverse arti abbastanza raro per l’epoca. Vedi questo studio:

https://rzym.pan.pl/wp-content/uploads/sites/4/2023/05/Conferenze-137-Quo-Vadis-La-prima-opera-transmediale-M.-Wozniak.pdf

Le illustrazioni che seguirono la pubblicazione e il premio illustre, mostrano una vera moda del momento clou del romanzo Quo Vadis: Ursus afferra il toro che porta Ligia svenuta o illanguidita. Sul tema vi sono sculture e monumenti in marmo e in bronzo, e sulla medesima scena ho collezionato una trentina di illustrazioni e cartoline anche artisticamente pregevoli, come quelle di Domenico Mastroianni (1876-1962). Vincenzina Castelli (1902-1976), illustratrice di cartoline, disegna tutti i suoi personaggi come bambini, anche lo scrittore Sienkiewicz. Ursus allora è un bambino forzuto e Ligia una bambina bionda dai capelli lunghi, spaventata e quasi interamente spogliata. Queste ultime sono tre cose insolite nello stile della Castelli, ma si tratta di una interpretazione umoristica.

Nelle illustrazioni recenti di Quo Vadis in stile fumettistico, merita attenzione una copertina di Szimon Kobilinsky (1927-2002) dove Ligia malgrado la galoppata nel circo e le corde che la stringono al bovino, è imbarazzata in apparenza soltanto per essere senza vestiti, vista da vicino da quell’uomo forzuto mentre è nell’impossibilità di coprirsi.

Un altro disegno, opera di Marek Szyszko, è aderente al quadro di Semiradzki: nel momento successivo all’atterramento dell’animale Ligia ancora in deliquio inizia ad essere slegata dal corpo della bestia. Szyszko, è nato in Polonia nel 1951, insieme a Kobilinski ha lavorato  per la rivista di fumetti Relax, stampata in Polonia tra il 1976 e il 1981, poi ripresa dal 2020 con Gregorz Rosinski, l’autore di Thorgal, come caporedattore onorario. Negli anni ’70-80 Szyszko realizza serie di fumetti per le edizioni Kaw. Titoli tradotti: Viaggiatori polacchi, Club sportivo forestale, Storia leggendaria della Polonia, Pilota di elicottero. Ancora, fornirà le ambientazioni per i giochi da tavolo. Entrambe le illustrazioni sono edite da Elipsa-Varsavia nel 1993.

Non deve stupire la presenza di questi polacchi, perché Quo Vadis, benché ambientato a Roma, è considerato un classico fondamentale nella letteratura e nella cultura, specie cattolica, della Polonia.

Gli artisti polacchi della rivista  Relax vennero in Italia al salone dei comics di Lucca il primo novembre 1978, diciotto giorni dopo l’elezione del Papa loro connazionale. Ma non conoscendo l’italiano e poco altre lingue, non vi fu un grande scambio artistico e culturale. Ritornarono poco soddisfatti e non li si vide negli anni seguenti. Anche perché capitò che io stesso ed il fumettista italiano Bonvi, autore di Sturmtruppen, li sottoponemmo involontariamente ad un gavettone di cocktail Martini bianco. Con grande ilarità generale.

Se volete vedere molte belle illustrazioni e fumetti polacchi, guardate qui:

https://one.bid/en/auction/-/6864

 

https://one.bid/en/auction/-/8491

 

 

 

 

19 agosto 2025

Polpetta avvelenata per Leone. Nessun incontro programmato con gli LGBT

 

La stampa di sinistra parla di svolta dottrinale, ma la realtà è diversa: l'organizzazione 'Noi Siamo Chiesa' si è registrata come singoli fedeli e l’autorizzazione è arrivata dal cardinale Grech, non dal Pontefice.

Di Francesco Maria Filipazzi su secolodialia.it

Al “Giubileo delle Équipe sinodali e degli organismi di partecipazione”, un evento che comprenderà decine di associazioni e che culminerà in un incontro con il Santo Padre, sarà infatti presente anche la controversa associazione Noi Siamo Chiesa, nota per le sue posizioni eterodosse su molti temi della vita ecclesiastica. Cavalli di battaglia sono il cambio dottrinale sull’omosessualità, su cui il gruppo chiede apertura totale, la comunione ai divorziati risposati, l’ordinazione sacerdotale delle donne e il superamento del celibato ecclesiastico.

