27 dicembre 2018

Ipotesi sulla genealogia di Gesù/1

Confronto tra 1Cr 3 – Lc 3 – Mt 1


di Marco Muscillo


Secondo la promessa fatta al popolo ebraico tramite i Profeti, i giudei sapevano che il Messia sarebbe sorto dalla casa di Davide:
“Un germoglio spunterà dal tronco di Iesse,
un virgulto germoglierà dalle sue radici.” (Is 1,1)


L’Unto atteso dagli ebrei è ancora oggi un re, discendente di Davide, che istaurerà un regno, a loro giudizio temporale, e che sottometterà tutti i popoli e sarà portatore di un’era di pace e prosperità. Questa concezione così terrena del Salvatore è probabilmente dovuta all’attaccamento fisico e materiale degli ebrei alla Terra Promessa che per loro non può non avere una natura concreta e delimitata alla “terra dove scorre latte e miele” (Es 3,8), conquistata dopo l’esodo dall’Egitto. Le conseguenze di questa concezione materialistica della Terra Promessa le riscontriamo ancora ai giorni nostri, come i fatti di cronaca politica e geopolitica ci dimostrano.
Proprio per questo era difficile che gli israeliti del tempo di Gesù potessero davvero capire il reale senso della regalità che Gesù dava al Messia e il senso spirituale dell’annuncio del Regno di Dio che come ricorda a Pilato “non è di questo mondo” (Gv 18,36). Gli ebrei attendevano e attendono tutt’oggi un Giudice e non hanno riconosciuto un re che si mostrava così misericordioso da perdonare i Suoi carnefici e dare la vita per il Suo popolo. Ma il Giudice alla fine arriverà e allora tutti Lo riconosceranno.

Gesù rifiuta di essere proclamato re e sfugge al popolo che vuole incoronarlo (Gv 6,15). L’atteggiamento del popolo dimostra che Gesù fosse riconosciuto come vero “figlio di Davide” (Lc 18,38-39), cioè appartenente alla casa reale di Davide e pretendente al trono del Regno di Israele, finalmente riunito.

L’appartenenza di sangue alla stirpe di Abramo è essenziale e concreta tanto quanto lo è il concetto di Terra Promessa. Gli israeliti tengono ricordo della propria genealogia, la loro appartenenza ad una famiglia specifica, ad un casato specifico e ad una tribù specifica.

Non a caso, l’Evangelista Matteo, nel voler parlare direttamente agli ebrei, inizia il suo Vangelo con la genealogia di Gesù, così da voler dimostrare l’appartenenza di Gesù al popolo eletto, alla stirpe di Abramo, alla tribù di Giuda e alla Casa di Davide. Gesù è il Messia, la genealogia ne dà conferma.

Genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo. Abramo generò Isacco, Isacco generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuda e i suoi fratelli, Giuda generò Fares e Zara da Tamar, Fares generò Esròm, Esròm generò Aram, Aram generò Aminadàb, Aminadàb generò Naassòn, Naassòn generò Salmòn, 5 Salmòn generò Booz da Racab, Booz generò Obed da Rut, Obed generò Iesse, Iesse generò il re Davide.
Davide generò Salomone da quella che era stata la moglie di Urìa, Salomone generò Roboamo, Roboamo generò Abìa, Abìa generò Asàf, Asàf generò Giòsafat, Giòsafat generò Ioram, Ioram generò Ozia, Ozia generò Ioatam, Ioatam generò Acaz, Acaz generò Ezechia, Ezechia generò Manasse, Manasse generò Amos, Amos generò Giosia, Giosia generò Ieconia e i suoi fratelli, al tempo della deportazione in Babilonia. Dopo la deportazione in Babilonia, Ieconia generò Salatiel, Salatiel generò Zorobabèle, Zorobabèle generò Abiùd, Abiùd generò Elìacim, Elìacim generò Azor, Azor generò Sadoc, Sadoc generò Achim, Achim generò Eliùd, Eliùd generò Eleàzar, Eleàzar generò Mattan, Mattan generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù chiamato Cristo.
La somma di tutte le generazioni, da Abramo a Davide, è così di quattordici; da Davide fino alla deportazione in Babilonia è ancora di quattordici; dalla deportazione in Babilonia a Cristo è, infine, di quattordici. (Mt 1,1-17)


