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16 febbraio 2017

Se Famiglia Cristiana aprisse gli occhi


di Francesco Filipazzi

Chi segue il sito di Famiglia Cristiana, probabilmente conosce la rubrica delle lettere, nella quale i lettori pongono domande abbastanza assurde, ricevendo alle volte delle risposte ancora più assurde. Recentemente, ad esempio, un lettore vittima dell'ignoranza religiosa imposta dal clero sbragato e mollaccione, ha posto il seguente quesito: «Ho avuto fra le mani un foglio dove un bambino davanti al Santissimo esposto chiede alla mamma: “Perché stiamo a guardare un pezzo di pane chiuso in una teca d’oro?”. Risposta: “Non hai tutti i torti; Gesù ha detto: Prendete e mangiate. Non guardate”. Non sono per niente d’accordo».

Posto che ci chiediamo dove il lettore abbia trovate tale porcheria, speriamo non in una qualche chiesa dove il prete dovrebbe posare il fiasco, procediamo ad una analisi. La risposta sarebbe abbastanza da manuale: l'Eucarestia è il sacrificio di Cristo sulla Croce, è la sua sofferenza che si ripete quotidianamente, è la sua estrema volontà di salvarci. L'Eucarestia è il VERO CORPO E IL VERO SANGUE di Cristo e di fronte ad esso non si può fare altro che prostrarsi, senza pensare di essere degni di assumerlo, se non prima di averlo adorato e glorificato adeguatamente.

Il teologo inizialmente, va detto, dà una risposta valida, anche se non pone molto l'accento sull'aspetto sacrificale, ma alla fine si perde in una divagazione che ha davvero del ridicolo: "Se prima della riforma conciliare l’adorazione aveva preso talora il sopravvento sulla Messa (anche per il fatto che il sacerdote celebrava da solo e in latino all’altare), non è oggi il caso di arroccarsi sul versante opposto con modalità anche di pessimo gusto, come riportato". Prego? Dunque, secondo questo signore, quando si prendeva la comunione in ginocchio alla fine della Messa, l'adorazione stava prendendo il sopravvento? Oggi invece che domina l'usanza orrida della comunione in mano assunta come un crostino va tutto bene? Dunque il prete quando celebra secondo il messale di Giovanni XXIII è da solo e non alla presenza di Dio, in prima fila alla guida del suo popolo? Dunque di fronte allo sfascio liturgico di oggi, siamo ancora qui a cercare di dipingere l'oscuro preconcilio contrapposto al radioso postconcilio?

E' chiaro che qualcuno a Famiglia Cristiana dovrebbe darsi una svegliata, abbandonando un armamentario ideologico vecchio di quarant'anni e ormai notoriamente dannoso, per farsi un giro a una cara vecchia Messa in Latino, dimenticandosi per almeno un'ora delle continue assurdità perpetrate dal clero moderno anche durante la consacrazione. Certo, in un periodo in cui si paventa addirittura l'abolizione della Messa senza colpo ferire, aspettarsi un po' di preparazione è forse troppo.

 

20 settembre 2015

Quei simpaticoni di Famiglia Cristiana e un'inedita Laura Boldrini


Di Francesco Filipazzi

Sfogliando stancamente le rassegne stampa, ogni tanto l'occhio coglie qualche titolo particolare che induce a soffermarsi nella lettura. Qualche giorno fa più di qualcuno probabilmente è trasalito nel leggere un richiamo a un'intervista a Laura Boldrini, "L'amore di due padri oltre ogni muro e confine". Ciò che fa trasalire non è che la nostra presidenta della Camera parli di certi argomenti, lo fa piuttosto spesso, ma che quel titolo fosse di un articolo di Famiglia Cristiana. 
"Ecco - è stato il pensiero - FC ne ha fatta un'altra delle sue". Aprendo il pezzo però la sorpresa è stata ancora più grande, in quanto non è la solita tirata della presidenta su coppie gay e adozioni, ma una presentazione del suo ultimo libro, "Solo le montagne non si incontrano mai", con spiegazione di alcuni dettagli sulla sua storia personale. 
Veniamo a sapere che ha perso i genitori e una sorella in tempi ravvicinati e ha un fratello disabile. Insomma dietro alla "paladina dei diritti", c'è una persona che ha avuto la sua dose di problemi e sofferenze e anche per questo va rispettata, nonostante lei e l'amico Ivan vogliano fare finire in prigione chi non la pensa come loro. Però si sa, noialtri si è persone di spirito, non ci offendiamo e perdoniamo. 
Proseguendo veniamo a conoscenza della vera natura del titolo. La signora Laura quando lavorava all'Onu ha accompagnato una ragazzina adottata a conoscere il padre. I due padri del titolo sono quindi il padre adottivo e quello genetico. 
Che simpaticoni, questi di Famiglia Cristiana, che fanno titoli ad effetto per vendere copie. Peraltro nella parte finale del pezzo, la presidenta compie un'apologia della famiglia tradizionale, mettendo in risalto il ruolo complementare avuto da suo padre e da sua madre, sposati per 50 anni e morti praticamente insieme. Spiega il valore importantissimo della paternità e la bellezza di ritrovare un padre lontano dopo tanti anni. 
Resta da capire se la Laura pubblica, quella che parla di matrimoni gay e strizza l'occhio agli uteri in affito, sia conciliabile con questa Laura privata, che ci piace molto di più.
 

08 gennaio 2013

Mamma li tradizionalisti!


di Satiricus
Siamo entrati in una nuova stagione di fervore tradizionalista: crollati un buon numero di taboo sessantottini, attenuato il furore del rinnovamento-a-tutti-i-costi e soprattutto sconfitta la censura illiberale dei progressisti (merito di internet e non di una ritrovata coerenza a sinistra) ecco che il web e il sociale pullulano nuovamente di voci cattoliche reazionarie. Finalmente un confronto alla pari è possibile. Io, svezzato nell’alternativa creative tra il martinismo (quello ambrosiano novecentesco, non quello esoterico ottocentesco) e il fratelenzismo (quello di Bose – che in tedesco significa “arrabbiato, cattivo, malizioso etc.”), non posso che rallegrarmene. Ovviamente la circolazione di idee implica la possibilità del contraddittorio. Ben venga, purché onesto.
 

18 dicembre 2012

Se i massoni scrivono per la San Paolo

 
di Satiricus

Con questo pezzo inizia la sua collaborazione con noi Samuele Becci, classe 81, in arte Satiricus. Fu pugliese in una precedente vita, ora è Grigione per lavoro e per onore. Nonostante amasse molto la musica – o almeno i mottetti di Josquin Desprez e le Vexations di Satie – fino ad oggi ha perso tempo con altro: un po’ di lettere (soprattutto antiumanistiche), un po’ di filosofia (soprattutto anticattolica), un po’ di teologia (soprattutto antiteista). Siccome a tutto c’è rimedio, fuorché all’eterno, crede di poter tirare avanti bene lo stesso. È qui su invito e perché preferisce scrivere per Campari, anche se è rosso, che bersi le rubiconde boiate d’altri. Si scusa con tutti quelli che offenderà, tranne con chi non capisce l’italiano, il genere letterario, la militanza, il valgerolese stretto, Pierangelosequeri e l’ironia. Si consola: per quanto brutto possa essere un suo pezzo, non sarà mai vessante come quelli di Satie. Chiave di lettura e proclama d’autore: «La commedia non mi è piaciuta, però l'ho vista in condizioni sfavorevoli: il sipario era alzato».