“C’è lo chiede l’Unione Europea:
l’Italia deve prevedere finalmente tutele per le vittime di omofobia e leggi
per i diritti delle coppie omosessuali”. In questa frase di Laura Boldrini,
pubblicata sul suo profilo FB all’interno di un post riguardante il convegno di
apertura del gay pride di Palermo, è compendiato tutto il senso della crisi,
apparentemente irreversibile, della sinistra italiana ed europea - non che la
destra sia messa meglio, per carità.
Lasciamo da parte l’errore
ortografico, che pure ha scatenato l’ilarità del web: quasi sicuramente si
tratta di un un refuso non voluto, anche se prudenza vorrebbe che la presidente
della Camera (o chi per lei) rileggesse i suoi temini, prima di rilanciarli a una platea così
ampia come quella feisbucchiana. Evitiamo di soffermarci, per una volta, anche
sul merito della questione, vale a dire le unioni omosessuali. Il
problema è un altro e si riassume nell’onnipresente formula “ce lo chiede
l’Europa”.

Soprattutto, non si rende conto
la Boldrini che la sua pezza d’appoggio è abbastanza traballante? Non si
accorge che l’Europa evocata con tanta enfasi è la stessa Europa che “chiede”
sacrifici ai Paesi periferici, che li impoverisce con terapie sbagliate, che
impone ricette economiche contro le quali il suo partito, se ben ricordiamo,
dovrebbe battersi a spada tratta? L’Europa, dunque, non ha sempre ragione? Ha
ragione solo quando è d’accordo con noi? Ma, se così è, invocando l’UE come
fonte di legittimità delle proprie proposte, la Boldrini mostra una disonestà
intellettuale non comune. Utilizza, come i tanto vituperati politicanti di
professione, l’artifizio retorico del “vincolo esterno” per attuare la propria
agenda personale.
A meno che, invece, alla Boldrini
della lotta all’austerità non freghi granché. Non è un’ipotesi da scartare: è
la sinistra del terzo millennio, quella dei “nuovi” diritti. La
materializzazione di quello che il compianto Augusto Del Noce aveva definito il
“suicidio della rivoluzione”, ovvero la trasformazione della sinistra
post-marxista in un partito radicale di massa, pienamente omogeneo al sistema di
valori espresso dalla società capitalista. La carriera dell’inquilina di
Montecitorio, tutta giocata all’interno delle organizzazioni onusiane,
sembrerebbe confermarlo. Credevamo fosse rivoluzione, invece era – tutt’al più
– peloso filantropismo borghese. Una tendenza deviazionista sulla quale il buon
Baffone avrebbe avuto qualcosa da ridire. Altri tempi, purtroppo; ma, per
citare il Califfo, non escludiamo il ritorno.
Pubblicato il 15 giugno 2013
Credo che il problema più grosso di molte persone sia mettersi d'accordo sul significato del termine " Europa ".
RispondiEliminaPerchè i giornali usano spesso questo termine come sinonimo di: parlamento europeo, commissione europea, banca centrale europea, Corte europea dei diritti dell'uomo ( che non è dell'unione europea ), la Corte di giustizia dell'Unione europea ( questa sì europea! ), ecc...
Credo che per la maggior parte delle persone queste istituzioni siano prese come una generica Europa. Che alla fine impone solo quello che gli stati membri le consentono es:( la Grecia non voleva la riforma finanziaria e l'austerità? Poteva anche scegliere di non farla, a patto di sopportarne le conseguenze. come tutti gli stati.)