26 agosto 2020

In Africa 2000 anni dopo. I cavalieri dell'ora et labora



di Marco Crevani

La missione è un castello senza mura la torre è un campanile, da lontano lo vedi, la malaria nelle gambe, ti accoglie una penombra di preghiera e la penombra dell'ambulatorio. I cavalieri escon verso l'alba si sono inginocchiati al Mistero di Chi è sceso dal Cielo, alla gloria passata attraverso sangue e spine, e fatto pane e vino a sostenerli. Cavalli bianchi... hanno quattro ruote e portano bandiere che vorrebbero dire a chi li ha mandati da lontano che carità è umiltà, rispetto, amore, stupore per la vita, non è numeri in cui l'uomo è soltanto un imprevisto. I cavalieri non ci pensan su, mentre attenti affilano le armi: giratubi, filiere, col sudore che lega la creazione alle creature per cui è stata fatta, e qui è vicina, dove il mondo è giovane al mattino: solo ier l'altro scacciati dall'Eden, ieri redenti dal Figlio dell'Uomo che lassù, nella cerniera del mondo, si è fatto Dio con noi, aprendo mani che uomini han forato per cacciarlo. I cavalieri incontrano l'inganno, sanno il peccato, san le delusioni, ma il giunto che si serra porta acqua ai giusti ed agli ingiusti, il resto a Dio. E la sorgente sarà per i figli, e l'acqua scorrerà pulita a valle oltre il bosco e gli spiriti egoisti; impareranno a reggersi in piedi e cose vere, a crescer come uomini. Guardando i cavalieri penseranno la barba di Gesù, le mani, il sangue che li han mandati lì per star con loro.

 

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