Un’associazione molto problematica, insomma, la cui presenza in elenco ha dato adito a titoli entusiastici da parte della stampa progressista, che ha avuto gioco facile nel titolare che “Leone incontrerà un gruppo Lgbt”, lasciando intendere aperture dottrinali. Eppure, questa narrazione è molto parziale e assume sempre di più i contorni di una “fake news”.
In primo luogo, non si tratterà di un incontro fra il Papa e l’associazione, ma di un incontro con una serie di gruppi, a cui otto rappresentanti di Noi Siamo Chiesa parteciperanno come singoli. Nessun faccia a faccia, nessun incontro dedicato.

Inoltre, il lasciapassare non è stato dato da Leone XIV, ma dal cardinale Grech, a seguito di una richiesta del responsabile di We Are Church International, Colm Holmes. Gli otto componenti infatti si erano registrati come singoli fedeli, senza ricevere risposta. Grech avrebbe quindi confermato la possibilità di partecipazione, estendendola a tutti i momenti del Giubileo, oltre a quelli del 24 ottobre. Opportunità, peraltro, già prevista per i singoli fedeli.

Un annuncio sul sito del Giubileo recitava infatti già in tempi non sospetti: “Visto il crescente interesse anche da parte di singoli fedeli non membri di équipe sinodali/organismi di partecipazione, la Segreteria Generale del Sinodo ha deciso di aprire loro la partecipazione ai lavori di venerdì 24 ottobre pomeriggio, fino a esaurimento posti, che si concluderanno con l’incontro con Papa Leone XIV”.

A puntualizzare la dinamica a Fanpage è la stessa rappresentante del movimento italiano, Elza Ferrario, che non manca di ammettere i rapporti problematici fra la sua associazione e la Santa Sede.

I titoli roboanti appaiono dunque, ancora una volta, una forzatura: un tentativo di tirare per la giacchetta il Papa, come accaduto tante volte nel precedente pontificato, per costruire una notizia inesistente.

Leone XIV però non sembra tipo da farsi “tirare in mezzo” e non concederà facili aperture dottrinali.

 

27 luglio 2025

Eutanasia. Senza una legge è già anarchia



di Francesco Filipazzi

Leggo, in questi giorni una serie di interventi, dai toni apocalittici, secondo cui l’Italia starebbe andando incontro ad una deriva senza precedenti perché in Parlamento si discute della legge sul “fine vita”, definizione ingentilita dell’eutanasia. Questa pratica è inaccettabile sotto ogni punto di vista, ma mi tocca dissentire nei confronti di una narrazione, proposta da alcuni ambienti pro life, per cui non servirebbe nessuna legge per regolamentarla, anzi sarebbe moralmente illecita, in quanto lo Stato non dovrebbe legittimare l’uccisione degli infermi. Automaticamente i parlamentari e i partiti che parteciperanno alla stesura di questa legge vengono anatemizzati, con i soliti toni da tregenda tipici del mondo polarizzato in cui viviamo.

Eppure questa posizione appena esposta non tiene conto della realtà dei fatti. Oggi la pratica dell’eutanasia in Italia c’è già, è già permessa e praticata. Accanto ad alcuni casi, pompati ad arte dai buoni uffici della Fondazione Luca Coscioni, come quello di Laura Santi, ne esistono molti altri. Siamo infatti in presenza di un vuoto normativo per cui ciò che non è esplicitamente vietato diviene automaticamente implicitamente permesso, per via delle sentenze della Corte Costituzionale che negli ultimi anni hanno stabilito un diritto costituzionale alla morte. Interpretazioni forzate, ma legalmente valide. Un discorso completamente diverso, ad esempio, rispetto alla 194, che legalizzava una pratica, l’aborto, all’epoca vietata.

