a
cura di Federico Catani
Le
discussioni che si stanno tenendo al Sinodo straordinario voluto da
Papa Francesco per dibattere sui principali problemi della famiglia
sono alquanto sconvolgenti. Dai giornali e dai briefing di padre
Lombardi, emerge un quadro desolante. Sono infatti davvero tanti gli
interventi dei padri sinodali che, seppur con un linguaggio spesso
ambiguo, lasciano intendere la loro volontà di cedere ai desiderata
del mondo laico e relativista in tema di divorzio, contraccezione e
omosessualità. Sembra sia arrivato il momento di liquidare il grande
insegnamento di Paolo VI, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. Il che
sarebbe non solo un tradimento del Magistero perenne della Chiesa, ma
anche del Concilio Vaticano II, che i vari cardinali Kasper e
compagnia dicono di voler seguire. A sentire certi alti prelati, la
Chiesa finora non avrebbe mai mostrato misericordia e accoglienza
verso chi sbaglia. Ma è vero tutto ciò? La Chiesa ha davvero
insegnato il falso e imposto una disciplina senza pietà? Per capirlo
occorre basarsi sui fatti ed è per questo che abbiamo intervistato
Luigi (nome di fantasia per tutelarne la privacy), un cattolico vero,
militante, addirittura tradizionalista e che in tema di matrimonio e
famiglia ha fatto i suoi errori.
Caro
Luigi, puoi raccontarci la tua storia?
Sono
nato nel 1970. Mi sono sposato nel 1991, separato nel 1996 e divorziato
nel 1998 dopo aver avuto due figli. Posso dire che per tutti gli anni '90
sono vissuto nelle periferie della fede. Andando a Messa sempre di
meno e tralasciando ogni dovere cristiano.
Nel 1999, mi sono rimesso “in cammino” come dice Papa Francesco. Un
cammino che mi ha portato a una confessione generale all'inizio del
2000. Mi trovavo in Cile e la scoperta di una pietà popolare finora
a me sconosciuta – statue fiorite, edicole sacre illuminate da
candeline, processioni pubbliche, ecc. - mi ha spinto a tornare a
Messa. Stranamente, mentre faticavo a imparare lo spagnolo locale, ho
capito tutta un'omelia che parlava della penitenza necessaria per
accedere alla misericordia di Dio. Mi restavano pochi giorni prima di
tornare in Europa e temevo di perdere lo slancio salvifico che mi
aveva preso se avessi aspettato di rientrare a casa per confessarmi. Avevo
tuttavia un problema, quello della lingua. Mi dovevo confessare nella
mia lingua. Ed è così che mi sono ritrovato una domenica sera nel
priorato della Fraternità San Pio X a Santiago del Cile. Non mi
spaventava l'idea di andare “dai lefebvriani”, perché li avevo
conosciuti nella mia gioventù. Come penitenza, il sacerdote mi ha
chiesto di fare gli esercizi spirituali di Sant'Ignazio.
Solo qualche mese dopo il mondo mi ha lasciato compiere la penitenza. Durante quelle settimane di confessioni incomplete, sono
tornato a Messa ogni domenica esercitandomi a praticare la comunione
di desiderio. Fino agli esercizi spirituali pensavo d'altronde di essere
in una condizione – quella di divorziato – che mi vietava per
sempre l'accesso alla comunione sacramentale. Devo dire che quando il
prete (sempre della FSSPX) mi ha spiegato che non era così e che il
cammino della Santa Comunione mi era di nuovo aperto finché mi
fossi impegnato a vivere in stato di grazia – cioè vivendo da sposo anche
se divorziato – la mia anima si è riempita di gioia e di gratitudine.
Ancora oggi fatico a capire come mai il Signore possa essere così
generoso!
Dal
2000 al 2008, ho praticato ben sei volte gli esercizi spirituali.
Sempre dalla FSSPX.
