di Alfredo Incollingo
San Luigi Gonzaga era il primogenito del Marchese di Castiglione, Ferrante, cadetto di una delle più ricche e influenti dinastie italiane. Nonostante l'antico e nobile retaggio, preferì rinunciare ai suoi titoli e alle ricchezze per dare adito alla sua vocazione religiosa. Fin dall'infanzia, all'età di sette anni, mostrò un totale rifiuto del mondo e della società, preferendo le preghiere alle incombenze nobiliari. A Firenze, dove si era trasferito per sfuggire ad un'epidemia di peste che aveva colpito la sua città, fece voto di perpetua verginità e tre anni dopo rinunciò a tutti i suoi averi, in favore del fratello Rodolfo, per consacrarsi alla vita religiosa. Maturò poco dopo la decisione di aggregarsi alla “Compagnia di Gesù”, spostandosi a Roma. L'entrata nell'ordine di Sant'Ignazio di Loyola comportava un lungo periodi di studi filosofici e teologici e all'età di 17 anni, nel 1585, divenne novizio gesuita. Ebbe quale mentore San Roberto Bellarmino e come compagno San Camillo de Lellis: crebbe quindi in un ambiente devozionale confortante e stimolante e, nonostante le pressioni familiari, rimase a Roma per adempiere ai suoi obblighi. Nel 1590 una serie di epidemie infettive colpirono l'Urbe, mietendo migliaia di vittime tra la popolazione e tra gli stessi porporati (Papa Sisto V, per esempio). San Luigi si prodigò per la cura dei malati, per seppellire i morti abbandonati per strada e nell'arginare il più possibile l'infezione. Si ammalò a contatto con gli infetti, ma non desistette mai dal fare carità: qualche giorno prima di morire, trovò in strada un uomo afflitto e debole e, caricandolo in spalla, lo portò in ospedale. Fu un gesto di grande compassione, manifestazione di un grande amore per il Vangelo. San Luigi si spense a soli 23 anni il 21 giugno 1591. Il suo corpo fu tumulato nella chiesa di Sant'Ignazio di Loyola, appartenente alla “Compagnia di Gesù”. San Luigi Gonzaga costituisce un esempio lodevole di carità e di dedizione alla causa cattolica, lodevole perché fu un giovane a dare tutto se stesso per la gloria di Dio. Per tali motivi nel 1926 papa Pio XI lo proclamò patrono della gioventù e degli studenti cattolici.
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