Le invasioni barbariche e il crollo dell’impero romano misero in pericolo la civiltà e la religione Cristiana che in essa era nata e cresciuta. Eppure quella stessa epoca vide sorgere la fede in una grande nazione che ancor oggi la conserva come suo patrimonio specifico. L’Irlanda.
Dal 424 san Patrizio evangelizzava l’isola e già verso la metà di quel quinto secolo molti irlandesi si organizzavano in monasteri, sia maschili che femminili. Solo cento anni prima nel lontanissimo Egitto sant’Antonio e santa Demiana avevano iniziato il movimento mo-nastico. La fondazione di abbazie in Irlanda assumerà un grande significato sia religioso che culturale.
E in tutto il resto dell’Europa ? Ancora nulla o quasi; san Benedetto fondava l’abbazia di Montecassino nel 529, ma la diffusione del monachesimo andava a rilento. Fu così che i monaci irlandesi usciranno dalla loro isola per riconvertire il mondo imbarbarito e si diri-geranno prima in Francia, poi in Belgio, Germania, Austria.
I frati irlandesi arriveranno anche in Italia, i tre più famosi saranno in ordine di tempo san Frediano, san Colombano e san Donato.
Il primo proveniva dall’Ulster, la parte più settentrionale dell’Irlanda, ed era figlio di Ultach, il re di quella regione, il suo nome celtico era Finnian o Frigdian. Già monaco in una del-le numerose abbazie irlandesi, dopo l’anno 550 si mette in cammino e raggiunge Roma come pellegrino e studioso. L’Italia è sfinita e spopolata dopo la lunga guerra tra gli ostro-goti e i bizantini. Un uomo colto e di fede come Frediano non passa inosservato, e quan-do si ferma sul monte Pisano in Toscana cercando un eremo e la solitudine, viene trovato e preso a viva forza dai cittadini della città di Lucca, che gli impongono di diventare il loro vescovo.
Le capacità dell’irlandese non si limitano a questo. Da tempo Lucca è soggetta ad inondazioni causate dallo scarso o nullo mantenimento del fiume Serchio. Frediano riesce a risvegliare l’amor proprio dei suoi concittadini e anche dei dominatori Longobardi. Biso-gna mettere al sicuro la città. Perciò l’alveo del fiume va ripulito, dragato, e scorrendo troppo vicino all’abitato, va deviato.
La leggenda narra che Frediano con un rastrello abbia tracciato il nuovo corso del Ser-chio, che miracolosamente segue la nuova direzione imposta. Ma è certo che i lucchesi abbiano lavorato per anni a scavare, portando alla fine il fiume un miglio circa più a nord, dove ancora scorre adesso, e nello stesso tempo abbiano creato una foce più larga a Mi-gliarino, per far scaricare a mare le piene senza pericolo.
Questa bonifica dovette veramente sembrare miracolosa dati i tempi, così dopo la morte di Frediano nel 588, verrà eretta una chiesa in suo onore ed a suo nome, nel luogo oltre le mura dove il fiume straripava. Qui verrà traslato il suo corpo, e il giorno festivo non è quel-lo del suo trapasso, 18 marzo, ma il 18 novembre, la traslazione delle sue reliquie. Ma forse è anche la ricorrenza dell’apertura del nuovo corso del Serchio ai suoi tempi.
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