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11 ottobre 2014

Scienziati dunque credenti



di Francesco Filipazzi

Perché a un certo punto della storia l'uomo ha iniziato a padroneggiare la scienza, a studiarla e capirla come mai prima?
La storia della fisica ad esempio va di pari passo con quella della matematica. La prima abbisogna della seconda per risolvere i suoi problemi: spesso devono essere formulati nuovi teoremi per riuscire a progredire. La storia delle equazioni differenziali e del calcolo infinitesimale, ad esempio, è emblematica. Intere classi di problemi matematici vennero definite ex novo per essere solo successivamente applicate alla fisica. Le scoperte matematiche, dunque, non sono invenzioni, in quanto presenti in natura. La maggior parte delle leggi matematiche però non sono state codificate nel corso della lunga storia dell'uomo, ma solo negli ultimi secoli, dal Medioevo in poi, con qualche eccezione nell'antica Grecia.

La risposta alla domanda iniziale, si trova nel magistrale libro di Francesco Agnoli, "Scienziati dunque credenti", che ripercorrendo la storia della scienza, in molte sue diramazioni, giunge a una conclusione che per molti potrebbe essere sconcertante, ma in realtà logica e razionale. In effetti l'unica possibile.
Secondo Agnoli, l'umanità, nel Medioevo, vera età di luce, è riuscita a compenetrare i segreti della scienza grazie alla forma mentis derivante dal monoteismo, dunque dal Cristianesimo, il quale prevede, a differenza del paganesimo, un legislatore universale che pone delle regole. Lo studio della scienza non è altro che lo studio delle regole secondo cui Dio ha creato il cielo e la terra, le stelle e l'universo tutto. Il mondo illuminato dalla religione cristiana è il mondo che supera le superstizioni, che rifiuta la magia, l'animismo e l'immanentismo pagani, che non accetta che i fenomeni naturali derivino dalle bizze di un qualche dio dalle caratteristiche fin troppo umane.

La rivelazione che però potrebbe sconcertare le menti deboli, che il libro mette davanti al lettore è che i padri della scienza, nel Medioevo e nel Rinascimento, sono uomini di fede e sacerdoti, così come in tempi moderni alcune grandissime teorie e scoperte sono state portate conseguite da uomini di fede e sacerdoti.
Gli esempi riportati sono numerosi. La prima branca di cui si parla è l'astronomia. Il mondo cristiano, dopo la messa ai margini dell'astrologia e delle superstizioni, è stato il motore principale dello studio scientifico degli astri. Grossatesta e Copernico erano consacrati a Dio, mentre Keplero condusse studi teologici per diventare pastore protestante. Anche Galileo fu un grande uomo di fede, che venne sì processato per le sue teorie, ma sulla spinta di un mondo accademico che non voleva accettare lo stravolgimento delle teorie aristoteliche, mentre coloro che diedero credito all'inventore del telescopio furono i gesuiti. Il grande merito degli studiosi citati è stato quello di pensionare il sistema aristotelico-tolemaico, di origine pagana, nel quale gli astri si muovevano di vita propria e dunque non erano pienamente compatibili con la concezione di un Dio non immanente. L'universo di Copernico e Galileo invece è mosso da una forza divina ed esterna.
Il grande contributo alle conoscenze astronomiche non si ferma però al Rinascimento. La teoria del Big Bang è stata pubblicata per la prima volta da Georges Lemaitre, sotto il nome di teoria dell'atomo primigenio. Da quella teoria discendono l'idea che l'universo sia finito, limitato nel tempo e nello spazio e dunque non infinito ed eterno, come sostenevano altri, in contrasto con la logica cristiana. Molti studiosi, fra cui Einstein, avversarono il Big Bang, soprattutto per motivi filosofici, in quanto quell'esplosione di luce iniziale era troppo simile a quel “e Dio disse sia la Luce” contenuto nella Bibbia, e dunque troppo sconcertante. Gli studiosi che non accettavano una creazione esterna, come potevano accettare il Big Bang? Cosa c'è stato prima? Il mondo è dunque davvero stato creato dal nulla? E soprattutto, per quanti sforzi si possano fare, l'uomo potrà conoscere solamente ciò che è successo nell'istante 0 dell'universo, ma mai cosa c'era all'istante -1, ad esempio. E ancora, perché da un'esplosione enorme e caotica è nato un universo ordinato? Perché, contraddicendo il calcolo della probabilità, questo universo ospita la vita? Addirittura vita intelligente. Bastava una piccolissima variazione, un paio di atomi che andavano da una parte invece che dall'altra, per cambiare radicalmente il volto dell'universo. Perché è andata così? Questo è ciò che si sono chiesti gli scienziati di fronte a Lemaitre e successivamente, anche gli atei più convinti, hanno sempre glissato, evitando di rispondere a domande che risposta non hanno, se non si accetta l'esistenza di Dio.
Einstein peraltro successivamente dimostrò involontariamente la possibilità che il Big Bang sia avvenuto realmente. A proposito, Lemaitre era un sacerdote.

Dall'astronomia, dunque, il libro passa ad altre discipline. Veniamo a sapere che l'anatomia nasce all'università di Bologna molto vicina alle accademie pontificie e situata nello Stato della Chiesa. Le autorità ecclesiastiche infatti non vietavano la dissezione dei morti, ma ponevano dei paletti a chi rubava cadaveri e sezionava i corpi di persona ancora vive. La Chiesa infatti fu tutt'altro che oscurantista, tanto che Papa Benedetto XIV fece ottenere cattedre di insegnamento a tre donne, all'università di Bologna, scrivendo a una di queste di dimostrare che le donne e gli uomini si equivalgono nello studio. Abbastanza insolito, dunque, per un cattivo oscurantista vissuto fra '600 e '700.

E' facile immaginarsi lo sconcerto dei vari Odifreddi de 'noantri che, impreparati a leggere certe verità, potrebbero aver bisogno di cure mediche e farmaci per la pressione, ma l'astronomia, la matematica, l'anatomia, la geologia, la fisica e la scienza tutta devono molto a uomini di Dio e di Chiesa, ad alcuni pontefici e a ordini religiosi come i gesuiti, che sono stati fucine di sapere per secoli. Negarlo, dipingendo il Medioevo cattolico, è parte dell'imbecillità illuminista, che più che l'età dei lumi è stata l'età dei lumini cimiteriali, che illuminano un piccolo spazio, lasciando in ombra tutto il resto. La luce di Cristo invece, come spiega Agnoli in questo bellissimo volume, non lascia zone oscure e illumina il Creato tutto.
Una lettura arricchente, da proporre a qualche amico in cerca di risposte.