di Isacco Tacconi
Ieri
15 agosto, festa dell’Assunzione in cielo di Maria, per i profani Ferragosto, i
monaci benedettini di Norcia hanno inaugurato il loro nuovo birrificio, dove
verrà prodotta e venduta la birra “Nursia”, dall’antico nome
della ben nota città di Brancaleone. In qualità di amatore, mi sento di poter
dare un giudizio di valore sulla birra artigianale di produzione dei monaci,
anche se strettamente personale perché non sono un esperto in merito: in
totale buona fede, anche perché come dicono a Roma, “nun mecce pagano”, posso
assicurare che è di ottima qualità!
Alla
cerimonia di inaugurazione hanno partecipato tutta la comunità monastica, il
vescovo della diocesi Spoleto-Norcia mons. Renato Boccardo, il quale ha
impartito la benedizione solenne sui locali di produzione della birra, nonché
il sindaco e la cittadinanza festante. L’occasione di far coincidere l’apertura
al pubblico della vendita e la produzione ufficiale della birra con il giorno
dell’Assunzione in Cielo della Beata Vergine Maria ovviamente non è stato un
caso. Infatti il priore del monastero padre Cassian Folsom, lo ricordiamo,
consultore della Congregazione per il Culto Divino e la disciplina dei
sacramenti nonché professore Consociato del Pontificio Istituto Liturgico e al
Pontificio Ateneo Sant'Anselmo, aveva chiesto all’artista locale Giosuè Tacconi,
a scanso di equivoci fratello del sottoscritto, di realizzare un affresco raffigurante
una Madonna con Bambino sopra l’ingresso del laboratorio, eleggendola come
protettrice e patrona del birrificio.
Nella
mattina il priore ha celebrato la Santa Messa dell’Assunta secondo il rito di
sempre, cioè in latino secondo il messale in vigore fino al 1969 ed ora di
nuovo in uso, con la chiesa gremita di fedeli, e la comunità monastica che ha guidato
i fedeli laici nei canti sacri della perenne Tradizione della Chiesa, i
cosiddetti canti “Gregoriani”. L’atmosfera di sacralità, la cura nella
celebrazione della messa in ogni suo particolare, e l’amore per i gesti rituali
della liturgia romana, hanno permesso ai fedeli che vi hanno assistito di
partecipare “attivamente”, secondo le indicazioni auspicate dal Concilio
Vaticano II, con il cuore e la mente elevati a Dio, lasciandosi visitare dal
Dio che scende sulla terra. I lunghi momenti di silenzio, il clima di profonda
preghiera e i canti che danno voce all’anima, introducono l’uomo all'adorazione
del Mistero Eucaristico e favoriscono una intima e sincera orazione, la quale
non è confinata nell’interiorità, ma coinvolge l’uomo tutto intero, anima e
corpo.
Sarà
scontato ma non inutile sottolineare che la celebrazione della messa ha
contribuito a rendere più bella, completa ed equilibrata la giornata di festa,
rallegrata dall’inaugurazione del laboratorio birrario benedettino. Nel
pomeriggio infatti dopo una breve introduzione del priore con la presentazione
dei monaci mastri birrai Frater
Francesco Davoren e Fra’ Massimiliano Silvati, anche il sindaco di Norcia Gian
Paolo Stefanelli ha voluto porgere il suo saluto, ringraziando i monaci della
loro viva testimonianza di fede sul modello di san Benedetto e della loro
presenza ormai indispensabile nel contesto cittadino, dal quale si son fatti
ben volere fin dal loro arrivo nel dicembre 2000. Il vescovo Boccardo infine ha
impartito la benedizione, e la festa della solennità dell’Assunta si è
prolungata nel bel momento conviviale in cui si è proceduti in massa alla
degustazione della birra “Benedetta” di nome e di fatto. I monaci hanno infatti
pensato bene di inserirsi nel lungo solco della tradizione birraria dell’ordine
benedettino, allo scopo di condividere con gli altri la gioia che nasce dal
lavoro delle loro mani “affinché – afferma padre Benedetto Nivakoff – in tutto
sia santificato il Signore creatore di tutte le cose”. Il progetto birrario
però non ha il semplice scopo di proseguire una tradizione in seno all'ordine
ma è nato per autofinanziare il restauro di un antico convento cappuccino di
poco fuori le mura di Norcia, dove a Dio piacendo, si dovrebbe trasferire
l’intera comunità monastica, attualmente risiedente all’interno delle mura
cittadine. La necessità del trasferimento in un luogo più appartato risiede
infatti nella ricerca di silenzio e raccoglimento sia interiore, ma in questo
caso esteriore, che contraddistingue l’ideale di vita monastica, e che nel
silenzio si sviluppa e cresce, nella continua e intima unione con Dio e la
luminosa compagnia degli angeli.
A guardare bene infatti gli occhi di questi
monaci, tra l’altro giovanissimi, e quasi tutti americani, si scorge un barlume
di cielo, che rasserena e ci spinge all’emulazione quasi invidiosa del bene di
cui essi partecipano, e che trasmettono semplicemente attraverso lo sguardo. La
scritta incisa nell’emblema della birra riprodotto sulle bottiglie riporta
infatti “Ut Laetificet Cor”: che il
cuore ne possa essere allietato! Si può capire facilmente che non consiste
esclusivamente in un brindisi godereccio da tavola, ma che soprattutto vuole
esprimere un augurio di pace e serenità profonda che san Benedetto attraverso i
suoi figli oranti ed operosi elargisce ancora una volta a coloro che lo
vorranno ricevere, semplicemente gustandosi un sorso di buona birra benedetta e
benedettina.
Pubblicato il 16 agosto 2012
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