di Andrea Virga
Lo
scorso 4 novembre, trovandomi in centro a Lucca con molto tempo libero, ho
deciso di partecipare alle celebrazioni cittadine relative alla Festa Nazionale
delle Forze Armate, in memoria della Vittoria finale ottenuta dalle nostre
forze contro l’Austria-Ungheria nel 1918.
In
generale, sono stato sorpreso molto positivamente. La chiesetta di Santa Maria
della Rosa, la stessa frequentata da Santa Gemma Galgani, di per sé molto
pregevole dal punto di vista artistico, era gremita di gente per la Santa
Messa. Non mancavano, allineati lungo le pareti, le varie rappresentanze
d’arma: alpini, paracadutisti, bersaglieri, reduci, mutilati e invalidi di
guerra, volontari della libertà, carabinieri, poliziotti, ecc. Tutti erano in
alta uniforme, coi labari e i gonfaloni, recanti le medaglie al valore. Insieme
a loro, svettavano i gonfaloni dei comuni di Lucca e della provincia, e in
prima fila stava il Sindaco con la fascia tricolore. I banchi erano poi
riempiti da intere scolaresche delle elementari e delle medie, accompagnate
dalle maestrine, che hanno seguito la funzione senza creare confusione.
Il
sacerdote ha celebrato coram Deo la
Messa in forma ordinaria, accompagnata dall’organo e dai canti dei fedeli.
Nell’omelia si è dilungato senza tuttavia riuscire noioso, riuscendo ad
attirare anche l’attenzione dei bimbi presenti sull’importanza non solo della
difesa della Patria come virtù civile e religiosa, ma anche della buona
battaglia contro il peccato, riallacciandosi al noto brano paolino
sull’armatura della fede. Grande emozione alla Consacrazione, quando i vessilli
sono stati elevati in onore del Santissimo Sacramento.
Solo
dopo la cerimonia religiosa, si è proceduto alla cerimonia civile, sulla piazza
antistante il vicino municipio, ossia dinanzi a Santa Maria Forisportam. Una
compagnia mista formata da una banda musicale e da squadre in rappresentanza
delle Forze Armate (Esercito, Marina, Aeronautica, Carabinieri) e dell’Ordine
(Polizia di Stato, Polizia provinciale e municipale, Vigili del Fuoco, Guardie
di Finanza, Guardie Forestali) era schierata sull’attenti. Al suono della
banda, sfilano le insegne delle associazioni d’arma, poi quelle della
Provincia, della Città e degli altri comuni della Lucchesia e della Garfagnana,
e infine, da solo, il comune martire di Sant’Anna di Stazzema. Poi sta alle
autorità civili e militari, rappresentate dal Prefetto e dal Comandante
provinciale dei Carabinieri, passare in rassegna la compagnia.
La
cerimonia procede con momenti di intima commozione, quando sulle note dell’Inno
Nazionale, si compie l’alzabandiera, e soprattutto quando i fanciulli delle
elementari, con le loro voci bianche, cantano la prima strofa della Canzone del
Piave. Persino i discorsi dei politicanti hanno sprazzi di patriottismo
autentico, quando il sindaco del PD parla di “Quarta Guerra d’Indipendenza” o
quando un anziano reduce nomina, a fianco dei caduti di Cefalonia, gli eroi di
El Alamein e reclama il rientro in Italia dei marò imprigionati in India. Si
riesce quasi a perdonare i discutibili accenni alla “dittatura nazifascista” o
alla “resistenza”, ma non il silenzio sull’occupazione militare statunitense o
sulle missioni di “pace” per conto NATO. Ahimé, non si può pretendere troppo da
uno Stato satellite.
Eppure,
celebrazioni come queste sono ormai una boccata d’aria per questo Paese nelle
cui tribune politiche si ciarla di reati d’omofobia e di negazionismo, di gender e di ius soli. Non mancano, purtroppo, i cialtroni come quel sindaco che
ha esposto la bandiera pacifista, offendendo così le autorità militari presenti
e le centinaia di migliaia di Caduti di cui si celebra il ricordo. Tuttavia, è
degno di nota che in questo Paese esistano ancora autorità che rendono omaggio
al sacrificio dei militari che hanno difeso la Patria e che educano la gioventù
a questi alti propositi.
Ancora
meglio è che queste celebrazioni continuino ad avvenire nel pieno rispetto
dell’importanza capitale che ha la religione cattolica per la storia, la
cultura e l’identità della nostra nazione. Come se questa fosse ancora la
religione ufficiale dello Stato, si prega ufficialmente Nostro Signore Gesù
Cristo perché protegga e assista il nostro popolo, i nostri militari, le nostre
autorità (e Dio sa se, soprattutto quest’ultime, ne hanno bisogno!). Gli
acattolici non sono costretti a prendervi parte, ma hanno la decenza di non
protestare in nome di una malintesa laicità.
Questa
situazione mi ricorda quando alle elementari eravamo condotti in chiesa per
l’inizio dell’anno scolastico o quando al Liceo si celebravano Messe d’istituto
per occasioni particolari come la fine dell’anno scolastico o la morte del
Papa. Si trattava di scuole pubbliche statali, beninteso, e ciò avveniva negli
anni ’90 e 2000. E i politici e i docenti di cui stiamo parlando sono moderati
di centrodestra o di centrosinistra, non certo feroci nazionalisti o cattolici
integralisti. Eppure questi omaggi a Dio e alla Patria sono ritenuti ancora
naturali e doverosi dalla maggioranza, e bisogna lottare perché non si ceda
ulteriore terreno, ma si rafforzi questo sentimento di amore verso quei beni
immortali che trascendono l’individuo.