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23 aprile 2019

Barista! 4 shot, prego. È veramente Risorto

di Francesco Apponi
Il nostro appuntamento settimanale continua, cambiando forma. Invece di berci tutti e 4 gli shot in una volta sola, faremo un doppio giro ogni martedì, per avere dei flash aggiuntivi su alcuni temi che ci coinvolgono direttamente come credenti e non. Buoni, corti, colorati come shot. 
Lo shot giallo segna il primo martedì: sarà una piccola riflessione o questione di tema misto, liturgico-ecclesiastico-morale,... 
Lo shot azzurro tratterà della Beata Vergine Maria e verrà il martedì successivo al giallo.
Lo shot verde sarà la bussola rappresentata da qualche nostro amico già in Cielo che ci invita a seguire le orme di Cristo come egli stesso ha fatto, con la (verde)speranza di incontrarlo in Paradiso insieme al Capo, la settimana successiva al precedente.
Lo shot rosso concluderà tutto con un bel testo - testimonianza pensata e ragionata da parte di chi qualcosa ci capiva (qualcuno con la testa sulle spalle, insomma). 

PASQUA, NUOVA CREAZIONE
Meditiamo questo martedì il grandissimo avvenimento della Pasqua del Signore con le parole che Benedetto XVI usò nell’omelia della Veglia pasquale del 2012:

Pasqua è la festa della nuova creazione. Gesù è risorto e non muore più. Ha sfondato la porta verso una nuova vita che non conosce più né malattia né morte. Ha assunto l’uomo in Dio stesso. “Carne e sangue non possono ereditare il regno di Dio”, aveva detto Paolo nella Prima Lettera ai Corinzi (15,50). Lo scrittore ecclesiastico Tertulliano, nel secolo III, in riferimento alla risurrezione di Cristo e alla nostra risurrezione aveva l’audacia di scrivere: “Abbiate fiducia, carne e sangue, grazie a Cristo avete acquistato un posto nel Cielo e nel regno di Dio” (CCL II 994). Si è aperta una nuova dimensione per l’uomo. 

La creazione è diventata più grande e più vasta. La Pasqua è il giorno di una nuova creazione, ma proprio per questo la Chiesa comincia in tale giorno la liturgia con l’antica creazione, affinché impariamo a capire bene quella nuova. Perciò all’inizio della Liturgia della Parola nella Veglia pasquale c’è il racconto della creazione del mondo. In relazione a questo, due cose sono particolarmente importanti nel contesto della liturgia di questo giorno. In primo luogo, la creazione viene presentata come una totalità della quale fa parte il fenomeno del tempo. I sette giorni sono un’immagine di una totalità che si sviluppa nel tempo. Sono ordinati in vista del settimo giorno, il giorno della libertà di tutte le creature per Dio e delle une per le altre. La creazione è quindi orientata verso la comunione tra Dio e creatura; essa esiste affinché ci sia uno spazio di risposta alla grande gloria di Dio, un incontro di amore e di libertà. In secondo luogo, del racconto della creazione la Chiesa, nella Veglia pasquale, ascolta soprattutto la prima frase: “Dio disse: «Sia la luce!» (Gen 1,3). Il racconto della creazione, in modo simbolico, inizia con la creazione della luce. Il sole e la luna vengono creati solo nel quarto giorno. Il racconto della creazione li chiama fonti di luce, che Dio ha posto nel firmamento del cielo. Con ciò toglie consapevolmente ad esse il carattere divino che le grandi religioni avevano loro attribuito. No, non sono affatto dei. Sono corpi luminosi, creati dall’unico Dio. Sono però preceduti dalla luce, mediante la quale la gloria di Dio si riflette nella natura dell’essere che è creato.

Che cosa intende dire con ciò il racconto della creazione? La luce rende possibile la vita. Rende possibile l’incontro. Rende possibile la comunicazione. Rende possibile la conoscenza, l’accesso alla realtà, alla verità. E rendendo possibile la conoscenza, rende possibile la libertà e il progresso. Il male si nasconde. La luce pertanto è anche espressione del bene che è luminosità e crea luminosità. 

È giorno in cui possiamo operare. Il fatto che Dio abbia creato la luce significa che Dio ha creato il mondo come spazio di conoscenza e di verità, spazio di incontro e di libertà, spazio del bene e dell’amore. La materia prima  del mondo è buona, l’essere stesso è buono. E il male non proviene dall’essere che è creato da Dio, ma esiste solo in virtù della negazione. È il “no”.
A Pasqua, al mattino del primo giorno della settimana, Dio ha detto nuovamente: “Sia la luce!”. Prima erano venute la notte del Monte degli Ulivi, l’eclissi solare della passione e morte di Gesù, la notte del sepolcro. Ma ora è di nuovo il primo giorno – la creazione ricomincia tutta nuova. “Sia la luce!”, dice Dio, “e la luce fu”. Gesù risorge dal sepolcro. La vita è più forte della morte. Il bene è più forte del male. L’amore è più forte dell’odio. La verità è più forte della menzogna. Il buio dei giorni passati è dissipato nel momento in cui Gesù risorge dal sepolcro e diventa, Egli stesso, pura luce di Dio. Questo, però, non si riferisce soltanto a Lui e non si riferisce solo al buio di quei giorni. Con la risurrezione di Gesù, la luce stessa è creata nuovamente. Egli ci attira tutti dietro di sé nella nuova vita della risurrezione e vince ogni forma di buio. Egli è il nuovo giorno di Dio, che vale per tutti noi.
Ma come può avvenire questo? Come può tutto questo giungere fino a noi così che non rimanga solo parola, ma diventi una realtà in cui siamo coinvolti? Mediante il Sacramento del battesimo e la professione della fede, il Signore ha costruito un ponte verso di noi, attraverso il quale il nuovo giorno viene a noi. Nel Battesimo, il Signore dice a colui che lo riceve: Fiat lux – sia la luce. Il nuovo giorno, il giorno della vita indistruttibile viene anche a noi. Cristo ti prende per mano. D’ora in poi sarai sostenuto da Lui e entrerai così nella luce, nella vita vera. Per questo, la Chiesa antica ha chiamato il Battesimo “photismos” – illuminazione.

Perché? Il buio veramente minaccioso per l’uomo è il fatto che egli, in verità, è capace di vedere ed indagare le cose tangibili, materiali, ma non vede dove vada il mondo e da dove venga. Dove vada la stessa nostra vita. Che cosa sia il bene e che cosa sia il male. Il buio su Dio e il buio sui valori sono la vera minaccia per la nostra esistenza e per il mondo in generale. Se Dio e i valori, la differenza tra il bene e il male restano nel buio, allora tutte le altre illuminazioni, che ci danno un potere così incredibile, non sono solo progressi, ma al contempo sono anche minacce che mettono in pericolo noi e il mondo. Oggi possiamo illuminare le nostre città in modo così abbagliante che le stelle del cielo non sono più visibili. Non è questa forse un’immagine della problematica del nostro essere illuminati? Nelle cose materiali sappiamo e possiamo incredibilmente tanto, ma ciò che va al di là di questo, Dio e il bene, non lo riusciamo più ad individuare. Per questo è la fede, che ci mostra la luce di Dio, la vera illuminazione, essa è un’irruzione della luce di Dio nel nostro mondo, un’apertura dei nostri occhi per la vera luce.

Cari amici, vorrei aggiungere, infine, ancora un pensiero sulla luce e sull’illuminazione. Nella Veglia pasquale, la notte della nuova creazione, la Chiesa presenta il mistero della luce con un simbolo del tutto particolare e molto umile: con il cero pasquale. Questa è una luce che vive in virtù del sacrificio. La candela illumina consumando se stessa. Dà luce dando se stessa. Così rappresenta in modo meraviglioso il mistero pasquale di Cristo che dona se stesso e così dona la grande luce. Come seconda cosa possiamo riflettere sul fatto che la luce della candela è fuoco. Il fuoco è forza che plasma il mondo, potere che trasforma. E il fuoco dona calore. Anche qui si rende nuovamente visibile il mistero di Cristo. Cristo, la luce, è fuoco, è fiamma che brucia il male trasformando così il mondo e noi stessi. “Chi è vicino a me è vicino al fuoco”, suona una parola di Gesù trasmessa a noi da Origene. E questo fuoco è al tempo stesso calore, non una luce fredda, ma una luce in cui ci vengono incontro il calore e la bontà di Dio.

Il grande inno dell’Exsultet, che il diacono canta all’inizio della liturgia pasquale, ci fa notare in modo molto sommesso un altro aspetto ancora. Richiama alla memoria che questo prodotto, il cero, è dovuto in primo luogo al lavoro delle api. Così entra in gioco l’intera creazione. Nel cero, la creazione diventa portatrice di luce. Ma, secondo il pensiero dei Padri, c’è anche un implicito accenno alla Chiesa. La cooperazione della comunità viva dei fedeli nella Chiesa è quasi come l’operare delle api. Costruisce la comunità della luce. Possiamo così vedere nel cero anche un richiamo a noi stessi e alla nostra comunione nella comunità della Chiesa, che esiste affinché la luce di Cristo possa illuminare il mondo.

