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10 gennaio 2017

Dove va la Chiesa? Il possibile scisma latinoamericano


di Davide Lovat

I grandi scismi avvenuti nella Chiesa fondata da Gesù Cristo in capo a Pietro e agli apostoli, sotto il presidio di Maria con la discesa dello Spirito Santo a Pentecoste, hanno avuto tutti una base storico-politica contingente che potremmo definire causa accidentale e una base antropologico-culturale che ne rappresenta la vera causa prima: essa riguarda l’essenza profonda dei popoli che vi aderirono di volta in volta.

Per esempio, le genti slave aderirono in gran parte allo scisma ortodosso dell’XI secolo dopo un conflitto che durava ormai da quattro secoli e che concerneva questioni teologiche ed ecclesiologiche note agli studiosi, ma più in profondità aveva a che fare con il diverso modo di organizzare la struttura familiare, sociale, giuridica e politica rispetto al “mondo cattolico” da parte del “mondo slavo” che era andato a strutturarsi progressivamente in quei secoli, uscendo dalla barbarie precedente; quando il processo antropologico-culturale di formazione di un “mondo slavo” ben connotato fu maturo, anche lo scisma da tanto tempo latente nella corte bizantina poté consumarsi.

Ancora, gli anglosassoni aderirono all'eresia protestante di Lutero oppure a quella di Calvino, ma anche lo scisma anglicano avvenne nel XVI secolo; i presupposti storici e politici furono diversi per le tante componenti della galassia protestante, ma comune fu il periodo perché comune fu la base antropologico-culturale: si era venuto a formare ormai un “mondo anglosassone” che divergeva dal “mondo cattolico” per il modo di concepire la vita sociale, dal diritto civile al diritto familiare al modo di stare in comunità, fino al modo stesso di concepire l’essere umano nel mondo e rispetto alla divinità, cosicché quando le differenze e i confini geopolitici furono definiti anche lo scisma maturò come naturale conseguenza.

Oggi è il “mondo latinoamericano” che ha preso una sua forma specifica dal punto di vista politico, economico, sociale e anche religioso, dopo cinque secoli dalla colonizzazione e dopo circa due secoli dal processo di indipendenza da Spagna e Portogallo. Esso va verso una nuova dottrina di origine cristiana che mischia, con elementi del cattolicesimo coloniale, il protestantesimo con il marxismo. L'America Latina ha concretizzato solo negli ultimi 40 anni la sua specificità antropologico-culturale e perfino teologica (la “teologia della liberazione” condannata da san Giovanni Paolo II con i noti documenti Libertatis nuntius e Libertatis conscientia, condanna mai accettata dai suoi esponenti), uscendo dalla condizione di colonia culturale dell'Europa per diventare finalmente un continente a sé stante, cosicché oggi siamo in presenza di uno scisma strisciante fondato su un'eresia già conclamata e condannata - il cattomarxismo della teologia della liberazione - che è scaturita in modo naturale dal continente sudamericano, dove anche politicamente imperversano populismi fondati sul socialismo, sull'ecologismo (il culto ancestrale precolombiano della Pacha Mama, che è la “dea Terra”, la Gea dei greci), sul terzomondismo, sulla lotta di classe marxista aggiornata e rivisitata in ottica mondialista.

Non serve ribadire che in questa fase storica hanno un leader molto in vista, i vescovi e i cardinali di quelle terre, e la loro visione del cristianesimo trova proseliti anche in Europa presso quella parte della Chiesa che fu affascinata dalle stesse tematiche sociali e politiche, a partire dal Sessantotto.

Gli elementi per lo scisma ci sono tutti: primo, perché una corrente politicamente importante, sia dentro il clero che nella società, aderisce a una nuova interpretazione della dottrina cristiana, diversa nei fondamenti da quella tradizionalmente praticata – per due millenni – nella Chiesa Cattolica; e secondo perché, come per gli slavi e per gli anglosassoni a suo tempo, quello dei latinoamericani è innanzitutto un processo di evoluzione socioculturale di vaste dimensioni, con base territoriale e quindi geopolitica omogenea, che poi si traduce anche, tra le altre cose, in una elaborazione teologica potenzialmente scismatica.

