Ieri pomeriggio, 30 settembre 2015, si è
tenuto un importante convegno presso la Pontificia Università di S. Tommaso,
detta l’Angelicum, con il titolo di Permanere nella
verità di Cristo. Il tema del Convegno era la difesa della famiglia
cristiana ed anche dello stesso “matrimonio naturale” all’alba della seconda
fase del Sinodo dei Vescovi, che si aprirà il prossimo 4 ottobre.
Il
titolo del Convegno, organizzato da La Nuova Bussola Quotidiana, il Timone e l’Homme Nouveau, faceva
riferimento ad un importantissimo libro uscito nel 2014 presso le coraggiose edizioni
Cantagalli di Siena. In quell’autorevole testo, illustri prelati e scrittori
cattolici spiegarono le ragioni per cui le tesi innovative del card. Kasper in
materia di indissolubilità e di accesso all’eucaristia per i divorziati
risposati, se accettate dal Sinodo, avrebbero costituito un errore e una palese
discontinuità con la tradizione dottrinale e disciplinare della Chiesa
cattolica.
Ieri
si era nella stessa logica del libro, pur tenendo conto delle novità che
l’attualità ecclesiale spesso offre, e non sempre purtroppo in un senso
favorevole al Vangelo e al senso della fede.
Riccardo
Cascioli ha moderato e diretto il Convegno spiegandone le ragioni e gli scopi.
Tra questi non figura di certo l’opposizione “latente” o “silente” al Papa e/o
al Sommo Magistero della Chiesa, come ha preteso qualche avversario del dogma
dell’indissolubilità; ma al contrario i convegnisti e il numeroso pubblico
presente in sala desiderano battersi proprio per la difesa del perenne
Magistero della Chiesa e dello stesso Pontificato Romano il quale nel magistero
e nell’insegnamento coerente e chiaro trova il suo apice e il suo ruolo più
alto.
Il
primo oratore è stato il Card. Carlo Caffarra, teologo e moralista tra i più
sicuri ed equilibrati in Italia oggi. Sua eminenza ha sottolineato il valore
intrinsecamente sacramentale di ogni (vero…) matrimonio cristiano tra
battezzati, senza poter separare l’aspetto spirituale-teologico e quindi
canonico, dall’aspetto meramente secolare o civile. Ha criticato tale
infausta dissociazione, iniziata o meglio ricominciata a partire dal teologo
Vasquez di Alcalà. Netta l’opposizione del Caffarra nei riguardi di alcuni
passaggi dell’Instrumentum
Laboris approntata a Roma in vista del Sinodo. Il cardinale ha
dichiarato ad esempio che il n. 137 del documento, in cui si offre una
ermeneutica scorretta del valore perenne della mai troppo lodata Humanae vitae
(del beato Paolo VI), è “errato da ogni punto di vista”. Solo la ripresa del
valore sacramentale e assiologico del matrimonio cristiano salverà la famiglia
dagli assalti radicali della post-modernità.
Dopo
il card. Caffarra si è avuta la prolusione del Card. Burke, patrono dell’Ordine
di Malta ed ex presidente della Segnatura Apostolica in Vaticano. Sua eminenza
ha svolto una relazione di taglio canonistico facendo un rilievo di fondo: senza
la giustizia, garantita dal Codice e dalla legge in genere (ecclesiastica e
civile), non può esistere vera misericordia. La legge infatti, lo ius dei latini, è
sinonimo di iustitia,
e senza giustizia i diritti e i doveri dei membri di qualunque collettività non
vengono tutelati e parlare di misericordia in un contesto del genere è ambiguo
e fallace. Secondo Burke si confondeno spesso e non solo nella stampa laica
(per non dire nella stessa Chiesa) le norme variabili del diritto
canonico-ecclesiastico con le norme, ben più autorevoli e sante, del diritto
divino. Che la comunione eucaristica possa farsi tre ore o un’ora dopo l’ultima
refezione ciò deriva evidentemente dal diritto canonico; ma che il matrimonio
rato e consumato non possa essere sciolto da nessuno, è invece di diritto
divino. Lo stesso pontefice poi è sottomesso al diritto divino, e non ne è in
alcun modo superiore, tanto meno un Sinodo o un Concilio, ancorché legittimi e
autorevoli. La potestas
del Pontefice, ha concluso il cardinale, da difendere certamente contro
ortodossi e novatori, è plena ma non absoluta.
Molto
interessante è stato poi il contributo di mons. Cyril Vasil, segretario per la
Congregazione per le Chiese orientali e specialista dell’ortodossia. Il presule
ha mostrato, a livello sia storico sia teologico, l’inanità del cosiddetto
“divorzio ortodosso”. Nessuna vera ragione storica, teologica, biblica o etica
giustifica tale multisecolare prassi orientale. Detta prassi divorzista è
mantenuta (in modo lassista) solo per il perpetuarsi di una tolleranza verso
le seconde (o le terze) nozze che è sorta a causa di interferenze del diritto
comune sulla chiarissima legge naturale e divina, assolutamente ribadita da
Cristo e unanimemente affermata dai Padri della Chiesa, anche orientali.
Mons. Vasil ha fatto notare quanto la mentalità divorzista orientale sia
negativa oggi anche nel rapporto tra cattolici ed ortodossi: molti ortodossi
credono sciolto il loro primo matrimonio (magari per l’adulterio del congiunto
o altri futili motivi) e abitando in Europa occidentale attentano un secondo
matrimonio, spesso con rito cattolico, con un battezzato fedele a Roma. Immani
i disguidi, le incomprensioni e le difficoltà sul piano pastorale, ecumenico e
teologico e proprio negli ambienti ecumenici (o ecumenisti…) questa difficoltà
della giustificazione del divorzio presso i cristiani d’Oriente non viene mai
affrontata. Questa mentalità orientale, assieme all’autocefalia delle chiese
dette ortodosse, viene presa oggi a modello e questo è a danno della fedeltà sine
glossa che si deve al Maestro.
Il
senso del Convegno, al di là delle singole prolusioni, è stato quello della
chiarezza e della bellezza della fede cattolica. I veri cattolici, specialmente oggi,
nell’epoca liquida in cui tutto si confonde, anche il bene e il male, il vero
matrimonio (monogamico eterosessuale e a tempo indeterminato) ed i vari
pseudo-mantrimoni alla moda, chiedono chiarezza al Papa e alla santa Madre
Chiesa. La comprensione verso le situazioni difficili o immorali ci vuole
senza dubbio, ma essa non può scavalcare e annullare la Parola di Dio e
l’insegnamento di Cristo, nel cui cuore si trovano infiniti tesori di
scienza, di sapienza e di misericordia per tutti gli uomini.
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