Dunque la vicenda dell’intervista o meglio delle dichiarazioni attribuite da Scalfari a Bergoglio assume dei contorni che urge definire. Non per pedanteria, né per desiderio di sollevare un caso, ma semplicemente perché si evince da tali dichiarazioni un’ipotesi mai verificatasi prima nella storia della chiesa: un papa non cattolico alla guida della chiesa cattolica. Anzi se l’ipotesi che segue è valida siamo in presenza non di un papa teologicamente impreparato come alcuni sostengono o la cui ortodossia solleva dubbi come altri fanno notare, ma molto più drasticamente siamo di fronte a qualcuno che non è papa, né lo è mai stato pur avendone tutte le apparenze.
Le sconcertanti dichiarazioni che Bergoglio avrebbe rilasciato a Scalfari sono ricostruite a memoria da quest’ultimo come segue:
"Chi ha avuto, come a me è capitato più volte, la fortuna d’incontrarlo e di parlargli con la massima confidenza culturale, sa che papa Francesco concepisce il Cristo come Gesù di Nazareth, uomo, non Dio incarnato. Una volta incarnato, Gesù cessa di essere un Dio e diventa fino alla sua morte sulla croce un uomo".
Inoltre il papa avrebbe detto a Scalfari a proposito di alcuni episodi evangelici che
"sono la prova provata che Gesù di Nazareth una volta diventato uomo, sia pure un uomo di eccezionali virtù, non era affatto un Dio" (qui)
A questa ricostruzione è seguita come noto non la smentita, bensì la precisazione della sala stampa vaticana secondo cui:
“come già affermato in altre occasioni, le parole che il dottor Eugenio Scalfari attribuisce tra virgolette al Santo Padre durante i colloqui con lui avuti non possono essere considerate come un resoconto fedele di quanto effettivamente detto, ma rappresentano piuttosto una personale e libera interpretazione di ciò che ha ascoltato, come appare del tutto evidente da quanto scritto oggi in merito alla divinità di Gesù Cristo”. (qui)
Ora quando ci si trova davanti a una correzione di questo tipo i casi sono due: o si tratta di una correzione formale ossia che riguarda non il contenuto ma appunto la forma o il modulo espressivo utilizzato per verbalizzare il concetto veicolato dalle parole che resta dunque confermato; oppure si tratta di correzione sostanziale ossia non è contestata la forma o la modalità espressiva, ma il contenuto del messaggio cioè i suoi concetti intrinseci.
Nel caso della comunicazione vaticana si ha l’impressione non di una smentita e nemmeno di una correzione bensì di una precisazione che riguarda non la sostanza o i contenuti della dichiarazione che Scalfari attribuisce a Bergoglio, ma i suoi aspetti formali che riguardano la forma o la modalità con cui il concetto è stato verbalizzato. Infatti se Bergoglio avesse pronunciato ben altro concetto rispetto a quello ricordato da Scalfari era opportuno intervenire sia con una secca smentita che negasse la frase attribuita al papa, sia riportando la frase autentica e originale che Scalfari avrebbe liberamente interpretato.
Insomma il fatto manchi la proposizione autenticamente verbalizzata da Bergoglio già depone circa il fatto che probabilmente Scalfari ha riportato fedelmente il concetto espresso dal papa sia pure, forse, con parole diverse rispetto a quelle pronunciate effettivamente dal papa medesimo.
Già, il papa. Se l’ipotesi di cui sopra è corretta però a questo punto occorre fare una riflessione supplementare e cioè domandarsi se Bergoglio eventualmente non credendo nella divinità di Cristo possa essere papa. Infatti al momento dell’elezione papale occorre che il candidato eleggendo, cioè il nuovo potenziale pontefice, condivida in foro interno, cioè nel tribunale della coscienza o nella propria intimità tutto ciò che la chiesa cattolica propone a credere in primis che Cristo è Dio. Mancando questa intima convinzione l’elezione non è valida perché manca un requisito essenzialissimo che rende da potenziale ad attuale la carica papale: anzi in termini tecnici in un caso del genere l’elezione papale non solo è annullabile come se fosse stata valida fino a un certo punto e a causa di un accidente esterno subentrato in un secondo tempo non lo è più da quel punto in poi, ma è addirittura nulla come se non fosse mai avvenuta in quanto fin dall’origine mancava l’elemento principale che validasse l’elezione.
In altri termini: se la frase secondo cui Bergoglio non crederebbe alla divinità di Gesù è vera non solo il papa non è più tale, ma addirittura non lo è mai stato.
Ora bisogna uscire allo scoperto e porre fino a tutto il teatrino di ambiguità che finora ha caratterizzato il presente pontificato: o Francesco dichiara inequivocabilmente di credere nella divinità di Gesù ribadendo il fatto di essere legittimamente papa o conferma la sostanza di ciò che Scalfari gli attribuisce rendendo così nulla la sua elezione.
Pubblicato il 14 ottobre 2019
i Vaticano ha smentito, ma la notizia della smentita è quasi invisibile. Non è la prima volta che Scalfari inventa di sana pianta parole del Papa, puntualmente smentito più volte da Padre Lombardi della Sala Stampa Vaticana. Il problema è che le invenzioni di Scalfari contribuiscono al mito di Bergoglio che piace alle masse...contro cui non c'è smentita che tenga. Purtroppo
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