Con questo articolo inizia a collaborare con noi Valentina Ragaglia, 21
anni, seconda di cinque sorelle. Studia presso l’università degli studi di
Catania e frequenta la Facoltà di Lettere moderne. Ha scoperto la sua vocazione
per la scrittura all’età di 14 anni, mentre si dibatteva tra le declinazioni
latine e greche, che tuttora la perseguitano. Fedele alla Chiesa Cattolica
ed al Papa, non teme di doversi confrontare con il mondo di oggi. Ama la musica
e conduce una rubrica in una web radio.
Durante le ore di letteratura
greca al liceo ho imparato, in particolare grazie ai lirici greci, che il
mistero dell’esistenza è il più affascinante ed intrigante da investigare.
Quello che sorprende è come, già tremila anni fa, l’uomo si confrontasse con ciò
che non poteva razionalmente spiegare. Ricordo deliziosi componimenti che
avevano per oggetto l’amore, altri ancora la guerra, la natura; ma i più belli,
quelli rimasti più a lungo nel mio cuore, sono quelli che trattano la vita.
Mimnermo in particolare, si
chiede che senso abbia continuare a vivere, una volta che si è persa la
bellezza della gioventù e si comincia a sfiorire: «La preziosa gioventù come sogno svanisce». Con che forza e con che ardore il
poeta difende quel fiore che è destinato ad appassire. La gioventù è, senza
dubbio, la stagione della vita in cui si è nel pieno delle forze e si assapora
con indicibile freschezza la gioia dell’essere al mondo. E’ il momento in cui
ci si sottrae definitivamente all'infanzia per cominciare a crearsi il proprio
posto nel mondo.
La profondità di questa lirica sembra scontrarsi in maniera feroce con i tempi d’oggi.
Guardandoci attorno, è facile
restare sorpresi di come l’avvertimento del lirico di saper vivere al meglio
questa età sia stato completamente perduto e sia miseramente annegato
nell’oblio.
Il fatto è che non c’è più un’età
giusta. Siamo nell’era del «va bene, basta che ti piaccia.
Non ci sono più cardini, i punti di riferimento; in una sola parola,
siamo in balìa di un io talmente egoista che risponde solo alle sue voglie in
modo del tutto incondizionato. La tentazione di vivere senza freni, correndo
fino al punto estremo di far scoppiare il cuore, colpisce con più facilità chi
non ha gli anticorpi per potersi difendere. Emblematico è il caso dei dodicenni
che fanno un uso smisurato e incontrollato di alcool (come rileva una recente inchiesta
dell’ASL di Bergamo) e sostanze stupefacenti. Dodici anni. Se ripenso ai miei,
ho dei ricordi bellissimi legati alle giornate trascorse in campagna, alla
lunghe ore di gioco in compagnia delle mie sorelle, alle raccolte di figurine
(in particolare i Calciatori Panini). Cosa si è perso? Cos’è cambiato?
Si è perso il senso profondo del
reale. Si è perso di vista Dio, abbiamo scelto in scienza e coscienza di
nasconderlo e sotterrarlo ed il risultato è questo: un mondo allo sbando. Ma
possiamo puntare il dito solo contro questi ragazzi? La risposta è no. I
giovani hanno bisogno di una famiglia, composta da un padre e una madre (di
sesso diverso, visti i tempi d’oggi non è così scontato); che siano di aiuto,
che facciano insieme da TomTom per indicare il sentiero da seguire. Se manca la
base, se le fondamenta sono costruite su interreno instabile, il risultato è
che la costruzione crollerà. Mancano delle figure genitoriali forti che
sappiano trasmettere i valori, quelli veri e che non abbiano paura di farlo,
che sappiano imporsi e sappiano dire quei no che cambiano la vita e di cui un
figlio sarà sempre grato. Da non sottovalutare, andando oltre i meri dati
statistici un po’ aridi in verità, è il malessere profondo che attanaglia il
cuore dell’uomo d’oggi. Questa ricerca spasmodica del piacere, non ha fatto
altro che svuotare di senso e significato la vita: l’ha resa fugace,
passeggera, fatta di brividi effimeri, di cose che passano e non restano.
Guardo con preoccupazione questi
giovani d’oggi, perché l’idea che un domani per via del naturale processo di
nascita, crescita e morte, possa toccare a qualcuno di loro l’arduo compito di
guidare la Nazione mi fa immaginare uno scenario buio. Dobbiamo fare in modo di scongiurare che questo mondo così pazzo
possa permettere una cosa simile. Dobbiamo trovare la forza di riprendere le
briglie di questa società che va a pezzi, dare una vera speranza e far
riscoprire la Bellezza del volto amico dell’Amore.
Pubblicato il 27 settembre 2012

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già, non ci sono più le mezze stagioni ne' i giovani di una volta.
RispondiEliminaE poi almeno prima i treni arrivavano in orario
meno male che si è salvaa nel finale. la trovata della 21-enne che scrive "Guardo con preoccupazione questi giovani d’oggi" è meravigliosa!
Penso che sia una bella cosa, vedere che una giovane non si conformi ai suoi coetanei e quindi si possa permettere il lusso di guardarli da una angolazione privilegiata, quella dell'osservatrice. L'età dell'autrice dell'articolo, a mio avviso, non ha importanza. L'importante è dimostrare di avere sale in zucca e Valentina Ragaglia, ne ha molto.
RispondiEliminaIl post è a tratti fanciullesco (nel senso buono del termine), comunque al primo Anonimo dico solo (ma tanto ne avrà esperienza) che se per caso si fai un giro in qualche centro anche di modesta grandezza qualche sera, vedrà giovani (giovani?) di 12 14 anni devastati dall'alcol (un fenomeno crescente e non marginale), per non parlare delle ragazze ubriache e lasciate sole in balia del lupo di turno (se passate per Londra è un "museo" a cielo aperto...). E' un dato di fatto.
RispondiEliminail primo Anonimo è più banale dei luoghi comuni che (a vanvera) tira fuori di fronte ad una riflessione che invece è tutt'altro che banale. non fermiamoci alla superficie please!
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