Anche se impossibilitato ad andare a Verona per partecipare a questo XIII Congresso mondiale delle Famiglie, spero che mi permetterete un piccolo commento personale a conclusione di queste tre giornate.
A giudicare dai filmati e dalle fotografie pubblicate sul web, sembra che questa grande festa della famiglia abbia visto molta partecipazione attiva e il clamore mediatico di questi giorni, e dei giorni precedenti, ha fatto sì (credetemi) che tante famiglie italiane, che pur non conoscevano questa manifestazione o che non sono cattolici praticanti, abbiano in cuor loro visto di buon occhio quello che è stato fatto a Verona.
Le reazioni degli schieramenti di sinistra e delle associazioni a favore delle aperture etiche sono state così tante e così scomposte che hanno dimostrato quanto parlare di famiglia e parlare di figli dia fastidio. Un tema così naturale e così banale che riesce a sconvolgere le coscienze, riempire la rete di commenti, bloccare il dibattito politico televisivo su questi temi per settimane intere.
Magari i modi non saranno quelli giusti, ma gli effetti sono stati importanti. E rimanere in silenzio non fa altro che dare una mano a quanti vorrebbero che la famiglia (non mi piacciono né le espressioni “tradizionale” che “naturale”, perché la famiglia è una sola) venga cestinata e relegata ad essere un ricordo del passato, un rigurgito “medievale” della civiltà Cristiana.
Va, tuttavia, ancora una volta ribadito che in quanto cristiani, non siamo contro le persone e non le condanniamo. Siamo tuttavia certamente contrari ad ogni ideologia, che allontana la persona da Cristo.
Nella quarta domenica di Quaresima, nel Novus Ordo, il Vangelo di Luca ci presenta la parabola del “Figliol prodigo” (o del “Padre misericordioso”) e ci viene detto che a Gesù si avvicinano “tutti i pubblicani e i peccatori” per ascoltarlo. Cristo viene a parlare ai peccatori, perché essi sono meritevoli dell’insondabile misericordia di Dio, che accoglie tra le braccia il figlio che liberamente ha scelto una strada sbagliata e liberamente ha capito che stare col Padre era in realtà la scelta migliore che si potesse fare.
Per questo neanche noi dobbiamo essere contro le persone, pur se la pensano diversamente da noi. Ma anzi dobbiamo parlare, con le parole e con i fatti, proprio a quelle persone che vediamo incamminarsi su una strada sbagliata. Ecco perché è giusto mostrare all’Italia e al mondo intero la bellezza della famiglia, unione di un padre, una madre e i loro figli. Perché la battaglia che portiamo avanti è una battaglia sul modello di società in cui vogliamo vivere.
E’ vero che siamo tutti liberi di scegliere il nostro percorso di vita e Cristo stesso non costringe nessuno a seguirlo. Ma è anche vero che il nostro modello di famiglia non può convivere con un modello diverso. Non c’è libera scelta vera e propria, ma sul piano culturale un modello andrà ad imporsi e a soppiantare l’altro.
E’ questo il problema reale. Sono temi questi che vanno a mutare i costumi del nostro Paese. E’ già successo con le leggi sul divorzio e sull’aborto: dicevano che la libera scelta non impedisse a chi voleva, di continuare a vivere senza divorziare e senza abortire. La realtà invece ha dimostrato che purtroppo i costumi mutano e anche le famiglie cattoliche si sono sfaldate e anche tante donne cattoliche, volontariamente o indotte dalle circostanze, hanno accettato di abortire i figli che portavano in grembo. Per questo siamo arrivati al punto che la maggioranza del Paese (parlo a livello italiano, ma è un discorso che vale almeno per tutto l’Occidente) adesso è a favore di quelle leggi, che ora considerano “conquiste necessarie” ma che quarant’anni fa avrebbero condannato ed avversato. E sto parlando magari di persone credenti che magari vanno in chiesa con una certa regolarità devozionale.
