Che i media stiano giocando con Papa Francesco una
partita sporca, lo si era capito da un pezzo. La strategia mediatica consiste
essenzialmente in due punti: 1. Osannarlo ad oltranza enfatizzando piccoli
gesti quando non proprio scemenze, 2. Tacere sistematicamente su tutto quello
che dice, alimentando la leggenda del “Papa che cambierà la Chiesa”. Bene, ieri per esempio, nel corso dell’ Udienza Speciale con le scuole della Rete dei
Gesuiti d’Italia, ha detto diverse cose assai interessanti, ma di cui
ovviamente non si trova già più traccia nei fragorosi titoli dei Tg.
Per esempio, a chi gli ha chiesto il motivo della sua decisione a non vivere nel Palazzo Apostolico, ha detto chiaramente: «Non è solo una questione di ricchezza è un problema di personalità: io ho necessità di vivere tra la gente. Se io vivessi solo, forse un po' isolato, non mi farebbe bene. Questa domanda me l'ha fatta un professore: perché non va ad abitare là, e io ho risposto: senta professore, per motivi psichiatrici! È la mia personalità. L'appartamento non è tanto lussuoso, tranquilla, ma non posso vivere da solo». In pochissime battute, il Papa ha demolito tutte le chiacchiere pauperiste sul suo conto, dando una spiegazione così banale, ma così banale a certe sue scelte, da risultare perfino imbarazzante (certo non per noi, quanto per i suoi strumentalizzatori di professione) ed ha pure fatto capire di non avere rinunciato poi a chissà quale lusso, rispetto ai suoi predecessori.
Per esempio, a chi gli ha chiesto il motivo della sua decisione a non vivere nel Palazzo Apostolico, ha detto chiaramente: «Non è solo una questione di ricchezza è un problema di personalità: io ho necessità di vivere tra la gente. Se io vivessi solo, forse un po' isolato, non mi farebbe bene. Questa domanda me l'ha fatta un professore: perché non va ad abitare là, e io ho risposto: senta professore, per motivi psichiatrici! È la mia personalità. L'appartamento non è tanto lussuoso, tranquilla, ma non posso vivere da solo». In pochissime battute, il Papa ha demolito tutte le chiacchiere pauperiste sul suo conto, dando una spiegazione così banale, ma così banale a certe sue scelte, da risultare perfino imbarazzante (certo non per noi, quanto per i suoi strumentalizzatori di professione) ed ha pure fatto capire di non avere rinunciato poi a chissà quale lusso, rispetto ai suoi predecessori.
Ma, fra le tante cose dette oggi, una soprattutto ci
sembra degna della massima attenzione: "Coinvolgersi nella politica è un
obbligo per un cristiano. Noi cristiani - ha detto Francesco - non possiamo
giocare da Pilato, lavarci le mani. Dobbiamo immischiarci nella politica,
perché la politica è una delle forme più alta della carità perché cerca il bene
comune. I laici cristiani devono lavorare in politica. Lei mi dirà: non è
facile. Ma non lo è neanche diventare prete! La politica è troppo sporcata ma è
sporcata perché i cristiani non si sono mischiati con lo spirito evangelico.
Facile dire colpa di quello, ma io cosa faccio? Lavorare per il bene comune è
dovere di cristiano". Ecco, appunto.
Un altro fra i tanti aspetti della leggenda del “Papa
che cambierà la Chiesa”, su cui si sta insistendo fino alla nausea, è quello
per cui con Papa Francesco sarebbero “finalmente” terminate le “ingerenze della
Chiesa nella politica degli Stati”, espressione della neo-lingua orwelliana
che, decrittata, suona “esercizio dei propri diritti e delle proprie libertà
dei cittadini di religione cattolica al pari di tutti gli altri”. La plateale benedizione,
con tanto di corsa incontro ai manifestanti a bordo della “papa mobile”, alla
III Marcia per la Vita tenutasi a Roma il 12 maggio, sarebbe dovuta bastare a
sfatare la leggenda, ma i luciferi(a)ni mezzi di comunicazione avevano
provveduto a depotenziare il fatto plateale. Oggi il Papa sprona i cattolici
ad occuparsi della cosa pubblica, e lo fa spazzando via lo spirito di farisaico
moralismo e di comoda antipolitica che spesso si impadronisce anche di molti
fedeli, ammonendo che la politica si è “sporcata” anche proprio per l’inerzia
di molti battezzati e per la carenza di autentico spirito evangelico da parte
dei “cattolici in politica”. Insomma, i cattolici in politica ci devono stare,
e ci devono stare per testimoniare il Vangelo. Il resto son chiacchiere.
E poi eccolo parlare di libertà: “Anzitutto: siate
persone libere! Che cosa voglio dire? Forse si pensa che libertà sia fare tutto
ciò che si vuole; oppure avventurarsi in esperienze-limite per provare
l’ebbrezza e vincere la noia. Questa non è libertà. Libertà vuol dire saper
riflettere su quello che facciamo, saper valutare ciò che è bene e ciò che è
male, quelli che sono i comportamenti che fanno crescere, vuol dire scegliere
sempre il bene. Noi siamo liberi per il bene. E in questo non abbiate paura di
andare controcorrente, anche se non è facile! Essere liberi per scegliere
sempre il bene è impegnativo, ma vi renderà persone che hanno la spina dorsale,
che sanno affrontare la vita, persone con coraggio e pazienza (parresia e ypomoné).” Insomma, le
scelte non sono tutte uguali ed intercambiabili: esiste il bene ed esiste il
male, e la libertà è autenticamente tale solo se la si usa per scegliere il
bene. Altrimenti, si è persone senza spina dorsale.
Sono solo alcuni estratti delle parole odierne del
Papa. Ma se due più due fa quattro, qui non è cambiato proprio nulla. Grazie a
Dio.
Pubblicato il 08 giugno 2013

Bah: se questo Papa si dichiarasse Pontefice, e non semplice Vescovo di Roma, si inginocchiasse al Santo Sacrificio, si comportasse da Pontefice, parlasse da Pontefice e non da prete progressista di periferia, e magari si vestisse da Pontefice (perché la forma è garanzia e segno della sostanza), magari sarebbe meglio. Non chiedo la sacralità di un Pio XII, ma almeno potrebbe prendere ad esempio il suo predecessore, che non era il massimo in quanto a Liturgia (mai una messa con il Rito Tradizionale) ma almeno, poverino, si sforzava...
RispondiEliminaSi è definito Papa più volte e si veste da Papa. So what?
EliminaLeggetevi qualche libro di Mauro Viglino ex traduttore della Bibbia per il vaticano .. e vi accorgerete che state parlando di una truffa di 2.000 anni .. altro che liturgia .. e papi .. e cattedrali .. controllo di popoli da parte di pochi criminali .. e fatevi spiegare cosa contiene il crocifisso di ferro del papa ..
EliminaDan Brown's ghost-writer, I presume?
EliminaOrazio Pecci
ommamma l'ignoranza che avanza!! ma ancora non vi hanno messo allo zoo?
Eliminano, dice che se ci mettono nelle gabbie vicine allo vostre poi ci bisticciamo
EliminaLa forma è segno e garanzia della sostanza. Beh, si, ma non esageriamo. San Pietro e almeno il primo centinaio dei suoi successori non indossavano la tiara e il fanone, e allora che dobbiamo dire, che solo per questo motivo avevano una dignità inferiore a quella di un Pio XII?
RispondiEliminaVa bene l'amore per le forme, ma è la forma che dipende dalla sostanza, non il contrario. E questo Papa la sostanza ce l'ha.