di Franco Ressa - Fumetto di Nives Manara
Si sa che Nerone incolpò i cristiani dell’incendio che nel 64 devastò parte di Roma. C’è il fondato sospetto che lo stesso imperatore volle farlo appiccare per eliminare i quartieri degradati nel centro dell’Urbe, dove voleva far costruire la sua splendida Domus Aurea, la Casa d’Oro.
Sono però scarse ed imprecise le notizie su coloro che vennero sacrificati dalla vanità e dalla follia di Nerone. Due di questi supposti martiri sarebbero Anastasia e Basilissa, probabilmente di nobile famiglia. Sembra che le donne abbiano provveduto alla sepoltura dei due apostoli Pietro e Paolo.
Anastasia e Basilissa avevano la loro ricorrenza il 15 aprile, ma per tutti i martiri del 64-68 è stata poi fissata la data del 30 giugno.
Nel fumetto di Nives Manara, Nerone fa uccidere le due donne legandole sulla groppa di un toro, che a sua volta verrà abbattuto nell’arena. L’immagine deriva da un quadro dipinto nel 1897 da Henrik Siemiradzki (1843-1902), artista polacco di nobile famiglia. Avrebbe dovuto laurearsi in fisica, ma diventò pittore frequentando l’accademia imperiale di arte a San Pietroburgo. I suoi soggetti preferiti erano l’antichità classica e le imprese di Cristo, degli apostoli e dei martiri. Dal 1872 si stabilisce a Roma, ritorna in Polonia solo per morirvi.
Il dipinto di Siemiradzki fu esposto a Venezia, e nel 1898 a San Pietroburgo. Oggi si trova nel museo nazionale di Varsavia. Il titolo, Una Dirce cristiana, fa capire come Nerone martirizza una giovane donna con la pena che secondo la mitologia subirono Antiope e la regina di Tebe Dirce (il toro era una simbolica forza maschile che distrugge la femminilità). L’imperatore viene ritratto accompagnato dalla sua corte e dai suoi schiavi in un luogo che potrebbe essere il Circo Massimo, poiché ai tempi il Colosseo non era ancora stato costruito.
Vi fu un collegamento tra il pittore e lo scrittore Henrik Sienkiewicz (1846-1916) anche lui polacco. Giornalista e saggista, scrive i suoi primi romanzi di ambiente storico dell’antica Polonia. Viaggia per molti paesi esteri, europei ma anche in India, Egitto, Stati Uniti, tuttavia preferisce l’Italia e Roma, dove scrive il suo più famoso romanzo Quo Vadis, premiato nel 1905 con il Nobel per la letteratura. Nel periodo tra il 1893 ed il 1896, l’anno quest’ultimo della pubblicazione di Quo Vadis, lui e Siemiradzki si frequentarono a Roma e il pittore accompagnò il romanziere sui luoghi poi descritti dallo scrittore, come la chiesetta della via Appia dove avvenne la visione di san Pietro, con le sue parole “Domine quo vadis ?”: Signore dove vai ? Gesù Rimproverava l’apostolo di voler fuggire dalla città abbandonando i cristiani, e in sua assenza sarebbe ritornato per farsi crocifiggere una seconda volta. Questo diede a Pietro il coraggio per affrontare il suo martirio.
Il romanzo storico è ambientato ai tempi di Nerone, dell’incendio di Roma e della persecuzione contro i cristiani, così nella scena del martirio di questi nell’arena, la ragazza Ligia, vista dall’autore come antenata del popolo polacco, viene legata nuda sulla groppa di un bufalo selvaggio, che però viene preso per le corna ed abbattuto dal fortissimo Ursus, salvando così la cristiana. Anche Ursus è un barbaro cristianizzato proveniente dai territori polacchi.
La pittura dovette seguire parallelamente la scrittura del romanzo, un caso di multimedialità e sinergia tra diverse arti abbastanza raro per l’epoca. Vedi questo studio:
Le illustrazioni che seguirono la pubblicazione e il premio illustre, mostrano una vera moda del momento clou del romanzo Quo Vadis: Ursus afferra il toro che porta Ligia svenuta o illanguidita. Sul tema vi sono sculture e monumenti in marmo e in bronzo, e sulla medesima scena ho collezionato una trentina di illustrazioni e cartoline anche artisticamente pregevoli, come quelle di Domenico Mastroianni (1876-1962). Vincenzina Castelli (1902-1976), illustratrice di cartoline, disegna tutti i suoi personaggi come bambini, anche lo scrittore Sienkiewicz. Ursus allora è un bambino forzuto e Ligia una bambina bionda dai capelli lunghi, spaventata e quasi interamente spogliata. Queste ultime sono tre cose insolite nello stile della Castelli, ma si tratta di una interpretazione umoristica.
Nelle illustrazioni recenti di Quo Vadis in stile fumettistico, merita attenzione una copertina di Szimon Kobilinsky (1927-2002) dove Ligia malgrado la galoppata nel circo e le corde che la stringono al bovino, è imbarazzata in apparenza soltanto per essere senza vestiti, vista da vicino da quell’uomo forzuto mentre è nell’impossibilità di coprirsi.
Un altro disegno, opera di Marek Szyszko, è aderente al quadro di Semiradzki: nel momento successivo all’atterramento dell’animale Ligia ancora in deliquio inizia ad essere slegata dal corpo della bestia. Szyszko, è nato in Polonia nel 1951, insieme a Kobilinski ha lavorato per la rivista di fumetti Relax, stampata in Polonia tra il 1976 e il 1981, poi ripresa dal 2020 con Gregorz Rosinski, l’autore di Thorgal, come caporedattore onorario. Negli anni ’70-80 Szyszko realizza serie di fumetti per le edizioni Kaw. Titoli tradotti: Viaggiatori polacchi, Club sportivo forestale, Storia leggendaria della Polonia, Pilota di elicottero. Ancora, fornirà le ambientazioni per i giochi da tavolo. Entrambe le illustrazioni sono edite da Elipsa-Varsavia nel 1993.
Non deve stupire la presenza di questi polacchi, perché Quo Vadis, benché ambientato a Roma, è considerato un classico fondamentale nella letteratura e nella cultura, specie cattolica, della Polonia.
Gli artisti polacchi della rivista Relax vennero in Italia al salone dei comics di Lucca il primo novembre 1978, diciotto giorni dopo l’elezione del Papa loro connazionale. Ma non conoscendo l’italiano e poco altre lingue, non vi fu un grande scambio artistico e culturale. Ritornarono poco soddisfatti e non li si vide negli anni seguenti. Anche perché capitò che io stesso ed il fumettista italiano Bonvi, autore di Sturmtruppen, li sottoponemmo involontariamente ad un gavettone di cocktail Martini bianco. Con grande ilarità generale.
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