Benedetto XVI

Per approfondire:
La Sacra Bibbia: http://www.vatican.va/archive/ITA0001/_INDEX.HTM
Catechismo della Chiesa Cattolica: http://www.vatican.va/archive/catechism_it/index_it.htm.
Compendio di Dottrina Sociale della Chiesa Cattolica: http://www.vatican.va/roman_curia/pontifical_councils/justpeace/documents/rc_pc_justpeace_doc_20060526_compendio-dott-soc_it.html.
Vita dei Santi: http://www.santiebeati.it/.
Santo Rosario: http://www.vatican.va/special/rosary/documents/misteri.html

 

09 aprile 2019

Barista! 4 shot, prego. Stabat Mater

di Francesco Apponi
Il nostro appuntamento settimanale continua, cambiando forma. Invece di berci tutti e 4 gli shot in una volta sola, faremo un doppio giro ogni martedì, per avere dei flash aggiuntivi su alcuni temi che ci coinvolgono direttamente come credenti e non. Buoni, corti, colorati come shot. 
Lo shot giallo segna il primo martedì: sarà una piccola riflessione o questione di tema misto, liturgico-ecclesiastico-morale,... 
Lo shot azzurro tratterà della Beata Vergine Maria e verrà il martedì successivo al giallo.
Lo shot verde sarà la bussola rappresentata da qualche nostro amico già in Cielo che ci invita a seguire le orme di Cristo come egli stesso ha fatto, con la (verde)speranza di incontrarlo in Paradiso insieme al Capo, la settimana successiva al precedente.
Lo shot rosso concluderà tutto con un bel testo - testimonianza pensata e ragionata da parte di chi qualcosa ci capiva (qualcuno con la testa sulle spalle, insomma). 

RIVOLGIAMOCI ALLA MADRE 
“Stabat Mater dolorósa
iuxta crucem lacrimósa,
dum pendébat Fílius”

Questi tre versi della sequenza attribuita al Beato Jacopone da Todi del XIII secolo fotografano il ruolo di Maria Santissima nella Passione del Figlio.
Stare, rimanere: quante volte scappiamo dal dolore, dalle ferite della nostra vita, invece di affrontarle. Scappiamo, ma in realtà loro sono sempre lì e noi sempre lì a contemplarle: potremmo rimuoverle, non pensarci, ma restano lì.
Vanno affrontate. E’ umano scappare, cercare di alleviare la sofferenza così, come se non ci fossero, ma è impossibile riuscire a farlo con questa strategia, più o meno facile, ma perdente.
Maria ci insegna a rimanere, a stare, dolenti, davanti alle nostre croci quotidiane, davanti al dolore del passato, davanti al dolore del presente. Lì. Ma non per farci del male masochisticamente, ma per superarlo con il Figlio Gesù Cristo, affidando tutto a Lui e vivendo fino in fondo quel dolore per poter risorgere alla gioia della Pasqua.

Le nostre croci non sono mai solo le nostre. Sono anche pezzi di quella di Cristo. Ciò vuol dire che Cristo le porta con noi, purché gliele lasciamo portare. Il nostro problema non è la croce, ma la solitudine con la quale noi la portiamo, credendo che così, con le nostre strategie, ce ne sbarazziamo.
Ma, inevitabilmente, non è così.
La Madre dei Sette Dolori: la tradizione ne ha enumerati ben sette, gli ultimi tre di questi li contempliamo durante la Settimana Santa che si sta per aprire.

Il dolore di una Madre cui muore il Figlio sotto gli occhi: lo vede sofferente, vilipeso, sanguinante, maciullato, distrutto. Eppure sta, rimane, anche lei di riflesso sofferente, vilipesa, sanguinante, maciullata, distrutta nell’anima. Chi ha perso un figlio, sa di cosa si sta parlando. Il secondo è quando accoglie il corpo esanime del Signore tra le sue braccia, per l’ultimo pietoso commiato, fotografato in modo superbo dalla Pietà di Michelangelo. Infine, il terzo, è il veder seppellire il Figlio morto nel sepolcro.
Si pensa che per Maria, per la sua grande fede sia stato più facile, meno doloroso, vedere e subire questo martirio.
Non è propriamente così. Il dolore non le è stato risparmiato. La differenza è che Maria, anche nei momenti più drammatici, si abbandonava a Dio e sapeva che tutto quel dolore aveva un senso. Ma davvero il suo cuore sensibilissimo è stato trapassato da spade di dolore, enormi e tremende. Un cuore così puro e santo, chi potrebbe calcolare quale dolore abbia potuto provare?
Cosa ci insegna Maria in questo frangente? A rimanere, certo, ma come? Non basta rimanere e, magari, lamentarsi, come sarebbe anche comprensibile, o mormorare contro Dio.
Bisogna chiedere la grazia di rimanere sul serio, senza lamenti, cioè di morire a noi stessi, di essere macinati come i chicchi di grano per poter poi germogliare, perché quella è la porta della Risurrezione, la via che conduce al Padre, alla gioia, alla pace.
Non c’è Risurrezione senza Croce, né Croce senza Risurrezione. Assolutizzare uno di questi due aspetti porta a fughe dalla realtà, a dolorismo o a rimozioni ingiustificate, mondi di fantasia che fanno a botte con la verità.
Ci aiuti la Madre di Dio Addolorata e che, proprio per questo, sarà la Regina del Cielo festante che accoglierà l’annuncio della Risurrezione, a insegnarci la via e a farci vivere pienamente la Settimana più importante dell’Anno Liturgico. 

Per approfondire:
La Sacra Bibbia: http://www.vatican.va/archive/ITA0001/_INDEX.HTM
Catechismo della Chiesa Cattolica: http://www.vatican.va/archive/catechism_it/index_it.htm.
Compendio di Dottrina Sociale della Chiesa Cattolica: http://www.vatican.va/roman_curia/pontifical_councils/justpeace/documents/rc_pc_justpeace_doc_20060526_compendio-dott-soc_it.html. 
Vita dei Santi: http://www.santiebeati.it/.
Santo Rosario: http://www.vatican.va/special/rosary/documents/misteri.html

 

26 marzo 2019

Barista! 4 shot, prego. Maria la donna del si

di Francesco Apponi
Il nostro appuntamento settimanale continua, cambiando forma. Invece di berci tutti e 4 gli shot in una volta sola, faremo un doppio giro ogni martedì, per avere dei flash aggiuntivi su alcuni temi che ci coinvolgono direttamente come credenti e non. Buoni, corti, colorati come shot. 
Lo shot giallo segna il primo martedì: sarà una piccola riflessione o questione di tema misto, liturgico-ecclesiastico-morale,... 
Lo shot azzurro tratterà della Beata Vergine Maria e verrà il martedì successivo al giallo.
Lo shot verde sarà la bussola rappresentata da qualche nostro amico già in Cielo che ci invita a seguire le orme di Cristo come egli stesso ha fatto, con la (verde)speranza di incontrarlo in Paradiso insieme al Capo, la settimana successiva al precedente.
Lo shot rosso concluderà tutto con un bel testo - testimonianza pensata e ragionata da parte di chi qualcosa ci capiva (qualcuno con la testa sulle spalle, insomma). 

MARIA, DONNA DEL SI'

Con l'inversione della tradizionale scansione di questa rubrica, che posizionava lo "shot mariano" nel secondo appuntamento del mese, oggi ci si offre questa riflessione mariana, al posto della meditazione.
Infatti, si è preferito così per l'inizio martedì 6 marzo della Quaresima, acclimatandoci in questo tempo forte con una meditazione dell'allora papa Benedetto XVI.

Oggi parliamo di Maria: è alle nostre spalle la solennità di ieri. Mancano 9 mesi al Natale del Signore, ieri l'Arcangelo Gabriele è entrato nell'umile casa di Nazareth, le cui mura sono a Loreto e il resto a Nazareth, per annunciare ad una ragazza di 14-15 anni la gioia della maternità.
Una maternità importantissima, una maternità feconda, una maternità vera. Una femminilità vera.
Perché se abbiamo detto che San Giuseppe è vero padre in quanto vero uomo, modello della mascolinità e della paternità umana, in quanto un uomo o è padre o non è, così Maria è modello di maternità, perché una donna o è madre o non è.
Madre sia in senso fisico, ma soprattutto in senso spirituale. E' di pochi giorni fa la nascita al Cielo di madre Anna Maria Canopi, contemplativa benedettina del monastero dell'Isola di San Giulio. Lei così raccontava:
"Quando ero piccola dicevo alla mia mamma: "Da grande mi sposerò e avrò tantissimi figli. Ne voglio avere almeno 20!". E la mia mamma mi ascoltava e rideva. Poi, quando arrivò il giorno in cui mi accompagnò in monastero, mi disse: "E tutti quei figli?". “Ne avrò molti altri!”, le risposi sicura".

Tutte le donne potenzialmente possono essere mamme in senso biologico e fisico, ma se questa maternità non è accompagnata da una maternità spirituale, resta ben poco. Quel legame, che è sacro, diventa una condanna per il figlio. E così invece, grazie all'amore vissuto e praticato, si diventa madri vere, al di là della biologia. Così una donna che ha partorito diventa madre e così un padre biologico diventa padre, così una donna consacrata diventa madre e così via.

O si è genitori o non si è. La madre è davvero quindi colei che accoglie, colei che cura, che nutre, che ama. Non con gesti meccanici e insoddisfatti, di una vita frustrata e senza senso, ma con espressioni di vero e vivido amore per dei figli cui si dona la propria vita.
Maria è madre, diventa madre ora, nell'istante del concepimento. E' madre del Figlio di Dio. E' avvenuto quello che l'Arcangelo Gabriele aveva detto, ora con il suo Sì si avvia la parte più grandiosa e alta della storia della salvezza, si avvia quel processo che porterà la salvezza totale dell'uomo grazie all'uomo-Dio, il Dio fatto vero uomo, Gesù Cristo.

