Con questo contributo inizia la
collaborazione con noi Riccardo Zenobi. Nato
a Jesi nel 1986, dopo il diploma di maturità scientifica decide di coltivare la
sua passione per la fisica a Camerino, ma dopo tre anni passati a speculare
sull’essenza del protone, si converte alla metafisica. Attualmente studia
filosofia a Macerata, dove si fa notare per il suo inflessibile tomismo. Non ha
nulla contro il matrimonio e gli omosessuali, purché le due cose non si
presentino insieme.
Come diceva Godel, siamo ben lontani dal confermare scientificamente il quadro teologico, sebbene non ci sia un solo dato scientifico che sia in contrasto con il quadro teologico stesso. La conferma potrebbe venire dall'analogia, utilizzata in alcuni sistemi filosofici per accostare tra loro enti che hanno qualcosa di simile che li accomuna, così che non si tratti della stessa cosa, presa in esame sotto diversi aspetti. Cosa c’entra l’analogia con la scienza, la quale è basata su
una definizione univoca dei suoi oggetti?
C’entra perché da più parti si notano i limiti dell’univocità presente nella fisica, nell'informatica, nella matematica, nella logica; possiamo dire che da più parti, e
indipendentemente l’una dall'altra, si è giunti verso alcune novità che mettono
in crisi tale aspetto, oltre al conseguente riduzionismo[1].
Prendiamo un solo esempio, dall’ambito logico-matematico: la teoria degli insiemi. Il famoso paradosso di Russell può essere evitato ricorrendo ad un concetto analogico di insieme, introducendo insiemi di livelli differenti: al primo livello insiemi costituiti da elementi semplici, cioè che non sono a loro volta degli insiemi; al secondo livello insiemi costituiti da elementi del primo livello, eccetera.
Prendiamo un solo esempio, dall’ambito logico-matematico: la teoria degli insiemi. Il famoso paradosso di Russell può essere evitato ricorrendo ad un concetto analogico di insieme, introducendo insiemi di livelli differenti: al primo livello insiemi costituiti da elementi semplici, cioè che non sono a loro volta degli insiemi; al secondo livello insiemi costituiti da elementi del primo livello, eccetera.
Sempre restando alla matematica,
recentemente si è iniziato a elaborare le cosiddette teorie ampie, riguardanti i fondamenti della matematica, nelle
quali vengono considerati elementi qualitativamente
differenti tra loro. Tali teorie sono non riduzioniste, ossia considerano vari
oggetti “ugualmente primitivi” senza ridurli ad un’unica specie fondamentale, e
hanno un alto grado di autoriferimento, ossia molte relazioni, operazioni e
proprietà della teoria sono a loro volta oggetti della teoria stessa, limitate
solo dall’insorgere di antinomie. Si tratta di “teorie aperte”, che possono
essere ampliate in molte direzioni e sulle quali si possono innestare i vari
rami della matematica e di altri campi del sapere umano[2].
In termini non noiosi: non si riducono tutti gli oggetti a cose più semplici di
loro (non riduzionismo), inoltre la teoria ha la capacità di spiegare alcune
parti di essa al suo interno senza dover ricorrere a teorie più generali o
differenti, superando così il limite imposto dai teoremi di Godel.
Il non riduzionismo in matematica può
essere introdotto anche nelle scienze naturali, poiché da più parti si sta
giungendo alla consapevolezza che la biologia non può essere ridotta alla
chimica, questa alla fisica eccetera. Verrebbe meno uno dei cardini ideologici
dello scientismo e del materialismo. Si introdurrebbe così un cambio di
paradigma notevole in ambito scientifico, e ignorare questa possibilità
andrebbe a totale discapito della curiosità e della ricerca che è alla base
della scienza stessa.
Ma l’analogia può essere utilizzata
anche in un altro ambito, più ambizioso, che riguarda l’organizzazione delle
varie scienze, della filosofia e della teologia. Attualmente filosofi e
scienziati non si apprezzano tra di loro, i primi rinfacciando che la scienza
non dà valore generale e incontrovertibile alla conoscenza generata (in
sostanza, può dire il vero ma non sa dimostrare di dire il vero); i secondi
rinfacciando l’astrattezza quando non l’inutilità della filosofia. Ci sono le
premesse per superare tutto questo, organizzando la conoscenza in livelli
gerarchici differenti, che trattano così lo stesso oggetto (la realtà) sotto
punti di vista differenti, ma tenuti insieme dall’analogia, la quale farebbe
così da punto di giunzione tra le varie discipline. Sul sito del DISF (Documentazione Interdisciplinare di Scienza e Fede) si trovano molti spunti a riguardo, che sarebbe
interessante approfondire per intraprendere una strada che porterebbe ad una
sorta di unificazione della conoscenza, evitando così la regionalizzazione del
sapere e la chiusura di ogni disciplina in un compartimento stagno che non la
faccia comunicare con le altre parti dello scibile umano. Si è solo all’inizio
di questo percorso, che sembra piuttosto promettente e che, come mostrato, ha
molte applicazioni a tutti i livelli: non si hanno ancora risposte
conclusive a riguardo, ma la posta in palio val bene una ricerca.
[1] Ad es. G. Nicolis – I. Prigogine, La complessità. Esplorazioni nei nuovi campi della scienza, Torino, Einaudi, 1991; citato in AA.VV. Scienza, analogia e astrazione, il Poligrafo, 1999, pag. 18.
[1] Ad es. G. Nicolis – I. Prigogine, La complessità. Esplorazioni nei nuovi campi della scienza, Torino, Einaudi, 1991; citato in AA.VV. Scienza, analogia e astrazione, il Poligrafo, 1999, pag. 18.
[2] AA.VV. Calcolo dei
predicati e concetti metateorici in una teoria base dei fondamenti della
matematica, atti dell’accademia nazionale dei lincei, Rend. Mat., s. 9, vol vi
(1995), 79. Citato in Scienza, analogia e astrazione, pag. 43.

Ma non parli un po' troppo difficile, per uno come me, che non ha studiato piu' di tanto? Cordialita', ma scrivi piu' chiaro!
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