Nei casi precedenti della Storia della Chiesa tutti gli eretici e gli scismatici si sono sempre scagliati contro i cattolici legati alla Tradizione apostolica, dicendo di essere i "veri cristiani", accusandoli di tradire “il vero spirito del Vangelo” che ovviamente è quello nuovo da loro scoperto; e così è anche oggi, come si evince dalle reazioni degli esponenti dell’avanguardia di questa “chiesa ecumenica liberazionista” alle proteste, o anche alle garbate critiche, di chi evidenzia l’eterodossia delle spinte innovative provenienti da quel mondo.

Il futuro ci dirà cosa succederà durante e dopo l’attuale pontificato di Francesco I°, ma non saranno le questioni dottrinali a causare uno scisma; esse ne saranno al massimo il pretesto e la giustificazione. In Sud America è infatti conclamata la crisi del cattolicesimo, con un crollo verticale del numero dei fedeli che passano all’ateismo o alle chiese evangeliche e ciò dipende dalla particolare evoluzione sociale e culturale di quel continente. Ancora una volta il peso dell'antropologia culturale nelle scelte religiose si dimostra molto maggiore della comprensione delle questioni teologiche e dottrinali da parte della massa, e il “mondo latinoamericano” oggi sembra essersi definitivamente costituito come realtà propria, psicologicamente emancipata dalla radice europea. Le conseguenze in ambito ecclesiastico e religioso potrebbero essere automatiche.

 

07 ottobre 2016

Il dogma dell'Assunzione di Maria Vergine: un prontuario sulla sua attualità


di Alfredo Incollingo

Quando si parla di fede, di dogmi e di tradizione cristiana è consigliabile la chiarezza: più si è cristallini nella spiegazione, più si avrà modo di raccontare la nostra devozione. Soprattutto si potrà ribattere alle accuse di laicisti e non credenti in generale che, pur criticando con parole infondate, sono certi che i loro interlocutori cattolici non sapranno smentire ciò che dicono. Il perché è scontato purtroppo: troppi fedeli ignorano le basi della dogmatica cattolica. Avulsi da qualsiasi contesto teologico e ignorando anche i rudimenti di questa disciplina non saranno mai in grado di spiegare in cosa credono e di dimostrare l'infondatezza delle accuse laiciste. Attenzione però: la fede cristiana non è puro intellettualismo, ma essa si basa su una tradizione che va compresa e incorporata. Eccoci quindi giunti al problema: il fedele medio non ha le conoscenze sufficienti per esplicitare la sua fede e il Magistero. Non potrà giovargli la lettura di testi teologici perché capirà ben poco di filosofia e di esegesi. Per questo sono molto letti e molto apprezzati i prontuari sulla dottrina cattolica che nella loro brevità (che non inficia l'argomentazione, capace di esplicitare i temi e una efficacie spiegazione) sanno illuminare ampi settori del cattolicesimo, come la dogmatica.
I laicisti più forsennati se la prendono molte volte proprio con i dogmi cattolici, perché li si ritiene astratti e addirittura privi di riferimenti scritturali (gli atei alle volte sono peggio dei protestanti). La Vergine Maria è l'oggetto principale di queste invettive: è definita in tanti modi, lusinghieri o meno, e vi è troppa confusione, per cui non è semplice comprendere cos'è il culto mariano e quali sviluppi ha avuto nel corso dei secoli. Ancora più difficile è conoscere le fondamenta scritturali e teologiche che sono alla base dei dogmi mariani, come l'Assunzione di Maria in Cielo.
In nostro aiuto vi è un pamphlet molto interessante ed esaustivo, “Il dogma dell'Assunzione di Maria spiegato a tutti” (è disponibile l'ebook su www.leolibri.it), di Davide Lovat. Il suo curriculum culturale è ricco e impressionante, e ciò spiega la familiarità con la materia religiosa e la professionalità insita nella sua trattazione: è dottore in scienze politiche a indirizzo storico (titolo conseguito presso l'ateneo di Padova col Professore Emerito Franco Todescan con una tesi d'eccellenza in filosofia sul diritto naturale in Tommaso d'Aquino) e in scienze religiose (presso l'Istituto Superiore di Scienze Religiose a Vicenza); è docente di religione nei licei, giornalista pubblicista e saggista.
Il titolo dell'opera riassume gli scopi del prontuario, ovvero spiegare ai suoi lettori che cosa sia questo “enigmatico” dogma dell'Assunzione di Maria. Non si tratta naturalmente di un testo d'alta teologia né di una dissertazione. Lovat ha intenzionalmente scritto un'opera che fosse rivolta a tutti, specialisti e profani di teologia, perché la fede cattolica deve essere accessibile a tutti e non solo a pochi. Lo ricordiamo, il cattolicesimo non è intellettualismo, ma una fede “ragionata” è più salda e certa di una invece formale e misconosciuta.
Il lavoro di Lovat analizza la storia e le ragioni teologiche e scritturali del dogmi; non lascia in sospeso nessuna questione e chiarisce tutti i possibili dubbi che si sono avuti intorno all'Assunzione. Non si deve solo chiarire chi è Maria e il suo ruolo nella Chiesa Cattolica, perché la dogmatica solleva anche possibili interrogativi sul dogma stesso. Lovat lo sa e parte dai concetti basilari (lo stato del dogma, per esempio) per giungere poi a spiegare perché oggi l'Assunzione è da considerarsi di grande attualità. Non si limita certamente solo alla storia e alla teologia, ma spazia anche all'esegesi (per i più attenti alle Scritture) e alla riflessione sullo stato presente della Chiesa e del culto mariano. Di fronte ad un cattolicesimo che rischia di “protestantizzarsi” è indispensabile ribadire il nostro amore per Maria. Possiamo alla fine trarre molte conclusioni e comprendere come la Chiesa Cattolica sia in constante movimento pur ferma nella verità. La proclamazione dell'Assunzione il 1° novembre 1950 con Pio XII (con l'enciclica “Munificentissimus Deus”) è il frutto di una riflessione secolare su Maria che è giunta, tra alti e bassi, a sancire finalmente chi fosse l'Immacolata. La verità vince anche la retorica di certi teologi.
Leggere Lovat è un grande piacere perché la sua fede lo spinge alla carità, che non vuol dire solo dare da mangiare agli indigenti, ma anche aiutare i fratelli e le sorelle ad amare ancor di più la Vergine e capire perché noi cattolici la consideriamo nostra madre e Madre di Dio e non una concubina o una semplice donna (come ritengono purtroppo oggi molti cattolici).