Quanti attentati oggi a questa maternità, a questa realizzazione piena della vita di una donna.
Governi che non incentivano né curano la famiglia, costringendo a scegliere una donna tra lavoro e figli (e spesso sacrificando proprio questa piena realizzazione); anticoncezionali, che modificano il corpo della donna e la fanno vivere nell'irresponsabilità e nella svendita di se stessa; aborto, che le fa uccidere il proprio figlio, un vero e proprio abominio, e la ferisce mortalmente con la scusa di renderla libera; divorzio, che la condanna a legami frivoli e a tempo, che non riesce a saziare il desiderio dell'amore per sempre insito in ogni uomo di questa terra; schiavitù, prostituzione, pornografia, abuso sessuale, che la rendono oggetto di piacere, di violenza, una cosa, merce di scambio, giocattolo, nelle mani di perversi sfruttatori e pervertiti di ogni sorta solo per il vile denaro, per l'incontinenza di tanti finti moralizzatori; l'utero in affitto, avanguardia di una mercificazione del corpo e dell'anima che priva i bambini dei loro genitori biologici, che priva di dignità e di valore; industria pubblicitaria, televisione e società consumistica iperpornografica, per cui se non c'è una donna seminuda o non si rimanda al sesso, non si pubblicizza neanche un piatto di pasta.

Sul piano intimo, spirituale e psicologico, tutto ciò si ripercuote immancabilmente: donne che sono mascolinizzate per una finta parità di genere (i sessi esistono, esistono i generi, sono due, maschio e femmina, diversi, complementari, uguale dignità, ma differenti nella loro complementarietà). Ci sono cose che solo gli uomini possono fare, così ci sono cose che solo le donne possono fare. Un uomo è uomo, una donna è una donna. Uomo e donna, uguale dignità, ma in rapporto di complementarietà.
La Vergine Maria aiuti le donne a diventare donne e cioè madri, lei che lo è diventata anche di tutti noi, sotto la Croce del Figlio che tra poco ricorderemo nel Triduo Santo.


Per approfondire:
La Sacra Bibbia: http://www.vatican.va/archive/ITA0001/_INDEX.HTM
Catechismo della Chiesa Cattolica: http://www.vatican.va/archive/catechism_it/index_it.htm.
Compendio di Dottrina Sociale della Chiesa Cattolica: http://www.vatican.va/roman_curia/pontifical_councils/justpeace/documents/rc_pc_justpeace_doc_20060526_compendio-dott-soc_it.html.
Vita dei Santi: http://www.santiebeati.it/.
Santo Rosario: http://www.vatican.va/special/rosary/documents/misteri.html



 

19 marzo 2019

Barista! 4 shot, prego.

di Francesco Apponi
Il nostro appuntamento settimanale continua, cambiando forma. Invece di berci tutti e 4 gli shot in una volta sola, faremo un doppio giro ogni martedì, per avere dei flash aggiuntivi su alcuni temi che ci coinvolgono direttamente come credenti e non. Buoni, corti, colorati come shot. 
Lo shot giallo segna il primo martedì: sarà una piccola riflessione o questione di tema misto, liturgico-ecclesiastico-morale,... 
Lo shot azzurro tratterà della Beata Vergine Maria e verrà il martedì successivo al giallo.
Lo shot verde sarà la bussola rappresentata da qualche nostro amico già in Cielo che ci invita a seguire le orme di Cristo come egli stesso ha fatto, con la (verde)speranza di incontrarlo in Paradiso insieme al Capo, la settimana successiva al precedente.
Lo shot rosso concluderà tutto con un bel testo - testimonianza pensata e ragionata da parte di chi qualcosa ci capiva (qualcuno con la testa sulle spalle, insomma). 

SAN GIUSEPPE, UOMO GIUSTO 
Oggi la Chiesa festeggia san Giuseppe, il primo tra i Santi.
Subito dopo la Beata Vergine Maria, la più alta tra le creature, viene san Giuseppe, padre putativo di Gesù.
Un Santo spesso dimenticato, presentato come vecchio, marginale, poco utile alla storia della salvezza. Invece non è affatto così.
San Giuseppe è uomo. Un uomo vero, con le sue paure, con la sua fortezza, con la sua giustizia: un uomo sopra la media per la capacità di discernere e per la sua enorme fede, un uomo che crede subito quando l'Angelo lo avverte in sogno. Chi di noi subito si affida ad un Angelo in sogno?
Uno incredibile, che difende come vero uomo, la sua sposa, lui che non sapeva da dove venisse questo figlio che non era suo, ma nonostante questo vuole salvare Maria dal linciaggio della folla e decide di sacrificare la sua vita ripudiandola in segreto e tenendola in casa sua. Ma l'Angelo lo avverte in sogno che quello che è dentro di lei è il Figlio di Dio e lui subito crede e agisce di conseguenza. Forte e sicuro adempie ciò che Dio gli chiede, giorno per giorno.
E, sfatando un altro mito iconografico, per fortuna attualmente ridimensionato, non era affatto vecchio. Pur mantenendosi vergine e puro con la Beata Vergine Maria, era giovane come tutti i giovani ebrei in età di matrimonio della Palestina del I secolo a.C.

San Giuseppe è un padre. Non è padre a metà, padre a ore, ma padre vero e sempre. Il padre di Gesù è il Padre celeste, ma il padre putativo è lui. Ciò vuol dire che l'umanità di Cristo ha riconosciuto lui come padre. Pur essendo la Seconda Persona della SS. Trinità e Figlio Unigenito del Padre, la Sua umanità è stata affidata a Giuseppe come vero padre nella carne. E in questo siamo simili al Figlio di Dio: anche noi abbiamo una doppia origine, una dal Padre celeste con il Battesimo e l'altra dal padre terreno. San Giuseppe è papà di Gesù: lui Lo abbracciava, Lo baciava, Gli dava la mano, Lo curava, Lo custodiva, Lo coccolava. Gesù lo ascoltava. Giuseppe ha insegnato a Cristo a lavorare, a vivere da uomo insieme a Maria. Ha curato l'umanità del Verbo di Dio. Ha svolto appieno il suo ruolo di papà amorevole e vero, che sa far sviluppare, indipendentemente dai propri progetti, il progetto che il Padre celeste aveva sul Figlio.

San Giuseppe è silenzioso. In epoca di sguaiatezza, di mostrarsi per forza, di mettere tutto in vetrina, di denudarsi fisicamente e spiritualmente, di buttare a mare il pudore, San Giuseppe ci insegna ad amare il silenzio, ad amare la contemplazione, a stare alla scuola del Verbo di Dio, a non preferire null'altro a Lui. Ci insegna cosa sia un padre terreno, come fare ad essere uomini veri. San Giuseppe è Santo silenzioso, non c'è una sua sola parola nel Vangelo. Eppure i suoi frutti si vedono.
Numerosissimi Santi testimoniano la forza e la potenza del primo tra i Santi, come S. Teresa d'Avila.
Ricorriamo a lui per arrivare a Gesù, il Figlio amato. Oggi che la mascolinità è attaccata da più parti, oggi che è in crisi la virilità, oggi che abbiamo uomini eterni ragazzini, adolescenti incapaci di assumersi le proprie responsabilità, oggi che abbiamo un attacco senza precedenti alla figura del padre e al suo ruolo insostituibile alla crescita sana del figlio, e ne vediamo i terribili effetti, oggi che vediamo come la donna si mascolinizzi mentre l'uomo si femminilizzi, reagiamo ricorrendo a San Giuseppe.

Sia lui, padre vero, patrono di tutti i padri, di cui oggi è la festa, e patrono degli uomini si può dire, visto che o l'uomo è padre o non è (non solo e necessariamente fisicamente, ma soprattutto spiritualmente), come la donna o è madre o non è, a proteggere, a curare, a sostenere, ad aiutare la schiera di padri feriti, soli, immaturi alcune volte, per portarli a suo Figlio, re di eterna gloria, per il compimento della loro altissima vocazione di paternità.
Tanti auguri a tutti i papà!
San Giuseppe prega per noi.

Ecco una bellissima preghiera che la tradizione ci consegna:

O felicem virum, beatum Ioseph, cui datum est Deum,
quem multi reges voluerunt
videre, et non viderunt, audire, et non audierunt,
non solum videre et audire,
sed portare, deosculari, vestire et custodire!
Amen.

O felice S. Giuseppe, cui fu dato non solo di vedere ed ascoltare quel Dio che molti re vollero vedere e non videro, ascoltare e non ascoltarono, ma di portarlo altresì, baciarlo, vestirlo e custodirlo!

Per approfondire:
La Sacra Bibbia: http://www.vatican.va/archive/ITA0001/_INDEX.HTM
Catechismo della Chiesa Cattolica: http://www.vatican.va/archive/catechism_it/index_it.htm.
Compendio di Dottrina Sociale della Chiesa Cattolica: http://www.vatican.va/roman_curia/pontifical_councils/justpeace/documents/rc_pc_justpeace_doc_20060526_compendio-dott-soc_it.html.
Vita dei Santi: http://www.santiebeati.it/.
Santo Rosario: http://www.vatican.va/special/rosary/documents/misteri.html

 

13 marzo 2019

Barista! 4 shot, prego. La quaresima tempo di grazia

di Francesco Apponi
Il nostro appuntamento settimanale continua, cambiando forma. Invece di berci tutti e 4 gli shot in una volta sola, faremo un doppio giro ogni martedì, per avere dei flash aggiuntivi su alcuni temi che ci coinvolgono direttamente come credenti e non. Buoni, corti, colorati come shot. 
Lo shot giallo segna il primo martedì: sarà una piccola riflessione o questione di tema misto, liturgico-ecclesiastico-morale,... 
Lo shot azzurro tratterà della Beata Vergine Maria e verrà il martedì successivo al giallo.
Lo shot verde sarà la bussola rappresentata da qualche nostro amico già in Cielo che ci invita a seguire le orme di Cristo come egli stesso ha fatto, con la (verde)speranza di incontrarlo in Paradiso insieme al Capo, la settimana successiva al precedente.
Lo shot rosso concluderà tutto con un bel testo - testimonianza pensata e ragionata da parte di chi qualcosa ci capiva (qualcuno con la testa sulle spalle, insomma). 

