di Marco Massignan

L'8
dicembre è una data significativa nel pontificato di Pio IX: “L'8 dicembre del
1849 era stato scelto dal pontefice, esule a Portici, per condannare la rivoluzione
satanica e il suo tentativo di riportare Roma al paganesimo. L'8 dicembre 1854,
Pio IX, alla presenza di quasi duecento tra cardinali e vescovi, proclamava il
dogma dell'Immacolata Concezione. Lo stesso giorno, dieci anni dopo, pubblicava
l'enciclica Quanta cura, con l'annesso Sillabo di condanna degli
errori del mondo moderno. L'8 dicembre 1869 apriva solennemente il Concilio
Vaticano I. La ricorrente scelta di questo giorno non era senza intenzione.
L'Immacolata era infatti l'unica creatura che era stata sottratta alla signoria
di Satana, Colei che aveva schiacciato la testa al serpente. Il ricorso alla
sua protezione poteva essere assunto come il simbolo di una mistica
controrivoluzionaria, una volta stabilita l'identificazione tra Satana e la rivoluzione”[2].
Il Santo
Padre “oppone all'orgoglio luciferino, motore occulto dell'egualitarismo
democratico, il dogma dell'Immacolata Concezione, per cui Maria fu dispensata,
in virtù di una grazia sovrana, dalla legge comune”[3].
Maria espunta dalla sovranità democratica in virtù di una superiore sovranità:
divina e monarchica. La democrazia moderna (laicista ed immanentista), al
contrario, non si costituisce come semplice forma di governo (una tra le
tante), ma come unico e legittimo concetto di sovranità, negando
ogni subordinazione a principii e autorità superiori, così da sostituire
fattivamente Dio con il Popolo: è l'anti-regalità di Cristo.
A
fronteggiare l'idra rivoluzionaria (che si articola a vari livelli ma il cui
spirito è il “non serviam”), sta la Santa Vergine – “termine fisso
d'etterno consiglio” - la Tota Pulchra. La
graduale affermazione della Rivoluzione, intesa come “empietà” (l'espressione è
di Rosmini), vale a dire come secolarizzazione integrale e, quindi, come
affermazione dell'ateismo moderno, viene finemente sunteggiata dal
pensatore spagnolo J. Donoso Cortés[4];
dalla negazione del Peccato Originale, difatti, discendono tre tipi di errori
che si riverberano in maniera permanente sul piano politico e sociale: 1)
l'errore riguardante l'indipendenza e la sovranità della ragione umana
(liberalismo); 2) l'errore di ritenere la volontà dell'uomo buona per natura (essa
non avrebbe bisogno, per operare il bene, né del richiamo né dell'impulso della
Grazia); 3) l'errore - supposto l'immacolato concepimento dell'uomo – di
sostenere che tutti gli appetiti sono degni di essere perseguiti (cioè
il diritto a qualunque cosa senza eccezione alcuna).
Sopra a
queste “tre sovranità perturbatrici” brilla la luce dell'Immacolata (“cunctas
haereses sola interemisti” – debellatrice di tutte le eresie). Se infatti
il dipanarsi della storia umana, massimamente dopo l'Incarnazione del Verbo,
non può che essere letto come l'ininterrotta battaglia tra la stirpe di Satana
e la stirpe di Cristo (la Santa Chiesa), allora sia i singoli sia le comunità
politiche non possono sottrarsi a questa necessità di opzione tra due eserciti
schierati l'uno contro l'altro. Tale guerra che divide inesorabilmente gli uomini sino alla
fine, altro non è che un prolungamento dell'opposizione tra la Vergine e il
serpente, tra la discendenza spirituale di Colei e quella di costui. Ha scritto
San Luigi M. Grignion de Monfort, commentando il passo della Genesi (3, 15):
“Dio ha fatto e preparato una sola ma irreconciliabile
inimicizia, che durerà ed anzi crescerà sino alla fine: l'inimicizia tra Maria,
sua degna Madre, e il diavolo”[5].
Nei tempi apocalittici in cui siamo chiamati a
vivere il posto per la neutralità non è più possibile: o si tende nella
direzione di Dio e del Suo piano di salvezza o lo si ostacola lucidamente,
nella consapevolezza che non esiste una terza via di compromesso: “Colui che
non ha piegato innanzi a Dio ha già piegato innanzi a me” dice il Lucifero
di George Byron nel suo dialogo con Caino[6].
Il ruolo della Madonna quindi, all'interno della civitas Dei, non può
che essere fondamentale. Se per l'eretico di ogni tempo la mariologia è
un'“escrescenza tumorale del cattolicesimo”, per il vero Cristiano è la Madre
che - immobile ai piedi della Croce di Suo Figlio, trafitta da una spada di
dolore -, “ci fa comprendere senza possibilità di dubbio che Ella sarà
capace di sostenere i redenti durante le più inaudite prove, grazie ad una
materna intercessione infinitamente pura ed infinitamente potente”[7].
[1] PIO IX, Ineffabilis Deus.
[2] P.G. CAMAIANI, Il diavolo, Roma e la rivoluzione, Rivista di storia e letteratura religiosa, VIII (1972),
pp. 502-503.
[3] G. VANNONI, Sillabo,
Edizioni Cantagalli, Siena 1998; Genesi e natura del Sillabo, p. 32. Già
Bossuet (nel celebre sermone sull'Immacolata Concezione pronunziato a Parigi
nel 1660) aveva evidenziato il carattere monarchico ed antiegualitario del
privilegio mariano: “Anch'io affermo che per la forza dell'universalità
della legge anche Maria era compresa tra i condannati, ma è guardando alla
potenza del Sovrano che posso dire: fu dispensata!”.
[4] J. DONOSO CORTES, Lettera
al Card. Fornari, 19 giugno 1852.
[5] S. Luigi M. Grignion de
Monfort, Trattato della vera devozione a Maria, Luci sull'Est, 1999, p.
31.
[6] G. BYRON, Caino,
Atto I, scena prima.
[7] R.T. CALMEL O.P., Breve
apologia della Chiesa di sempre, Editrice Ichthys, 2007, p. 156.
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