di Paolo Maria Filipazzi
Esce nelle sale “Lo Hobbit – Un viaggio inaspettato”, prima puntata della nuova trilogia con cui il regista Peter Jackson si cimenta nuovamente con il Legendarium tolkieniano. Ancora una volta Jackson si dimostra un grande regista: già nel precedente “Il Signore degli Anelli” era stato interprete fedele, non solo nella trama (anche se qualche “ritocchino” aveva fatto storcere il naso a qualche “purista”), ma soprattutto nello spirito, del grande scrittore inglese.
“Lo Hobbit” di Jackson non è una mera trasposizione dell’omonimo, stupendo libro, ma il regista sa inserire la vicenda nel contesto della “mitologia” elaborata da Tolkien e condensata ne “Il Silmarillion” e in un corpus sterminato di scritti pubblicati postumi a cura del figlio Christopher. Il risultato è una soddisfazione enorme per chi, come me, ama Tolkien di un amore bruciante.
Ovviamente anche stavolta si è
riaccesa la diatriba decennale di coloro che tuonano contro la presunta
“strumentalizzazione” di Tolkien da parte della Destra o, peggio, dei “fascisti”.
Una diatriba iniziata, a dire il vero, dopo decenni di indifferenza e
disprezzo, a partire dal successo della trilogia cinematografica su “Il Signore
degli Anelli”, da quando, cioè, Tolkien è diventato una moda. In realtà, la “strana
storia” della scoperta in Italia, con ritardo estremo, del professore di Oxford,
ha delle ragioni ben precise. Tolkien fu fatto conoscere in Italia nel 1970
dalla casa editrice Rusconi, guidata da Alfredo Cattabiani, un cattolico legato
alla Tradizione e quindi, in quegli anni calamitosi, ostracizzato dallo stesso
mondo ecclesiale. La cultura dominante, di matrice marxista, aveva ostracizzato per anni questo Autore: il genere fantastico, in tutte le sue sfumature, era
considerato “reazionario”, perché accusato di incitare il lettore all'evasione
dalla realtà ed al disimpegno. In Tolkien, poi, altro cattolico legato alla
Tradizione, c’era tutto ciò che si definisce “reazionario”: la lotta dello Spirito
contro la Materia, della Tradizione contro la sovversione, dell’Ordine contro
il Caos, della Luce contro le Tenebre, è la base di tutto il Legendarium. E per questo ci fu un immediato
colpo di fulmine per Tolkien dei giovani missini, che proprio all'epoca, sotto
l’impulso dei giovani intellettuali della Nuova Destra, cercavano una faticosa
uscita dal nostalgismo fine a se stesso: Tolkien era il cantore dei loro valori
nella loro dimensione eterna e svincolata da qualunque epoca storica. Nessuno
pensava che vestisse la camicia nera: anzi, proprio perché non la vestiva
divenne il punto di riferimento di generazioni di militanti.
La scoperta di Tolkien ebbe poi il
merito non secondario di portare molti seguaci di Julius Evola ed Alain de
Benoist alla riscoperta del cristianesimo: la contrapposizione fra paganesimo e
cristianesimo tipica di questi Autori veniva in Tolkien felicemente ribaltata.
Il professore di Oxford, grandissimo studioso di antichi miti e leggende
anglosassoni, ma anche conoscitore delle Sacre Scritture, era convinto che nei
miti pre-cristiani ci fosse una prefigurazione delle Rivelazione e che la Rivelazione
confermasse gli antichi miti. Non più una contrapposizione, quindi, ma una
reciproca legittimazione. La profondità della sua concezione cristiana è ben
esplicitata in diversi suoi saggi (raccolti in Italia nel volume “Albero e
Foglia”, edito da Bompiani) e lettere (raccolte nel volume “La realtà in
trasparenza”, sempre edito da Bompiani), ma in realtà è ben evidente a qualunque
lettore non ottuso dei suoi romanzi.
L’intuizione tolkeniana era
perfettamente in linea con quanto veniva sviluppato negli stessi anni dalla
teologia neo-patristica, fra i cui esponenti il grandissimo teologo svizzero
Hans Urs von Balthasar (un cui allievo oggi occupa la Cattedra di San Pietro)
uscì entusiasta dalla lettura de “Il Silmarillion”, nella cui visione teologica
trovava una sorprendente coincidenza con la sua monumentale “Teodrammatica”.