E'
dunque con l'aiuto di preti catalogati come “ultras” che ho
affrontato un grave caso di coscienza visto che, nel 2005, una delle
mie amiche mi ha fatto capire che era più di un amica per me e che,
dunque, voleva sapere se potevo offrirgli più della mia amicizia.
Avevo sentito parlare più volte della possibilità di chiedere
l'esame canonico della validità del mio matrimonio, ma l'avevo sempre
scartata pensando che il Signore mi volesse penitente per tutto il
resto della mia vita. Tuttavia, questa volta ho deciso di parlarne
con il mio confessore (sempre della FSSPX), il quale mi ha detto che la Chiesa
prevedeva tale possibilità e che, se pensavo nel fondo della mia
anima che la richiesta fosse fondata, potevo perfettamente avviare la procedura.
“Basta - mi disse - che tu sia pronto ad accettare il verdetto della
Chiesa, quale che sia. E che tu ti attenga a vivere da sposo e non da
fidanzato fino alla chiusura del processo.”
Non
vi racconto le vicissitudini attraversate dal 2006, quando ho bussato
per la prima volta alla porta di un avvocato diocesano, al 2009,
quando ho avuto la conferma della nullità del mio
matrimonio. Dovete sapere tuttavia che vivere come mi aveva raccomandato il mio confessore è stato molto difficile, visto che la vita
della mia “non fidanzata” era condizionata dalla mia scelta. Di
fatto, significava non vederci più. Vivevamo a 1000 chilometri
di distanza, il che limita le tentazioni ma aumenta anche le
incertezze. Sopratutto per lei, il cui destino si ritrovava sospesa a
una decisione sulla quale non aveva potere. Io, intanto, mi affidavo al mio confessore e agli esercizi di Sant'Ignazio.
Quando
mi è giunta la buona notizia, il mio confessore (sempre della FSSPX)
mi ha chiesto di presentargli la mia ormai fidanzata (che sapeva ben
poco della FSSPX se non che erano degli “ultras”). E' venuta da
me e ci siamo recati tutti e due da lui con qualche ansia nello
stomaco. Lui, col sorriso sule labbra e in fondo al cuore, ci ha
invitato a sposarci “al più presto, ormai” ma prima ha chiesto a
lei se aveva ben capito che stava per rischiare l'ergastolo – anzi,
ha detto “la perpetuità” - aggiungendo che io, ormai, l'avevo
per forza capito. Fu una bella giornata! Qualche mese dopo
ci sposammo, nella liturgia antica così come l'aveva permesso Papa
Benedetto XVI.
Insomma,
sono un divorziato risposato che si comunica ogni domenica (o quasi,
rimango comunque un peccatore accanito!), in pieno accordo con le
leggi della Chiesa e grazie alla guida spirituale di almeno tre
sacerdoti della Fraternità San Pio X.
Hai
mai sentito la Chiesa distante e troppo arroccata su dure posizioni
dottrinali? Hai dei rimproveri da fare oppure dei ringraziamenti da
esprimere?
Dei
rimproveri? Sarei ingrato. Dei ringraziamenti? E' Cristo che
ringrazio. Il Figlio di Dio fatto uomo per amore per noi, al punto di
guadagnarci la salvezza eterna sul legno della Croce. Cristo che ci
ha lasciato la Sua Madre come mediatrice universale e la Sua Chiesa
come istituzione soprannaturale benché composta di peccatori.
Tuttavia, se invece di incontrare la carità pastorale della FSSPX, mi fossi
presentato nella mia diocesi, chissà se avrei seguito lo stesso
iter? Vedo tanti amici alle prese con situazioni purtroppo analoghe
che non sono giunti alla stessa conclusione. Penso a uno al quale è
stato chiesto di partecipare ai corsi prematrimoniali della
parrocchia per “raccontare alle giovani coppie la sua
esperienza”. Lui, che conviveva con una donna divorziata, e si
sapeva e si sentiva peccatore, non ha capito come poteva servire
d'esempio ad altri. La Provvidenza ha voluto che, anni dopo, morisse
il marito di lei e si sono finalmente sposati lo scorso inverno ma di
sicuro non grazie al loro parroco.
