di Francesco Filipazzi

Un caso così eclatante
non poteva lasciare indifferente neppure un Vaticano in tutt'altre
faccende affaccendato il quale, rispolverando per un giorno il proprio ruolo
ecclesiastico, ha fatto sapere che una scelta del
genere, equivalente al suicidio, non è accettabile e che la cultura
della morte non può trovare spazio, usando termini che da più di un
anno non risuonavano: “gesto condannabile”, “assurdità”. L'estensore della nota, monsignor Carrasco de Paula, presidente della
Pontificia accademia della Vita, ha inoltre attaccato Compassion&Choice,
l'associazione che ha inculcato alla ragazza l'idea che non valesse
la pena di soffrire, richiamandosi a Papa Francesco e al
suo Magistero contrario alla cultura dello scarto.
Fino a qui i fatti.
Successivamente, è
capitata una cosa che da molto tempo non vedevamo: in molti, sui
social network, ma anche nelle discussioni 'da bar', leggendo queste
dichiarazioni hanno subito rispolverato tutta la retorica
anti clericale che, con il nuovo corso bergogliano, era stata
dismessa. Un bombardamento di “la Chiesa taccia che ha coperto i
pedofili”, “questi stanno lì pieni di soldi e vogliono parlare”,
fino a giungere alle trivialità gratuite dei tempi di Benedetto XVI
regnante. Una reazione scomposta che ci ha rifatto rivivere per un
giorno i tempi delle battaglie più dure, quando alla testa c'era un
pontefice combattente.
Una reazione del genere,
così come il minimo risalto dato dai media alle dichiarazioni di de
Paula, dovrebbe far riflettere, in particolare i piani altissimi e
Papa Francesco in primis, il quale, nonostante i risultati (fallimentari) del sinodo, vive ancora in una sostanziale luna di miele mediatica, non
essendosi in realtà ancora espresso in maniera "plateale" su nessun argomento scottante.
Va tenuto presente che Benedetto XVI ha più volte ribadito che una
Chiesa che oggi non viene attaccata è sostanzialmente inutile e
traditrice del proprio mandato.
L'affermazione della
verità, che ormai assume veramente la forma della nota profezia
chestertoniana (“spade verranno sguainate per dimostrare che le
foglie sono verdi in estate, fuochi verranno accesi per dimostrare
che 2+2 fa 4”), è imprescindibile per chiunque voglia seguire il
Vangelo e le orme di Gesù Cristo, morto sì per salvarci, ma ucciso
perché scomodo osservatore e giudice della realtà in cui viveva.
L'osservazione riguardo
l'eutanasia da parte di de Paula e le relative reazioni scomposte
sono di fatto la cartina tornasole del rapporto che si è instaurato
fra Chiesa e mass media nell'ultimo anno e mezzo. Non appena il Papa
esce dal seminato viene sostanzialmente ignorato e se un organismo
vaticano afferma la verità vengono rispolverati i mitologici “preti
pedofili”.
Ogni cristiano però sa
che il proprio dovere è l'affermazione della verità. Benedetto XVI
ha dedicato un'intera enciclica a questo tema, la “Caritas in
Veritate”. Non esiste
nessuna carità in un contesto menzognero.
Recita infatti
l'enciclica: “Sono
consapevole degli sviamenti e degli svuotamenti di senso a cui la
carità è andata e va incontro, con il conseguente rischio di
fraintenderla, di estrometterla dal vissuto etico e, in ogni caso, di
impedirne la corretta valorizzazione. In ambito sociale, giuridico,
culturale, politico, economico, ossia nei contesti più esposti a
tale pericolo, ne viene dichiarata facilmente l'irrilevanza a
interpretare e a dirigere le responsabilità morali. Di qui il
bisogno di coniugare la carità con la verità non solo nella
direzione, segnata da san Paolo, della «veritas in caritate» (Ef 4,15),
ma anche in quella, inversa e complementare, della «caritas in veritate».
La verità va cercata, trovata ed espressa nell'«economia» della
carità, ma la carità a sua volta va compresa, avvalorata e
praticata nella luce della verità. In questo modo non avremo solo
reso un servizio alla carità, illuminata dalla verità, ma avremo
anche contribuito ad accreditare la verità, mostrandone il potere di
autenticazione e di persuasione nel concreto del vivere sociale.
Cosa, questa, di non poco conto oggi, in un contesto sociale e
culturale che relativizza la verità, diventando spesso di essa
incurante e ad essa restio.”
0 commenti :
Posta un commento