Cosa dire, nel dettaglio, de “Lo
Hobbit”? Ci sarebbero, ovviamente, da riempire pagine e pagine, ma limitiamoci
a poche linee. Intanto, l’inizio: Bilbo Baggins è uno hobbit, un mezzo-uomo,
una creatura piccola e attaccata alla vita comoda a benestante, alle grandi
dormite, alle mangiate e alle bevute. E, soprattutto, detesta una cosa su
tutte: le avventure. “Brutte, fastidiose scomode cose! Fan fare tardi a cena!”.
Un giorno, però, ecco presentarsi sul suo uscio il vecchio stregone Gandalf,
venuto apposta a reclutarlo per un’avventura! Ecco qui, nascosto, l’elemento
cristiano. Chi è Gandalf? Come si evince dal Silmarillion, Gandalf è uno degli
Ainur, creature angeliche a cui Eru, l’Uno, chiamato anche Ilùvatar (in altre
parole, Dio!) affidò Arda, la Terra. Ecco dunque, che un Angelo si presenta
alla porta di questa piccola e fragile creatura, e la chiama al suo grande
destino. E lo fa nella maniera più inaspettata, presentandosi sotto le spoglie
di un anziano e stanco viandante. Subito dopo, ecco entrare in scena la
Compagnia dei Nani, guidati da Thorin Scudodiquercia, in missione per liberare
la Montagna dal terribile drago Smaug. Bilbo è destinato a reggere le sorti di
questa missione. All’inizio non ne vuole sapere, ma qualcosa in lui, invece,
brama l’avventura, e proprio questo qualcosa, alla fine, prende il sopravvento,
fra l’incredulità dei Nani, che lo vedono inizialmente come un peso. Bilbo ha
detto il suo “Sì” alla chiamata, un “Sì” dato liberamente e venuto dal cuore.
Il seguito della storia lo lasciamo
alla visione del film ed alla lettura dello splendido libro. Basti però,
sapere, che alla fine sarà proprio Bilbo a determinare la riuscita della
missione e la sopravvivenza stessa dei Nani di cui si ritrova a portare sulle
spalle la responsabilità. Bilbo non è Achille o Sigfrido, non è il Superuomo
nietzschiano, è una piccola, fragile ed impaurita creatura trovatasi di fronte
ad una responsabilità all'apparenza più grande di lui, ma che riesce, nel
continuo sacrificio di sé, nell’accettazione delle difficoltà e delle prove che
gli si parano davanti, a terminare un viaggio che si rivelerà, alla fine, un
vero e proprio pellegrinaggio interiore. In Bilbo, così come, più tardi, nei
quattro piccoli hobbit de “Il Signore degli Anelli”, si realizza una forma
tutta nuova di eroismo: l’eroismo cristiano.
Ovviamente nulla sarebbe possibile
senza l’aiuto invisibile della Provvidenza, che incombe su tutta la storia
senza mai essere nominata, ma la cui presenza costante viene svelata da Gandalf
nel finale. “Non crederai mica, spero, che ti sia andata bene in tutte le tue
avventure e fughe per pura fortuna, così, solo e soltanto per il tuo bene? Sei
una bravissima persona, Bilbo Baggins, ed io ti sono molto affezionato; ma in
fondo sei solo una piccola creatura in un mondo molto vasto!”. “Grazie al
cielo”, risponde Bilbo, chiudendo con le sue parole la narrazione. E non c’è un
finale più cristiano di questo.
Pubblicato il 14 dicembre 2012
vabbe'... ma qua non dite nulla... ma nulla... due nozioni due e poco altro... mah...
RispondiElimina@Ele: spiegaci cosa ti aspettavi di meglio. Tu cosa avresti scritto? Non è una domanda polemica: voglio capire. Perché altrimenti il tuo commento, sparato lì così, mi pare un po' gratuito.
RispondiEliminaSicuramente sul Professore e sulla sua opera ce ne sarebbe da dire... però, in 800 parole...
RispondiEliminaComplimenti, è un bellissimo articolo! Però terrei a precisare un piccolo dettaglio dell'ultima parte. Nella versione originale (come del resto anche quella italiana...) Bilbo fa riferimento ad alcune profezie e la sua ultima battuta è "Thank goodness!", la quale si potrebbe anche tradurre in italiano con "Per fortuna!" o "Meno male!". Quindi sono un po' lontano dal ritenere che il finale sia proprio cristiano. Non è una critica nei confronti dell'articolo, me ne guardo bene, il fatto è che mi interesso di problemi legati alla traduzione e volevo fare notare questo particolare.
