02 ottobre 2018

San Michele. Arcangelo nei tempi ultimi

di Francesco Filipazzi
Recentemente Bergoglio ha invitato tutti i cattolici a recitare, alla fine del Rosario, l'antifona mariana "Sub tuum praesidium" e la preghiera di Papa Leone XIII a San Michele Arcangelo. La riproposizione della devozione al Capo delle Milizie Celesti in questo periodo, non ha mancato di sorprendere qualcuno, perché negli ultimi anni si fanno strada teorie, proposte da importanti membri del clero, per cui non esisterebbero l'Inferno e il Demonio, ma sarebbero solo allegorie per spaventare il prossimo. Nonostante il progressismo, una parte del collegio episcopale, capi di ordini religiosi e preti vari  neghino che il male esista e abbia un'origine nel Nemico, che divide la Chiesa e la corrompe, viene ribadito un concetto che dovrebbe essere connaturato ad ogni cattolico.

Come è noto, la preghiera a San Michele è stata inserita alla fine della Messa da Leone XIII e poi espunta con l'entrata in vigore del Novus Ordo, ma è rimasta diffusa fra i fedeli consapevoli e recitata sia nelle celebrazioni tridentine che al di fuori.

Chi è dunque l'arcangelo Michele? Egli è uno degli arcangeli noti, assieme a Gabriele e Raffaele e a quanto evinciamo dalle Sacre Scritture, il suo nome è legato alla lotta contro il male e ai tempi ultimi. In questi termini lo troviamo citato esplicitamente sia nell'Antico Testamento che nel Nuovo.

Nell'Apocalisse (12) leggiamo "7 Scoppiò quindi una guerra nel cielo: Michele e i suoi angeli combattevano contro il drago. Il drago combatteva insieme con i suoi angeli, 8 ma non prevalsero e non ci fu più posto per essi in cielo".

Interessante poi un passaggio della lettera di Giuda. L'autore stigmatizza coloro che bestemmiano e offendono Dio, ricordando che "[9]L'arcangelo Michele quando, in contesa con il diavolo, disputava per il corpo di Mosè, non osò accusarlo con parole offensive, ma disse: Ti condanni il Signore!". Passaggio che pur sorprendente, ci ricorda che l'accusa, anche se rivolta al Diavolo, spetta a Dio. Michele che non osa insultare il traditore Lucifero rivela un'umiltà perfetta.

Altro passaggio degno di nota, collegato a quello apocalittico, è la profezia contenuta nel libro del profeta Daniele, capitolo 12. "1 Or in quel tempo sorgerà Michele, il gran principe, che vigila sui figli del tuo popolo. Vi sarà un tempo di angoscia, come non c'era mai stato dal sorgere delle nazioni fino a quel tempo; in quel tempo sarà salvato il tuo popolo, chiunque si troverà scritto nel libro. 2 Molti di quelli che dormono nella polvere della terra si risveglieranno: gli uni alla vita eterna e gli altri alla vergogna e per l'infamia eterna. 3 I saggi risplenderanno come lo splendore del firmamento; coloro che avranno indotto molti alla giustizia risplenderanno come le stelle per sempre".  Daniele spaventato chiede quando ciò avverrà e l'interlocutore  risponde: "Va', Daniele, queste parole sono nascoste e sigillate fino al tempo della fine. 10 Molti saranno purificati, resi candidi, integri, ma gli empi agiranno empiamente: nessuno degli empi intenderà queste cose, ma i saggi le intenderanno. 11 Ora, dal tempo in cui sarà abolito il sacrificio quotidiano e sarà eretto l'abominio della desolazione, ci saranno milleduecentonovanta giorni. 12 Beato chi aspetterà con pazienza e giungerà a milletrecentotrentacinque giorni. 13 Tu, va' pure alla tua fine e riposa: ti alzerai per la tua sorte alla fine dei giorni".

Il che, se pensiamo agli attentati quotidiani contro il sacrificio eucaristico, ci inquieta abbastanza. Cosa potrà essere quella che in altre traduzioni (Diodati) è definita "l'abominazione che causa la desolazione". Un sacrilegio generalizzato contro il Corpo di Cristo? Probabile. La gerarchia dovrebbe tenerne conto. Non possiamo fare altro che invocare seriamente San Michele dunque, assieme alla Vergine Maria, invitando tutti i sacerdoti a diffondere la preghiera leonina.


 

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