Historia Magistra Vitae. Lo sarebbe davvero se ci mettessimo ad ascoltarla in modo attento, a non fare come certi alunni distratti, o peggio come quegli studenti che imparano a memoria la teoria, ma poi non si peritano di metterla in pratica. Lo sarebbe anzitutto se, per quanto scomodo, ci decidessimo ad aprirlo il libro della storia.
Relativamente ad una penetrante
tematica, lo ha fatto per noi italiani M.A. Iannaccone con il suo
“Cristiada. L’epopea dei cristeros in Messico” (Lindau 2013),
nello stesso periodo in cui Oltreoceano si produceva l’omonimo film
con Andy Garcìa. Il film, la cui vicenda è ormai nota a tutti, non
è stato assorbito dal tessuto cinematografico italiano, nonostante
le inquadrature piacevolmente hollywoodiane, probabilmente colpevole
di mostrare il volto violento della massoneria atea mesoamericana. Il
mito della religione quale bacino di superstizioni, imperdonabile ed
unica fonte di ogni violenza, non regge ormai più al cospetto dei
fatti, così come i massoni europei non hanno retto al cospetto della
pellicola: meglio boicottarla. In queste settimane ci penserà allora
una coraggiosa Dominus Production a lanciare il lungometraggio
doppiato in una decina di sale della Penisola, promuovendo un
progetto che si preannuncia di profondo significato, in quanto si
verrà ad integrare la proiezione con presentazioni culturali (spesso
presente lo stesso Iannaccone, vate nazionale sul tema), patrocini
delle amministrazioni, coinvolgimento di scolaresche.
Felicemente colpito dalla proposta ad
ampio ventaglio, vado da alcuni giorni chiedendomi quale sia il senso
di promuovere simili soggetti, fatto salvo un po’ di sano orgoglio
e gusto per la ripicca in salsa filocattolica ed antimassonica (una
rivalsa peraltro abbastanza ovattata e inutile), ma è proprio
l’indagine storica di Iannaccone ad aprirmi nuove prospettive.
Resto colpito da alcuni dati, relativi all’evolversi delle vicende
precedente i terribili decenni di persecuzione cattolica, ai fatti
che hanno generato la mattanza di Stato: «la situazione della Chiesa
durate i trentaquattro lunghi anni del Porfiriato fu ambivalente.
Tutte le restrizioni costituzionali introdotte nel 1857 erano
rimaste… La volontà di applicare le leggi anticlericali fu però
moderata e, gradatamente, tra il 1884 e il 1895, la Chiesa ricominciò
a godere di libertà» (p.38). Ci sono leggi ingiuste che paiono
giacere inascoltate, né con ciò alcuno che intervenga a
modificarle, che dirne? «Qualche voce isolata, come l’arcivescovo
di Guadalajara, temeva per il futuro. Si faceva notare che le leggi
della Reforma di Lerdo Tejada non erano mai state abrogate»
(p.42). Finché si giunge all’estate del 1913, in cui «era
riemersa, in forma virulenta, l’animosità dei liberali, dei
massoni, degli anticlericali contro la Chiesa e i cattolici. I lunghi
anni di Porfiriato avevano represso le riforme che erano state
iniziate da Benito Juaréz, era venuto il momento, secondo loro, di
riprenderle» (p.44) Di qui in avanti si apre il varco allo
strozzamento della libertà: verranno proibiti i culti pubblici,
verranno appoggiati scismi religioso-nazionalisti o privilegi a
confessioni acattoliche, vengono ostacolate infine tutte le tipologie
di espressione cultuale fino a reprimere nel sangue i fedeli durante
le funzioni pubbliche o prelevare dalle case gli esponenti di
movimenti cattolici in odore di dissidenza. Ne segue quanto già
noto: i cristiani imbracciano i fucili per aver salva fede e pelle.
Fu giusto? Il punto non è nemmeno se sia giusto arrivare ai fucili,
il punto è che è assolutamente sbagliato quello che è venuto prima
e che potremmo sintetizzare così: la cesura della libertà in nome
di ideologie assolutizzate.
La domanda da porci a tal punto è se
oggi non si intravedano simili ideologie – senza dover
attendere/attendersi il sangue – e le conseguenti minacce alla
libertà. La risposta di migliaia di cittadini è chiara: simili
ideologie si vanno diffondendo, magari sotto il pretesto di
rivendicazioni giuridiche più o meno circoscritte, ovvero mascherate
da diritti epocali utili a vincere l’arretratezza culturale. Alla
massoneria si sostituisce così l’omosessualismo – che poco ha a
che fare con la vita omosessuale – e a farne i conti è la libertà.
Se poi vogliamo la prova che vanno ripetendosi le medesime
problematiche della Cristiada, sufficit considerare
l’oltraggio subito dalle Sentinelle in Piedi, per azione dei
violenti contro-manifestanti e soprattutto per patente mistificazione
da parte di poco trasparenti giornalisti e politici. Non dico certo
che si finirà nella repressione sanguinolenta, anche i mezzi di
repressione vanno raffinandosi col tempo, purtroppo o per fortuna, ma
sottolineo come si perpetui la mentalità ottusa e perversa che
annebbiò i governativi messicani un secolo fa e certo non
risveglierà le meglio risorse umane dei contemporanei al comando del
Paese. Vengo dunque a proporre qui un appello, già apparso in questi
giorni su alcune coraggiose riviste, l’appello anzitutto di
sostenere la proiezione del film – che inizierà mercoledì 15 a
Milano e procederà secondo la scaletta consultabile sul sito della Dominus Production -, e con ciò l’appello a risvegliare in noi,
nei nostri amici e conoscenti, nei giovani la consapevolezza
dell’urgenza storica corrente e la necessità di volersi e sapersi
battere per difendere la realtà di ciò che siamo e del mondo che
abitiamo. Non si tratterà di battersi fino al sangue, purtroppo o
per fortuna, ma combattere si dovrà e disponendosi in ispirito
profondamente cristiano. Perché come il Cristo, la Verità, fu con
la sua sola presenza di insopprimibile scandalo per i suoi, così
chiunque oggi si schieri per la verità diviene per ciò stesso, sia
pure silenzioso e vegliante, intollerabile pietra di inciampo per gli
oppositori. E come nella Cristiada così tra noi si ripeterà il
copione: da un lato gli ideologi, i violenti, i ricchi cattolici
imborghesiti e intrallazzati col mondo; dall’altro il popolo, i
fedeli, e tutti gli uomini amici della libertà e aperti alla verità.
Può darsi infine che, come già in Mexico, così noi pure di fatto
soccomberemo al processo storico secolarizzante e disumanizzante, e
però, per dirla con un ottimo Chesterton (quello che mi sono letto
durante la Sentinellata del 5 ottobre): «“preferisco precipitare
con Adamo, che innalzarmi con tutti i tuoi dei… Voi siete stanchi
di vittorie, molto più di quanto noi lo siamo di vergogne… e anche
le tragedie inesorabili non renderanno muti gli uomini che
incessantemente domandano… So bene che lo spirito a cui ciecamente
siete legati ha benedetto con le sue mani la distruzione; eppure, in
nome della morte di Dio, le stelle splenderanno e le mele
continueranno a maturare”… E i Danesi risero a lungo e forte»
(La ballata del cavallo bianco, III 313 passim).
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