Dunque se le associazioni provita, che oggi accusano i partiti del centrodestra di essersi illusi di poter arginare un fenomeno, a loro volta si illudono che la deriva non sia già pienamente in atto e che “l’attivismo politico di giudici e magistrati” non sia oggi pienamente in atto. Leggo anche una tesi abbastanza strampalata per cui il Parlamento non dovrebbe legiferare, perché ogni caso deve essere lasciato nella responsabilità del singolo giudice. Eppure questa responsabilità i giudici se la stanno già prendendo, insieme ad intere fette del Servizio Sanitario Nazionale.

Se si vuole fermare la deriva, qualcosa va fatto da un punto di vista legislativo, altrimenti sì che il Parlamento avrà una responsabilità morale nell’essersi girato dall’altra parte e permettendo quella che al momento si prefigura come una vera e propria anarchia.

D’altro canto, la legge attualmente in discussione risulta estremamente restrittiva, distinguendo semplicemente i casi in cui c’è accanimento terapeutico e quelli in cui non c’è, stabilendo quindi di poter agire solo nei primi. Non è un caso che la Fondazione Luca Coscioni stia lanciando strali proprio contro questo disegno di legge, che andrebbe a far fallire i loro piani.

 

22 luglio 2025

11 luglio 2025

Google ha chiuso d'imperio Messainlatino.it

Google ha chiuso d'imperio Messainlatino.it. La notizia è disturbante e fa nascere una serie di domande sulle garanzie costituzionali che evidentemente per i blogger cattolici non valgono, ne parleremo.

Il dato di fatto è però che oggi, dopo un'attività incessante iniziata nel 2007, 22 mila post, citazioni innumerevoli sulla stampa nazionale e internazionale, l'inserimento nella rassegna stampa interna del Papa e una serie di attività informative inestimabili, Messainlatino.it oggi è stato eliminato dal web.

Google ha inviato uno stringato comunicato all'account di amminsitrazione, nel quale ha scritto che il blog avrebbe "incitato all'odio". 

Caro Google, vergognati!

Massima solidarietà alla redazione, alla quale offriremo tutto il supporto possibile per tornare online. 

Nell'immagine vedete  "l'editto" di Google con il blog è stato oscurato e di seguito il comunicato della redazione di MIL

Come da scarna email ricevuta stamattina, che allego, la Redazione di Messainlatino, blog esistente fin dall'anno 2007, con oltre 1.020.000 visite solo nel mese scorso ed oltre 22.000 post editi, è stato rimosso dalla piattaforma Blogger (di proprietà di Google) per asserita violazione della loro politica contro lo 'hate speech', qualunque cosa ciò possa voler dire. Nessun'altra motivazione è stata fornita. Solo in via di indizio, possiamo supporre ciò abbia a che fare con la circostanza che, nelle settimane scorse, erano già stati rimossi (ma poi dallo stesso Blogger.com riammessi, su nostra sollecitazione) singoli articoli, il cui tenore era: l’intervista a mons. Strickland contro l’ammissione delle donne al diaconato; uno studio del Prof. Corrado Gnerre sulla storia della Massoneria e la sua condanna da parte della Chiesa; il richiamo alla dottrina ufficiale della Chiesa in riferimento al gay pride; infine un post di oltre dieci anni fa col video del fondatore del movimento neocatecumenale.

Abbiamo reagito con l'intimazione giuridica che allego, richiamando anche la palese violazione del diritto costituzionale alla libertà di parola. E' chiaro che se si comincia così, nessuno può più sentirsi al sicuro nell'espressione del proprio pensiero, perfino se questo combacia con la dottrina ufficiale della religione più diffusa al mondo. 

Lunedì, se non succede niente, deposito un ricorso cautelare d'urgenza.

VI CHIEDO DI AIUTARCI A RENDERE DI PUBBLICO DOMINIO IL FATTO GRAVISSIMO. 

Luigi 


 

08 luglio 2025

Traditionis Custodes era una truffa

La Messa in Latino non creava alcun problema alla maggior parte dei vescovi nel mondo e, anzi, il motu Proprio Summorum Pontificum di Benedetto XVI, volto a “liberalizzare” la celebrazione tridentina era apprezzato fra molti prelati.