Vista
la tua esperienza, come stai vivendo il dibattito che si sta facendo
in questi giorni di Sinodo?
Ero
molto sereno. Perché Papa Francesco mi piace. Quello di Santa Marta
intendo, quello che parla al popolo cristiano. L'altro, quello che
parla ai media, non lo seguo. Visto che il Sinodo mi sembrava un
evento rivolto al popolo cristiano, in questo periodo così tormentato
per le famiglie di tutto il mondo, non ero preoccupato. Mi sa che mi
sono sbagliato e che, purtroppo, si stia facendo un Sinodo per i
media. Dalla pubblicazione, lunedì, della “Relatio”, ho deciso
di non seguirlo più. Per preservare la mia fede e quella della mia
famiglia.
Avresti
dei suggerimenti da dare, come cattolico, marito e padre ai vescovi
che partecipano al Sinodo?
Di
aprire gli occhi e le orecchie! Da quando la Chiesa pretende di
parlare come il mondo, le vocazioni crollano e le chiese si svuotano.
Chi ha una fede tiepida ha bisogno di scaldarla ogni domenica alla
fornace ardente di carità che è il mistero dell'Eucaristia per
(ri)trovare la forza di entrare in confessionale e di sentirsi dire
“va' e non peccare più” e non “va' e non ti preoccupare che saremo
tutti salvati”. Chi, invece, ha la grazia di una fede ardente,
crede nella redenzione, ma sa che essa passa solo dalla penitenza.
Dunque, quando viene meno la penitenza, addirittura quando sparisce perfino il senso del peccato, egli è tentato di mandare tutto per aria o,
peggio, di rivolgersi ad una religione più esigente e più
esplicita: basta vedere le tante conversioni all'evangelismo
pentecostale da una parte e all'islam dall'altra.
Cari
prelati, tutti i discepoli di Sant'Ignazio sanno che non ci sono che
due stendardi: quello di Cristo che ci chiama alla Gerusalemme
celeste e quello di Lucifero che ci vuole servi di Babilonia. Vi
sembra il momento di cambiare bandiera?
Pubblicato il 16 ottobre 2014
Onore a Luigi!
RispondiEliminaEMR
Che Dio benedica te e la FSSPX!
RispondiEliminaCerto è che la Chiesa Cattolica Romana, l'unica autentica, se prosegue su certe strade non si deve poi lamentare se i più scrupolosi tra i suoi fedeli, come dimostra la storia del signore di cui sopra, vanno poi a cercare ciò di cui, come tali, sentono davvero il bisogno, e che hanno il sacrosanto diritto di ottenere, in altri ambienti comunque sbagliati, per chiunque voglia rimanere veramente cattolico, come può essere la FSSPX, anche se danno l'impressione di essere gli unici custodi di sana Dottrina e Tradizione. E' alla Chiesa di Roma e a nessun altro che spetta di fornire il sostegno umano e spirituale, che al signor Luigi hanno invece assicurato i lefebvriani, a quanti altri fedeli si trovassero nelle sue stesse condizioni. Speriamo che, con il Sinodo ora in corso, non si gettino a mare i princìpi che devono stare alla base di questa missione e, in ogni caso, nell'operato di tanti bravi singoli sacerdoti.
RispondiEliminaTommaso Pellegrino - Torino
www.tommasopellegrino.blogspot.com
Voglio precisare, però, che il processo che ha accertato la nullità del matrimonio di Luigi è stato fatto non dalla FSSX, ma da un normale tribunale diocesano. E faccio notare anche il fatto che l'intervistato oggi non è un fedele lefebvriano, ma in piena comunione con la Chiesa di Roma.
