di Marco Sambruna
La separazione post conciliare fra seguaci dell'ermeneutica della continuità e seguaci dell'ermeneutica della discontinuità e dunque fra progressisti e conservatori è evidente nella polarizzazione fra due realtà odierne. Da una parte alcuni settori del mondo catto-progressista ligi alla narrazione secolare, per certi versi conformisti e qualunquisti e dall'altra parte la chiesa popolare quanto al seguito e impopolare quanto ai temi trattati rappresentata da molte realtà sul web e da un'emittente ormai di dimensioni planetarie come Radio Maria.
L'emittente diretta da padre Livio Fanzaga ha successo perché è una delle pochissime voci che valorizza ancora i quattro aspetti che hanno sempre distinto la chiesa da altre realtà impegnate nel sociale: la trascendenza, l’unicità della relazione fra uomo e Dio, il conflitto delle idee, il rifiuto di omogeneizzare la fede. In assenza di questi quattro aspetti che rappresentano la quintessenza e l’originalità della fede cattolica, il cristianesimo perde ogni fascino e capacità d’attrazione perché non ha più nulla di diverso da dire rispetto a qualsiasi altra realtà filantropica.
In primo luogo Radio Maria ha un focus particolare sulla trascendenza, l’escatologia e altre dottrine demodé come l'immortalità dell'anima, la resurrezione della carne, il premio o il castigo eterno, cioè su quell’insieme di temi considerati non più comprensibili all’uomo contemporaneo a giudizio di altre entità cattoliche mediaticamente incensate. Giudizio che peraltro confligge clamorosamente col fatto che questo immaginoso “uomo contemporaneo” palesa una decisa renitenza a seguire i nuovi percorsi indicati dalla chiesa ong come dimostra la defezione al culto e l’accostamento a realtà politiche extra clericali più aderenti a una visione tradizionale.
In secondo luogo l’emittente mariana insiste sulla dimensione individuale della relazione fra l'uomo e Dio che è e deve essere per sua natura una relazione di tipo intimo, personale e mistica cioè vissuta ed esperita in modo assolutamente originale e singolare. La chiesa ong insiste invece nel divulgare una relazione Dio - uomo di tipo collettivo che quasi sempre finisce con l'appiattire l'esperienza religiosa sulla produzione nel sociale o sul mero rispetto delle leggi civili.
Terzo pregio di Radio Maria: l'emittente ha salvaguardato se stessa dal confondere la Verità da sempre proclamata dalla Chiesa con la pace o meglio con la pacificazione universale laddove lo stesso Cristo disse di essere venuto non ad unire, ma a dividere. La radio non ha paura di apparire in controtendenza nel sottolineare l’alterità della Verità di sempre rispetto alle idee dominanti di matrice laicista e soprattutto non è agita dal mito mondialista dell’unità come priorità assoluta anche a costo del compromesso auto demolitivo. Direi anzi che il palinsesto della radio non rifugge dalla contesa dialettica, dal conflitto delle idee, dalla polemica, dall'apologetica e perfino dall'invettiva dantesca. Radio Maria secondo me ha questo enorme merito: continua la battaglia contro quelle idee che dalla Rivoluzione Francese in poi hanno rappresentato non solo posizioni anticlericali, ma perfino anticristiche.
Infine, quarto tratto distintivo, Radio Maria evita il conformismo linguistico che al di la dei contenuti caratterizza certi documenti conciliari e post conciliari, certe encicliche papali, certe proposizioni della CEI, certa editoria cattolica.
Molti di questi testi hanno infatti lo stesso tono medio: un irritante ingenuo ottimismo che vorrebbe ricomporre qualsiasi divisione in nome di un malinteso senso della fratellanza da raggiungere come scopo supremo anche ricorrendo all’autodenigrazione masochistica. Una messe di dichiarazioni e panegirici dal linguaggio arido e noioso, debole e inconsistente, standardizzato su un registro piagnucoloso, voglioso di piacere, de-virilizzato e mai incisivo; un accalcarsi di proposizioni inconcludenti e vaghe, attente a non scontentare nessuno, ligie alla narrazione dominante, dove nulla che ripugna ai mass media è nominato: lo stesso nome di Cristo non appare quasi mai, ogni orizzonte trascendente è accuratamente emarginato e se anche appare è diluito, confuso e caotizzato in una serie di digressioni, specificazioni, approssimazioni, attualizzazioni socializzanti che lasciano un sapore di cenere in bocca.
In definitiva di Radio Maria si potrà dire qualsiasi cosa, ma non che abbia la pessima abitudine di voler andare d'accordo con tutti o che non sollevi interrogativi sullo stato presente della cristianità.
Vi trasmetto una mia sensazione: ascoltandola si ha spesso l’impressione di udire parole autentiche e non accomodate, verità di fede proclamate a chiare lettere non diluite in interminabili analisi e specificazioni, limpide parole che ribadiscono la dottrina di sempre senza astrattezze o simbolismi al fine di disinnescarne la forza eversiva.
Raramente ho ascoltato a Radio Maria o letto nei libri di padre Livio parole che siano state omogeneizzate al fine di renderle facilmente digeribili senza troppe difficoltà da parte di chiunque. Viceversa ho ascoltato spesso parole necessariamente impervie: è ovvio infatti che dogmi di fede quali la risurrezione della carne o l'esistenza dei regni ultraterreni o sottolineare le criticità di certo ecumenismo non possono che urtare la narrazione corrente e forse anche alcuni ambiti del cattolicesimo contemporaneo.