Quando una legge permette, la pratica viene legittimata e piano piano si consolida. Quello che prima ci sconvolgeva, viene ora accettato e considerato come “normale”. E’ la teoria della Finestra di Overton.
Lo stesso vale per la legge Cirinnà sulle unioni civili. Dal 2016 ad oggi, già molti italiani hanno cambiato opinione e ritengono che sia pur giusto concedere “diritti” alle coppie omossessuali. Anche tanti cattolici e tanti uomini di chiesa ormai ritengono che quella legge abbia colmato un vuoto giuridico e che non è cosa sbagliata, se l’unione civile si considera altra cosa dall’essere “matrimonio” e “famiglia”.
Purtroppo, però, la legge sulle unioni civili in sé è poca cosa anche per la Cirinnà e per tutte le associazioni LGBT. Loro interesse è andare avanti nel riconoscimento dei diritti. Per loro l’unione civile sancisce il riconoscimento legale di un altro tipo di famiglia e ciò implica che il prossimo passo sarà quello di dare legalmente bambini in mano a due papà o due mamme (cosa che nei fatti già esiste).
Accettare le unioni civili è stato uno sbaglio proprio perché non ci si fermerà a questo. Gli italiani saranno sempre più convinti che alla fine non ci sia alcun male se due uomini e o due donne vogliono formare un nucleo familiare e presto saranno molti di più coloro che accetteranno le adozioni e l’utero in affitto (che già avviene, anche per gli eterosessuali. Basta andare all’estero).
Capiamo dunque che la nostra non è solo una battaglia di libertà d’espressione. Ho trovato molto positivo l’intervento di Giuseppe Cruciani che da buon radicale ha detto che è diritto di tutti poter manifestare le proprie idee, pur se diametralmente opposte alle sue. Tuttavia non possiamo limitarci solo a questo, perché, come abbiamo visto, perderemmo in partenza: noi cattolici saremo sempre di meno, mentre il mondo andrà avanti, stravolto da ideologie vecchie e nuove e queste ideologie sedurranno i nostri figli e i nostri nipoti.
E’ questo che devono capire anche i leader politici che pur partecipando al Congresso, pur dicendosi d’accordo sul dare aiuti concreti e incentivi per le famiglie e per la natalità, tuttavia, forse per quietare l’opinione pubblica e i mass media, forse per strizzare l’occhio anche ad un elettorato diverso, forse perché formatisi in un ambiente di stampo liberale in cui la pluralità delle idee e delle visioni socio- politiche è ben visto, dicono di non essere contrari ai diritti già concessi e che mai andrebbero ad abrogare ciò che è sancito con valore di legge dallo Stato. Non dico che domattina vanno abrogate leggi sull’aborto, sui diritti civili e sul divorzio. Come abbiamo visto sarebbe impossibile visto quanto sono entrate o stanno entrando nel patrimonio culturale dell’opinione pubblica italiana.
Quindi è giusto innanzitutto partire da ciò che si può fare, da un’attenzione maggiore verso la famiglia, anche con aiuti materiali per fare in modo che gli italiani si sposino e facciano più figli.
Ma non ci si può fermare solo a questo. Va mostrata la bellezza della famiglia come la conosciamo e va fatto capire agli italiani che quello è l’unico vero modello che può dare un futuro a questo Paese. Perché pur se ci dicono medievali, pur se gli altri si ritengono progressisti, proiettati verso il futuro e che con i diritti civili “si va avanti e non si torna indietro”, sappiamo bene che con aborto, matrimoni gay e famiglie sfaldate non può esserci alcun futuro. E’ questa la verità, ed è palese a tutti: solo da un uomo e una donna nascono dei figli.
Lo sanno anche loro che il futuro non può che appartenere a noi. Noi stiamo con Cristo che è Logos ed è Creatore. Solo il Creatore sa cosa è giusto fare perché le creature vivano bene e siano felici.
Pubblicato il 01 aprile 2019
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