di Fabrizio Cannone
L’unico merito che
riusciamo a intravedere nella nota prolusione del cardinal Kasper in favore del
divorzio sta nel palesamento dell’immane problema della ricezione del magistero
cattolico sui temi della famiglia e della vita. E’ evidente, grazie a Kasper,
che se perfino dei porporati esitano ad accettare la dottrina cattolica e
biblica, dunque immutabile, sul matrimonio, certamente anche molti vescovi e
sacerdoti, per non dir nulla di catechisti e docenti di IRC, hanno gran bisogno
di una rinnovata formazione teologica e spirituale, che li preservi dagli
errori, insidiosi e pervasivi, della modernità.
Rari sono i testi, pur
nella continuità chiarissima del magistero cattolico, che fanno meglio luce sul
valore assiologico della famiglia e della vita, di quello pubblicato nel 2006 dal Pontificio Consiglio della Famiglia e intitolato "Famiglia e procreazione umana". Si tratta di un
documento ben scritto, articolato, limpido. I suoi meriti si situano da un lato
nella chiarezza dei punti fermi che si intendono ribadire e dall’altro nel
valore complessivo di un testo che spazia ben al di là dei problemi
direttamente legati alla famiglia, dando una lettura a 360° della cultura di
oggi, mostrandosi contemporaneamente
profetico e “antimoderno”. Vorremmo proporne alcuni
passaggi chiave solo per far capire al lettore che, contrariamente alle
malfondate idee di Kasper, non c’è proprio nulla da dibattere circa l’essenza
della famiglia naturale e cristiana; il dibattito può e deve avvenire invece
sulle ragioni della crisi della famiglia nell’Occidente secolarizzato di oggi.
Una di queste ragioni sta proprio nell’incertezza con cui la dottrina cattolica
viene proposta al Popolo di Dio, e questo già da varie decadi.
1. “Mai nella storia del passato la
procreazione umana, e, quindi, la famiglia, che è il suo luogo naturale, sono
state minacciate come nella cultura odierna. Le cause sono diverse, ma
l’eclissi di Dio, creatore dell’uomo, sta alla radice della profonda crisi
attuale della verità tutta intera sull’uomo, sulla procreazione umana e sulla
famiglia” (n. 2). “E’ vero che mai come ora l’istituzione naturale del
matrimonio e della famiglia è stata vittima di attacchi tanto violenti” (n. 3).
Il documento manifesta a più riprese una legittima preoccupazione sul senso
della famiglia oggi. Che cosa ne dicono i teologi del progressismo sempre
pronti a leggere in modo univocamente positivo i cosiddetti segni dei tempi,
quasi vivessimo nel migliore dei mondi possibili?
2. “Per nostra fortuna la Chiesa […] di
fronte all’instabilità degli umanesimi atei, è tuttavia fermamente convinta,
come affermava con vigore Giovanni Paolo II a Puebla, di possedere la verità
integrale sull’uomo, sulla sua origine e sul suo destino” (n. 4, corsivo mio).
Se la Chiesa possiede la verità, ogni cristiano, come membro della Chiesa,
partecipa a questo possesso. Anche il cattolico comune dunque può dire di
“possedere la verità”: che ne pensano le Loro Eccellenze Reverendissime che da
anni vanno spiegando con saccenza che nessuno possiede la verità, poiché è la
verità che possiede noi? Di sicuro, asserendo ciò, contraddicono – apertis
verbis – il Magistero cattolico ufficiale.
3. “Per questa sua condizione e dignità la
procreazione umana ha un unico luogo degno della sua natura: la famiglia
fondata sul matrimonio” (n. 5). Oggi si sente spesso parlare di comprensione
per la coppie di fatto, i divorziati risposati, i conviventi. Ma questa
comprensione può arrivare fino al punto di negare quanto asserito qui sopra?
Evidentemente no, altrimenti il passaggio non avrebbe alcun senso. Eppure si
cerca di censurare chi dice il vero, in nome della misericordia verso i
peccatori.
4. Il documento individua una delle cause
dello sbandamento attuale nella filosofia dell’illuminismo, da qualche anno
rivalutata in casa cattolica, come fosse in sé buona, salvo che in alcuni
eccessi. Secondo il documento invece, sebbene gli illuministi fossero in gran
parte non atei, ma deisti, “essi rifiutavano, però, di riconoscere l’esistenza
del Dio della Rivelazione […]. Tuttavia, i loro eredi sono stati alla scuola di
Feuerbach e sono diventati atei” (n. 7). E l’ateismo è una delle peggiori
sciagure: chi perde il senso di Dio infatti perde anche il senso dell’uomo, e
dunque della famiglia. Infatti: “Essendosi liberato da Dio, egli chiederà alla
scienza di liberarsi anche dalla morale. Si aprirà allora la strada perché egli
si atteggi a demiurgo, sognando di creare un uomo nuovo, all’occorrenza una
macchina fisiologica, in cui spera di poter riconoscere l’espressione del
proprio genio creatore” (n. 7). E’ quanto vediamo sotto i nostri occhi, con il
tacito consenso di coloro che dovrebbero condannare tutto ciò, ma preferiscono
condannare solo chi condanna il male, e non chi lo compie.
