di Hercule Flambeau
Ci sono due aspetti
abbastanza evidenti che abbiamo dato per scontato nel precedente paragrafo
e che ora dobbiamo affrontare. Tutta la comunità, in preda a conflitti
intestini sempre più distruttivi e violenti, scopre la causa e la soluzione
dei suoi problemi in un colpevole, un
pharmakos come lo chiamavano
gli ateniesi, una volta eliminato il quale, la pace torna effettivamente a
regnare. Le domande che a questo punto dobbiamo obbligatoriamente porci
sono:
a) La vittima
era veramente causa della violenza dilagante?
Anche solo il porre questa domanda
potrebbe far sorridere più d’uno. Una risposta negativa è ovvia e scontata
per noi moderni. Nell’antichità tuttavia il collegamento tra l’omicidio
compiuto e i suoi benefici effetti deve aver inebriato anche le menti più
elette, lasciando pochi dubbi in merito. I sacrifici, umani e animali, si
trovano infatti nella totalità delle culture antiche.
Se anche un osservatore attento
e onesto con se stesso avrebbe potuto sollevare qualche dubbio sulla
liceità di tale atto di violenza nondimeno uno degli ultimi sostenitori del
paganesimo classico, Filostrato, racconta orgogliosamente di come, dopo un
primo tentennamento, tutti gli Efesini si decisero a lapidare un povero
vecchio mendicante al fine di debellare la peste che affliggeva la loro
città. [29]
b)
Chi spinse quegli uomini a lanciare la prima pietra?
Chi indicò per primo questa comoda scappatoia?
Il problema di ogni anarchia
, di ogni violenza anarchica, come fa notare Chesterton, non è tanto nella
sua forza dirompente, quanto nel fatto che in se stessa non possiede la
facoltà di arrestarsi. [30] Questa caratteristica porterebbe
inevitabilmente, in un breve lasso di tempo, all’autodistruzione della
violenza stessa, a un’implosione violenta del mondo sociale: fine dei
giochi. Ogni regno diviso in se stesso non può durare. [31]
Solo uno
, fin dal principio della storia, ha interesse al mantenimento di uno stato
perpetuo di violenza, prevaricazione, morte e menzogna: il principe di
questo mondo, Satana.
Come dunque il regno
della violenza può perpetrarsi senza autodistruggersi? Attraverso
l’omicidio di un innocente, coalizzando tutti gli attori su un unico atto
di violenza (fosse anche simbolico) volto ad uccidere il colpevole di tutti
i mali. Ecco come Satana scaccia Satana. [32] La religione dunque è un
meccanismo di perpetuazione della violenza, è lo strumento tramite cui
Satana mantiene il suo dominio all’interno di un contesto reso di per sé
freneticamente mutevole e mortalmente diviso.
Il Demonio
, tramite un ingegnoso costrutto sociale, permette il temporaneo e
imperfetto ristabilirsi di un ordine apparente al fine di perpetuare una
violenza più grande e duratura: interrompe il coito per prolungare il
piacere.
L’innocenza della vittima
è un segreto che non può essere rivelato, pena il cadere di tutto il
castello di carte, basato sul presupposto della colpevolezza reale della
vittima stessa. Come ulteriore assicurazione contro il possibile sorgere di
qualunque dubbio, Satana ha suggerito anche la creazione di una narrativa
differente, elegante, rispetto alla cruda e prosaica verità. Per questo fin
dall’antichità tutte le culture hanno elaborato dei miti.
Il mito non è che
il racconto romanzato dell’omicidio mimetico, esso è costruito
appositamente al fine di occultare la violenza gratuita per far emergere
ciò che la propaganda del Demonio vuole che si tramandi: a) la vittima era
colpevole di aver portato il male nella società b) la sua uccisione, in una
sfrontata fallacia
post hoc ergo propter hoc, è la causa del
ristabilirsi dell’ordine c) non essendo possibile a nessun umano né portare
tanto scompiglio né risolvere tanto male con la propria morte, è evidente
che la vittima fosse un essere soprannaturale, un dio, un eroe… [33]
Ogni mito
antico si sostanzia di questi elementi, Edipo, Romolo e Remo, [34] miti e
riti presenti in tutte le civiltà a partire dalla coltissima Grecia [35]
fino alla Roma patria del diritto. [36] La vittima stessa, tramite l’astuta
propaganda Demoniaca, diventa strumento di trionfo dei suoi stessi
carnefici.