Pubblicato il 22 ottobre 2018
La separazione post conciliare fra seguaci dell'ermeneutica della continuità e seguaci dell'ermeneutica della discontinuità e dunque fra progressisti e conservatori è evidente nella polarizzazione fra due realtà odierne. Da una parte alcuni settori del mondo catto-progressista ligi alla narrazione secolare, per certi versi conformisti e qualunquisti e dall'altra parte la chiesa popolare quanto al seguito e impopolare quanto ai temi trattati rappresentata da molte realtà sul web e da un'emittente ormai di dimensioni planetarie come Radio Maria.
L'emittente diretta da padre Livio Fanzaga ha successo perché è una delle pochissime voci che valorizza ancora i quattro aspetti che hanno sempre distinto la chiesa da altre realtà impegnate nel sociale: la trascendenza, l’unicità della relazione fra uomo e Dio, il conflitto delle idee, il rifiuto di omogeneizzare la fede. In assenza di questi quattro aspetti che rappresentano la quintessenza e l’originalità della fede cattolica, il cristianesimo perde ogni fascino e capacità d’attrazione perché non ha più nulla di diverso da dire rispetto a qualsiasi altra realtà filantropica.
In primo luogo Radio Maria ha un focus particolare sulla trascendenza, l’escatologia e altre dottrine demodé come l'immortalità dell'anima, la resurrezione della carne, il premio o il castigo eterno, cioè su quell’insieme di temi considerati non più comprensibili all’uomo contemporaneo a giudizio di altre entità cattoliche mediaticamente incensate. Giudizio che peraltro confligge clamorosamente col fatto che questo immaginoso “uomo contemporaneo” palesa una decisa renitenza a seguire i nuovi percorsi indicati dalla chiesa ong come dimostra la defezione al culto e l’accostamento a realtà politiche extra clericali più aderenti a una visione tradizionale.
In secondo luogo l’emittente mariana insiste sulla dimensione individuale della relazione fra l'uomo e Dio che è e deve essere per sua natura una relazione di tipo intimo, personale e mistica cioè vissuta ed esperita in modo assolutamente originale e singolare. La chiesa ong insiste invece nel divulgare una relazione Dio - uomo di tipo collettivo che quasi sempre finisce con l'appiattire l'esperienza religiosa sulla produzione nel sociale o sul mero rispetto delle leggi civili.
Terzo pregio di Radio Maria: l'emittente ha salvaguardato se stessa dal confondere la Verità da sempre proclamata dalla Chiesa con la pace o meglio con la pacificazione universale laddove lo stesso Cristo disse di essere venuto non ad unire, ma a dividere. La radio non ha paura di apparire in controtendenza nel sottolineare l’alterità della Verità di sempre rispetto alle idee dominanti di matrice laicista e soprattutto non è agita dal mito mondialista dell’unità come priorità assoluta anche a costo del compromesso auto demolitivo. Direi anzi che il palinsesto della radio non rifugge dalla contesa dialettica, dal conflitto delle idee, dalla polemica, dall'apologetica e perfino dall'invettiva dantesca. Radio Maria secondo me ha questo enorme merito: continua la battaglia contro quelle idee che dalla Rivoluzione Francese in poi hanno rappresentato non solo posizioni anticlericali, ma perfino anticristiche.
Infine, quarto tratto distintivo, Radio Maria evita il conformismo linguistico che al di la dei contenuti caratterizza certi documenti conciliari e post conciliari, certe encicliche papali, certe proposizioni della CEI, certa editoria cattolica.
Molti di questi testi hanno infatti lo stesso tono medio: un irritante ingenuo ottimismo che vorrebbe ricomporre qualsiasi divisione in nome di un malinteso senso della fratellanza da raggiungere come scopo supremo anche ricorrendo all’autodenigrazione masochistica. Una messe di dichiarazioni e panegirici dal linguaggio arido e noioso, debole e inconsistente, standardizzato su un registro piagnucoloso, voglioso di piacere, de-virilizzato e mai incisivo; un accalcarsi di proposizioni inconcludenti e vaghe, attente a non scontentare nessuno, ligie alla narrazione dominante, dove nulla che ripugna ai mass media è nominato: lo stesso nome di Cristo non appare quasi mai, ogni orizzonte trascendente è accuratamente emarginato e se anche appare è diluito, confuso e caotizzato in una serie di digressioni, specificazioni, approssimazioni, attualizzazioni socializzanti che lasciano un sapore di cenere in bocca.
In definitiva di Radio Maria si potrà dire qualsiasi cosa, ma non che abbia la pessima abitudine di voler andare d'accordo con tutti o che non sollevi interrogativi sullo stato presente della cristianità.
Vi trasmetto una mia sensazione: ascoltandola si ha spesso l’impressione di udire parole autentiche e non accomodate, verità di fede proclamate a chiare lettere non diluite in interminabili analisi e specificazioni, limpide parole che ribadiscono la dottrina di sempre senza astrattezze o simbolismi al fine di disinnescarne la forza eversiva.
Raramente ho ascoltato a Radio Maria o letto nei libri di padre Livio parole che siano state omogeneizzate al fine di renderle facilmente digeribili senza troppe difficoltà da parte di chiunque. Viceversa ho ascoltato spesso parole necessariamente impervie: è ovvio infatti che dogmi di fede quali la risurrezione della carne o l'esistenza dei regni ultraterreni o sottolineare le criticità di certo ecumenismo non possono che urtare la narrazione corrente e forse anche alcuni ambiti del cattolicesimo contemporaneo.