di Enrico Maria Romano
Da decenni ormai la Chiesa cattolica tedesca risulta essere una delle
comunità ecclesiali più progressiste, più liberal e più ammodernate del
pianeta.
Basta ricordare i nomi di alcuni dei suoi eminentissimi rappresentanti per
associarli immediatamente all’apertura della teologia teutonica di secondo
Novecento a tutto ciò che prima era comunemente aborrito dai cattolici: il
protestantesimo e la figura-simbolo di Martin Lutero, la laica modernità e
lo stesso spirito libertario.
Tra questi nomi, spicca oggi quello del teologo di lungo corso Walter
Kasper (1933). Ovviamente egli non è l’unico rappresentante del partito
progressista al potere, e vi sono altre figure vecchie e nuove che vanno
assolutamente nello stesso senso, come Karl Lehman (1936) o Reinhard Marx
(1953). Esiste anche una teologia germanica di segno diverso, i cui nomi di
prestigio sono i prelati Joseph Ratzinger, Gerhard Ludwig Müller, Joachim
Meisner o Walter Brandmüller.
Kasper però è l’uomo sintesi, l’uomo giusto al momento giusto (nella logica
del progressismo). E’ l’unico ad esempio, ad essere stato più volte
esaltato con termini a dir poco aulici da Papa Francesco. Nel 2014, il
Pontefice disse così in occasione del Concistoro straordinario sulla
famiglia: “Ieri, prima di dormire, ma non per addormentarmi ho letto, ho
ri-letto, il lavoro del cardinale Kasper [si tratta di Misericordia,
Queriniana, 2013]. Vorrei ringraziarlo perché ho trovato profonda teologia,
e anche un pensiero sereno nella teologia. È piacevole leggere teologia
serena. E ho trovato quello che Sant’Ignazio ci diceva, quel sensus
ecclesiae, l’amore alla Madre Chiesa, lì. Mi ha fatto bene e mi è venuta
un’idea, ma mi scusi eminenza se la faccio vergognare, ma l’idea è: questo
si chiama fare teologia in ginocchio. Grazie. Grazie”…
Ma già nel primo Angelus da Papa il 17 marzo 2013 disse in una piazza s.
Pietro colma di curiosi: “In questi giorni, ho potuto leggere un libro di
un Cardinale – il Cardinale Kasper, un teologo in gamba, un buon teologo –
sulla misericordia. E mi ha fatto tanto bene, quel libro, ma non crediate
che faccia pubblicità ai libri dei miei cardinali! Non è così! Ma mi ha
fatto tanto bene, tanto bene … Il Cardinale Kasper diceva che sentire
misericordia, questa parola cambia tutto. E’ il meglio che noi possiamo
sentire: cambia il mondo”. Tutto ciò appare assai sorprendente, tanto più
che i papi sono sempre stati sobri negli elogi pubblici a prelati e teologi
vari.
Vescovo, cardinale, presule con mille incarichi, il Nostro è stato ex
assistente universitario di Hans Küng. Il quale è unanimemente considerato
un arci-eretico, negatore esplicito del dogma dell’universalità salvifica
della Chiesa (Extra Ecclesia nulla salus), ribadito sotto Giovanni Paolo II
nell’istruzione Dominus Iesus (2000). E questa discepolanza il Kasper tende
oggi a farla dimenticare, così come i suoi proverbiali scontri col teologo
Ratzinger sulla missione e la natura della Chiesa.
Come se nulla fosse, nel 2014, Kasper viene nominato relatore ufficiale al
Sinodo dei Vescovi sulla Famiglia. E la sua relazione è di fatto più che
possibilista verso il divorzio e il secondo matrimonio tra battezzati.
Ancor più recentemente, per i 5 secoli di quella Riforma che scisse in due
l’Europa, il Nostro ha dato alle stampe un libro assai benevolo
sull’eretico per antonomasia (cf. Martin Lutero. Una prospettiva ecumenica,
Queriniana, 2016).
Abbiamo reperito però, un interessante documento che mostra che solo pochi
anni fa, e malgrado la già diffusa “ermeneutica della rottura” denunciata
da Benedetto XVI, in Germania la dottrina cattolica teneva. E teneva
proprio su quei temi etici in cui oggi tra un tedesco cattolico e un
tedesco protestante la differenza, se c’è, è ridotta al lumicino.
Siamo nel 1985, in piena era post-conciliare segnata da abusi di ogni
genere, ma anche dalla figura sintesi di Giovanni Paolo II. E la Conferenza
Episcopale Tedesca pubblica un Catechismo cattolico degli adulti, il quale
ottiene grande seguito di vendite e molte traduzioni all’estero (in Italia
fu pubblicato nel 1989 dalle Paoline).
Nella introduzione al Catechismo, un giovane professor Kasper scriveva che
se “L’Europa è il continente in cui il cristianesimo, per volere della
divina provvidenza (At 16,9) ha preso piede”, a causa dell’illuminismo, vi
si “è innescato un processo di erosione” che sta portando all’apostasia.
“Nella nostra società moderna la fede cristiana è quasi spenta” (p. 4).
Parole pesanti come macigni, divenute purtroppo inudibili, e che dovrebbero
mettere i brividi pensando all’oggi. L’illuminismo infatti, proprio come il
protestantesimo, è divenuto di recente una sorta di neo-dogma intangibile
su cui non si può più sollevar questione.
In ogni caso, il Catechismo dell’Episcopato tedesco di allora,
contrariamente ai teologi kasperiani di oggi, insegnava in modo
chiarissimo, “il valore dell’indissolubilità” del matrimonio, e il fatto
che i cattolici “risposati civilmente vivono obiettivamente in
contraddizione dell’ordine divino” (p. 429). “Un amore che sia degno di
questo nome è sempre definitivo (…). Si aggiunge anche il bene dei figli
che richiede la fedeltà incondizionata dei genitori tra loro” (p. 428). Più
o meno l’opposto di quanto Kasper e i suoi sodali sostengono oggi.
Addirittura, il testo biblico scelto tra molti per illustrare la dottrina
cristiana del matrimonio è la Lettera agli Efesini, in cui è detto: “Le
donne siano soggette ai mariti come al Signore”.
Perfino a livello politico si era assai più neutrali e corretti di oggi.
Sulle difficoltà poste dal male nel mondo, i vescovi guidati dal professor
Kasper scrivevano: “Come possiamo, dopo Hiroshima, Auschwitz, i gulag (…)
lodare Dio e la sua onnipotenza?” (p. 142). In riflessioni più recenti,
Hiroshima e i gulag sono spariti…
Il futuro del cristianesimo in Europa è molto legato alla tenuta della fede
nel mondo germanico (che comprende anche Austria, Svizzera e varie
minoranze, come quelle altoatesine). Ma se nel 2013 ci furono 98 nuovi
sacerdoti in tutta la Germania cattolica, nel 2015 le ordinazioni
presbiterali sono state solo 58, mentre ancora negli anni 90 sfioravano le
300 l’anno. Senza preti, niente messe né confessioni. Senza messe né
confessioni, niente parrocchie, chiese, cappelle, basiliche o cattedrali.
Si vedano in tal senso i dati impressionanti raccolti da Giulio Meotti (cf.
La fine dell’Europa. Nuove moschee e chiese abbandonate, Cantagalli, 2016).
Se l’albero si riconosce dai frutti, è anche vero che i fatti sono
testardi… Segno evidente che il dilagante modernismo non giova al gregge
dei fedeli, né alla Chiesa, né all’Europa stessa la quale, piaccia o meno,
si è edificata sui valori del Vangelo.
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