Girard dichiara
che non solo questo perverso meccanismo satanico di alterazione della
verità non è mai stato scardinato ma, anzi, non è nemmeno mai stato messo
seriamente in dubbio dagli uomini. Da sempre infatti la Storia la scrivono
i vincitori e Satana, tramite la menzogna mitica, ha scritto fin dal
principio la storia di questo mondo. Dopo tutto “egli è stato omicida fin
da principio e non ha perseverato nella verità, perché non vi è verità in
lui. Quando dice il falso, parla del suo, perché è menzognero e padre della
menzogna”. [37]
[29] “Apollonio di Tiana era un celebre guru del secondo secolo dopo
Cristo, e, negli ambienti pagani, i suoi miracoli erano ritenuti di gran
lunga superiori a quelli di Gesù. Il più spettacolare di questi miracoli è
certamente l’aver salvato la città di Efeso da un’epidemia di peste,
avvenimento di cui possediamo un resoconto grazie a Filostrato, scrittore
greco del secolo successivo che ha composto una “Vita di Apollonio di
Tiana” (1). Gli Efesi non riuscivano a liberarsi di questa epidemia. Dopo
aver tentato molti rimedi inutili, si rivolsero ad Apollonio, che, con
mezzi soprannaturali, si recò da loro in un batter d’occhio, dando
l’annuncio che il male sarebbe subito cessato: ««Fatevi coraggio, perché
oggi stesso metterò fine a questo flagello». E con tali parole condusse
l’intera popolazione al teatro, dove si trova l’immagine del dio
protettore. Lì egli vide quello che sembrava un vecchio mendicante, il
quale astutamente ammiccava gli occhi come se fosse cieco, e portava una
borsa che conteneva una crosta di pane; era vestito di stracci e il suo
viso era imbrattato di sudiciume. «Apollonio dispose gli Efesi intorno a
sé, e disse: ‘Raccogliete più pietre possibile e scagliatele contro questo
nemico degli dèi’. Gli Efesi si domandarono che cosa volesse dire, ed erano
sbigottiti all’idea di uccidere uno straniero così palesemente miserabile,
che li pregava e supplicava di avere pietà di lui. Ma Apollonio insistette,
e incitò gli Efesi a scagliarsi contro di lui e a non lasciarlo andare.
«Non appena alcuni di loro cominciarono a colpirlo con le pietre, il
mendicante che prima sembrava cieco gettò loro uno sguardo improvviso,
mostrando che i suoi occhi erano pieni di fuoco. Gli Efesi riconobbero
allora che si trattava di un demone, e lo lapidarono sino a formare sopra
di lui un grande cumulo di pietre. «Dopo qualche momento, Apollonio ordinò
loro di rimuovere le pietre e di rendersi conto di quale animale selvaggio
avevano ucciso. Quando dunque ebbero riportato alla luce colui che
pensavano di aver lapidato, trovarono che era scomparso, e che al suo posto
c’era un cane simile nell’aspetto a un molosso, ma delle dimensioni di un
enorme leone. Esso stava lì sotto i loro occhi, spappolato dalle loro
pietre, e vomitando schiuma come fanno i cani rabbiosi. A causa di questo
la statua del dio protettore, Eracle, venne posta proprio nel punto dove il
demone era stato ammazzato»(2). Questo è dunque l’orrendo miracolo. Se
l’autore fosse cristiano lo si accuserebbe senza alcun dubbio di calunniare
il paganesimo. Ma Filostrato era un pagano militante, ben deciso a
difendere la religione dei suoi antenati, e la storia di questo assassinio
premeditato gli pareva adatta a rinfrancare i suoi correligionari, e a dar
nuovo vigore alla loro resistenza contro il cristianesimo. Sul piano che
oggi noi diremmo «mediatico» egli di sicuro non si ingannava: la sua opera
ebbe un tale successo che Giuliano l’Apostata la rimise in circolazione nel
quarto secolo, durante quello che è stato l’estremo tentativo di salvare il
paganesimo.” R. Girard, Vedo Satana cadere come la folgore.
