16 aprile 2019

NotreDame/1. La speranza nei giovani in ginocchio di fronte al rogo

di Roberto de Albentiis
Il 15 aprile di quest’anno, Lunedì Santo, la Cattedrale di Notre-Dame di Parigi è bruciata in un orrendo rogo, il tetto è andato in fumo e soprattutto la famosa guglia è andata perduta per sempre; quello che sembrava un principio di incendio domabile in pochi istanti si è rivelato essere catastrofico, e ha lasciato attonito il mondo per l’intera serata e nottata.

Al culmine di un anno iniziato con vandalismi e attentati incendiari contro chiese e cimiteri cattolici in tutta la Francia, Notre-Dame è bruciata; Notre-Dame, molto più di un palcoscenico suggestivo per foto turistiche o per opere letterarie e teatrali (non si può non pensare a Victor Hugo, ma non solo), ma simbolo della cattolicità della Francia, “figlia primogenita della Chiesa”, e dell’Europa, capolavoro dell’arte gotica, deposito delle reliquie (per fortuna salvate) della Corona di Spine di Cristo, punto di partenza e arrivo dei pellegrinaggi tradizionali di Pentecoste di Chartres…il suo rogo non può lasciare che attoniti! Non è solo una cattedrale, pur imponente e bella, che brucia, ma è il simbolo di un intero mondo che è come venisse meno; del resto, cosa rimane della Francia cattolica (e non solo dal Concilio Vaticano II, che pure i danni enormi li ha fatti, ma da ben prima) e dell’Europa cristiana? E come non pensare ai primi giorni della Settimana Santa, quando Cristo viene incoronato di spine – spine conservate a Parigi grazie a San Luigi IX – e ucciso per noi?

Eppure, forse, non tutto è perduto. I giovani parigini che, spontaneamente, si sono inginocchiati e messi a piangere e pregare davanti alla cattedrale di Notre-Dame in fiamme, rappresentano la vera e migliore Europa, quella millenaria e secolare, rappresentano il poco ma persistente bene rimasto nell'Europa moderna individualista, consumista, progressista, nichilista e atea; fin quando queste persone e la loro fede esisteranno, l'Europa non sarà del tutto persa e condannata come meriterebbe.

E però, invece, i politici francesi ed europei che in Notre-Dame vedono invece un mero simbolo culturale o turistico o letterario, senza alcun riferimento alla fede che l'ha costruita e che ha costruito l'Europa, che sostanzialmente disprezzano, e gli intellettuali e gli scribacchini spregiatori del Medioevo che dovrebbero esserne l'ispirazione "culturale", rappresentano invece l'altra Europa in questione, quella che ne ha usurpato il nome e preso il posto, quella per cui davvero non si dovrebbe fare più niente; legati a questi vi sono gli arabi e musulmani, dotati di "cittadinanza" francese, che hanno accolto con reazioni ridanciane il rogo della cattedrale: questi (singoli e in massa imbecilli, ovviamente, perchè ci sono pure ovviamente musulmani che hanno accolto con tristezza questa notizia e che rispettano l'Europa, e di cui bisogna parlare per non creare generalizzazioni), assieme alla seconda e terza categoria di persone che per stupido multiculturalismo li hanno fatti entrare, rappresentano il fallimento dell'"integrazione" e del multiculturalismo, sono degli sradicati senza radici e rispetto, che non possono che odiare il Paese che pure li ha accolti e ha offerto loro, indebitamente, molto più del dovuto, che non sono e non saranno mai francesi ed europei, e che sono peraltro in buona compagnia con i tanti francesi ed europei (forse anche nominalmente cristiani) nati e cresciuti nel disprezzo delle loro radici storiche, culturali e religiose cristiane, siano essi nichilisti fluidi arcobaleno o supposti etnonazionalisti neopagani, ma parimenti stupidi ed entrambi contenti per il rogo di Notre Dame.

I primi, in quanto eredi, forse anche non degni (ma siamo noi di oggi degni del nostro passato?), ma che con un singolo atto si sono riscattati, in quanto radicati in secoli e millenni di storia, sono i veri figli d'Europa e i veri europei, questione di sangue e soprattutto di fede e identità; gli altri, in quanto privi e perfino distruttori di radici, non rappresentano che il nulla cosmico di questa epoca vuota, e della quale non resterà niente.

Se abbiamo visto gente che magari non metteva piede in chiesa da anni e forse non ce l’ha mai messo disperarsi e pregare, se abbiamo visto, come accennato (accanto a correligionari idioti), musulmani che si sono stretti in cordoglio con i francesi e i cattolici, forse non tutto è perduto, così come un ulteriore bel frutto di questa pur immane tragedia è il vedere i fratelli separati ortodossi struggersi per il rogo di Notre-Dame, cattedrale comunque occidentale, ed esultare per la salvezza delle reliquie della Passione di Cristo ivi conservate (che arrivarono dall’Oriente nel contesto delle Crociate, non molto amate dagli ortodossi). Solo Dio sa e può trarre il bene dal male, e forse anche in questa apocalisse di fuoco possiamo trovare la forza di farci domande, pentirci, tornare sui nostri passi e su quelli di Dio.
Forse la salvezza nostra personale e poi quella della Chiesa e dell’Europa passa da queste tragedie, come del resto la salvezza del genere umano passò da quella vera tragedia che fu il Venerdì Santo; ricordiamoci, poi, che dopo il Venerdì Santo trionfa Cristo con la Pasqua di Resurrezione, ed è lo stesso destino che può attendere anche noi, se lo vogliamo e se ci affidiamo a Lui!


 

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