Sei cattolico e fai parte di un partito identitario. Come coniughi questi due orientamenti, in un panorama politico che in Italia ha sempre visto i cattolici schierati da tutt'altra parte?
Ci tengo a precisare che non amo l’utilizzo della parola cattolico per identificare una categoria politica. Cattolico è colui che ha avuto un incontro personale con Cristo in virtù del quale ha iniziato un cammino di conversione vissuto nella comunità ecclesiale che dura tutta una vita. In virtù di quanto ricevuto sente la necessità di dare testimonianza della sua fede. In quest’ottica ogni cristiano può, se sente tale vocazione, impegnarsi coerentemente nella e per la polis. Molti abusano ed hanno abusato dell’aggettivo cattolico nel vestire una casacca partitica pensando che questo tornasse utile, ritengo questa strumentalizzazione non solo inutile ma dannosa.
La questione politica centrale è comprendere che ci troviamo ad un bivio decisivo, allo spartiacque della civiltà, da una parte c’è un modello di sviluppo che ha fallito, che ha messo al centro il denaro, il consumismo e l’edonismo, distruggendo l’antropologia di cui siamo portatori, questo ha prodotto e produce aberrazioni come l’eutanasia, l’utero in affitto, l’aborto, la distruzione della famiglia e conseguentemente la disgregazione sociale e la devastazione economica. Il capitalismo per come lo abbiamo conosciuto è fallito trasformando l’economia mondiale in un oligopolio planetario questo è sia causa che conseguenza della distruzione dell’umano e con esso del creato e dell’organizzazione sociale: se si nega la centralità dell’uomo nella sua naturale relazione con Dio si declina inesorabilmente verso la fine.
Le forze identitarie, popolari e conservatrici mi sembrano più avanti nella capacità di fotografare la deriva che ho descritto sopra e sono al lavoro per provare ad offrire un nuovo modello di sviluppo che rimetta al centro la persona. I nostri padri nel definire se stessi usarono il termine antropos che vuol dire “colui che ha lo sguardo rivolto al Cielo”, il mio impegno in politica è volto alla ricerca ed aggregazione di tutti coloro che condividono questa prospettiva, se sia una proposta cattolica lo lascio giudicare agli altri.
Molti che hanno costruito le loro carriere sul fatto di essere "politici cattolici", sugli argomenti chiave dell'impegno cattolico spesso hanno tradito ogni aspettativa. Fratelli d'Italia come si sta comportando?
Ho sentito molte chiacchiere e vedo tutti i giorni straparlare su questi temi, Fratelli d’Italia ha votato contro tutti i provvedimenti parlamentari volti a “negoziare” i principi non negoziabili ed è in prima linea contro il gender, la distruzione della famiglia e la violazione della dignità della vita umana dal concepimento al fine naturale.
Non potrebbe che essere così, se Fratelli d’Italia dovesse decidere di “tradire” queste posizioni tradirebbe la sua storia politica, ossia quella di una comunità politica che da sempre è schierata chiaramente ed inequivocabilmente su queste battaglie antropologiche. A quelli che hanno la memoria corta ricordo che le prime iniziative contro i PACS ed i DICO le facemmo noi con l’allora Azione Giovani addirittura prima del primo family day! Mi sento di aggiungere che se il mio partito cambiasse opinione su questi temi io non ne sarei più il responsabile del dipartimento vita e famiglia.
Come ti poni sullo Ius Soli? Cosa vorresti dire alla CEI?
La legge in discussione si poggia su argomentazioni discutibili ed estremamente faziose, credo sia l’ennesima operazione ideologica di questa legislatura voluta da chi non sa dare risposte concrete alla crisi ed al disagio che colpisce in primo luogo il ceto medio impoverito e preferisce trovare consenso introducendo leggi dal vago sapore ideologico ma dalla sostanziale estraneità alla realtà, al vissuto quotidiano degli italiani.
Se può avere un senso discutere della revisione di una legge, essendo mutate le condizioni, non ha senso farlo smantellando quello che funzionava per introdurre norme confuse ed incomprensibili. Si potevano ridurre i tempi per avanzare richiesta di cittadinanza, si poteva ridurre la farraginosa e copiosa macchina burocratica ma questo pasticcio si doveva evitare. Si è arrivati all’assurdo che un genitore chiede la cittadinanza per il figlio che però al diciottesimo anno di età e nei due anni successivi può rifiutarla smentendo quanto voluto in precedenza.