LA QUARESIMA, TEMPO DI GRAZIA
Oggi abbiamo invertito l'ordine: invece dello shot azzurro, anticipiamo lo shot rosso, per marcare l'inizio della Quaresima con una meditazione che ci spiega le tentazioni del demonio a Gesù, scritta da Benedetto XVI e letta durante l'udienza del Mercoledì delle Ceneri del 2013 (13 febbraio), quando aveva annunciato da due giorni la volontà di rinunciare al Ministero Petrino. Leggiamola ed utilizziamola per meditare in questo tempo di grazia e di conversione che è la Quaresima, occasione annuale che la Chiesa ci offre per riconnetterci con più profondità a Dio e alla realtà di noi stessi.
"Iniziamo il Tempo liturgico della Quaresima, quaranta giorni che ci preparano alla celebrazione della Santa Pasqua; è un tempo di particolare impegno nel nostro cammino spirituale. Il numero quaranta ricorre varie volte nella Sacra Scrittura. In particolare, come sappiamo, esso richiama i quarant’anni in cui il popolo di Israele peregrinò nel deserto: un lungo periodo di formazione per diventare il popolo di Dio, ma anche un lungo periodo in cui la tentazione di essere infedeli all’alleanza con il Signore era sempre presente. Quaranta furono anche i giorni di cammino del profeta Elia per raggiungere il Monte di Dio, l’Horeb; come pure il periodo che Gesù passò nel deserto prima di iniziare la sua vita pubblica e dove fu tentato dal diavolo. Nell’odierna Catechesi vorrei soffermarmi proprio su questo momento della vita terrena del Signore, che leggeremo nel Vangelo di domenica prossima.

Anzitutto il deserto, dove Gesù si ritira, è il luogo del silenzio, della povertà, dove l’uomo è privato degli appoggi materiali e si trova di fronte alle domande fondamentali dell’esistenza, è spinto ad andare all’essenziale e proprio per questo gli è più facile incontrare Dio. Ma il deserto è anche il luogo della morte, perché dove non c’è acqua non c’è neppure vita, ed è il luogo della solitudine, in cui l’uomo sente più intensa la tentazione. Gesù va nel deserto, e là subisce la tentazione di lasciare la via indicata dal Padre per seguire altre strade più facili e mondane (cfr Lc 4,1-13). Così Egli si carica delle nostre tentazioni, porta con Sè la nostra miseria, per vincere il maligno e aprirci il cammino verso Dio, il cammino della conversione.

Riflettere sulle tentazioni a cui è sottoposto Gesù nel deserto è un invito per ciascuno di noi a rispondere ad una domanda fondamentale: che cosa conta davvero nella mia vita? Nella prima tentazione il diavolo propone a Gesù di cambiare una pietra in pane per spegnere la fame. Gesù ribatte che l’uomo vive anche di pane, ma non di solo pane: senza una risposta alla fame di verità, alla fame di Dio, l’uomo non si può salvare (cfr vv. 3-4). Nella seconda tentazione, il diavolo propone a Gesù la via del potere: lo conduce in alto e gli offre il dominio del mondo; ma non è questa la strada di Dio: Gesù ha ben chiaro che non è il potere mondano che salva il mondo, ma il potere della croce, dell’umiltà, dell’amore (cfr vv. 5-8). Nella terza tentazione, il diavolo propone a Gesù di gettarsi dal pinnacolo del Tempio di Gerusalemme e farsi salvare da Dio mediante i suoi angeli, di compiere cioè qualcosa di sensazionale per mettere alla prova Dio stesso; ma la risposta è che Dio non è un oggetto a cui imporre le nostre condizioni: è il Signore di tutto (cfr vv. 9-12). Qual è il nocciolo delle tre tentazioni che subisce Gesù? E’ la proposta di strumentalizzare Dio, di usarlo per i propri interessi, per la propria gloria e per il proprio successo. E dunque, in sostanza, di mettere se stessi al posto di Dio, rimuovendolo dalla propria esistenza e facendolo sembrare superfluo. Ognuno dovrebbe chiedersi allora: che posto ha Dio nella mia vita? E’ Lui il Signore o sono io?

Superare la tentazione di sottomettere Dio a sé e ai propri interessi o di metterlo in un angolo e convertirsi al giusto ordine di priorità, dare a Dio il primo posto, è un cammino che ogni cristiano deve percorrere sempre di nuovo. “Convertirsi”, un invito che ascolteremo molte volte in Quaresima, significa seguire Gesù in modo che il suo Vangelo sia guida concreta della vita; significa lasciare che Dio ci trasformi, smettere di pensare che siamo noi gli unici costruttori della nostra esistenza; significa riconoscere che siamo creature, che dipendiamo da Dio, dal suo amore, e soltanto «perdendo» la nostra vita in Lui possiamo guadagnarla. Questo esige di operare le nostre scelte alla luce della Parola di Dio. Oggi non si può più essere cristiani come semplice conseguenza del fatto di vivere in una società che ha radici cristiane: anche chi nasce da una famiglia cristiana ed è educato religiosamente deve, ogni giorno, rinnovare la scelta di essere cristiano, cioè dare a Dio il primo posto, di fronte alle tentazioni che una cultura secolarizzata gli propone di continuo, di fronte al giudizio critico di molti contemporanei.

Le prove a cui la società attuale sottopone il cristiano, infatti, sono tante, e toccano la vita personale e sociale. Non è facile essere fedeli al matrimonio cristiano, praticare la misericordia nella vita quotidiana, lasciare spazio alla preghiera e al silenzio interiore; non è facile opporsi pubblicamente a scelte che molti considerano ovvie, quali l’aborto in caso di gravidanza indesiderata, l’eutanasia in caso di malattie gravi, o la selezione degli embrioni per prevenire malattie ereditarie. La tentazione di metter da parte la propria fede è sempre presente e la conversione diventa una risposta a Dio che deve essere confermata più volte nella vita.

Ci sono di esempio e di stimolo le grandi conversioni come quella di san Paolo sulla via di Damasco, o di sant’Agostino, ma anche nella nostra epoca di eclissi del senso del sacro, la grazia di Dio è al lavoro e opera meraviglie nella vita di tante persone. Il Signore non si stanca di bussare alla porta dell’uomo in contesti sociali e culturali che sembrano inghiottiti dalla secolarizzazione, come è avvenuto per il russo ortodosso Pavel Florenskij. Dopo un’educazione completamente agnostica, tanto da provare vera e propria ostilità verso gli insegnamenti religiosi impartiti a scuola, lo scienziato Florenskij si trova ad esclamare: “No, non si può vivere senza Dio!”, e a cambiare completamente la sua vita, tanto da diventare sacerdote.

Penso anche alla figura di Etty Hillesum, una giovane olandese di origine ebraica che morirà ad Auschwitz. Inizialmente lontana da Dio, lo scopre guardando in profondità dentro se stessa e scrive: “Un pozzo molto profondo è dentro di me. E Dio c’è in quel pozzo. Talvolta mi riesce di raggiungerlo, più spesso pietra e sabbia lo coprono: allora Dio è sepolto. Bisogna di nuovo che lo dissotterri” (Diario, 97). Nella sua vita dispersa e inquieta, ritrova Dio proprio in mezzo alla grande tragedia del Novecento, la Shoah. Questa giovane fragile e insoddisfatta, trasfigurata dalla fede, si trasforma in una donna piena di amore e di pace interiore, capace di affermare: “Vivo costantemente in intimità con Dio”.
La capacità di contrapporsi alle lusinghe ideologiche del suo tempo per scegliere la ricerca della verità e aprirsi alla scoperta della fede è testimoniata da un’altra donna del nostro tempo, la statunitense Dorothy Day. Nella sua autobiografia, confessa apertamente di essere caduta nella tentazione di risolvere tutto con la politica, aderendo alla proposta marxista: “Volevo andare con i manifestanti, andare in prigione, scrivere, influenzare gli altri e lasciare il mio sogno al mondo. Quanta ambizione e quanta ricerca di me stessa c’era in tutto questo!”. Il cammino verso la fede in un ambiente così secolarizzato era particolarmente difficile, ma la Grazia agisce lo stesso, come lei stessa sottolinea: “È certo che io sentii più spesso il bisogno di andare in chiesa, a inginocchiarmi, a piegare la testa in preghiera. Un istinto cieco, si potrebbe dire, perché non ero cosciente di pregare. Ma andavo, mi inserivo nell’atmosfera di preghiera…”. Dio l’ha condotta ad una consapevole adesione alla Chiesa, in una vita dedicata ai diseredati.

Nella nostra epoca non sono poche le conversioni intese come il ritorno di chi, dopo un’educazione cristiana magari superficiale, si è allontanato per anni dalla fede e poi riscopre Cristo e il suo Vangelo. Nel Libro dell’Apocalisse leggiamo: «Ecco: sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me» (3, 20). Il nostro uomo interiore deve prepararsi per essere visitato da Dio, e proprio per questo non deve lasciarsi invadere dalle illusioni, dalle apparenze, dalle cose materiali".

Benedetto XVI

Per approfondire:
La Sacra Bibbia: http://www.vatican.va/archive/ITA0001/_INDEX.HTM
Catechismo della Chiesa Cattolica: http://www.vatican.va/archive/catechism_it/index_it.htm.
Compendio di Dottrina Sociale della Chiesa Cattolica: http://www.vatican.va/roman_curia/pontifical_councils/justpeace/documents/rc_pc_justpeace_doc_20060526_compendio-dott-soc_it.html.
Vita dei Santi: http://www.santiebeati.it/.
Santo Rosario: http://www.vatican.va/special/rosary/documents/misteri.html.