RispondiEliminaMah, allora è ovvio che su Tolkien ce ne sarebbe da dire a bizzeffe e che i punti di partenza potrebbero essere moltissimi.
RispondiEliminaLa prima critica costruttiva che mi sento di muovere all'articolo è questa: parte accennando giustamente al recente film. Ok, non è una recensione del film, ma parte esattamente come lo fosse, risultato: incipit forviante, perché il lettore non comprende da subito l'intento dell'articolo. A questo punto necessiterebbe un chiarimento di "intenti" della serie: ecco lettori, vogliamo andare a parare qui. Trovo nel mio modestissimo parere che non si capisca fortemente l'intento.
Critica meramente nerd(tolkeniana inside): 1)Scudodiquercia, ma gli errori capitano a tutti! e 2)Gandalf non è, tecnicamente, un vero e proprio Ainur. Gandalf è al massimo un Maiar, discendenti minori degli Ainur SCESI SU ARDA, non di quelli "rimasti lassù".Invecchiano, muoiono... Inoltre è palesemente definito uno STREGONE, in quanto appartenente all'ordine degli Istari [uh ma guarda, Ishtar=Istari... chissà come mai! Ironia mode on :)] da qui a definirlo/vederlo come un angelo... ah sì sì, c'è il carteggio, ma Tolkien (e qui è un punto di vista a livello di "fede" completamente diverso dal vostro, dunque non abbiatemene, si fa per confrontarsi) non era italiano, il nostro modo di prendere il suo aspetto cristiano è diverso da quello che significava per lui, che ha scritto in una società e in un paese diversi dal nostro (non parlo dell'attualità, ma di allora che non è neanche troppo tempo indietro!). Abbiamo sempre la tendenza a vederlo come lo vedrebbe un cristiano "nostrano"... non sono d'accordo, ma ripeto, pensiero personale, anche se rafforzato da vari studi in merito. Su questo: non dimentichiamoci chi e cosa era. Certo, sono poche battute per dire tutto, dunque apprezzabile lo sforzo di scrivere concisi, però Tolkien voleva fare un'operazione precisa riguardante la letteratura (nello specifico questo tipo di letteratura - PERDONO, qui entra la letterata che è in me), non c'entra moltissimo la fede (attenti: non sto dicendo che è ESCLUSA). Dove questo discorso invece è forte, è ne Le Cronache di Narnia, libro dibattuto tra i due amici (Tolkien e Lewis) sotto il profilo meramente letterario ma anche sotto quello spirituale, proprio per via dell'animo che lo governa... ecco, forse lì c'è molto più di quello che di cristiano c'è in Tolkien... convertire uno convinto come Lewis, di sicuro, non fu un caso e non fu facile, ma caro JRR, ti sfuggì di mano! visto che Lewis divenne intimo amico di Charles Williams, poeta, fedele, appartenente al rosacrocianesimo e membro dell'Ordine dell'Alba Dorata (The Order of the Golden Dawn)di cui -tanto per citarne uno- faceva parte il buon vecchio Aleister Crowley. Mmmma divago un po', ampliando (chiedo venia) il discorso di moltissimo!
Critica tecnica: da traduttrice in parte concordo con il "collega" qui sopra. Thank goodness è un'espressione riconducibile sì al Cielo (maiuscolo, altrimenti non è QUEL Cielo!) ma assume anche altro significato, e non si può darne un'interpretazione a senso unico, dunque... magari si può dire che resta un'ombra, un dubbio.[http://www.etymonline.com/index.php?search=Goodness - Eccetera eccetera eccetera]
Bene e Male son dibattuti per lo più nel SDA, non tanto ne Lo Hobbit. Mi fermo, su questo punto, altrimenti: sconfinate ore a discutere di un argomento che esula dall'articolo! Insomma, tante inutili parole per dire che, ahinoi, la traduzione non è scienza esatta e che apre le porte a tante interpretazioni.
Buon lavoro, e occhio alla D eufonica! :)
Sì, sono una persona fastidisamente puntuale!!!! Non odiatemi! :P
«Gandalf non è, tecnicamente, un vero e proprio Ainur. Gandalf è al massimo un Maiar, discendenti minori degli Ainur»
RispondiEliminaI Maiar SONO Ainur. http://tolkiengateway.net/wiki/Ainur
Accusare poi Tolkien riguardo al fatto che Lewis rimase anglicano, è poi quantomeno pretestuoso.
