di Enrico Maria Romano
Purtroppo anche nell’era apertasi
il 13 marzo u.s. con l’elezione al Soglio di Pietro di Papa Francesco, continua
lo scandalo di un Osservatore Romano che, da portavoce ufficioso-ufficiale della Santa Sede, pare essersi trasformato
in un foglio teo-pluralista, aperto cioè a tutte le tendenze e a tutte le
ideologie, in nome della libertà religiosa, della laicità e dell’ecumenismo.
Così, il 4 aprile, assieme al
solito quotidiano, è stato offerto ai lettori, il supplemento n. 11, di donne chiesa mondo, autodefinito come
“inserto mensile a cura di Ritanna Armeni e Lucetta Scaraffia”, note
intellettuali italiane che hanno fatto del femminismo la loro nuova religione
civile.
Si tratta di un paginone di carta
plastificata in cui le due menzionate intellettuali, assieme a molte altre
giornaliste del gentil sesso, come Giulia Galeotti e Anna Foa, danno sfogo alle
loro ansie di renvanscismo culturale, utilizzando la religione e il linguaggio
cattolico come mero strumento per affermare l'ideologia femminista.
Censurando con maestria pari
all’arroganza tutti i passi biblici i cui gli Apostoli e gli Evangelisti
parlano dell’uomo-maschio come capofamiglia, e della donna come “sottomessa”
all’uomo (sottomissione che è cosa radicalmente diversa dalla servitù e dallo
sfruttamento pagano antico o laico-pagano contemporaneo), le teo-femministe
usano la storia cristiana, la teologia, la spiritualità (anche di altre
religioni) per portare avanti le loro istanze politiche ed ideologiche. Una
vera e propria strumentalizzazione della religione per finalità non religiose,
ed anzi anti-religiose, del tutto simile a quella di quei marxisti che crearono
ex nihilo il mito del Cristo
socialista o di quei verdi che inventarono il san Francesco ecologista,
animalista e new age.
In questo numero, come negli altri
fin qui pubblicati, tutto è usato in senso strumentale e spesso stravolto ai
fini che sappiamo. L’editoriale di Ritanna Armeni, atea e abortista, in
apertura recita: “Le donne e la politica nella storia e nell’immaginario
collettivo sono state e, in gran parte, rimangono in contrapposizione. Ai più
la politica non pare cosa femminile [il
buon senso del popolo infatti è duro
a morire…]. Ma oggi siamo ad una svolta. […] Di fronte al fallimento della
politica gestita esclusivamente al maschile se ne cerca un’altra, più vera, più
concreta, più vicina ai bisogni della vita quotidiana. Ed ecco che nella nebbia
e nella confusione emerge un femminile […]. Sicuramente in una politica
femminile sono presenti servizio, passione, fede. E anche competenza”. Ovvero
le donne sarebbero più capaci degli uomini nell’amministrare la cosa pubblica?
Ed esse sarebbero meno responsabili dei maschi nel collasso della politica di
oggi?
Teorie che, come faceva il vecchio femminismo, vogliono creare la guerra
tra i sessi e parallelamente denigrare il sesso maschile in tutto quel che fa,
mostrando per il fatto stesso che non ci sarebbero predisposizioni innate, come
invece insegna la Bibbia e la tradizione sia cristiana sia universale. Gli articoli del numero sono
puramente retorici e moralistici, e lo si vede sin dai titoli: Una cattolica alla guida della Polonia [ove non importa la fede, ma il sesso: per
la coppia Armeni-Scaraffia è meglio una donna atea al governo di uno Stato che
un uomo credente, e questo sull’OR!]; Dio
e una donna fanno la maggioranza
[ove si parla di Josephine Butler definita come “la femminista cristiana che
fece conoscere oltremanica Caterina da Siena”]; La moderatora della Tavola [“Incontro con Maria Bonafede, la prima
eletta alla guida dei valdesi”: che questi ultimi siano a favore di aborto,
divorzio e nozze gay che importa al neo-OR?]; Tu in me e io in te, Signore [l’unico articolo a firma maschile: queste
femministe praticano l’apartheid sessuale e fanno pure il vittimismo].
La religione cristiana in genere
è odiata dalle femministe, e il buon cristiano evidentemente non può sostenere nessuna
delle rivendicazioni storiche o recenti del femminismo (come l’aborto, il
divorzio, il gender, la contraccezione, la parità assoluta tra i sessi, il
governo “diarchico” della famiglia, il sacerdozio femminile, etc.) se vuole
essere fedele alla Parola di Dio. Che queste neo-femministe ed anche
teo-femministe cerchino di confondere le acque ai lettori cattolici è grave; ma
che lo facciano dall’Osservatore Romano è
semplicemente scandaloso.
Pubblicato il 08 aprile 2013
porelli.. siete rimasti proprio soli!
RispondiEliminacomunque non è male sentirsi accerchiati. serrate i ranghi: siamo gli unici veri difensori della Fede!
Propongo a tutti i veri Cattolici, che ancora credono nella Chiesa, di disdire l'abbonamento all'Osservatore romano e/o di non comprarlo, in particolare lo consiglio ai vescovi e preti (come me), ci sono molti altri quotidiani laici che non si occupano di simili sconcezze ( ma il direttore dell'O.R: si e' gia' scordato delle attiviste ucraine che si sono denudate sotto la finestra di papa Benedetto?). Facciamoci coraggio: l'era di Pietro Romano e' iniziata il 13 marzo scorso!
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