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26 febbraio 2018

Libri. Celestino V, il povero cristiano di Ignazio Silone

Dall'Introduzione di Un povero cristiano. Celestino V e Ignazio Silone:
“Chi era Celestino V, al secolo Pietro Angelerio: un ribelle, un mistico o semplicemente un povero cristiano? Pietro del Morrone,com’era chiamato, ha affascinato per secoli gli storiografo e quanti hanno provato a rispondere a questo interrogativo. Ignazio Silone lo rese protagonista dell’ultimo romanzo, L’avventura di un povero cristiano (1968), riconoscendo in lui la sua stessa sete di libertà e di giustizia e la medesima diffidenza verso qualsiasi autorità. La vita di Celestino V offriva numerosi espedienti per polemizzare con la Chiesa Cattolica, che, secondo lo scrittore abruzzese, aveva abbandonato il Vangelo per il potere e le ricchezze. In questo dramma si rinnova la speranza in un cambiamento radicale della società, un leitmotiv dell’opera letteraria di Silone. Il suo impegno politico si intreccia con la biografia di Pietro del Morrone per dare voce agli oppressi, ai cafoni, e all’utopia libertaria che guida l’agire umano. Per ricostruire la sua vita è indispensabile scindere il mito dalla storia e si scoprirà così che il Celestino V di Silone è una figura artificiale, frutto della finzione letteraria e della leggenda.”

Il saggio tenta di dissipare i falsi miti e i pregiudizi sulla personalità di papa Celestino V e di rintracciare i temi fondamentali della letteratura celestiniana dello scrittore abruzzese Ignazio Silone.

Alfredo Incollingo. Un povero cristiano. Celestino V e Ignazio Silone, testo autoprodotto, p. 25

Il volume è disponibile in formato Ebook/Pdf, scrivendo all'indirizzo email: alfredo.incollingo@yahoo.it

 

19 maggio 2017

San Pietro Celestino. Papa dimissionario e dirompente

di Alfredo Incollingo

Ha guidato la Chiesa cattolica per pochi mesi, ma il suo papato ha rappresentato un momento di svolta nella storia medievale e nella cristianità occidentale. Celestino V, al secolo Pietro Angelerio, noto a Isernia, dove è il Santo Patrono, come San Pietro Celestino o “Ru Sandone”, è una delle personalità più enigmatiche del Medioevo europeo e italiano.
Su San Pietro Celestino si è scritto fin troppo e alle volte si è tentato di spiegarne la personalità con le tesi più improbabili. La scarsità di certezze ha dato adito alla fantasia di storiografi e di scrittori. Chi era veramente il papa eremita? Non era un uomo incolto né ingenuo, come spesso è stato descritto da una devozione popolare fin troppo pietista. Non possiamo neanche definirlo un eretico o un cristiano eterodosso, non avendo mai negato negli scritti e negli atti l'autorità del papa e la gerarchia sacerdotale. Non troviamo il rifiuto dei dogmi o della Chiesa istituzionale, ma un loro pieno riconoscimento. Una certa pubblicistica ha al contrario esagerato la sua vocazione eremitica e mistica, vedendovi invece una vena ereticale se non rivoluzionaria. Era altresì un cattolico ortodosso, animato da un incontro diretto con Dio, cercando per questo la solitudine dei Monti della Majella. Come avrebbe potuto chiedere l'approvazione dell'Ordine dei Celestiniani se fosse stato un incolto e un “cafone”? Il fatto stesso di cercare l'assenso di papa Gregorio X, poi, lo scagiona da qualsiasi accusa di eresia.