 

05 marzo 2019

Barista! 4 shot prego. Il santo volto di Cristo

di Francesco Apponi
Il nostro appuntamento settimanale continua, cambiando forma. Invece di berci tutti e 4 gli shot in una volta sola, faremo un doppio giro ogni martedì, per avere dei flash aggiuntivi su alcuni temi che ci coinvolgono direttamente come credenti e non. Buoni, corti, colorati come shot. 
Lo shot giallo segna il primo martedì: sarà una piccola riflessione o questione di tema misto, liturgico-ecclesiastico-morale,... 
Lo shot azzurro tratterà della Beata Vergine Maria e verrà il martedì successivo al giallo.
Lo shot verde sarà la bussola rappresentata da qualche nostro amico già in Cielo che ci invita a seguire le orme di Cristo come egli stesso ha fatto, con la (verde)speranza di incontrarlo in Paradiso insieme al Capo, la settimana successiva al precedente.
Lo shot rosso concluderà tutto con un bel testo - testimonianza pensata e ragionata da parte di chi qualcosa ci capiva (qualcuno con la testa sulle spalle, insomma). 

IL SANTO VOLTO DI CRISTO
Illumina vultum Tuum super nos. Mane nobiscum Domine. 
Mostraci Signore il Tuo Volto, resta con noi Signore.

Oggi, martedì prima del Mercoledì delle Ceneri, festa del Santo Volto, riscopriamo queste due piccole giaculatorie che sono scritte sulla medaglia del Volto Santo fatta coniare su espressa richiesta del Signore il 31 maggio 1938 dalla Beata Maria Pierina De Micheli, religiosa delle Figlie dell'Immacolata Concezione di Buenos Aires.
Madre De Micheli fu instancabile apostola del Volto Santo, ne diffuse la devozione e cercò di farsi docile strumento nelle mani del Signore che le appariva per dare questo rimedio efficace nell'attuale clima tenebroso e di odio verso Dio e la Chiesa.
Così, nelle pagine del suo diario, la Beata descrive l'apparizione che porta con sè tale rimedio dato al mondo dal Signore, il quale non si stanca mai di venire a riprendere l'umanità che si allontana da Lui:
"Mentre stavo in preghiera davanti al tabernacolo, mi parve di vedere la Madonna. Teneva in mano uno scapolare formato da due flanelline bianche riunite da un cordone. Una flanellina portava l'immagine del S. Volto, l'altra un'Ostia, circondata da raggiera. La Madonna si mosse verso di me e mi disse:"Ascoltami bene e riferisci tutto esattamente al Padre [spirituale]: questo scapolare è un'arma di difesa, uno scudo di fortezza, un pegno d'amore e di misericordia che Gesù vuol dare al mondo in questi tempi di sensualità e di odio contro Dio e la Chiesa. Si tendono reti diaboliche per strappare la fede dai cuori. Il male dilaga. I veri apostoli sono pochi, è necessario un rimedio divino, e questo rimedio è il Volto Santo di Gesù. Tutti quelli che indosseranno uno scapolare come questo, e faranno ogni martedì una visita al SS. Sacramento, per riparare agli oltraggi che ricevette il Santo Volto nella dolorosa sua passione, e ogni giorno riceve nel sacramento eucaristico, saranno fortificati nella fede, pronti a difenderla, a superare le difficoltà interne ed esterne, di più faranno una morte serena sotto lo sguardo amabile del mio divin Figlio". 

Lo scapolare e poi, successivamente, la medaglia del Volto Santo recano questi privilegi in un'epoca di forte allontanamento da Dio, come quella di oggi. Ciò va a completare le tante apparizioni in cui il Signore chiede che si riparino le offese a Dio con la preghiera e il sacrificio, come quella a Suor Marie de St. Pierre, nella metà dell'Ottocento, quando le rivelò la famosa "Freccia d'oro", una preghiera che cicatrizza il Cuore ferito di Gesù: "Sia sempre lodato, benedetto, amato, adorato, e glorificato, il santissimo, il sacratissimo, l’adorabilissimo, l’incomprensibile ed inesprimibile Nome di Dio in cielo, sulla terra e sotto terra, da tutte le creature di Dio, per il Sacro Cuore di Nostro Signore Gesù Cristo nel Santissimo Sacramento dell’Altare. Amen".
Vale la pena leggere e approfondire quanto, con brevi cenni, qui abbiamo potuto ricordare.

La cosa più grande e bella che emerge da quanto detto è che anche noi possiamo fare atti d'amore per Gesù per consolarLo. Come? 
Ogni martedì, giorno del Volto Santo, possiamo entrare in chiesa e stare qualche minuto lì per fargli compagnia. Possiamo poi indossare la medaglia con il Suo Volto, quello sindonico, e sul retro l'Ostia Santa.
Inoltre, oggi che è la festa del Volto Santo, cioè il martedì che precede il Mercoledì delle Ceneri, possiamo andare a Messa e comunicarci in riparazione delle offese che si compiono contro Dio.

Riparazione: una parola che suona brutta, strana, perché dovrei riparare? Che c'entro se non faccio del male? Se non bestemmio, se non faccio quello o quest'altro?
Nessuno è senza peccato, intanto. Quindi tutti noi abbiamo qualcosa per cui chiedere perdono e riparare, per cicatrizzare le ferite provocate dai nostri peccati. La riparazione quindi interessa anche noi.
Inoltre, possiamo anche estenderla per tutte le offese che altri compiono contro Dio: ciò che spaventa di questo termine è che pensiamo che dovremmo flagellarci, fare penitenze da film, digiunare per anni,...

Riparazione vuol dire solo andare da Gesù e dirgli: Ti amo. Basta. Questo Ti amo però lo si dice con i fatti e quindi: oggi vorrei proprio mangiarmi un tiramisù doppio. Ne mangio uno e il mio sacrificio lo offro a Dio per riparare il Volto sfigurato di Cristo. Oggi vorrei sdraiarmi sul divano e dormire appena arrivo a casa: appena arrivo a casa, prendo il Vangelo del giorno, lo leggo, lo medito per 5 minuti e poi dormo. Piccole cose, ma che valgono tantissimo se fatte con amore.
E questo è l'amore che ci ha salvati: non le frasi da cioccolatini, ma la realtà di un Dio massacrato da noi e che, nonostante questo, ci perdona. A noi è chiesto poco, ma che vale tantissimo, perché più che i risultati, vale l'amore che ci anima. E più restaureremo l'immagine di Cristo, più la ripareremo i noi, fatti a immagine e somiglianza di quel Dio Amore che ci vuole fare come Lui, capaci di cose grandi, di grandissimo amore perché capaci di Lui, vero Dio e vero uomo, l'unico capace di rispondere alla nostra sete di felicità.

Le bestemmie che oggi si proferiscono e per cui fare questi atti d'amore, sono varie: non solo la bestemmia classica, ma anche ogni volta che calpestiamo, peccando, l'immagine di Dio in noi. Quando usiamo il Suo nome per farci scudo di una vita mediocre e mondana, cioè con categorie che non sono quelle di Cristo. Iniziamo la Quaresima con questa verità: Dio ci ama follemente e noi possiamo ricambiare. In amore non c'è mai un gesto troppo piccolo. Per renderlo grande, basta amare e amare tanto.

Per approfondire in merito al Santo Volto:
http://www.istitutospiritosanto.it/ (scuola dove si trova la stanza della Beata Pierina De Micheli, le sue reliquie e dove ci sono le medaglie del Volto Santo).
http://www.missionariavoltosantomadrepierina.it/vita_madre_pierina_de_micheli.html http://www.30giorni.it/articoli_id_77324_l1.htm

Per approfondire:
La Sacra Bibbia: http://www.vatican.va/archive/ITA0001/_INDEX.HTM
Catechismo della Chiesa Cattolica: http://www.vatican.va/archive/catechism_it/index_it.htm.
Compendio di Dottrina Sociale della Chiesa Cattolica:
http://www.vatican.va/roman_curia/pontifical_councils/justpeace/documents/rc_pc_justpeace_doc
_20060526_compendio-dott-soc_it.html.
Vita dei Santi: http://www.santiebeati.it/.
Santo Rosario: http://www.vatican.va/special/rosary/documents/misteri.html.


 

26 febbraio 2019

Barista! 4 shot, prego. Ostia inerte, eppure vita

di Francesco Apponi
Il nostro appuntamento settimanale continua, cambiando forma. Invece di berci tutti e 4 gli shot in una volta sola, faremo un doppio giro ogni martedì, per avere dei flash aggiuntivi su alcuni temi che ci coinvolgono direttamente come credenti e non. Buoni, corti, colorati come shot. 
Lo shot giallo segna il primo martedì: sarà una piccola riflessione o questione di tema misto, liturgico-ecclesiastico-morale,... 
Lo shot azzurro tratterà della Beata Vergine Maria e verrà il martedì successivo al giallo.
Lo shot verde sarà la bussola rappresentata da qualche nostro amico già in Cielo che ci invita a seguire le orme di Cristo come egli stesso ha fatto, con la (verde)speranza di incontrarlo in Paradiso insieme al Capo, la settimana successiva al precedente.
Lo shot rosso concluderà tutto con un bel testo - testimonianza pensata e ragionata da parte di chi qualcosa ci capiva (qualcuno con la testa sulle spalle, insomma). 

