Perché a un certo punto della
storia l'uomo ha iniziato a padroneggiare la scienza, a studiarla e capirla
come mai prima?
La storia della fisica ad esempio
va di pari passo con quella della matematica. La prima abbisogna della seconda
per risolvere i suoi problemi: spesso devono essere formulati nuovi teoremi
per riuscire a progredire. La storia delle equazioni differenziali e del
calcolo infinitesimale, ad esempio, è emblematica. Intere classi di problemi
matematici vennero definite ex novo per essere solo successivamente applicate
alla fisica. Le scoperte matematiche, dunque, non sono invenzioni, in quanto
presenti in natura. La maggior parte delle leggi matematiche però non sono
state codificate nel corso della lunga storia dell'uomo, ma solo negli ultimi
secoli, dal Medioevo in poi, con qualche eccezione nell'antica Grecia.
La risposta alla domanda
iniziale, si trova nel magistrale libro di Francesco Agnoli, "Scienziati dunque
credenti", che ripercorrendo la storia della scienza, in molte sue diramazioni,
giunge a una conclusione che per molti potrebbe essere sconcertante, ma in
realtà logica e razionale. In effetti l'unica possibile.
Secondo Agnoli, l'umanità, nel
Medioevo, vera età di luce, è riuscita a compenetrare i segreti della scienza
grazie alla forma mentis derivante dal monoteismo, dunque dal Cristianesimo,
il quale prevede, a differenza del paganesimo, un legislatore universale che pone
delle regole. Lo studio della scienza non è altro che lo studio delle regole
secondo cui Dio ha creato il cielo e la terra, le stelle e l'universo tutto. Il
mondo illuminato dalla religione cristiana è il mondo che supera le
superstizioni, che rifiuta la magia, l'animismo e l'immanentismo pagani, che
non accetta che i fenomeni naturali derivino dalle bizze di un qualche dio
dalle caratteristiche fin troppo umane.
La rivelazione che però potrebbe
sconcertare le menti deboli, che il libro mette davanti al lettore è che i
padri della scienza, nel Medioevo e nel Rinascimento, sono uomini di fede e
sacerdoti, così come in tempi moderni alcune grandissime teorie e scoperte sono
state portate conseguite da uomini di fede e sacerdoti.
Gli esempi riportati sono
numerosi. La prima branca di cui si parla è l'astronomia. Il mondo cristiano,
dopo la messa ai margini dell'astrologia e delle superstizioni, è stato il
motore principale dello studio scientifico degli astri. Grossatesta e Copernico
erano consacrati a Dio, mentre Keplero condusse studi teologici per diventare
pastore protestante. Anche Galileo fu un grande uomo di fede, che venne sì
processato per le sue teorie, ma sulla spinta di un mondo accademico che non
voleva accettare lo stravolgimento delle teorie aristoteliche, mentre coloro
che diedero credito all'inventore del telescopio furono i gesuiti. Il grande
merito degli studiosi citati è stato quello di pensionare il sistema
aristotelico-tolemaico, di origine pagana, nel quale gli astri si muovevano di
vita propria e dunque non erano pienamente compatibili con la concezione di un
Dio non immanente. L'universo di Copernico e Galileo invece è mosso da una
forza divina ed esterna.
Il grande contributo alle
conoscenze astronomiche non si ferma però al Rinascimento. La teoria del Big
Bang è stata pubblicata per la prima volta da Georges Lemaitre, sotto il nome
di teoria dell'atomo primigenio. Da quella teoria discendono l'idea che
l'universo sia finito, limitato nel tempo e nello spazio e dunque non infinito
ed eterno, come sostenevano altri, in contrasto con la logica cristiana. Molti
studiosi, fra cui Einstein, avversarono il Big Bang, soprattutto per motivi
filosofici, in quanto quell'esplosione di luce iniziale era troppo simile a
quel “e Dio disse sia la Luce” contenuto nella Bibbia, e dunque troppo
sconcertante. Gli studiosi che non accettavano una creazione esterna, come
potevano accettare il Big Bang? Cosa c'è stato prima? Il mondo è dunque davvero
stato creato dal nulla? E soprattutto, per quanti sforzi si possano fare,
l'uomo potrà conoscere solamente ciò che è successo nell'istante 0
dell'universo, ma mai cosa c'era all'istante -1, ad esempio. E ancora, perché
da un'esplosione enorme e caotica è nato un universo ordinato? Perché,
contraddicendo il calcolo della probabilità, questo universo ospita la vita?
Addirittura vita intelligente. Bastava una piccolissima variazione, un paio di
atomi che andavano da una parte invece che dall'altra, per cambiare
radicalmente il volto dell'universo. Perché è andata così? Questo è ciò che si
sono chiesti gli scienziati di fronte a Lemaitre e successivamente, anche gli
atei più convinti, hanno sempre glissato, evitando di rispondere a domande che
risposta non hanno, se non si accetta l'esistenza di Dio.
Einstein peraltro successivamente
dimostrò involontariamente la possibilità che il Big Bang sia avvenuto
realmente. A proposito, Lemaitre era un sacerdote.
Dall'astronomia, dunque, il libro
passa ad altre discipline. Veniamo a sapere che l'anatomia nasce all'università
di Bologna molto vicina alle accademie pontificie e situata nello Stato della
Chiesa. Le autorità ecclesiastiche infatti non vietavano la dissezione dei
morti, ma ponevano dei paletti a chi rubava cadaveri e sezionava i corpi di
persona ancora vive. La Chiesa infatti fu tutt'altro che oscurantista, tanto
che Papa Benedetto XIV fece ottenere cattedre di insegnamento a tre donne,
all'università di Bologna, scrivendo a una di queste di dimostrare che le donne
e gli uomini si equivalgono nello studio. Abbastanza insolito, dunque, per un
cattivo oscurantista vissuto fra '600 e '700.
E' facile immaginarsi lo
sconcerto dei vari Odifreddi de 'noantri che, impreparati a leggere certe verità, potrebbero aver bisogno di cure mediche e farmaci per la pressione, ma
l'astronomia, la matematica, l'anatomia, la geologia, la fisica e la scienza
tutta devono molto a uomini di Dio e di Chiesa, ad alcuni pontefici e a ordini
religiosi come i gesuiti, che sono stati fucine di sapere per secoli. Negarlo,
dipingendo il Medioevo cattolico, è parte dell'imbecillità illuminista, che più
che l'età dei lumi è stata l'età dei lumini cimiteriali, che illuminano un
piccolo spazio, lasciando in ombra tutto il resto. La luce di Cristo invece,
come spiega Agnoli in questo bellissimo volume, non lascia zone oscure e
illumina il Creato tutto.
Una lettura arricchente, da
proporre a qualche amico in cerca di risposte.