Boris Johnson ha (stra)vinto le elezioni in Gran Bretagna e si appresta a traghettare finalmente la nazione fuori dall'Unione Europea. Dopo anni di retorica rifilataci dalla grande stampa, per cui "se si facesse ora il referendum la Brexit perderebbe" e "gli inglesi si sono pentiti un minuto dopo", sembra che questo capitolo di storia sia destinato a chiudersi.
Questa vicenda ha scoperchiato, forse più di tutte, il tema dell'autorevolezza della stampa, nel nostro caso di quella italiana, che non è stata in grado di descrivere la realtà inglese. Sia chiaro, nessuno dice che i corrispondenti all'estero siano in malafede, semplicemente diciamo che non corrispondono nulla, che vivono nel centro di Londra senza capire la realtà che circonda la capitale.
Qualche mese fa, prima che Johnson diventasse premier, potevamo sentire un Caprarica, per anni corrispondente di Rai Uno con sfondo di Buckingham palace, vomitargli addosso di tutto, descriverlo come un buzzurro ignorante, uno che non sarebbe andato da nessuna parte.
Repubblica, Corriere e compagnia cantante nei giorni scorsi ci hanno descritto un testa a testa fra Boris e Jeremy, che non sarebbe mai avvenuto. Questa mattina invece, su Radio 24, veniva enucleato il ragionamento consolatorio per cui, dopo tutto, il premier inglese non sarebbe un brexiter vero e proprio, ma uno di quelli moderati, uno che farà le cose soft. Proprio in quei minuti il diretto interessato dichiarava che la Brexit avverrà il 31 gennaio.
Lasciamo al lettore il tentativo di districarsi fra le fake news...
Pubblicato il 13 dicembre 2019
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