25 ottobre 2018

Papa Francesco e "il cambio di Paradigma"

di Paolo Maria Filipazzi
Dopo cinque anni di pontificato bergogliano, è ormai legittimo iniziare a tracciare un bilancio dell’operato di Papa Francesco. Lo fa con notevole acume Josè Antonio Ureta con il suo “Il «cambio di paradigma» di Papa Francesco. Continuità o rottura nella missione della Chiesa? Bilancio quinquennale del suo pontificato” 
.
L’ Autore analizza del dettaglio tutti i punti di rottura del magistero di Bergoglio con la Tradizione della Chiesa, facendosi interprete delle preoccupazioni che tutto questo suscita, a partire da quelle sulla stessa tenuta unitaria della Sposa di Cristo.

Il primo punto dolente è, secondo Ureta, quello dei principi non negoziabili, che Papa Francesco ha di fatto liquidato nello spazio di un’intervista, per poi contraddistinguersi: per la vicinanza ai demolitori di questi ultimi, come Marco Pannella e Emma Bonino; per avere ospitato in Vaticano, con il pretesto di convegni a tematica ecologista già di per sé molto dubbi, noti promotori della contraccezione e dell’aborto; per la chiusura dell’ Istituto Giovanni Paolo II per Studi su Matrimonio e Famiglia e l’affidamento della Pontificia Accademia per la Vita nientemeno che a monsignor Vincenzo Paglia; per aperture perfino all’eutanasia e per il rifiuto di pronunciarsi in passaggi cruciali come l’approvazione della legge Cirinnà, di fatto passata anche grazie al suo silenzio. Il tutto ha avuto l’effetto di mettere in difficoltà i miltanti pro-vita in tutto il mondo, di fatto scaricati.

Si passa poi, al problema della paradossale rivalutazione del marxismo attraverso la riesumazione della Teologia della Liberazione, della cui variante argentina, la Teologia del Popolo, Bergoglio è stato allievo. Si è arrivati così all’organizzazione, da parte del Vaticano, degli Incontri Mondiali dei Movimenti popolari, nel corso dei quali è stato promosso un radicalismo politico spintosi ad aperte apologie della guerriglia e della lotta armata, il tutto sotto gli occhi del Papa, che ha fatto sua l’agenda di questi movimenti. In questo quadro si colloca il sostegno che la Santa Sede ha assicurato al regime di Maduro in Venezuela, sconfessando i vescovi di quel paese, schieratisi con i milioni manifestanti scesi in piazza a protestare contro quel governo e duramente repressi. A questo aspetto si collega anche la dolorosa vicenda dell’accordo con la Cina, con cui il Vaticano ha abbandonato al loro destino schiere di cristiani e sacerdoti perseguitati dal regime comunista di Pechino.

Si analizza successivamente l’adesione, manifestata con la discutibile enciclica Laudato sì, all’ideologia ecologista dell’ ONU, con la correlata adesione a teorie parascientifiche non provate, che hanno però legittimato la promozione, da parte del Papa, di stili di vita improntati ad un pauperismo radicale di utopie indigeniste in realtà dannose per gli stessi poveri; a inquietanti progetti di governo mondiale; e ad un’ambigua spiritualità neo-pagana e panteista, culminata nella proiezione, sulla facciata della basilica di San Pietro, dello spettacolo di dubbio gusto Fiat Lux.

Si passa, a questo punto, al martellamento in materia di immigrazione cui da anni il Papa ci sta ossessivamente sottoponendo, alla sua idealizzazione di un Islam pacifico e non violento che sta in realtà aprendo le porte ad una futura invasione, ed alla correlata reticenza a condannare la violenza fondamentalista, anche qui abbandonando a se stessi i cristiani perseguitati del Medio Oriente.

Vi è, al culmine di tutto, la svolta relativista in materia teologica e morale, con la rivalutazione di Lutero, la propaganda omosessuale svolta da alcuni fedelissimi quali James Martin, ed il caso emblematico di Amoris Laetitia e del percorso sinodale che lo ha preceduto, di cui l’Autore ricostruisce meticolosamente tutte le successive forzature.

Il risultato di tutto questo è, spiega l'autore,  con il ralliement alla modernità gnostica e anticristiana, un’esasperazione fino al parossismo del processo di autodemolizione della Chiesa già denunciato da Paolo VI, di cui il Papa viene ripagato con il plauso dei poteri mondani.

A questo punto si pone la domanda sul da farsi. Nella parte conclusiva del libro l’Autore è molto chiaro: come insegnato dalla Costituzione Pastor Aeternus, lo Spirito Santo non è stato promesso ai successori di Pietro per rivelare una nuova dottrina, ma per custodire con scrupolo il deposito della fede. In tale prospettiva, è sicuramente lecito sospendere prudenzialmente l’assenso e persino resistere pubblicamente agli insegnamenti errati, come del resto fece già San Paolo di Tarso, e come confermato da autorevoli autori fra cui San Tommaso d’Aquino e San Roberto Bellarmino. Tale resistenza diventa addirittura doverosa quando gli insegnamenti errati mettono a repentaglio il bene comune.

Ugualmente chiaro è l’Autore a proposito delle prospettive di scisma da più parti ventilate: “nella confusione attuale che rischia di aggravarsi in un futuro non lontano, una cosa è certa: che i cattolici fedeli al loro battesimo giammai prenderanno l’iniziativa di rompere il sacro legame di amore, venerazione ed obbedienza che li unisce al successore di Pietro e ai successori degli Apostoli, anche se questi ultimi potessero eventualmente opprimere le loro coscienze e auto demolire la Chiesa. Se, abusando del loro potere e cercando di forzarli ad accettare i loro traviamenti, tali prelati venissero a condannarli a causa della loro posizione di fedeltà al Vangelo e di resistenza all’autorità, saranno questi pastori e non i cattolici fedeli i responsabili della rottura e delle sue conseguenza davanti a Dio, alla Chiesa e alla Storia, così come accadde a San Atanasio, vittima di un abuso di potere, tuttavia stella nel firmamento della Chiesa”.

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