La genealogia che ci presenta l’Evangelista Matteo, come vediamo, basa la sua stesura più sulla simbologia che non sull’enumerazione corretta di tutte le generazioni. Infatti, come si ammette al versetto 17, tutto l’enunciato ruota attorno al numero 14, secondo la scienza teologica ebraica della gematria. Secondo tale scienza, il numero 14 sarebbe proprio rappresentativo del nome di Davide, ottenuto sommando i valori delle consonanti D, V, D. Mancano quindi dei nomi, sia tra la successione dei re di Giuda, sia tra quelli presentati dopo la cattività babilonese. Inoltre, si nota anche la particolarità dell’Evangelista a nominare quattro donne, che hanno la caratteristica o di essere di stirpe non ebrea o che sono state oggetto di peccato: è il caso ad esempio di Betsabea, che era moglie di Urìa (2Sam 11); ma anche di Tamar, che si unì a Giuda prostituendosi, dopo che questi non aveva rispettato la legge del levirato, dimenticandosi di dare in sposa la donna al suo terzo figlio Sela, per poter dare discendenza al suo primogenito, Er (Gn 38).
Il centro della genealogia di Matteo è quindi il re Davide e quella qui enunciata è la stirpe regale d’Israele, da Abramo a Gesù, il quale però è figlio naturale di Maria, sposa di Giuseppe. Compito di Giuseppe è quello di dare legittimità legale al Messia, nato dalla carne per via materna e concepito per opera dello Spirito Santo. Proseguendo infatti la lettura del primo capitolo del Vangelo di Matteo, al verso 21 l’Angelo ordina proprio a Giuseppe di dare il nome al bambino: “Essa partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati” . È Giuseppe che impone al nascituro il nome di Gesù e con questo atto, egli legittima legalmente la figliolanza di Gesù alla stirpe regale di Davide.

Diversa invece è l’impostazione con cui San Luca presenta la genealogia di Gesù nel suo Vangelo:

Gesù quando incominciò il suo ministero aveva circa trent'anni ed era figlio, come si credeva, di Giuseppe, figlio di Eli, figlio di Mattàt, figlio di Levi, figlio di Melchi, figlio di Innài, figlio di Giuseppe, figlio di Mattatìa, figlio di Amos, figlio di Naum, figlio di Esli, figlio di Naggài, figlio di Maat, figlio di Mattatìa, figlio di Semèin, figlio di Iosek, figlio di Ioda, figlio di Ioanan, figlio di Resa, figlio di Zorobabèle, figlio di Salatiel, figlio di Neri, figlio di Melchi, figlio di Addi, figlio di Cosam, figlio di Elmadàm, figlio di Er, figlio di Gesù, figlio di Elièzer, figlio di Iorim, figlio di Mattàt, figlio di Levi, figlio di Simeone, figlio di Giuda, figlio di Giuseppe, figlio di Ionam, figlio di Eliacim, figlio di Melèa, figlio di Menna, figlio di Mattatà, figlio di Natàm, figlio di Davide, figlio di Iesse, figlio di Obed, figlio di Booz, figlio di Sala, figlio di Naàsson, figlio di Aminadàb, figlio di Admin, figlio di Arni, figlio di Esrom, figlio di Fares, figlio di Giuda, figlio di Giacobbe, figlio di Isacco, figlio di Abramo, figlio di Tare, figlio di Nacor, figlio di Seruk, figlio di Ragau, figlio di Falek, figlio di Eber, figlio di Sala, figlio di Cainam, figlio di Arfàcsad, figlio di Sem, figlio di Noè, figlio di Lamech, figlio di Matusalemme, figlio di Enoch, figlio di Iaret, figlio di Malleèl, figlio di Cainam, figlio di Enos, figlio di Set, figlio di Adamo, figlio di Dio. (Lc 3,23-38)

Innanzitutto notiamo che all’Evangelista Luca preme iniziare il suo Vangelo con la storia di Giovanni Battista, mettendo a confronto nel suo primo capitolo le visite dell’Arcangelo Gabriele prima al sacerdote Zaccaria e poi alla Vergine Maria, per poi narrare la visita di Maria alla cugina Elisabetta e poi la nascita del Precursore. Nel capitolo secondo invece leggiamo la nascita di Gesù a Betlemme, la presentazione al Tempio, e i suoi primi anni di vita fino al dodicesimo anno di età, quando un Gesù non ancora uomo per la Legge ebraica, si era trattenuto a Gerusalemme per ascoltare ed interrogare i dottori del Tempio, facendoli rimanere “pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte” (Lc 2, 47).
San Luca ci presenta la genealogia di Gesù soltanto dopo il Suo battesimo, quando al versetto 22 leggiamo che lo Spirito Santo scese su di Lui e una voce dal Cielo Lo riconosceva come “Figlio prediletto”. A differenza di Matteo, Luca non pare cercare la legittimazione legale del Messia secondo la carne, o almeno non la ritiene predominante, ma prioritaria invece è la legittimazione che viene da Dio, prima con l’Annunciazione dell’Arcangelo alla Vergine Maria e poi con la manifestazione della Santissima Trinità dopo il battesimo al Giordano e le parole dirette del Padre. È Dio Padre che riconosce Gesù come proprio Figlio, pertanto Egli è il Messia già solo per questo riconoscimento diretto.

(continua)

 

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