di Marco Mancini
Lei si chiama Aya Homsi, ha 30
anni ed è un’italo-siriana residente a Bologna. Figlia di genitori originari di
Aleppo, dopo lo scoppio della guerra civile siriana ha assunto gli abiti di
fervente attivista anti-Assad, fondando il gruppo FB “Vogliamo la Siria libera”
e organizzando eventi e manifestazioni di sostegno all’opposizione del c.d.
Esercito Siriano Libero.
In virtù di tale impegno Aya è
ben presto assurta agli onori delle cronache: interviste per l’ineffabile Rai News ed altre
testate (vedi qui
e qui),
articoli elogiativi sulla
“ragazzina dagli occhi enormi e dallo spirito combattivo”, addirittura la
partecipazione come speaker al
Festival Internazionale di Giornalismo di Perugia (2012).
Insomma, Aya è riuscita a
ritagliarsi il ruolo, ormai particolarmente ricercato dai media mainstream, di
giovane attivista con un bel faccino in lotta per la libertà e per i valori
della democrazia contro il crudele dittatore Bashar al-Assad. Coronamento di
questa sua carriera la
presenza sul palco, accanto all’allora segretario Pierluigi Bersani, in una
manifestazione contro il regime siriano organizzata dal PD nel marzo 2012.
Passata la fase acuta della
“rivolta”, ben presto degenerata in una guerra in cui le forze di opposizione
sono state fagocitate dagli islamisti radicali come Al-Nusra e ISIS, Aya è
passata un po’ di moda, salvo tornare nuovamente alla ribalta ai tempi del
sequestro delle attiviste Greta e Vanessa, di cui confermò i contatti con
l’Esercito Libero Siriano (cioè i gruppi armati ribelli). Già in
quell’occasione si lasciò scappare una frase infelice sul fatto che Al Nusra e
ISIS fossero da considerare, in qualche modo, un male minore rispetto al regime
di Assad, considerato il “primo terrorista” che aveva portato il Paese
all’esasperazione (e quindi, in qualche misura, legittimato la fiammata
integralista).
La liberazione di Aleppo da parte
dell’Esercito Arabo Siriano insieme agli alleati russi, iraniani e libanesi
(Hezbollah) deve aver nuovamente risvegliato i bollenti spiriti della fanciulla
“dagli occhi enormi”: così la mattina della Vigilia di Natale, sul proprio
profilo FB, la nostra Aya si è pronunciata nella maniera che vedete sulla
tragedia del volo russo precipitato nel Mar Nero, che ha provocato la morte di
92 persone, tra cui 64 membri del Coro Alexandrov (ex Coro dell’Armata Rossa):
“Babbo Natale esiste”: l’attivista “democratica” commenta così la tragica morte di 90 persone, le quali non avevano alcuna responsabilità diretta nei fatti siriani, ma si limitavano a portare conforto alle truppe russe di stanza al fronte o addirittura, come nel caso della dott.ssa Elisaveta Glinka, conosciuta come “Lisa”, erano impegnate in attività di natura umanitaria. Seguono i commenti, dello stesso tenore, di altri “attivisti” anti-Assad e dei loro tirapiedi italiani: ironia di pessimo gusto sul fatto che il livello artistico del Coro fosse ormai “sprofondato” e risate a crepapelle.
Qui non c’è nessun rispetto non
solo per la vita umana, ma neanche per una delle istituzioni più storiche della
musica e della cultura russa, universalmente stimata in patria come all’estero.
Non v’è nulla che segnali l’appartenenza di questi figuri alla comune civiltà
umana.
Questa, dunque, è la gente che
per anni si è presentata come la Siria “libera e democratica” in lotta contro
il dittatore. Questa è la feccia umana accreditata da media mainstream ed elite
politiche occidentali come “opposizione moderata”, vittima delle violenze del
regime siriano. Non stupisce che molti di loro abbiano finito per schierarsi con
l’ISIS. E che diranno ora tutti coloro che ne avevano tessuto le lodi? Che dirà
il povero Pierluigi Bersani, ora che ad
Aleppo la gente scende in strada festante e che i cristiani sono tornati a
festeggiare il Natale dopo cinque anni? Che diranno Obama e Hollande, ora che
nelle aree abbandonate dai loro terroristi “moderati” emergono già le prime tracce
di fosse
comuni? Al Festival del Giornalismo di Perugia continueranno a invitare
l’eroina Aya, o cominceranno a trattarla per quello che è, cioè la
propagandista di gruppi armati dal curriculum poco commendevole?
Ai posteri l’ardua sentenza.
Ai posteri l’ardua sentenza.
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