PER FINIRE MEDITANDO 
Per la nostra meditazione di questa settimana, leggiamo questa preghiera - meditazione scritta dal titolo "Perché mi turbo e mi complico? Perché temo io?" di Don Dolindo Ruotolo, passato al Padre a Napoli il 19 novembre 1970, grandissimo sacerdote morto in odore di santità, lodato anche da San Pio da Pietrelcina. 
Una parte dei suoi innumerevoli scritti sono disponibili su Internet nel sito www.dolindo.org:

Gesù all'anima:
«Quando crederai il mondo abbandonato ai prepotenti e ai tiranni, e tutto schierato contro la Chiesa, allora sappi che il trono del mostro è minato e che si dissolve in un baleno per una pietruzza dal monte che lo percuote.
Lasciami fare perché Io armonizzo la libertà e le esigenze della divina gloria, e lascio il corso agli uomini cattivi per poi trarne la divina gloria. Anche nel piccolo lo vedrai, perché certi violenti spariranno dalla sera al mattino e le famiglie riacquisteranno la pace e la prosperità.
Adora Dio e lascia a Lui, che tutto vede e dispone e permette, la cura del pacifico ordine del mondo. Lasciati dunque portare anche tu dalle misteriose vie della Sua Provvidenza e prega.
Oh la preghiera! Prega, prega, prega e sii certo di operare pregando, perché la più potente delle azioni è la preghiera.
La scala del Cielo è la mia Volontà. La via per raggiungere la mia Volontà è l'abbandono e la fiducia nelle piccole cose; la via della fiducia è il pensare poco a quello che è successo e a quello che può succedere.
A che scopo pensare al passato che non è più? A che scopo pensare al futuro che non dipende da voi?
Riposate in me compiendo fedelmente ogni proprio dovere, facendo tutto quello che dipende da voi nel momento nel quale dovete operare: ecco il segreto della pace interna e quindi del fervore dell'anima.
Non vi è fervore senza calma e non vi è calma senza pieno abbandono in me...

L’anima a Gesù:
Tu mi reggi, mio Dio, Tu mi guidi, Tu mi aiuti, io lo so, io lo tocco con mano. Dunque io non mi preoccupo di nulla, e come la bimba tua piccina piccina Ti seguo, e mi attacco alle Tue vesti, o Papà mio bello e caro, e mi sento sicura con Te!
Quando mi vedrò turbata per un timore improvviso, per un affanno, per una preoccupazione umana, io chiuderò gli occhi semplicemente, e dirò a Te con piena fiducia: «Gesù mio, pensaci tu!».
All'anima mia, nel principio del suo turbamento, prima che le venga desiderio di appoggiarsi alle trovate della politica umana, dirò con energia: "Gesù buono ci pensa!".
O mio Gesù, tutto è nulla davanti a Te, io dunque non trovo che Te solo in tutto; e perché mi turbo e mi complico? Perché temo io?
Se gli uomini mi giudicano male, io mi tranquillizzerò in questo semplice pensiero di fiducia che mi fa considerare solo il Tuo giudizio e dirò: «Gesù buono sa tutto!». E passerò oltre distraendomi da quei pensieri noiosi che sono la vera fonte della mia doppiezza e della mia umanità con te, Gesù caro.
Se gli uomini mi riguardano male e mi hanno in antipatia, non mi preoccuperò del loro sguardo, li riguarderò come piccole creature Tue, e dirò a Te, mio Dio: "Tu sei il mio unico tutto, io non debbo piacere che a Te solo!".
Se mi sembrerà tutto tenebre, e non scorgerò più nulla in me, fino al punto da sentirmi smarrita, da sentirmi senza vita, io Ti seguirò, Gesù mio, come una bambina segue la mamma nella stanza oscura. Mi attaccherò semplicemente a Te e dirò: "Gesù è la mia guida, è la mia salvezza, è ‘la mia Mamma’!".
Se tutto mi dovesse sembrare perduto, io guarderò semplicemente Te, e spererò contro ogni speranza, perché Tu sei mio unico bene, perché Tu non hai lasciati delusi quelli che sperano in Te!
Oh, quale pace, Gesù mio caro, quale pace mi darà questa semplicità!
Per carità, liberami dalla schiavitù del mio povero essere, rendimi Tu semplice con Te, in modo che io Ti sia come figlia affettuosa!
Anche nelle relazioni con Te debbo essere semplice: la mia pietà deve essere pura, senza tanti fronzoli, senza tante cerimonie esterne, senza tante complicazioni! Una figlia che sta in soggezione dinanzi al papà è incapace di amarlo davvero, e le sue cerimonie sono precisamente il segno del poco amore vero!
Io vengo a Te, mio Gesù, con tutta la familiarità che Tu mi ispiri, familiarità che è frutto di semplicità.
Vengo a Te cercandoti ardentemente, perché Tu solo sei l'unico bene e l'unica vita, e tutto il resto è vano, è ombra che si dilegua...
Passano gli uomini, passano le cose, passano le fantasie, passano e si dileguano senza eco i giudizi umani, le ingiurie, le invettive, le contraddizioni... tutto.
Nel silenzio universale rimani Tu solo!
Ah, mio Gesù, senza aspettare che gli eventi facciano questa selezione, io la faccio da me: non mi curo di nulla all'infuori di Te; guardo tutto semplicemente in Te, ma in modo che nulla mi turbi, che tutto invece mi serva di scalino a Te che sei unica vita!
(...)

Gesù alle anime:
Figlie mie, quante sorprese può darvi la mia compagnia, e quanta vita vi verrà nel cuore se saprete dimenticarvi! Quello che vi inaridisce è la serietà... Pensate e ragionate troppo! Piccine mie, siate piccine sul mio Cuore, e giocate con me piccino sul vostro.
Non mi son fatto per voi Ostia silenziosa ed inerte? Eppure sono vita. Fatevi ostie di amore e dimenticatevi. Vorrei parlare a ciascuna di voi, e specialmente a qualcuna di voi. Ma non voglio che vi perdiate poi in vani ragionamenti. Vi voglio piccole, piccole, piccole. Intendetelo!
Dalla semplicità piccolina nasce la fede luminosa, la speranza sicura, l'amore vivo. Dalla piccolezza viene la grandezza, come dal piccolo seme si sviluppa l'albero grandioso.
Confidate! Fate come i piccoli, che rimettono al babbo ogni cosa. Non vi assillate. Vivete di me, vivete con me! Il tragitto è breve, finisce tutto, rimane l'eterna vita, e là sarete piene d'ineffabile gaudio. Amen.
Don Dolindo Ruotolo

Per approfondire:
La Sacra Bibbia: http://www.vatican.va/archive/ITA0001/_INDEX.HTM
Catechismo della Chiesa Cattolica: http://www.vatican.va/archive/catechism_it/index_it.htm.
Compendio di Dottrina Sociale della Chiesa Cattolica: http://www.vatican.va/roman_curia/pontifical_councils/justpeace/documents/rc_pc_justpeace_doc_20060526_compendio-dott-soc_it.html.
Vita dei Santi: http://www.santiebeati.it/.
Santo Rosario: http://www.vatican.va/special/rosary/documents/misteri.html


 

19 febbraio 2019

Barista. 4 shot prego! Il martirio di San Lorenzo

di Francesco Apponi
Il nostro appuntamento settimanale continua, cambiando forma. Invece di berci tutti e 4 gli shot in una volta sola, faremo un doppio giro ogni martedì, per avere dei flash aggiuntivi su alcuni temi che ci coinvolgono direttamente come credenti e non. Buoni, corti, colorati come shot. Lo shot giallo segna il primo martedì: sarà una piccola riflessione o questione di tema misto, liturgico-ecclesiastico-morale,... Lo shot azzurro tratterà della Beata Vergine Maria e verrà il martedì successivo al giallo. Lo shot verde sarà la bussola rappresentata da qualche nostro amico già in Cielo che ci invita a seguire le orme di Cristo come egli stesso ha fatto, con la (verde)speranza di incontrarlo in Paradiso insieme al Capo, la settimana successiva al precedente. Lo shot rosso concluderà tutto con un bel testo - testimonianza pensata e ragionata da parte di chi qualcosa ci capiva (qualcuno con la testa sulle spalle, insomma).

Chi non conosce san Lorenzo, martire di Cristo
, e la notte del 10 agosto? Ma magari, oltre il nome e la data, si sa poco di questo Santo. Ecco perché oggi ne parliamo un po' perché le vite di questi amici di Gesù ci riguardano.
Intanto è un martire. Questa parola dal greco significa testimone, cioè supporta nella verità, accredita, dimostra che è vero. Chi o che cosa Lorenzo testimonia? Lorenzo testimonia con la sua vita che Gesù è il suo fondamento esistenziale ed è la roccia sulla quale si può fondare una vita libera e piena, senza sudditanza ad alcun potere che chiede di snaturare la nostra umanità, la nostra santità. E questo anche quando si viene minacciati di morte e della morte più tragica: Lorenzo fu decapitato, giovane, perché si rifiutò di rinnegare la propria fede. E’ morto da figlio di Dio, dopo il supplizio atroce della graticola: questo particolare ritenuto vero anche da S. Ambrogio di Milano, ha permesso che questo Santo fosse proclamato patrono di pompieri e cuochi.
Lorenzo è un diacono. Chi sono i diaconi? Il diaconato oggi è il primo gradino del Sacramento dell’Ordine. Sono i ministri ordinati che svolgono il servizio della carità e servono sia il popolo di Dio che i presbiteri ed i vescovi. All’epoca a Roma ve ne erano 7 e lui era l’arcidiacono, colui che li presiedeva: a lui era affidata l’amministrazione dei beni della Chiesa per le esigenze di tutti. E così, quando venne arrestato il papa San Sisto II e altri diaconi, per poi venire decapitati, il 6 agosto 258, sotto l’imperatore Valeriano, Lorenzo distribuì i rimanenti beni ai poveri e, al prefetto di Roma che chiedeva di consegnarglieli, portò i poveri cui li aveva dati, additandoli come i veri beni della Chiesa.
Ecco: i beni della Chiesa. Oggi che c’è sempre una costante critica alla ricchezza della Chiesa, che ci si sfamerebbe l’Africa,… (la vulgata popolare anticlericale che calca su questo ed è tutta da verificare), a fronte dei veri abusi di denaro e altre porcherie fatte da uomini del clero e non, che vanno condannati, bisogna ricordare però la stragrande maggioranza di bene che questi beni materiali dati alla Chiesa operano. Lorenzo, il cui amore a Cristo alimentava tutta la sua esistenza, sintesi di dottrina e pastorale, cioè sintesi di vita, che non può essere scissa e frammentata, ci aiuti sulla via che porta a Gesù, vero Dio e vero uomo.
Il suo sangue che è conservato ad Amaseno, in provincia di Frosinone, e che si liquefà ogni 10 agosto ci ricordi che il sacrificio dei martiri, l’unione totale a Dio, rende immortali, eterni e vivi per sempre.