EliminaFC
Ho capito perfettamente che ad istruire il processo di annullamento del matrimonio di Luigi è stato un tribunale diocesano della vera Chiesa e non della FSSPX, la quale, almeno credo, non dispone certo di tribunali; e neppure ho mai pensato che lui sia diventato un lefebvriano e non un cattolico romano. Ad instradarlo sulla retta via che poi ha autonomamente intrapreso sono però stati i membri della FSSPX, ed io intendevo semplicemente sottolineare il pericolo che la Chiesa cattolica,Sinodo o non Sinodo, cedendo troppo all'andazzo permissivista del mondo moderno, finisca per abdicare al suo ruolo di indirizzo spirituale dei fedeli e di guida per la risoluzione dei loro problemi secondo i dettami dell'autentica Dottrina, gettando così sempre di più i fedeli meno superficiali e più bisognosi di tale forma di aiuto nelle braccia di chi, pur senza averne titolo, si presenta come disposto ed in grado di farlo, e, di conseguenza, perdendo Essa stessa sempre più seguito e credibilità.
EliminaTommaso Pellegrino - Torino
Non sono d'accordo con la soluzione di questa vicenda, si cerca in tutti i modi di smantellare l'indissolubilità del matrimonio addirittura con annullamenti di comodo , così togliamo anche il peccato grave di adulterio , brava Chiesa qualunque essa sia!! E se non dovesse andare bene anche questa unione cosa fanno un'altro annullamento? Che schifo!
RispondiEliminachissà quanto gli è costato farsi dichiarare la nullità del primo matrimonio (ops... non matrimonio)...e chissà quale "scusa" ha usato... un sospetto ce l'ho leggendo la frase "che stava per rischiare l'ergastolo – anzi, ha detto “la perpetuità” - aggiungendo che io, ormai, l'avevo per forza capito"
RispondiElimina...non osi separate l'uomo.. e tutto quello che ne consegue..
Anonimo, ma come si permette di entrare in vicende su cui la gerarchia con un processo regolare ha riconosciuto la nullità? Senza poi avere altri dettagli che un articolo. Abbia rispetto! - Aldo
Eliminaquelli che ho conosciuto che sono riusciti a farsi dichiarar nullo il matrimonio da Santa Romana Chiesa hanno sempre avuto bisogno di due elementi
Elimina1) una congrua "donazione" (quantomeno per sveltire i tempi)
2) una scusa (non sapevo che il matrimonio fosse un sacramento, non sapevo che il matrimonio era per sempre, la sera prima ho detto a mio cuggggino di non esser proprio sicurissimo etc. etc.)
quindi mi domandavo il procedimento adottato dal signore intervistato...
poi, per carità "tutto quello che scioglierete in terra sarà sciolto in cielo"...
No, non è vero. Io ho avuto la nullità matrimoniale pagando unicamente le parcelle dell'avvocato rotale (circa 2.000 Euro in tutto), che sono stabilite nei loro massimi dalle competenti autorità ecclesiastiche, e che gli avvocati sono tenuti ad osservare scrupolosamente pena la perdita del patrocinio. Anche le cause invocate per la nullità vengono vagliate minuziosamente dal tribunale (va fatta una relazione scritta e i coniugi vengono sottoposti separatamente ad un vero e proprio interrogatorio, che viene poi confrontato con le deposizioni di testimoni alle quali nessuno può assistere) è non è affatto facile inventarsi pretesti.
EliminaNon c'entra poi nulla "tutto quello che sciogliete ecc" perché la Chiesa non scioglie e non può sciogliere alcun matrimonio, solo constatare che il sacramento non è valido, cioè non è mai esistito.
vabbé, evidentemente tutti quelli che mi hanno raccontato questa cosa se lo sono inventati oppure quando si sono sposati effettivamente non sapevano il significato della frase "per tutti i giorni della mia vita"
Eliminaperò la tua granitica convinzione davvero divertente
Impressionante
RispondiEliminaQuesto commento è stato eliminato da un amministratore del blog.
RispondiElimina