5. “Nei loro rapporti più intimi, l’uomo e
la donna si comportano come individui e ciascuno cerca il piacere più intenso o
l’utilità massima per se stesso. Gli stessi atti ordinati alla procreazione
sono subordinati così alla ricerca del piacere e all’utilità degli individui”
(n. 8). Ma se il piacere è la componente principale o quanto meno co-essenziale
dell’amore (come insegna anche certo personalismo cattolico), come rifiutare il
matrimonio gay in nome dell’assenza di procreatività? E come non vedere il
legame tra l’esagerazione del valore del piacere sessuale (edonismo), e la
nuova teologia cattolica che, al meno all’interno del matrimonio (ma
virtualmente anche al suo esterno…), dà un’importanza inconcepibile all’atto
sessuale, in cui si avrebbe un’esperienza quasi mistica, da contrapporre alla
mortificazione e all’astinenza volontaria di un tempo?
6. “La storia della cultura offre
innumerevoli testimonianze di tutti i popoli, fin dalla lontana antichità,
sull’importanza fondamentale attribuita alla famiglia” (n. 10). Il documento
cita in tal proposito, la cultura greca (Platone, Aristotele), la cultura
romana (Cicerone), con vari cenni su altre culture extra-europee (asiatica,
africana, indiana, cinese). Si sottolinea poi un punto oggi negletto: “La Roma
cristiana, il medioevo occidentale e l’oriente cristiano hanno sviluppato la
vita familiare e l’educazione dei figli conformemente al modello ispirato nel
Vangelo” (n. 10). Noi invece avevamo capito, leggendo accreditati teologi, che
per secoli fosse sfuggito ai cristiani il modello autenticamente evangelico di
famiglia, specie durante il buio medioevo, con l’imposizione della famiglia
patriarcale “pagana”.
7. “L’Illuminismo ha elaborato una critica
disgregatrice di molti concetti ritenuti ‘tradizionali’ e superati. L’uomo
arriva all’età della ragione e deve avere l’audacia di pensare per se stesso.
Deve liberare se stesso. La categoria della natura viene sostituita dalla
categoria della libertà” (n. 10). Anche qui avevamo capito male. Ci pareva di
aver letto qua e là che i secoli di Cristianità avessero deviato dal vero
modello biblico e al contrario l’illuminismo, il razionalismo e perfino il
liberalismo, insomma la modernità con le sue acquisizioni razionali, avesse purificato
la fede dei credenti e apportato un miglioramento storico ragguardevole, ormai
innegabile alla luce del Concilio…
8. “La constatazione universale della
realtà familiare come nucleo originario della vita umana deve avere una causa.
L’intelligenza appaga la sete di verità quando arriva alle cause dei fenomeni
[puro tomismo!]. La cultura tecnico-scientifica nella quale siamo immersi
sembra accontentarsi della scoperta delle realtà esistenti senza interrogarsi
sul fondamento. Nata dalla tradizione illuministica, l’onda del relativismo e
del nichilismo oggi in voga vieta qualsiasi tentativo di ricerca oltre il
livello del fenomenico” (n. 11). Passaggio splendido che mostra al meglio che
vale per l’illuminismo ciò che valse per Giuda (Mt 26,24).
9. “La lex naturalis, partecipazione della
legge eterna, ci offre il fondamento sia per la sessualità, per l’amore tra
uomo e donna, sia per l’insieme della vita della famiglia” (n. 11).
L’immoralità del divorzio (breve o meno che sia), dell’aborto, degli
anticoncezionali, dell’omosessualità (anche solo come amore platonico), della
sodomia (perfecta o imperfecta), del coitus interruptus, dell’adulterio, della
poligamia, della poliandria, dell’incesto, della pedofilia, della zoofilia,
della masturbazione, della pornografia, del nudismo, della fecondazione
artificiale (omologa o eterologa) e di tutte le deviazioni possibili e immaginabili, è iscritta nella legge
naturale, razionale, universale e immutabile. E come tale può essere percepita,
con più o meno chiarezza, da ogni uomo.
10. Paolo VI disse: “Che Nazareth ci insegni
cosa è la famiglia, la sua comunione d’amore, la sua austera e semplice
bellezza, il suo carattere serio e inviolabile” (cit. al n. 18). Che si inizi
al più presto a parlare dell’austerità, della serietà e dell’inviolabilità
della famiglia, e non più solo della “comunione d’amore”, concetto facilmente
frainteso in una società sensuale, sentimentaloide e senza Dio come la nostra.
da: libertaepersona.org
Sintetizzando Guénon: il sentimento è un surrogato di Ciò che si è perso
RispondiEliminaOttimo articolo. Preciso, puntuale, inoppugnabile. Grazie.
RispondiEliminaGRANDE CAMERATA!
RispondiEliminaGuénon non ci appartiene! lo venerino i massoni (di cui fu amico), l'Islam (di cui fu 'fedele') e gli esoteristi (di cui fu adepto).
RispondiEliminaNoi cattolici dobbiamo stare in guardia dai guénoniani e forse è meno pericoloso un massone anti-clericale esplicito che un falso amico guénoniano spiritualista.
Attenti ai falsi fratelli, direbbe l'Apostolo!
EMR
Fortissimamente plaudo e il cor patriottico e irriducibile mi ristora lo scorgere cotal passione e giustezza delle parole eternamente scolpite in codesto diario elettronico collettaneo dal sommo Fabritio Cannone. Egli è bombarda infocata di nome e di fatto!
RispondiEliminaA noi!
Conosco il Cannone da una vita e lui è fatto così... Posso dire una cosa: ha un unico desiderio ed è quello di servire il Signore, anzi ne ha due: che tutti lo servano, tutti! E giudica le persone, i fatti, i periodi storici, i libri, le mode, tutto insomma a partire dallo sguardo del Signore. Ciò che non gli garantisce di certo infallibilità di giudizio, ma purezza di intenzioni sì.
RispondiEliminaEMR
EMR
ONORE AL CAMERATA CANNONE!
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