Per approfondire:
La Sacra Bibbia: http://www.vatican.va/archive/ITA0001/_INDEX.HTM
Catechismo della Chiesa Cattolica: http://www.vatican.va/archive/catechism_it/index_it.htm.
Compendio di Dottrina Sociale della Chiesa Cattolica: http://www.vatican.va/roman_curia/pontifical_councils/justpeace/documents/rc_pc_justpeace_doc_20060526_compendio-dott-soc_it.html.
Vita dei Santi: http://www.santiebeati.it/.
Santo Rosario: http://www.vatican.va/special/rosary/documents/misteri.html
 

05 febbraio 2019

Barista! 4 shot, prego. Ora lascia

di Francesco Apponi
Il nostro appuntamento settimanale continua, cambiando forma. Invece di berci tutti e 4 gli shot in una volta sola, faremo un doppio giro ogni martedì, per avere dei flash aggiuntivi su alcuni temi che ci coinvolgono direttamente come credenti e non. Buoni, corti, colorati come shot. 
Lo shot giallo segna il primo martedì: sarà una piccola riflessione o questione di tema misto, liturgico-ecclesiastico-morale,... 
Lo shot azzurro tratterà della Beata Vergine Maria e verrà il martedì successivo al giallo.
Lo shot verde sarà la bussola rappresentata da qualche nostro amico già in Cielo che ci invita a seguire le orme di Cristo come egli stesso ha fatto, con la (verde)speranza di incontrarlo in Paradiso insieme al Capo, la settimana successiva al precedente.
Lo shot rosso concluderà tutto con un bel testo - testimonianza pensata e ragionata da parte di chi qualcosa ci capiva (qualcuno con la testa sulle spalle, insomma). 

UNA EPIFANIA IN TRE 
Nunc dimittis. Ora lascia.
Queste le prime due parole del cantico di Simeone, che la liturgia delle ore ci fa ripetere a compieta, cioè prima di chiudere gli occhi alla giornata appena trascorsa.
Ed è l'inno che è risuonato sabato scorso, festa della Presentazione al Tempio di Gesù, 40 giorni dopo Natale, che conclude ufficialmente questo periodo, anche se liturgicamente siamo nel Tempo Ordinario dal 14 gennaio.
Nunc dimittis servum tuum, Domine, secundum verbum tuum in pace. Ora manda via, manda lontano da, lascia andare, "mittere de" è un moto da luogo che indica separazione, allontanamento; risuona la parola "dimissioni", abbandonare, lasciare andare. Ma in pace, cioè non è una separazione frutto di rottura, ma una richiesta pacifica di compimento, arrivata dopo decenni che Simeone aspettava il Messia, dopo che per anni e anni lo ha cercato, ha pregato, ha voluto e desiderato vederlo. Credeva nella promessa di Dio che lo avrebbe visto sicuramente. E si recava ogni giorno al Tempio per questo. Lascia allontanare da questa vita il tuo servo, in pace, secondo la tua parola: secondo quanto mi hai detto tutto si è compiuto, lo scopo della mia vita è stato raggiunto, il tempo è finito, posso andarmene in pace.

Perchè? Perché quest'uomo se ne può andare in pace, quale parola Dio gli ha detto? Quia viderunt oculi mei salutare tuum quod parasti ante faciem omnium populorum. Perché i miei occhi hanno visto il tuo "salutare", la tua cura, il tuo rimedio, la tua salvezza, quello che hai preparato per tutta l'umanità, per salvarla dai suoi peccati, hanno visto Gesù, il Messia, il Signore di tutto. Questa salvezza preparata davanti a tutti i popoli, letteralmente davanti al volto di tutti i popoli, davanti al loro sguardo.
E poi specifica cosa è questa salvezza, questo Bambino, questo Dio: lumen ad revelationem gentium et gloriam plebis tuae Israel. Luce per la rivelazione delle genti, luce che rivelerà le genti. Cristo ci rivela il Padre, Dio ci si rivela e contemporaneamente rivela anche noi a noi stessi. Ci illumina. Lui che è la gloria del popolo di Dio Israele, la manifestazione più alta che un uomo potrà mai essere perché vero Dio e vero uomo. Nessuno prima, durante nè dopo potrà mai essere Gesù Cristo, Figlio Unigenito del Padre, Dio, seconda Persona della S.S. Trinità.

Perché lo recitiamo ogni sera, per chi segue la liturgia delle ore? Si chiede a Dio di congedarsi (dimittere) dalla giornata in pace perché Lo abbiamo visto. Lo abbiamo cercato in tutte le circostanze, le vicende, le persone e, se siamo stati attenti, Lo abbiamo visto. Magari qualche volta no, non Lo abbiamo riconosciuto, ma c'era. Chiediamo a Dio la grazia di riconoscerLo, ma c'è, sempre, ogni giorno nella nostra vita. E là illumina e ci illumina, ci salva ora, qui, sempre.

Leggiamo le parole di un giovane cristiano, Marco Gallo, morto a 17 anni per un incidente stradale, il 5 novembre 2011. Un giovane affamato di vita, di senso, del Mistero come lui lo chiamava, cioè di Cristo:
"Il punto del mio discorso è questo: se Cristo realmente non fosse qualcuno che accade nel presente della nostra vita, se Cristo realmente non mi salva, non ti salva, ora, ma soprattutto, se noi non siamo disposti ad aspettarcelo e ad accettarlo ora, per quale motivo possiamo definirci cristiani? Se non abbiamo intenzione di cambiare i nostri modi di fare, se non siamo disposti ad abbandonare le nostre fragili certezze, i nostri patetici timori (che può essere addirittura quello di parlare a uno sconosciuto), il modo in cui spendiamo il tempo e con cui ci rapportiamo con la realtà e con le persone, in cosa speriamo?".
(Lettera al settimanale "Tempi" inviata da Marco Gallo dopo la beatificazione di S. Giovanni Paolo II, tratta dal libro "Marco Gallo. Anche i sassi si sarebbero messi a saltellare", p. 194).

Naturalmente tale passo di cambiamento non può essere il frutto solamente dei nostri sforzi, delle nostre coerenze che servono a ben poco se non piantiamo il nostro centro in Dio Padre, relazionandoci con Lui, Lui che solo con la Sua grazia e il Suo amore può realmente trasformarci in uomini liberi, cioè figli Suoi. Ma ci vuole anche una nostra apertura, un nostro volere accettare l'opera di Dio in noi. E questo tocca a noi. Ora, nel luogo in cui siamo, noi proprio.

Per approfondire:
La Sacra Bibbia: http://www.vatican.va/archive/ITA0001/_INDEX.HTM
Catechismo della Chiesa Cattolica: http://www.vatican.va/archive/catechism_it/index_it.htm.
Compendio di Dottrina Sociale della Chiesa Cattolica: http://www.vatican.va/roman_curia/pontifical_councils/justpeace/documents/rc_pc_justpeace_doc_20060526_compendio-dott-soc_it.html.
Vita dei Santi: http://www.santiebeati.it/.
Santo Rosario: http://www.vatican.va/special/rosary/documents/misteri.html


 

15 gennaio 2019

Barista, 4 shot prego!

di Francesco Apponi
Il nostro appuntamento settimanale continua, cambiando forma. Invece di berci tutti e 4 gli shot in una volta sola, faremo un doppio giro ogni martedì, per avere dei flash aggiuntivi su alcuni temi che ci coinvolgono direttamente come credenti e non. Buoni, corti, colorati come shot. 
Lo shot giallo segna il primo martedì: sarà una piccola riflessione o questione di tema misto, liturgico-ecclesiastico-moral,... 
Lo shot azzurro tratterà della Beata Vergine Maria e verrà il martedì successivo al giallo.
Lo shot verde sarà la bussola rappresentata da qualche nostro amico già in Cielo che ci invita a seguire le orme di Cristo come egli stesso ha fatto, con la (verde)speranza di incontrarlo in Paradiso insieme al Capo, la settimana successiva al precedente.
Lo shot rosso concluderà tutto con un bel testo - testimonianza pensata e ragionata da parte di chi qualcosa ci capiva (qualcuno con la testa sulle spalle, insomma). 