Nel febbraio del 1274 Pietro del Morrone giunse con alcuni compagni a Lione dove si sarebbe tenuto di lì a pochi mesi un concilio. Le agiografie ci raccontano dei suoi modi umili e garbati di porsi di fronte al pontefice: mosso da pietà gli accordò l'approvazione dell' Ordine Celestiniano. In realtà la bolla che confermò la sua famiglia religiosa venne emanata il 22 marzo del 1274, cioè due mesi prima dell'inizio del concilio. E' inoltre incerto se ci sia mai stato effettivamente un incontro con Papa Gregorio X. Un ruolo primario nella conferma dei celestiniani lo ebbero i Cavalieri Tempari, che ospitarono il santo nella città francese e con i quali rimase sempre un forte legame. E' probabile che avallarono loro le richieste di Pietro al pontefice, assicurando che fossero approvate. La fama dell'eremita era così nota che i cardinali riuniti in conclave a Perugia il 5 luglio del 1294 lo elessero successore del defunto Niccolò IV. Scelse di chiamarsi Celestino V e la sua incoronazione avvenne il 29 agosto presso la badia di Colle Maggio, all’Aquila , di proprietà dei celestiniani. Era il candidato perfetto anche per l'angioino Carlo II di Napoli che cercava con ansia un papa incline ad assecondare le sue pretese politiche nel Meridione d'Italia. Sotto la sua protezione, giudicata da alcuni una forma di soggezione, in parte evidente, Celestino V visse a Napoli.

A questo punto fa la sua comparsa la figura del cardinale Benedetto Caetani, uno dei più grandi giuristi dell'epoca. Le leggende celestiniane lo vedono come il responsabile della rinuncia del papa, colui che aveva orchestrato un complotto per sbarazzarsi del suo rivale. Non solo ci riuscì, ma lo fece uccidere nel castello di Fumone, dove venne rinchiuso per evitare che i nemici francesi del nuovo pontefice, Bonifacio VIII, lo stesso Caetani, lo usassero per delegittimarlo. E' tutto vero? Celestino V rinunciò al pontificato il 13 dicembre del 1294 e non poteva non farlo senza il consulto del Caetani, l'esperto di diritto canonico: si doveva valutare la legittimità della rinuncia al pontificato. Diversi altri papi, prima di Celestino V, avevano rinunciato al papato e il cardinale di Anagni confermò le intenzioni del morronese. Si trattò di un semplice consulto giuridico. Le leggende sul complotto di Bonifacio VIII sono la conseguenza lampante dell'inimicizia incorsa tra il successore di Pietro del Morrone e il re di Francia, Filippo il Bello . La cronistica francese (e angioina) di fronte ad un pontefice recalcitrante a riconoscere l'ingerenza temporale nella Chiesa cattolica ha sfruttato l'effettiva detenzione del santo per costruire la storia della congiura ai danni di un uomo in odore di santità. Bonifacio VIII tentò di liberare la Chiesa dall'influenza dei monarchi e renderla “super partes”: questo tentativo spirituale e politico spinse il fronte avverso a usare Celestino V per delegittimare il papato del Caetani. In tutta evidenza il morronese fu rinchiuso a Fumone, nella Ciociaria, per evitare che i francesi lo potessero eleggere “Antipapa”.

Diverso è invece ritenere per vere le leggende sull'assassinio, smentite con le ultime ricognizioni sulle spoglie nel 2013 . Nessun chiodo trapassò il cranio di San Pietro Celestino. Il 5 maggio 1313 il francese Clemente V, su pressione di Filippo il Bello, canonizzò il Morronese non come “martire”, ma come “confessore”. Il monarca francese tentò di screditare in tutto il suo defunto rivale, senza però ottenere i risultati sperati.
Ignazio Silone ha immortalato la figura di Celestino V nel suo celebre romanzo “L'avventura di un povero cristiano”. Lo scrittore marsicano ha marcato l'aspetto “eversivo” dell'eremita, considerandolo alla stregua di un libertario. Lo spirito prevale sulla materia e la Chiesa cattolica è in realtà un'entità corrotta e tutto fuorché cristiana. Celestino V avrebbe tentato di concretizzare l'Età dello Spirito, secondo la definizione di Gioacchino da Fiore, quando il popolo cristiano avrebbe raggiunto la purezza di fede. Sul papa isernino si addensarono e si addensano le speranze (utopiche, forse) di un mondo nuovo e di pace. Non è un caso se un famoso romanzo new age, “ La Profezia di Celestino” di James Redfield, richiami nel titolo “Ru Sandone”.