 

13 luglio 2016

Totalitarismi in lotta per dominare la globalizzazione


di Davide Lovat

In Scienza Politica si usa il termine tecnico “Weltanschauung” (visione del mondo) per indicare la concezione della vita, il modo in cui singoli individui o gruppi sociali considerano l’esistenza e i fini del mondo e la posizione dell’uomo in esso. Il fenomeno storico della Globalizzazione ha portato, tra le altre cose, all’incontro tra diverse “visioni del mondo” espresse dalle diverse culture. Alcune di queste sono per loro natura di tipo totalitario, poiché riguardano sia la sfera politica che la sfera etica, e non ammettono perciò concorrenza. Inevitabile è lo scontro, nel momento che gruppi umani prima separati si trovano a condividere lo stesso territorio sul quale pretendono di imporre la loro “Weltanschauung”.
Il caso finora più eclatante è lo scontro tra il Relativismo Progressista che, nonostante la denuncia e la lotta di Benedetto XVI, ha instaurato ormai la sua dittatura in Occidente, e l’islam, sistema antropologico culturale nel quale religione e politica sono fusi in modo inseparabile, pena il crollo dell’impianto complessivo.

L’Occidente non più cristiano, essendo il cristianesimo frantumato e ridotto a minoranza, avrebbe proprio nella sua matrice cristiana gli anticorpi a questi totalitarismi, ma al popolo cristiano laico non viene consentita l’espressione indipendente da parte di un clero inadeguato alla politica che pretende però il monopolio sui valori cristiani, causando così una marginalizzazione che pare irreversibile.

