di don Mauro
Il secondo capitolo del
pregiato video che stiamo analizzando, “Questa fobia è un’abietta
mania”, si intitola “Famiglia” (1.48 – 2.54) ed è svolto da
Chiara Saraceno, docente di sociologia tra Torino e Berlino.
La prof.ssa Saraceno
spende poche parole, delle quali quasi nessuna condivisibile. Essa
anzitutto ritiene non esserci «nulla di naturale nel modo di fare
famiglia». Vedremo a breve che la docente parte da una definizione
errata di famiglia, ma sembrerebbe essere falsata all’origine la
concezione stessa di natura, in qualsiasi senso la si prenda. Vero è
infatti che quando i filosofi classici parlano di natura intendono il
complesso di dimensioni costituenti l’essere umano: materia fisica,
prische, carattere e spiritualità. Ora, anche a volersi limitare ai
livelli più superficiali e quindi empiricamente osservabili
dell’umano, l’assunto della Saraceno si dimostra un buco
nell’acqua. Non c’è nulla di naturale nelle condizioni che
consentono di mettere al mondo un figlio? Forse che i figli degli
omosessuali sbucano sotto i cavoli. Facciamo un passo oltre,
consideriamo per natura il complesso di esigenze psichiche del
soggetto: non è naturale e psichicamente adeguata l’aspirazione
di avere un marito, e che questi abbia solo una moglie da amare, e
che i figli crescano con i propri genitori, e di questi siano la
consolazione?
Nulla di naturale: largo
alle fantasie e ai capricci, dunque. Solo che i capricci dell’umana
specie hanno una carica di autolesionismo dalla rara penetrazione.
«E’ un questione di
convenzioni e di… percezioni da parte dei soggetti», incluse le
punte di suicidi e depressioni che gravano sui soggetti più
liberamente svincolati da qualsiasi concetto di natura: gay e
transessuali non da ultimi.
Prosegue la docente:
«cosa sia la famiglia… è di nuovo oggetto di negoziazione», con
probabile riferimento alle licenze di certi mariti che prima
tradiscono e poi trucidano moglie e figli (chi può impedire che la
negoziazione della famiglia riaffermi modelli di patriarcato assoluto
a danno di donne e bambini, storicamente emancipati dall’annuncio
cristiano), alla poligamia, al tradimento, all’incesto e alla
pedofilia. Sì, la famiglia oggi viene negoziata, ma ciò è giusto?
I fatti coincidono con la verità? Ne abbiamo detto nell’articolo precedente.
Ed
eccoci agli errori nel definiens. «Nella misura in cui la
relazione eterosessuale… è fondata sul matrimonio, è basata
sull’amore e sulla solidarietà, non si capisce perché questo non
debba avvenire anche per le persone omosessuali». Notate l’arguzia?
La famiglia diviene una qualsiasi relazione fondata “sull’amore e
sulla solidarietà”. Quale sorta di amore? Anche quello
prostituito? Non si sa. E la generazione dove la releghiamo? Mistero
della sociologia. Senonché le parole scalciano e la Saraceno non si
sottrae per tempo al rinculo delle medesime. Se infatti, lei stessa
lo enuncia, la «relazione eterosessuale… è basata sul
matrimonio», ecco svelato e capito come mai il medesimo
riconoscimento non può darsi agli omosessuali. Matrimonio significa,
etimologicamente, l’ufficio della madre. Madre è la donna
inseminata da un uomo. Matrimonio dunque è quanto per definizione
non può competere a due omosessuali. Ad essi si confà al massimo
uno stato poligamo, dove concorrano almeno due uomini e una donna o
il contrario. Altrimenti, una relazione di amore e solidarietà
sarebbe pure quella tra me e il mio edicolante di fiducia: da
vent’anni gli stessi inserti e giornali. Che dunque? Alla mia morte
gli spetterà la reversibilità?
Pubblicato il 01 ottobre 2014
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