Ecco, questo breve ritratto vuole dare un quadro generale del nostro santo per capire quanto di lui si è detto di falso e di vero. Al di là della questione delle origini isernine o del giudizio di Dante Alighieri , Celestino V ha rappresentato sicuramente un momento di cesura della storia medievale esprimendo una vena riformista, questa normale e costante nel cattolicesimo. Pensiamo alla “ Bolla della Perdonanza” del 29 settembre del 1294, uno dei primi atti del papa, una richiesta di perdono rivolta a Dio per i peccati della sua Chiesa.

pubblicato anche su www.isnews.it

Bibliografia generale:
1) Barbara Frale, L'inganno del gran rifiuto: La vera storia di Celestino V, papa dimissionario, Novara, UTET, 2013
2) Paolo Golinelli, Il papa contadino: Celestino V e il suo tempo, Milano, Mursia, 2007
3) Antonio Grano, La leggende del chiodo assassino: tutte le verità sulla morte di Pietro da Morrone che fu Celestino V , Napoli, T. Marotta, 1998
4) Antonio Grano, L'ultima profezia di Celestino V, l'Autore, 2008
5) Antonio Grano, I castelli di Pietro: tutte le verità sulle origini di Celestino V , Campobasso, Enne, 1996
6) Arsenio Frugoni, Celestiniana, Roma, Istituto Storico Italiano per il Medio Evo, 1991
7) Giuseppe Celidonio, San Pietro del Morrone: Celestino V, Pescara, Artigianelli, 1954
8) Ignazio Silone, L'avventura di un povero cristiano, Milano, Mondadori, 1968
9) Antonino Chiaverini (a cura di), San Pietro del Morrone, Sulmona, La moderna, 1984
10) Claudio Palumbo, Aeserniae in Samnitibus natus. Ma fu Celestino 5 di Isernia?, L'Aquila, FedeLmente, 2008
 

19 maggio 2016

San Pietro Celestino e il falso mito del “gran rifiuto”