RIVOLGIAMOCI ALLA MADRE

Guardiamo a Maria. L'abbiamo vista dall'Avvento al termine del Tempo di Natale come Madre del Redentore, del Figlio che però è anche il Creatore di tutto e tutti, anche di Sua Madre.
Una ragazza giovanissima, sì Immacolata Concezione, cioè senza peccato originale, che grazie al suo Sì diventa Madre di Dio.
Un mistero enorme, grandissimo. Ci è stata donata poi, nell'ultimo istante della vita di Gesù, sulla Croce prima di morire, come nostra Madre, nella persona di Giovanni apostolo: la prese con sé, tra le sue cose letteralmente, le cose più care. Anche noi, nella nostra vita spirituale, siamo caldamente invitati a prendere la Madonna tra le nostre cose più care, cioè nella nostra vita.
"Ad Jesum per Mariam": a Gesù ci si arriva grazie a Maria. Chi meglio di Lei, umana come noi, può portarci al Figlio? Chi Lo conosce così bene? Una donna continuamente superata dal mistero.
Pensiamo a quando prende in braccio Gesù, che sa che è il Figlio di Dio, che però ha voluto condividere con Lei la sua carne. Pensiamo a quando Lo culla, Gli canta qualcosa, Lo copre, Lo nutre, Gli sorride, Lo protegge, Lo coccola, Lo ama.

Culla Dio, canta a Dio, copre Dio, nutre Dio, sorride a Dio, protegge Dio, coccola Dio, ama Dio.
Quanto è paradigmatico questo approccio della Mamma di tutti noi con Cristo, con Dio: anche noi siamo chiamati allo stesso, in tensione tra un mistero che ci troviamo qua e che, però, ci supera infinitamente. Richiede anche la nostra cura per poter essere libero di irradiarsi nell'intera nostra esistenza.

Per cui anche noi, inebriati da quanto abbiamo ascoltato, visto e vissuto in questo tempo di attesa e di gioia natalizia, siamo invitati a cullare Dio, cantare a Dio, coprire Dio, nutrire Dio, sorridere a Dio, proteggere Dio, coccolare Dio, amare Dio.
Dio.
L'infinitamente grande, l'Onnipotente, il Signore e creatore di tutto, che si fa bambino piccolo, che nasce nel retro di un alloggio, dove allora ci si mettevano gli animali, su paglia. 
Dio che continua a farsi piccolo e a scendere nell'ostia e nel vino consacrati per farsi cibo per noi.
Perché è vero che noi, come detto sopra, siamo chiamati a relazionarci a Lui come persona vera e viva quale è, ma primariamente è Lui che fa questo a noi, come lo fece con Maria Santissima: ci culla, canta a noi, ci copre, ci nutre, ci sorride, ci protegge, ci coccola. In definitiva, ci ama.

Per approfondire:
La Sacra Bibbia: http://www.vatican.va/archive/ITA0001/_INDEX.HTM
Catechismo della Chiesa Cattolica: http://www.vatican.va/archive/catechism_it/index_it.htm.
Compendio di Dottrina Sociale della Chiesa Cattolica: http://www.vatican.va/roman_curia/pontifical_councils/justpeace/documents/rc_pc_justpeace_doc_20060526_compendio-dott-soc_it.html.
Vita dei Santi: http://www.santiebeati.it/.
Santo Rosario: http://www.vatican.va/special/rosary/documents/misteri.html

 

08 gennaio 2019

Barista! 4 shot, prego! L'inno di Sedulio sull'Epifania

di Francesco Apponi
Il nostro appuntamento settimanale continua, cambiando forma. Invece di berci tutti e 4 gli shot in una volta sola, faremo un doppio giro ogni martedì, per avere dei flash aggiuntivi su alcuni temi che ci coinvolgono direttamente come credenti e non. Buoni, corti, colorati come shot. 
Lo shot giallo segna il primo martedì: sarà una piccola riflessione o questione di tema misto, liturgico-ecclesiastico-morale,... 
Lo shot azzurro tratterà della Beata Vergine Maria e verrà il martedì successivo al giallo.
Lo shot verde sarà la bussola rappresentata da qualche nostro amico già in Cielo che ci invita a seguire le orme di Cristo come egli stesso ha fatto, con la (verde)speranza di incontrarlo in Paradiso insieme al Capo, la settimana successiva al precedente.
Lo shot rosso concluderà tutto con un bel testo - testimonianza pensata e ragionata da parte di chi qualcosa ci capiva (qualcuno con la testa sulle spalle, insomma). 

UNA EPIFANIA IN TRE 
Abbiamo appena festeggiato domenica scorsa l’Epifania di Nostro Signore. Il termine deriva dal greco, a testimonianza della nascita in Oriente di tale festività, e significa “manifestazione, rivelazione”. I latini la chiamavano apparitio o festivitas declarationis. 
Cristo si rivela, appare, si manifesta, si dichiara come Dio.
Che lì ci fosse un bambino era chiaro a tutti. Ma che lì ci fosse Dio stesso, il Salvatore, i Magi lo capirono per i segni straordinari che accompagnarono il loro viaggio, quando vennero ad adorare il Salvatore appena nato grazie alla guida della stella.
Questa solennità è molto importante, perché Gesù rivela la sua divinità alle genti, cioè chiama alla salvezza tutti, anche i non ebrei. E questa è una cosa straordinaria, cui noi forse ci siamo un po' assuefatti. Ma senza questa decisione di Dio, di rivelarsi anche ai non ebrei, ai gentili, alle gentes, oggi noi non saremmo qui a parlare di Lui, a stare con Lui, ad amare Lui.
Ma questo, di fatto, non ci dice nulla di nuovo, lo ascoltiamo ogni 6 gennaio. Ma il Martirologio Romano, ovvero l’elenco delle feste, delle commemorazioni e dei Santi del calendario, aggiunge qualcosa di altro: “solennità dell’Epifania del Signore, nella quale si venera la triplice manifestazione del grande Dio e Signore nostro Gesù Cristo: a Betlemme, Gesù bambino fu adorato dai magi; nel Giordano, battezzato da Giovanni, fu unto dallo Spirito Santo e chiamato Figlio da Dio Padre; a Cana di Galilea, alla festa di nozze, mutando l’acqua in vino nuovo, manifestò la sua gloria”.

L’Epifania, dunque, non si esaurisce con l’adorazione dei Magi d’Oriente, ma è un’unica grande festa in tre momenti distinti: il primo lo ricordiamo con solennità il 6 gennaio, gli altri due nella domenica dopo l’Epifania (13 gennaio quest’anno) con il Battesimo di Gesù e nella II Domenica del Tempo Ordinario (20 gennaio) con il Vangelo delle Nozze di Cana, primo segno di Cristo.
Che cosa ci dice questo?
Ci dice che Cristo è venuto per tutti, Dio non è di un gruppo, di un elite, di una lobby, di un manipolo di persone, anche ben intenzionate. Cristo è venuto per tutti, ha salvato tutti, si manifesta fin da subito come Dio a tutti.
Prima alle genti pagane, con i Magi; poi ai Giudei, con il Battesimo nelle acque del fiume Giordano per mano del cugino Giovanni Battista; infine, ai discepoli con la tramutazione dell’acqua nelle giare in vino al matrimonio in Cana di Galilea.
Tutto ciò riassunto dall’antichissimo inno di Sedulio, autore del V secolo, che tratta del Natale fino all’Epifania, incluso oggi nella liturgia delle ore, A solis ortus cardine. La parte finale, cantata proprio in questi giorni, riguarda il nostro tema:

Hostis Heródes ímpie,
Christum veníre quid times?
Non éripit mortália
qui regna dat cæléstia.

Ibant magi, qua vénerant
stellam sequéntes præviam,
lumen requírunt lúmine,
Deum faténtur múnere.

Lavácra puri gúrgitis
cæléstis Agnus áttigit;
peccáta quæ non détulit
nos abluéndo sústulit.

Novum genus poténtiæ:
aquæ rubéscunt hýdriæ,
vinúmque iussa fúndere
mutávit unda oríginem.

Le prime due quartine (Hostis Heròdes… faténtur mùnere) riguardano l’episodio dei Magi: ci si rivolge ad Erode, il re che teme Cristo che viene, poiché teme di perdere il potere umano. Ma Cristo da i regni celesti, il Regno celeste, non è venuto a prendere il regno politico, ad essere presidente o re di chissà quali Stati. Sarebbe già stato dimenticato o non ci direbbe assolutamente nulla più, come tutti i re di questo mondo. La seconda quartina ci descrive il viaggio di queste figure che seguono la stella fino al luogo dove c’è il Bambino, cercando la Luce nella luce del fenomeno celeste.
La terza quartina (Lavácra puri gùrgitis), invece, ci parla del Battesimo di Gesù: l’Agnello di Dio si immerge nelle acque del Giordano, si fa peccato per noi, Lui che non ci accusa, ma viene a salvarci e a lavarci da tutte le nostre colpe.
Infine, l’ultima quartina (Novum genus poténtiae) descrive che, grazie all’esecuzione dell’ordine di Cristo di versare l’acqua nelle giare, quest’ultima divenne rossa, cioè vino, mutando tipo di bevanda.
In definitiva, Cristo ci salva tutti, la Redenzione è per tutti. Ciò però non vuol dire che è automatica la salvezza: richiede il nostro “sì” ogni giorno per poter fruttificare nella nostra vita. Ciò che potenzialmente è per tutti, deve essere fatto nostro con la libertà vera che ci è stata donata.

Per approfondire:
La Sacra Bibbia: http://www.vatican.va/archive/ITA0001/_INDEX.HTM
Catechismo della Chiesa Cattolica: http://www.vatican.va/archive/catechism_it/index_it.htm.
Compendio di Dottrina Sociale della Chiesa Cattolica: http://www.vatican.va/roman_curia/pontifical_councils/justpeace/documents/rc_pc_justpeace_doc_20060526_compendio-dott-soc_it.html.
Vita dei Santi: http://www.santiebeati.it/.
Santo Rosario: http://www.vatican.va/special/rosary/documents/misteri.html