Questo il vero risultato del sondaggio che Papa Francesco aveva proposto all’episcopato globale per supportare le sue decisioni riguardo la limitazione delle celebrazioni preconciliari. Eppure i risultati andavano in senso nettamente opposto, come spiegato da Diane Montagne,  offrendo uno scenario ben diverso da quello che evidentemente il passato pontefice si aspettava. E dunque, rispettando il principio in voga nella Chiesa dal 1962 in poi, se la realtà non dà ragione alle elucubrazioni del momento, tanto peggio per la realtà.

Effettivamente che ci fosse qualcosa di strano lo avevamo capito sin da subito, perché viviamo quotidianamente la realtà dei gruppi stabili e dei rapporti con le curie, con le quali da anni, a parte qualche caso, ogni belligeranza era sopita. L’episcopato italiano seppur progressista e votato al cupio dissolvi liturgico, sa perfettamente che da queste celebrazioni non deriva alcuna problematica reale. 

Bergoglio dunque ha agito di imperio, manipolando i dati, evidentemente in concerto con i mondi ostili al rito antico, in quanto ostili al messaggio cattolico. Ai tempi di Traditionis Custodes fu abbastanza chiaro che l’input del provvedimento arrivava dal Pontificio Ateneo Sant’Anselmo, l’ateneo che recentemente ha scaricato Andrea Grillo dopo il suo ultimo delirio contro Carlo Acutis. 

Andrea Grillo è uno degli pseudo liturgisti più attivi nella teorizzazione della repressione del Rito Tridentino, in quanto egli propugna una dottrina eucaristica profondamente rivisitata e pericolosamente distante da quella cattolica. La Messa in Latino chiaramente non si presta alla diffusione di queste teorie, purtroppo molto in voga tra i liturgisti moderni (alcuni sono arrivati ad accostare la consacrazione ad un rapporto sessuale, vedete voi…) a loro volta molto in voga durante il descamisado pontificato argentino.

Ora la palla è in mano a Leone XIV, apparentemente non ostile. Preghiamo affinché non solo la Messa di sempre (si la chiamiamo così), ma in generale la liturgia cattolica-romana trovi una nuova primavera. 


 

26 giugno 2025

L'Anselmiano scavalla Andrea Grillo


La tirata di Andrea Grillo sulla santificazione di Carlo Acutis, ha destato molto clamore. Oltre ad essere vagamente offensivo verso il futuro patrono di Internet, l'articolo del teologo in forza al Pontificio Ateneo Santanselmo presentava una teoria sulla concezione dell'eucarestia fortemente in contrasto con la dottrina cattolica. 

Questa volta dunque l'aedo di Amoris Laetitia l'ha fatta grossa, tanto che lo stesso ateneo, generalmente muto riguardo le gesta del proprio professore, ha emesso un comunicato in cui prende le distanze dal deragliamento senza fine di un personaggio che ha dovuto le sue fortune al pontificato Bergogliano.

E' un segnale importante, che indica come nella Chiesa sia tornata una parvenza di normalità. 

Di seguito il comunicato:

23 giugno 2025. Il Pontificio Ateneo Sant’Anselmo prende con decisione le distanze da quanto singolarmente espresso da docenti che, a titolo personale e sotto la loro unica e piena responsabilità, pubblicano sui propri siti o blog, tesi, opinioni o posizioni personali.

Esse, infatti, non rappresentano quanto insegnato nelle varie Facoltà del nostro Ateneo che accoglie totalmente e trasmette, in piena fiducia e obbedienza di fede - nell’ottica di una sana dialettica su cui si basa una vera ricerca teologica - l’insegnamento della Chiesa e del Romano Pontefice.

Pro-Rettore, Prof. P. Laurentius Eschlböck, O.S.B.

 

10 giugno 2025

Meglio un mese da Leone



di Paolo Maria Filipazzi

Abbiamo ormai superato il mese dall’elezione di Leone XIV ed è ora di raccogliere alcune idee suscitate da questo primissimo mese di pontificato.

Un aspetto è sicuramente eclatante ed è … la totale assenza di alcunché di eclatante. Dopo dodici anni di montagne russe emotive, il primo papa statunitense interpreta il proprio ruolo all’insegna di una forza tranquilla e rassicurante che fa sentire molti cattolici finalmente a casa.