RispondiEliminaCerto, è vero che il suo cattolicesimo è influenzato dal suo essere inglese, come Chesterton e Belloc, però oggi come oggi, paradossalmente è più vicino a molti cattolici italiani, perché pesantemente anglicizzati a livello culturale. Inoltre, queste diversità etnoculturali, si risolvono a livello di approccio alla fede e alla pratica cattolica, ma non danno certo luogo a differenze radicali dal punto di vista religioso.
«uh ma guarda, Ishtar=Istari... chissà come mai!»
RispondiEliminaChissà come mai non accendi il cervello e studi la peculiare subcreazione linguistica in Tolkien, invece di uscirtene con questi commenti degni di Pontifex?
Andrea, in generale credo che il tono dei tuoi commenti al mio personalissimo punto di vista (scritto con ironia, che evidentemente non hai colto) siano un po' fuori luogo.
RispondiElimina1) Non ho detto che i Maiar NON sono Ainur, ho detto che sono discendenti minori degli Ainur scesi su Arda e non di quelli rimasti "lassù".
2)Non accuso nessuno! Ma chi l'ha scritto? Tra Lewis e Tolkien c'era un fortissimo legame, Lewis ha poi fatto le sue scelte!
3)Evidentemente tu non hai acceso il cervello non comprendendo il tono leggero in cui ho scritto, senza pontificare, questa notazione su Ishtar che era meramente un'osservazione curiosa rispetto alla scelta.
Invece di inscenare mezzogiorno di fuoco, potevi:
a) rispondere con toni pacifici, che se non si può esprimere un parere cosa si parla a fare? e il confronto che fine ha fatto? la tolleranza? mah...
b) evitare gli insulti, non mi pare di aver insultato nessuno, ma se vuoi posso farlo tranquillamente!
c) ti sei forse dimenticato le altre piccole osservazioni che ho fatto all'articolo? è facile criticare solo quelle "nerd" per le quali ho usato questa definizione proprio perché non era mia intenzione alzare i toni su un articolo di un blog che ha tutto il diritto di esprimere un punto di vista proprio.
Eh, se io non ho acceso il cervello il tuo forse si è inceppato nell'ignoranza della tua risposta sgarbata. Capita, pazienza!
Ele, però così è vincere facile. Ma nel momento in cui incappi nell'ennesimo fanatico che fa l'ennesima rilettura cristiana di un opera di Tolkien, che ci sprechi fiato a fare? E' ovvio che non ci capisce niente.
RispondiEliminaE la sua ignoranza è talmente lampante che non ha saputo rispondere a neanche una delle tue argomentazioni.
Caro Virga, invece di dire ai lettori di accendere il cervello, da bravo cristiano accendi una pira e datti fuoco.
Mah, che dire? L'unica cosa che non ho sottolineato è proprio la scelta - scontata e trita e ritrita - di "leggere" Tolkien in questa luce. Non condivido alcune cose, ma sono ben consapevole di cosa ha significato in un determinato periodo storico, italiano, sia chiaro, perché lì da loro ha assunto ben altro sapore. L'articolo ha scelto questo già ampiamente noto "brand", accettiamolo così com'è.
RispondiEliminaPer il resto, direi lasciamo le pire ai vichinghi... anche se dubito che un "funerale vichingo" (più che cristiano) abbia senso, bisogna guadagnarselo e di certo non con gli insulti.
:) Allegria!!!
Non commento mai, ma dire che i Maiar non sono Ainur è una bestialità. Gli Ainur si dividono in Maiar e Valar, quindi dare lezioni sparandole grosse non rende onore a nessuno.
RispondiEliminaCito il Silmarillion, il Valaquenta, paragrafo sui Maiar: "Giunsero altri spiriti [...] dello stesso ordine dei Valar. E sono costoro i Maiar". E nel glossario finale. Ainur: l'ordine dei Valar e dei Maiar.
Discendenti minori degli Ainur= cavolata. Essi sono Ainur a tutti gli effetti. Sono minori dei Valar.
RispondiEliminaIstari: Maiar mandati da Manwe nella Terra di Mezzo. Gandalf era un Maia di Lorien, Saruman un Maia di Aule, ad esempio.
RispondiEliminaMa che ve lo dico a fare... qui si lanciano commenti di grana grossa facendo figure ridicole... se volevate smontare questo articolo avete sbagliato registro.
Ma nel Signore Degli Anelli ci sono 4 inni a Elbereth, la quale è colei che accende le stelle. Vorrei far notare che può essere assimilata alla Madonna.
