10 settembre 2018

Frediano. Primo irlandese in Italia

 di Franco Ressa
Le invasioni barbariche e il crollo dell’impero romano misero in pericolo la civiltà e la religione Cristiana che in essa era nata e cresciuta. Eppure quella stessa epoca vide sorgere la fede in una grande nazione che ancor oggi la conserva come suo patrimonio specifico. L’Irlanda.
Dal 424 san Patrizio evangelizzava l’isola e già verso la metà di quel quinto secolo molti irlandesi si organizzavano in monasteri, sia maschili che femminili. Solo cento anni prima nel lontanissimo Egitto sant’Antonio e santa Demiana avevano iniziato il movimento mo-nastico. La fondazione di abbazie in Irlanda assumerà un grande significato sia religioso che culturale.

E in tutto il resto dell’Europa ? Ancora nulla o quasi; san Benedetto fondava l’abbazia di Montecassino nel 529, ma la diffusione del monachesimo andava a rilento. Fu così che i monaci irlandesi usciranno dalla loro isola per riconvertire il mondo imbarbarito e si diri-geranno prima in Francia, poi in Belgio, Germania, Austria.
I frati irlandesi arriveranno anche in Italia, i tre più famosi saranno in ordine di tempo san Frediano, san Colombano e san Donato.
Il primo proveniva dall’Ulster, la parte più settentrionale dell’Irlanda, ed era figlio di Ultach, il re di quella regione, il suo nome celtico era Finnian o Frigdian. Già monaco in una del-le numerose abbazie irlandesi, dopo l’anno 550 si mette in cammino e raggiunge Roma come pellegrino e studioso. L’Italia è sfinita e spopolata dopo la lunga guerra tra gli ostro-goti e i bizantini. Un uomo colto e di fede come Frediano non passa inosservato, e quan-do si ferma sul monte Pisano in Toscana cercando un eremo e la solitudine, viene trovato e preso a viva forza dai cittadini della città di Lucca, che gli impongono di diventare il loro vescovo.
È l’anno 560, nelle città italiane le autorità civili sono svanite con le invasioni dei barbari, i vescovi sono rimasti gli unici a poter organizzare un minimo di convivenza organizzata. Frediano inizia a farsi valere. La debole e disorganizzata dominazione bizantina ha fine quando dopo il 570 arrivano i nuovi invasori, i Longobardi, eretici ariani oltre che barbari. Il vescovo di Lucca sa come farsi valere, incontra i loro capi, stabilisce una tregua ed una convivenza con la popolazione latina. Non solo Lucca non verrà saccheggiata, ma diventerà il centro della dominazione longobarda su tutta la Toscana, come sede del duca di Tuscia che prende alloggio nel palazzo pretorio sul foro romano della città. Sulla stessa piazza viene fondata la chiesa dedicata al santo guerriero protettore dei Longobardi, san Michele. Il primato di Lucca in Toscana durerà fino alla metà del ‘200 con l’ascesa di Firenze, ma la città conserverà la sua indipendenza fino al 1847.
Le capacità dell’irlandese non si limitano a questo. Da tempo Lucca è soggetta ad inondazioni causate dallo scarso o nullo mantenimento del fiume Serchio. Frediano riesce a risvegliare l’amor proprio dei suoi concittadini e anche dei dominatori Longobardi. Biso-gna mettere al sicuro la città. Perciò l’alveo del fiume va ripulito, dragato, e scorrendo troppo vicino all’abitato, va deviato.
La leggenda narra che Frediano con un rastrello abbia tracciato il nuovo corso del Ser-chio, che miracolosamente segue la nuova direzione imposta. Ma è certo che i lucchesi abbiano lavorato per anni a scavare, portando alla fine il fiume un miglio circa più a nord, dove ancora scorre adesso, e nello stesso tempo abbiano creato una foce più larga a Mi-gliarino, per far scaricare a mare le piene senza pericolo.
Questa bonifica dovette veramente sembrare miracolosa dati i tempi, così dopo la morte di Frediano nel 588, verrà eretta una chiesa in suo onore ed a suo nome, nel luogo oltre le mura dove il fiume straripava. Qui verrà traslato il suo corpo, e il giorno festivo non è quel-lo del suo trapasso, 18 marzo, ma il 18 novembre, la traslazione delle sue reliquie. Ma forse è anche la ricorrenza dell’apertura del nuovo corso del Serchio ai suoi tempi.


 

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