Significativo appare, sotto questo punto di vista, il discorso alla Curia Romana del 25 maggio, in cui ha affermato: “I Papi passano, la Curia rimane. Questo vale in ogni Chiesa particolare, per le Curie vescovili. E vale anche per la Curia del Vescovo di Roma”. Un messaggio chiarissimo, che non è sfuggito al Fatto Quotidiano, che ha titolato Prevost si sgancia da Bergoglio per tenersi buona la Curia. Per dodici anni Il Fatto Quotidiano è stato il capofila di una narrazione che presentava la Curia Romana come una malvagia struttura di potere e corruzione che il supereroe buono Bergoglio era venuto a combattere, e va detto che le azioni di quest’ultimo erano state tali da fare apparire la versione di un Papa in lotta con la Curia come veritiere. Peccato che la Curia esista per dare supporto al Papa e che, del resto, un’ organizzazione radicata in tutto il pianeta come la Chiesa Cattolica non possa essere governata senza una simile struttura. E che lo smantellamento della Curia per cui tifava la stampa progressista in realtà nascondesse dietro di sé lo smantellamento della Chiesa. Insomma, papa Prevost ha lanciato un messaggio chiaro che in realtà possiamo tradurre così: “I papi passano, la Chiesa resta”. E c’è da credere che i progressisti si siano irritati.

Chiarissimi messaggi sono leggibili anche nella graduale ricomposizione della normale fisionomia papale: il ritorno della mozzetta e della stola è stato il primo, immediato chiarimento. Dopo la strana “intronizzazione senza trono”, quest’ultimo è ricomparso a partire dalla presa di possesso delle basiliche romane, così come, a partire dalla Messa di Pentecoste, il crocifisso sull’altare, anche se di lato, quasi a lasciare intendere un silenzioso braccio di ferro con i cerimonieri notoriamente modernisti. Lo stesso valga per l’uso liturgico della ferula: il nuovo papa ha, finora alternato il pastorale di Benedetto XVI, realizzato sulla falsariga dei tradizionali pastorali papali, a quello di Scorzelli, moderno e non amato dai puristi, ma ormai a sua volta simbolo, se non tradizionale, quantomeno storico del papato, ed è abbastanza chiaro che non vedremo più i bizzarri bastoni usati dal suo predecessore.

Fuori dai simboli, significativo è il fatto che il nuovo papa abbia liquidato tutte le messe in scena pauperiste e ostentanti umiltà fasulla, smettendola una buona volta di viaggiare in utilitaria, rimanendo nel proprio appartamento al Sant’Uffizio in attesa della ristrutturazione dell’appartamento papale apostolico, in cui andrà normalmente ad abitare, e abbia fatto visita a Castel Gandolfo, dove tutti sperano nel suo ritorno.

Tutto questo solo ad una visione superficiale potrebbe sembrare secondario. L’esistenza di simboli, cerimoniali, consuetudini, certo gradualmente consolidatisi nei secoli, ma a cui tutti i papi via via si attengono, ha il preciso significato di testimoniare che la Chiesa non è al servizio del Papa ma il Papa è al servizio della Chiesa, e compito del Papa non è affermare tramite la Chiesa la propria personalità, le proprie preferenze e le proprie opinioni, ma al contrario rinunciare alla propria individualità per farsi servo. Guarda caso, già nella sua prima messa in Cappella Sistina, il giorno dopo l’elezione, il nuovo Papa ha lanciato quello che sembra quasi uno slogan: “Sparire perché rimanga Cristo, farsi piccolo perché Lui sia conosciuto e glorificato, spendersi fino in fondo perché a nessuno manchi l’opportunità di conoscerlo e amarlo”, precisando che si tratta di “un impegno irrinunciabile per chiunque nella Chiesa eserciti un ministero di autorità”.

C’era un papa che pensava di rimanere in barba alla Chiesa. E’ morto.

La Chiesa invece rimane e ora c’è una papa che sa che rimarrà anche dopo di lui. Sia lodato Gesù Cristo!

