di Valentina Ragaglia
Donne in cerca
di guai, cantava Zucchero nel 1985.
La polemica
questa volta è stata innescata dall’affissione nella bacheca di San Terenzo in
Lerici di un editoriale pubblicato su Pontifex.it il cui titolo a lettere
cubitali afferma: Le donne e il femminicidio. Facciano sana autocritica. Quante
volte provocano?
Don Piero Corsi,
parroco della chiesetta ligure, che ha peccato di superficialità, ha ben
pensato che un articolo di per sé insignificante, soprattutto nella sostanza,
in quanto manca di chiari riferimenti dottrinali, potesse scuotere le anime dei
fedeli a riflettere sul tema in questo tempo di festa. Ed invece impazza la
polemica. Tv, giornali, social network, come sempre si muovono sull’onda del
caso giornalistico per gridare allo scandalo.
Pontifex.it si pone in maniera
rude nei confronti non solo della realtà nel suo complesso, ma anche della
questione specifica, che ha un peso ed una portata sociale non indifferente. Al
di là dei ricami giornalistici, spesso esagerati, non è da sottovalutare il
clamore che un avviso simile, senza previa preparazione dei parrocchiani, possa
suscitare. Nell’articolo si legge, a detta dell’autore, Bruno Volpe, che il
problema di fondo starebbe nell’esagerata eco che sui mass media si dà ai fatti
di stupro e violenza sulle donne. Queste azioni violente - da condannare -
sembrerebbero trovare la loro origine in uno smodato uso di abbigliamento
provocante, lingerie in bella vista nelle vetrine dei negozi di intimo; tutto
ciò inevitabilmente finirebbe per stuzzicare e solleticare l’appetito
dell’uomo. La colpa sarebbe da ricercare in queste donne sempre più impegnate a
guardare se stesse che a badare alla famiglia, perché: “si può credere che gli
uomini siano tutti impazziti”?
Gli attivisti di
Telefono Rosa condannano l’azione del parroco, ritenendola pericolosa e
fuorviante e chiedono l’intervento del premier Monti e del Papa in persona. Al
di là dell’articolo, che ha un retrogusto bigotto in stile vittoriano,
la riflessione merita attenzione. Secondo dati ministeriali, ogni due giorni
una donna è vittima di violenza e non si tratta di soprusi fatti da estranei o
da sconosciuti, bensì da membri della famiglia: mariti, fidanzati, parenti. Non
è un problema che nasce sempre e comunque da circostanze esterne alla vita
quotidiana delle vittime, quanto piuttosto all’interno delle stesse mura
domestiche. E’ questa la tragedia. I casi accertati sono un dato statistico
oggettivo, perché non tutte hanno la forza di denunciare, di scoprirsi per
timore e per paura.
E’ il mondo che è cambiato ed il guaio è che molti uomini e
molte donne decidono di farsi cambiare dalle mode estemporanee e dalle
tendenze. E’ un mondo troppo veloce, che non procede più a passo d’uomo,
portandolo così a perdere la bussola, a disorientarsi. Dietro lo stupro si
nasconde una grave forma d’insoddisfazione, di desiderio di dominio, di
controllo. L’uomo deve provare di essere il più forte, di poter possedere
carnalmente. Perché ci si stupisce se un romanzo erotico di bassa lega come 50
sfumature di grigio riscuota successo ed appalusi? Mister Gray incarna il
prototipo dell’uomo insoddisfatto ed
assuefatto di questi tempi: «Devi sapere che appena varchi la mia soglia per
essere la mia Sottomessa, io farò di te quello che voglio. Devi accettarlo e
desiderarlo… Ti punirò quando mi ostacolerai. Ti addestrerò a compiacermi». D’altro
canto le donne, con la rivoluzione sessuale, hanno alienato se stesse. Hanno
rinunciato, a volte, alla loro chiamata alla bellezza della maternità per
barattarla con un’effimera libertà: una minigonna per una gravidanza. In un mondo
così ammalato di erotismo, fatto di messaggi sessuali più o meno espliciti, che
si fonda su un vocabolario volgare, che ha sostituito la Bibbia con il
Kamasutra, la Chiesa sembra darci una lente d’ingrandimento con cui sondare il
ruolo della donna.
Paolo VI ha detto: «Nel cristianesimo, infatti, più che in
ogni altra religione, la donna ha fin dalle origini uno speciale statuto di
dignità, di cui il Nuovo Testamento ci attesta non pochi e non piccoli aspetti
(...); appare all'evidenza che la donna è posta a far parte della struttura
vivente ed operante del cristianesimo in modo così rilevante che non ne sono
forse ancora state enucleate tutte le virtualità». Il Beato Giovanni Paolo II
parla di genio femminile, rivitalizza l’essenza femminile, svilita dalle
battaglie sessantottine: «Grazie a te, donna-madre, che ti fai grembo
dell'essere umano nella gioia e nel travaglio di un'esperienza unica, che ti
rende sorriso di Dio per il bimbo che viene alla luce, ti fa guida dei suoi
primi passi, sostegno della sua crescita, punto di riferimento nel successivo
cammino della vita. Grazie a te, donna-sposa, che unisci irrevocabilmente il
tuo destino a quello di un uomo, in un rapporto di reciproco dono, a servizio
della comunione e della vita. Grazie a te, donna-figlia e donna-sorella, che
porti nel nucleo familiare e poi nel complesso della vita sociale le ricchezze
della tua sensibilità, della tua intuizione, della tua generosità e della tua
costanza. Grazie a te, donna-lavoratrice, impegnata in tutti gli ambiti della
vita sociale, economica, culturale, artistica, politica, per l'indispensabile
contributo che dai all'elaborazione di una cultura capace di coniugare ragione
e sentimento, ad una concezione della vita sempre aperta al senso del
«mistero», alla edificazione di strutture economiche e politiche più ricche di
umanità. […] Grazie a te, donna, per il fatto stesso che sei donna! Con la
percezione che è propria della tua femminilità tu arricchisci la comprensione
del mondo e contribuisci alla piena verità dei rapporti umani.».
Senza scadere
nella polemica sterile, fatta di slogan e strumentalizzazioni ideologiche,
bisogna entrare nel cuore della vita e guardarla con occhi nuovi, imparando ad
amare. Alessandro D’Avenia ha scritto: «Se solo gli uomini sapessero che per
amare una donna occorre amare la bambina che è in lei…».
Pubblicato il 28 dicembre 2012
C'è troppa lascivia!
RispondiEliminaQuesta è una società edonista.
Ne ho parlato sul mio blog, http://italiaemondo.blogspot.it/2013/01/la-questione-della-donna.html.
Grazie Antonio!!!
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