Rimangono sul proscenio a contendersi il dominio – mentre cinesi, indiani e russi rimangono con le loro visioni sullo sfondo in attesa di tempi propizi – la dittatura progressista e l’islam sunnita, sempre più legato alla tradizione (Sunna) e sempre meno alla rivelazione o alla mistica. Questi due sistemi non ammettono concorrenza perché pretendono di regolare ogni aspetto della vita dell’uomo, compresa la sfera spirituale e morale. Nel caso dell’islam sunnita è utile assai più del Corano lo studio degli Editti, vero e proprio Codice Civile religioso, per capire quale sia la visione del mondo per il 90 per cento dei musulmani esistenti. Nel caso della dittatura progressista instaurata in Occidente dagli USA dopo la fine della Guerra Fredda, basti pensare alla criminalizzazione di ogni pensiero non conforme in perfetto stile sovietico, con l’utilizzo della neolingua che attribuisce una patologia mentale (fobia) a chi non si uniforma. Non condividi la Gender Theory? Sei omofobo. Non condividi l’immigrazione senza regole e il multiculturalismo? Sei xenofobo. Sei contrario a riformare cose che funzionano da sempre? Sei bigotto, medievale, oscurantista, becero. Non sei mondialista perché difendi la sovranità popolare, la sussidiarietà istituzionale e il federalismo? Sei ignorante, un poveretto, un minorato psichico. Sei contro l’uccisione di nascituri o di malati terminali, perché dai dignità alla vita e non ritieni che lo Stato debba regolare quando e come si nasce e si muore? Sei un veterocattolico praticante, che è la peggiore di tutte le offese.

Un tale sistema di pensiero, che è promosso dalla rete dei partiti progressisti dei Paesi Occidentali ed è prodotto nei luoghi riservati dove si riuniscono i vertici del mondo cosiddetto illuminato, non è compatibile con l’islam ed è destinato a un conflitto senza alternative. Non è tanto una guerra di religione, è qualcosa di ulteriore: è una guerra sulla “weltanschauung”, che è ancora più ampia della sfera religiosa e riguarda ogni aspetto dell’esistenza. La religione è l’ultima istanza, il perno su cui tutto si fonda, ma è qualcosa di così “totale” che non si può ridurre alla sola fede in Allah da una parte o nel Grande Architetto, nella dea Ragione, nell’Adam Qadmon, nell’En Sof, o nel Nulla metafisico dall’altra...

Prepariamoci dunque a tanti anni di sofferenza e stragi, di Serracchiani che sopprimono il Giovedì Santo, di vescovi ipocriti che in nome dell’ecumenismo tradiscono il Vangelo e, peggio ancora, di “cristiani adulti” che militano in partiti relativisti, di censure sempre peggiori al libero pensiero quando è contrario alla dittatura del relativismo. La guerra tra totalitarismo progressista e totalitarismo islamico verrà vinta dal primo, poiché l’islam si fonda sul fideismo irrazionalista e non ha i mezzi culturali per adeguarsi al mondo globalizzato, avendo un impianto teologico fragilissimo e contraddittorio, del tutto incapace di sopravvivere alla critica storica e filologica, come già dimostrato nel XV secolo dall’umanista Nicolò Cusano. E’ solo questione di tempo, un paio di generazioni al massimo, anche senza considerare la sproporzione crescente di mezzi militari ed economici tra l’Occidente e l’area estesa fra Medioriente e Nord Africa e anche considerando la variante demografica.
Ma il trionfo della dittatura progressista non è un bene per la civiltà occidentale. Si tratta invece del suo grande male, del cancro che distruggerà questa civiltà plasmata dall’incontro tra le culture di Gerusalemme, Atene e Roma, che ha originato una nuova cultura, la civiltà cristiana che ha generato l’Occidente. Il relativismo è apertamente e ferocemente anticristiano, dunque in Occidente comanda oggi un pensiero che è contrario a ciò che lo ha generato.

Se a noi cristiani laici non verrà permesso di esprimerci in politica senza prima baciare l’anello o la stola di un chierico, nonostante gli auspici rimasti lettera morta del Concilio Vaticano II, l’unico vaccino contro il Male che porterà alla fine dell’Occidente resterà inerte. La salvezza per la Chiesa arriverà da nuovi popoli e noi sappiamo da Cristo che la Chiesa non tramonterà mai. Ma dal punto di vista civile e laico la Grande Bellezza che ha plasmato e che, anzi, è l’Occidente verrà distrutta. Non dall’islam, che è già perdente, ma dal relativismo progressista dei circoli illuminati.