RispondiEliminaahahahha oddio!!! Non ho scritto affatto che i Maiar NON sono Ainur! Leggi bene :) Chi sono gli Istari lo so bene anche io, grazie per il ripasso! Certo se si fanno figure ridicole su questi argomenti accipicchia... mi devo proprio nascondere e cospargere il capo di cenere!!! :P
RispondiEliminaVorrei far notare ancora una volta:
1) il tono sereno e leggero con cui ho scritto e con cui continuo a scrivere
2) non stiamo facendo a gara a chi ne sa più di Tolkien [o forse sì? l'intelligenza si misura così?] - Frase ironica.
3) non stiamo facendo a gara a chi ne sa più dell'SDA perché qua si parla de Lo Hobbit...
4)chi vuole smontare cosa, scusa? Non voglio affatto smontare l'articolo! Ho fatto le mie umili considerazioni. Che è vietato? Che vi infastidiscono? No perché mi pare che la tolleranza sia cosa preziosa e importante, come anche il confronto. Ecco, insultare un lettore non mi pare proprio un bello sport. Avessi fatto lo stesso con altri lettori del blog, con lo scrittore dell'articolo o col blog tutto lo capirei anche, ma questo rispondere sopra le righe lo ritengo davvero un brutto esempio di scambio di opinioni, tanto più che mi pare che venga meno l'intento di un blog: confrontarsi? dibattere educatamente? Non c'è saccenza nelle mie parole/affermazioni di prima o di adesso, non ho insultato nessuno come invece state facendo con la sottoscritta, ma sì sa, l'insulto è facile e viene molto bene a tanti!
Come mai vi rivoltate solo contro i punti che ho espresso su Tolkien (che poi... leggete bene, ho scritto nerd di proposito, perché sapevo che avrei aperto un vaso di Pandora da cui sarebbero usciti amanti, esperti, appassionati, fissati e quanto altro - tra cui, intendiamoci, mi ci metto in mezzo anche io, ma con una umiltà e una leggerezza che non mi sembra di trovare qui - e che avevo fiducia venisse inteso come un :Ok siamo tutti appassionati, e abbiamo tutti le nostre fisse quindi: easy men!)?
Huques de Payen,insieme ad Andrea credo stiate dando fiato alle trombe per niente, cioè... vi sembra utile rispondere in maniera così accanita? Soprattutto, farlo lanciando critiche di rimbalzo solo a una parte dei dubbi e concetti che ho espresso in maniera civile rispetto all'articolo? Sinceramente sono abituata a rivolgermi alle persone con rispetto. Far valere i propri punti corazzandoli di insulti non aumenta la potenza delle frecce a vostra disposizione, semmai le indebolisce.
Peccato, poteva nascerne un discorso costruttivo, e invece...
:)
PS: Elbereth e la Madonna (c'entra qualcosa adesso? bho...): la risposta sta nella frase che hai scritto "può essere assimilata". Non c'è una scienza esatta qui...
Semplicemente, non si può negare che Tolkien stesso riconoscesse che la sua opera aveva forti connotazioni cattoliche e al tempo stesso evitare accuse ed insulti.
RispondiEliminaD'altronde, se per voi l'opera di Tolkien è solo fantasy, e non piuttosto una pietra miliare della letteratura mondiale, è inutile che insistiate oltre a trollare (perché non si possono definire altrimenti i vostri commenti).
Andrea, credo che qui si stiano dicendo le stesse cose e che nessuno abbia intenzione di "trollare".
RispondiEliminaAnche io come te penso che l'opera di Tolkien abbia forti connotazioni cristiane e che l'autore stesso lo riconoscesse. Ovviamente, essendo lui stato un cattolico convinto non poteva fare a meno che dare questo tipo di connotazioni ai suoi lavori. Però riconosco anche che questi aspetti non sono monopolio della cristianità e che il discorso è così ampio che rinchiuderlo in un'etichetta sia davvero un peccato (per restare in tema). Ma non per questo declasso il Signore degli anelli, Lo hobbit e così via a dei semplici fantasy. Anzi, a dirti la verità quando lo vedo scritto sui giornali o lo leggo su internet mi innervosisco, proprio perché credo che un autore come Tolkien vada oltre le semplici etichette, senza niente togliere alle opere fantasy. Io mi ritengo cristiano e ovviamente non posso fare a meno di notare gli elementi che accomunano Tolkien alle sacre scritture, però ho anche studiato alcuni dei miti germanici e molti aspetti simili li ho trovati anche lì. Chi legge proietta in cosa legge parte delle proprie esperienze e conoscenze, però non c'è una verità assoluta, non è detto che quello che io leggo in una particolare scena venga letto anche da un'altra persona.