 

 

 

03 giugno 2025

22 maggio 2025

Festing, il Gran Maestro tradito


di Franco Ressa

Dopo i Templari ed i Teutonici il maggiore ordine di frati cavalieri era ed è tuttora l’ordine Giovannita.

All’inizio era un insieme di nobili guerrieri che combatteva per la fede in Terrasanta, ma dal 1308 l’ordine si trasferisce sull’isola greca di Rodi, e qui si trasforma in una repubblica marinara come erano Genova e Venezia. Il compito dei frati-guerrieri è quello di polizia marittima specie contro la pirateria dei saraceni che causa incursioni sulle coste del Mediterraneo. I predatori rapiscono gli abitanti e li portano schiavi nel nord Africa, i cavalieri si impegnano a liberarli pagando dei riscatti o scambiando i prigionieri cristiani con  prigionieri musulmani.

I cavalieri potevano contare su 530 possedimenti terrieri in tutta Europa, che finanziavano le loro attività e sostenevano la flotta armata. Ad amministrare i vari possedimenti chiamati commende, venivano mandati i cavalieri non più abili alle armi, ed erano suddivisi per lingue: italiani, francesi, tedeschi spagnoli ecc. ognuno di questi con un proprio autogoverno.

Le navi di questo ordine danno molto fastidio alla potenza dell’impero Turco Ottomano e per tre volte (1480, 1522 e 1565) il sultano ne tenta la distruzione, ma i guerrieri cristiani vincono sempre, pur dovendo abbandonare l’isola di Rodi e trasferirsi in quella di Malta. Da qui il loro nome di cavalieri di Malta. In questa terra sono notevoli e ben conservate le fortificazioni, le chiese, i palazzi costruiti da essi nei secoli XVI, XVII, XVIII.

Nel 1607 pur non essendo nobile viene fatto cavaliere il pittore Caravaggio per la sua fama di artista, ma l’anno seguente verrà espulso dall’ordine perché rissoso ed indisciplinato. Nella cattedrale di La Valletta è esposto un suo famoso quadro, la decollazione di san Giovanni Battista, patrono dell’ordine.

L’ordine di Malta avrà il proprio stato in mezzo al mare fino al 1798. In quell’anno Napoleone invade l’isola e scaccia i cavalieri. Malta passerà sotto l’Inghilterra e non verrà più restituita. Da allora in poi l’ordine risiede a Roma. La sua direzione si trova in via dei Condotti 68. Questo palazzo è come un piccolo Vaticano, infatti il Sovrano Militare Ordine di Malta non ha perduto il proprio diritto ad essere una repubblica religiosa, soggetta soltanto al Papa, e come stato ha il potere di nominare ambasciatori (ne ha un centinaio in varie nazioni), di coniare monete e stampare francobolli.

Terminato il suo compito bellico marittimo, le risorse dell’ordine di Malta, pur ridotte con la perdita delle commende due secoli fa’, sono oggi impegnate nell’organizzazione di ospedali, ambulanze, aiuti alle popolazioni in caso di calamità o guerre. Il personale medico e paramedico dell’ordine ha assicurato l’assistenza ai pellegrini durante il giubileo.

In quella piccola ma efficiente repubblica marinara mediterranea il Doge era eletto a vita tra i nobili cavalieri, ma il suo titolo era Gran Maestro. Dopo il 1798 non ha più potuto comandare su un territorio, ma la sua dignità di capo di stato è rimasta come carica civile, e la carica religiosa corrisponde a quella di cardinale.

Chi era Matthew Festing

Franco Ressa e il gran maestro Festing a Rapallo nel 2008.

Il Gran Maestro in carica dal 2008 al 2017 era il 79esimo dal tempo delle crociate, si chiamava Matthew Festing, inglese, nato nel 1949, figlio del feldmaresciallo dell’armata britannica Francis Festing. La sua famiglia fu sempre cattolica e conta anche un martire, Adrian Fortescue, giustiziato dal re Enrico VIII nel 1539 perché rifiutò di diventare protestante.