Tanto vale lasciare che si decida con la maggiore età! Contesto poi due affermazioni di fondo, la prima che la cittadinanza serva ad agevolare l’integrazione, è semmai vero il contrario, ossia che la cittadinanza dovrebbe attestare, nel limite del possibile, l’avvenuta integrazione. Il secondo assunto paradossale è che la cittadinanza serva per compensare il calo demografico. Affermazione falsa perché le statistiche ci dicono che in tendenza anche gli stranieri fanno meno figli quando si integrano nella nostra società.
Questo apre ulteriori considerazioni. Non sarebbe meglio promuovere culturalmente e con politiche attive il valore della vita, l’importanza della natalità, la necessità di fare figli? Non sarebbe meglio difendere e valorizzare la nostra cultura e la nostra civiltà, le nostre radici cristiane? A chi dalla Conferenza episcopale è intervenuto a gamba tesa pongo solo queste domande. Con un’ultima, amara considerazione, siamo certamente tutti uomini, quindi fallibili, mi preoccupo e assai però, quando, anche in ambito ecclesiale, vedo il sopravanzare di pericolose strutture di pensiero ideologiche.
Quali sono le proposte emerse dal convegno di Todi?
Da Todi credo possa venire un impulso forte al rilancio delle politiche familiari, un lavoro da poter svolgere con tutte le associazioni impegnate attivamente. L’idea di fondo è quella di mettere la famiglia al centro del sistema di welfare superando l’approccio classico che la vede come soggetto passivo.
Non è la Famiglia che ha bisogno dello Stato ma la comunità nazionale che ha bisogno della Famiglia quale comunità prima e fondativa della società. Abbiamo elaborato alcune proposte di partenza che si dipanano su tre filoni, fiscale, lavoro e sostegno alla maternità. Per le politiche fiscali vogliamo aprire un tavolo permanente con associazioni ed esperti per costruire il crono programma necessario per passare dalla tassazione dei redditi della persona a quelli del nucleo familiare, nelle more di questo processo intendiamo rendere proporzionale l’aumento dell’assegno familiare all’aumentare del numero di figli.
La seconda proposta è quella di portare fuori campo iva i beni della prima infanzia. Intendiamo poi proporre un patto alle imprese, da una parte ci impegnamo a rendere conveniente assumere le future mamme coprendo la maternità al 100% e decontribuendo totalmente le assunzioni per sostituzione di maternità, dall’altro chiediamo alle aziende di investire in welfare aziendale.
Prevediamo anche l’innalzamento della copertura del congedo parentale fino all’80% della retribuzione. L’ultima proposta per il sostegno diretto alla maternità è un assegno di 400 euro mensili da erogare nei primi tre anni di vita del bambino per le famiglie sotto una determinata fascia di reddito del nucleo da calcolare in base all’ISEE(famiglie povere). L’abbiamo chiamato reddito per l’infanzia come risposta concreta alla demagogia grillina. A noi, ai nostri figli, non serve un reddito di cittadinanza, uno “strapuntino” per sopravvivere senza disturbare il manovratore, per noi il lavoro ha e genera una dignità intrinseca che va oltre la mera remunerazione, è la dignità che nasce nel dare il proprio personale contributo al bene comune.
Dopo il cambio di scenario in Francia, c'è un futuro per i partiti identitari?
La mia personale convinzione è che i partiti identitari hanno e avranno una capacità di crescita e di diffusione se sanno e sapranno incarnare e rappresentare in profondità il sentimento del popolo al quale si rivolgono.
Non basta cavalcare il malcontento o mostrare avversione verso un modello di sviluppo e determinate centrali di potere, serve offrire una proposta politica, una visione, che sappiano declinare un nuovo modello che incarni in profondità il sentimento identitario dei popoli di cui si vuole essere rappresentanti.
Occorre offrire all’Europa ed al mondo una “elite di popolo”, formata, organizzata, capace, non solo di frenare l’avanzata della élite monetarista e mondialista, ma soprattutto consapevole della necessità di offrire risposte politiche di lungo periodo per uscire dal declino del capitalismo affermando, una nuova economia solidale, fondata su di una ritrovata centralità della persona. L’Italia potrebbe diventare il laboratorio di questa opportunità con lo sviluppo e la crescita di un “sovranismo di governo”. Pubblicato il 29 giugno 2017
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