di Alfredo Incollingo

“Poscia ch'io v'ebbi alcun riconosciuto, vidi e conobbi l'ombra di colui che fece per viltade il gran rifiuto.” Questi versi di Dante Alighieri nel III canto dell'Inferno sono così celebri da essere ripetuti meccanicamente, quasi per gioco, senza troppe volte interrogarci su chi sia questo “vile” reo di esser fuggito dalle sue responsabilità. Chi era questo sconosciuto?
I primi commentatori della Divina Commedia hanno interpretato questi versi come un atto d'accusa del Sommo Poeta nei confronti di Papa Celestino V, San Pietro Celestino che noi ricordiamo ogni anno il 19 maggio. La storiografia moderna e la critica letteraria contemporanea hanno ormai rivisto questo giudizio, dimostrando l'infondatezza di questa ricostruzione che oggi  è assimilabile più a un pettegolezzo.
San Pietro Celestino con la sua rinuncia al pontificato avrebbe facilitato le pretese politiche del cardinale Benedetto Caetani, il suo successore, eletto Papa con il nome di Bonifacio VIII, alle cui riforme politiche Dante si oppose, da buon “guelfo bianco”.
Non abbiamo prove né per confermare questi giudizi né per provarne altre. Possiamo solo indicare possibili “candidati”. I commentatori del novecento hanno fatto notare una divergenza linguistica che scagionerebbe Celestino V: Dante fa riferimento ad un “rifiuto”, a qualcuno che nominato declinò l'offerta; San Pietro Celestino ha rinunciato a qualcosa che aveva accettato precedentemente. Questa difformità terminologica dimostrebbe le falsità delle voci sul santo. In base a queste considerazioni un sospetto è il cardinale Matteo Orso Orsini che rifiutò il pontificato prima che fosse eletto il cardinale Caetani.
Celestino V, al secolo Pietro Angelerio, nacque nei pressi di Isernia, in Molise, ma sono molti i paesi che si contendono le sue origini. Era probabilmente figlio di contadini benestanti e lasciò la sua vita agiata per seguire la sua sincera e fervente vocazione. Questo spirito assetato di Dio continuò a cercare continuamente la sua presenza nel deserto materiale ed esistenziale: fu eremita tra i monti e i boschi abruzzesi divenendo fonte d'imitazione per tanti che volevano trovare un sincero rapporto con Dio. Questo animo puro e candito, motore di una Congregazione e capace di imporsi su dotti e Papi, soprattutto con il suo esempio, fu chiamato a rinnovare la Chiesa di Cristo.
Tra chierici avidi e approfittatori Celestino V fece del suo ardore cristiano lo strumento di purificazione, tuttavia barcamenandosi tra i potentati che si contendevano la supremazia sulla Chiesa Cattolica e subendo i ricatti del re di Napoli Carlo d'Angiò. L'indomito Celestino V tuttavia perpetrò la sua aspirazione di rinnovamento, chiedendo costantemente a Dio perdono per i peccati dell'umanità e soprattutto per quegli uomini di Chiesa che si macchiarono di nefandezze e corruzione. A tal proposito emanò la Bolla del Perdono, che istituì la “Perdonanza”, un'indulgenza plenaria concessa a tutti coloro che si fossero recati nella chiesa di Santa Maria in Collemaggio, a L'Aquila, il 29 agosto, giorno della sua incoronazione a Pontefice.
Arriviamo al punto saliente della sua storia: dopo pochi mesi Celestino V, il 13 dicembre 1294, di fronte ad un Concistoro ratifica la sua rinuncia al pontificato.
Perché? Per secoli la storiografia si è interrogata sul significato di questo gesto e sui moventi di tale scelta. Si è parlato di complotti del cardinale Benedetto Caetani, di paura per la corruzione imperante e di pressioni politiche... Si è anche messo a confronto Celestino V con Benedetto XVI cercando di coglierne le similitudini e (una certa stampa) le stesse contingenze.
Non sapremo mai cosa ha mosso entrambi i Papi a lasciare il vicariato di Cristo. Sarà stata l'incapacità di risolvere la corruzione, o la consapevolezza di non essere in grado di portare sulle spalle la Croce di Cristo e guidare così la sua Chiesa.
Non ci resta che pregare e ricordare un Santo che ha dato adito al suo amore per Dio e al suo messaggio di speranza e di carità.
 

11 marzo 2013

La scelta di Benedetto XVI: quando il Papa si appella alla coscienza (I parte)

di Paolo Maria Filipazzi

Mentre i cardinali si preparano per l’imminente conclave, la Chiesa ed il mondo non cessano (non cesseranno, credo, per molti anni), di interrogarsi e di riflettere sulle ragioni del gesto clamoroso della rinuncia al ministero petrino di Benedetto XVI. Fra chi lo accusa di resa, fuga o diserzione, chi interpreta il gesto definendolo con l’inquietante appellativo di “rivoluzionario” e chi si lascia andare a psicosi complottiste, forse la strada giusta per capire questo gesto sta nell’attento studio del suo Magistero e dell’opera teologica di Joseph Aloisious Ratzinger, a proposito del quale non credo di esagerare definendolo l’ultimo gigante del pensiero europeo.
 

24 agosto 2012

Celestino V e il Giubileo annuale della Perdonanza


di Marco Mancini 
Ancora L’Aquila. Perdonate l’insistenza, ma tra gli allegri compari di Campari siamo in due a provenire dalla città capoluogo d’Abruzzo e, dunque, un'attenzione particolare può risultare giustificata.