[30] “Il mondo moderno è come il Niagara. E’ splendido, ma non è forte.
E’ debole come l’acqua, come il Niagara. L’obiezione a una cascata non è
che è assordante o pericolosa o anche distruttiva, è che non può
fermarsi […]lo Stato è improvvisamente e tranquillamente impazzito. Dice
assurdità e non può fermarsi […] non che una cosa simile non gli era mai
passata per il cervello. Eppure pochi giorni è che accetta ciò che è
abnorme ma che non può recuperare ciò che è normale […]la definizione di
ogni crimine è diventata sempre più vaga e si diffonde come una nube che
si spalma e si rarefà su paesaggi sempre più ampi” Chesterton, eugenetica
e altri malanni.
[31] “Ogni regno diviso contro se stesso va in rovina, e ogni casa divisa
contro se stessa crolla. 18 Se dunque anche Satana è diviso contro se
stesso, come può durare il suo regno?” Luca 11,14-23
[32] «Ogni regno diviso contro se stesso va in rovina; ed ogni città o
casa, divisa contro se stessa non può durare. 26 Ora, se Satana scaccia
Satana, egli è diviso contro se stesso, come dunque può durare il suo
regno?” Matteo 12,22-32
[33] “Satana è il mimetismo nel suo potere più segreto, quello di generare
false divinità in mezzo alle quali sorgerà il cristianesimo” R. Girard Vedo
Satana Cadere come la folgore. P. 100
[34] Remo venne ucciso poiché aveva effettivamente violato il confine
tracciato dal fratello
[35] “Ogni volta che Marsiglia, una tra le più antiche e splendide città
greche, era infestata da una pestilenza, un uomo delle classi povere si
offriva come capro espiatorio. Per tutto un anno veniva mantenuto a spese
pubbliche. Allo spirar dell’anno, veniva vestito con abiti sacri, ornato di
sacri rami e condotto per tutta la città, mentre si innalzavano preghiere
perché tutti i mali del popolo ricadessero sulla sua testa. Alla fine lo
cacciavano dalla città oppure il popolo fuori delle mura lo lapidava a
morte.” E ancora “Gli Ateniesi mantenevano regolarmente un certo numero di
creature degradate e inutili alle spese dello Stato, e quando cadeva sulla
città qualche calamità, come pestilenze, siccità o carestie, sacrificavano
come capri espiatori due di questi infelici. Ma tali sacrifici non erano
limitati a straordinarie occasioni di pubbliche calamità; sembra che ogni
anno alla festa delle Targelie, a maggio, si portassero fuori di Atene e si
uccidessero per lapidazione due vittime, una per gli uomini e una per le
donne’’ James George Frazer, Il Ramo d’Oro
[36] “Ogni anno, il 14 marzo si portava in processione per le vie di Roma
un uomo vestito di pelli, il quale, dopo essere stato battuto con lunghi
bastoni, si cacciava via dalla città. Quest’uomo si chiamava Mamurio
Veturio, ossia ‘il vecchio Marte’, e poiché la cerimonia aveva luogo il
giorno avanti il primo plenilunio di marzo nell’antico anno romano (che
cominciava il primo marzo) l’uomo vestito di pelli doveva rappresentare il
marzo dell’anno vecchio che veniva cacciato via al principio dell’anno
nuovo” James George Frazer, Il Ramo d’Oro
[37] Giovanni 8,37-44
Pubblicato il 29 giugno 2017
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