Andrea, come ha appena dimostrato Manuel, è possibile parlare in modo civile.
RispondiElimina1) Tranquillo, nessun trolling, se la vedi così, forse (e mi dispiace) non accetti un punto di vista differente (?) dal tuo. Ma ripeto ancora: tolleranza e dialogo dovrebbero essere importanti, o no? Si sta qui a parlare, non a trollare, perché ci interessa farlo.
2) Nessuno ha mai scritto che non esistono connotazioni cattoliche in Tolkien. Concordo con quanto ha scritto Manuel. E' ovvio che questi aspetti, in parte, si riflettono in quello che ci ha lasciato, dico solo che il suo intento, differentemente da Lewis, era diverso. E concordo anche sull'osservazione intelligente di Manuel che tali aspetti :"non sono monopolio della cristianità..." Inoltre aggiungerei che queste tematiche si possono riferire molto più all'SDA che a Lo Hobbit, di cui, in prima battuta, parlavamo.
3)Mi sembra che il primo a tirare fuori il termine fantasy qui sei stato tu. Nessuno ha detto che lo consideriamo fantasy (Manuel, concordo all'incirca su tutta la linea). E' chiaro che ci sono tanti sostrati di lettura che non lo si può relegare in questa stretta etichetta. Ricordo poi che Tolkien era un esperto di filologia germanica, da cui ecco quegli elementi di cui parla sempre Manuel. Come vedi, e come cercavamo di dire, non c'è una scienza esatta.
Tolkien e la sua opera sono di certo un punto importantissimo della letteratura,e nessuno qui sta dicendo il contrario.
Diciamo che il tuo intervento non si presentava in maniera molto costruttiva, viste certe perle, come quelle su cui ti ho attaccato (Istar e Ainur). ;)
EliminaA parte questo (e seppellendo volentieri "l'ascia di guerra"), è verissimo che Tolkien non concordava affatto con l'esplicita allegoria cristiana di Lewis (il quale rimaneva non cattolico), ma converrai che da qui a considerare forzata l'interpretazione cattolica di Tolkien (che pure ha una certa tradizione bibliografica) ce ne passa...
D'altro canto, ammetterai anche che sostenere che la visione religiosa di Tolkien sia radicalmente diversa dalla nostra perché egli è inglese, è un po' pretestuoso.
La tolleranza è per chi se la merita.
RispondiEliminaPer i fondamentalisti solo scherno e insulti.
Peccato che io non sia fondamentalista. Anche perché il fondamentalismo (cristiano o islamico che sia) pretende di rifarsi ad una mitica purezza originaria, saltando a pié pari secoli di sviluppo e tradizione. I fondamentalisti cattolici ad esempio, rifiutano il Concilio Vaticano II, diversamente da me e dagli altri redattori di questo sito.
EliminaSe invece mi si vuole accusare di fondamentalismo tolkieniano, ehm... forse è un'accusa un pochino più sensata. :D
Noto con piacere che, come il tuo redattore capo Dot. Facchini, anche tu attui la tecnica difensiva del "m'attacco alla spicciola disamina di un termine mancando altrimenti di argomentazioni", incapace di dare un significato contestualizzato alla parola in esame.
EliminaIl problema è che per Riccardo Torti chiunque creda in Dio (e pensa e agisce di conseguenza) è fondamentalista :D
EliminaDott, Prof, gran lup mannar, figl. di putt. R. Facchini (non mi andava di cambiare profilo)
Semplicemente, mi difendo dalle accuse ad personam mossemi ingiustamente.
RispondiEliminaMa in tutto questo mi chiedo: nel presepe ce la metti l'action figure di Gandalf?
RispondiEliminama va a fanculo torti
Eliminaps: non c'entro nulla con questo blog, sono un visitatore ignaro ma affermazioni alla toti mi fanno ridere e reagire in modo scurrile. è un povero imbelle egotico. fai un favore all'umana gente: relativizzati pure tu e scompari nel tuo nulla.
che poi alla fine... semo tutti un po' nerdaccioni di Tolkien! :)
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RispondiEliminaQuesto commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiElimina<< Ma in tutto questo mi chiedo: nel presepe ce la metti l'action figure di Gandalf? >>
RispondiEliminaPerché no? Ci hanno messo persino Berlusconi.