Matthew nasce nel 1949, trascorre la propria giovinezza tra Malta e Singapore, studia in Inghilterra in una scuola benedettina dello Yorkshire e al St. John College di Cambridge. Laureato in storia presta il servizio militare nei granatieri e diventa colonnello. Entra nell’ordine di Malta nel 1977, fa carriera come Gran Priore direttore dei cavalieri inglesi, organizza missioni umanitarie durante le guerre in Bosnia, Serbia, Croazia, Kossovo.

L’11 marzo 2008 venne eletto Gran Maestro. Nell’agosto di quell’anno è a Rapallo in Liguria dove prende possesso della villa magistrale appartenente al suo ordine, che sorge sul promontorio di San Michele di Pagana. Lì ebbi occasione di incontrarlo e presentarmi come storico dei cavalieri di Malta, avendo discusso la mia prima tesi di laurea proprio su questo tema. Trovai una persona aperta, cordiale, colta ed esperta anche nel campo artistico, infatti il proprio fratello maggiore, Andrew Festing, è un famoso pittore ritrattista che ha eseguito quadri per la famiglia reale di Gran Bretagna. I fratelli Festing erano critici d’arte e consulenti per la famosa galleria e casa d’aste Sotheby’s di Londra. Matthew manifestò il suo interessamento ai miei studi sul suo ordine, con una lettera indirizzata a me.

La lettera di Festing a Franco Ressa

Cacciato ed esiliato

Nel dicembre del 2016, Festing destituì il cancelliere del suo ordine, il tedesco Von Boeslager, per aver distribuito nel terzo mondo quantità di preservativi, vietati dalla Chiesa Cattolica, ma Papa Francesco ribaltò la situazione, e come suo superiore chiese le dimissioni a Festing. Per ubbidienza al Pontefice vennero da lui date il 24 gennaio 2017.

Matthew Festing come Gran Maestro aveva fatto solo il suo dovere nell’etica cattolica. Perché allora questo? Secondo Wikileaks il Gran Maestro Festing sarebbe stato il capro espiatorio del contrasto tra il cardinale americano Burke, conservatore ed aspro critico delle novità bergogliane, e il Papa Francesco stesso. Quest’ultimo in effetti aveva sollevato Burke dal patronato sull’ordine di Malta, sostituendolo con il cardinale Becciu, prelato le cui azioni negative sono note, specialmente contro il suo avversario il cardinale australiano Pell. In un primo momento costui non voleva che Festing mettesse più piede a Roma nella sede di via dei Condotti, specie durante l’elezione di un suo successore, Ma Becciu ignorava che con l’assenza del capo dimissionario dell’ordine la votazione dei facenti parte del consiglio sarebbe stata nulla. Perciò Festing fu presente.

Nella storia c’è un solo precedente di intervento papale censorio verso un ordine religioso-cavalleresco. Nel 1308 Papa Clemente V, indotto dal re di Francia Filippo il Bello, destituì e poi fece bruciare sul rogo il Gran Maestro e i dignitari dei cavalieri Templari. Dante Alighieri giustamente biasimò la cosa nella Divina Commedia.

Dopo le dimissioni Festing si ritirò nelle sue case di campagna nel Northumberland in Inghilterra, ma l’umiliazione patita causò in lui la depressione ed il declino della propria salute. Sentendosi alla fine, ridotto a muoversi in carrozzina, l’ex gran maestro si recò nell’isola di Malta per morirvi. Così nel novembre 2021 la cattedrale di La Valletta capitale di Malta, dopo 224 anni ha visto i funerali di un gran maestro di san Giovanni, con grande partecipazione di cavalieri in divisa dell’ordine. Questo ha dato l’occasione che la sua sepoltura venisse situata nella cripta della cattedrale stessa, dove giacciono gli antichi gran maestri e dignitari vissuti tra il 1522 e la fine del secolo XVIII. I loro stemmi sono raffigurati sul pavimento del duomo, realizzati con artistiche tarsie marmoree.

Con la riforma degli statuti dell’ordine di Malta, voluta da Papa Francesco, il Gran Maestro non è più in carica a vita, ma per un periodo di dieci anni. Attualmente ricopre la carica John T. Dunlap, avvocato canadese nato nel 1957, entrato nell’ordine nel 1996, eletto al gran magistero il 3 maggio 2023.