di Satiricus
Negli scorsi giorni ho proposto qualche commento al Motu Proprio, senza pretese e senza molti filtri (mi dovrò confessare per imprudenza). Chi desidera, può vedere l’articolo precedente. Redarguito dal mio editor, concludo le mie riflessioni con pochi e sparsi pensieri.
Continuo a non sentirmi in grado di giudicare la
portata effettiva del testo, né dal punto di vista canonico, né da quello
pastorale. Non so quindi se abbia ragione De Mattei quando sostiene che
canonicamente si è sostituito il favor matrimonii col favor
nullitatis e quando – prendendo un esempio previo di Burke – indica che
alcune pastorali matrimoniali in America hanno già mostrato a suo tempo esiti
deleteri ai fini della tenuta coniugale (con annessi e connessi disastri
spirituali): “Il cardinale Burke ha ricordato come esiste in
proposito una catastrofica esperienza. Negli Stati Uniti, dal luglio 1971 al
novembre 1983, entrarono in vigore le cosiddette Provisional Norms che
eliminarono di fatto l’obbligatorietà della doppia sentenza conforme. Il
risultato fu che la Conferenza Episcopale non negò una sola richiesta di dispensa
tra le centinaia di migliaia ricevute e nella percezione comune il processo
iniziò ad essere chiamato “il divorzio cattolico” (Permanere nella Verità di
Cristo. Matrimonio e comunione nella Chiesa cattolica, Cantagalli, Siena
2014, pp. 222-223)...
“Al favor matrimonii si sostituisce il favor
nullitatis, che viene a costituire l’elemento primario del diritto, mentre
l’indissolubilità è ridotta a un “ideale” impraticabile”. (SIC)
Certo è che pochi momenti potevano essere tanto
sbagliati per pubblicare un simile Motu Proprio. Oppure no?
Papa Francesco voleva gambizzare i tradizionalisti o
voleva ammansire i progressisti? Volere a parte, quale effetto avrà un simile
provvedimento sul sinodo della Famiglia? Anzi, per unirci al coro del
Washington Post: che senso ha convocare i vescovi al Sinodo, se uno dei
provvedimenti più clamorosi è già stato preso?
Scarsa collegialità, scarsa prudenza, scarsa
resistenza e forse Burke scacciato non tanto per le chiroteche, quanto per
l’opposizione al favor nullitatis. (SIC)
Tornando ad altra questione, nella più benevola delle
interpretazioni ho tentato gli scorsi giorni di distinguere morale, diritto e
psicologia (sempre nell’articolo precedente di questa serie). Serve un'aggiunta: l’aggiornamento psicologico, al fine di sostenere l’evoluzione degli
accidenti antropologici dell’epoca contemporanea, non deve esser però né inteso
né usato quasi a sostenere una modifica radicale della natura umana
substantialiter, e più in generale si richiede che la sfumatura psicologica sia
presa non nel senso degli psicologismi riduzionismi di freudiana germinazione,
ma nel senso forte di quella psicologia tradizionale, ontologicamente e
veritativamente fondata, che ha nella sapienza dei direttori spirituali
(soprattutto Padri orientali) il suo modello e guida.
Sarà un macello, ma non mi preoccupo, e non perché mi
accascio su auto-compiacimenti individualistici (SIC). Non mi preoccupo perché:
1) Burke stesso insegna che a certi errori si può
porre rimedio, anche se con alcuni decenni di ritardo; 2) l’Africa terrà duro; 3) l’Occidente calerà le braghe, ma tanto gli
occidentali a breve saranno massacrati dall’orda dei migranti, nel finto
scandalo e compiaciuto sogghigno dei burocrati laicisti.
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