Nella Chiesa, da quanto l’aridità delle vocazioni ha palesato l’urgente necessità di rimpinguare i seminari, la soluzione che da più parti viene proposta per invogliare i giovani al sacerdozio è quella di togliere l’ingombrante celibato dei preti. E va bene, a dirla tutta non è proprio un’idea contemporanea, ma il Sinodo Amazzonico l’ha posta all’attenzione urgente della Chiesa universale. Tutto si può dire del Sinodo che passerà alla storia per la carnevalata neopagana delle Pacahamama e per aver ulteriormente picconato l’edificio storico della Cattolicità. Ma ormai demolire la Chiesa di Cristo è lo sport preferito in Vaticano, ed è inutile commentare ulteriormente. Semmai, è bene soffermarsi sulla convinzione profonda e condivisa da molti in buona fede, che il celibato ecclesiastico scoraggi i seminaristi e che aprendo le porte ai preti sposati vi sia un meraviglioso ritorno di fiamma, con centinaia – ma che dico? – migliaia di vocazioni in più. Una Nuova Pentecoste.
Anche con il Concilio Vaticano II dicevano le stesse cose, e abbiamo visto che la sua applicazione ha prodotto effetti diametralmente opposti a quelli che erano attesi dai padri conciliari. Ammesso, naturalmente, che molti di essi non fossero già appassionati giocatori dello sport di cui sopra. Karl Rahner ebbe a sostenere che il celibato dei sacerdoti non sarebbe sopravvissuto all’ingresso della Chiesa nella modernità. Si tratta di un’affermazione sbagliata, perché la stessa Chiesa non è sopravvissuta alla modernità, come mostra il deprimente quadro contemporaneo di una cattolicità tiepida, sbandata, dissolta. In questa cattolicità si parla dunque di preti sposati. Ma c’è davvero qualcuno, in Vaticano, che crede che i moderni cattolici da operetta possano decidere di fare il prete se verrà loro concesso di sposarsi? D’accordo che il lavoro a tempo indeterminato è allettante, ma di un lavoro si tratta; e buona parte dei parroci di oggi tutto fanno fuorché il loro lavoro di parroci. Hanno trasformato il sacerdozio nell’amministrazione delle parrocchie, nell’accompagnare i ragazzini alle gite ed all’Estate ragazzi, nell’aprire e chiudere i saloni parrocchiali per mostre di dubbio gusto e riunioni di condominio. Poi, in mezzo, c’è anche la Messa. Onore a chi celebra con convinzione e con consapevolezza; ma stendiamo un velo sui sacerdoti che fanno della Messa un divertissement, con tanto di varianti ecumeniche e neopagane, fino all’assurdo di stralciare il credo perché «io al credo non ci credo». Infine, vi è l’aspetto “pubblicitario”: nemmeno il faccione sorridente di Bergoglio può nascondere la profonda inquietudine della Chiesa contemporanea, palesemente sperduta e dilaniata da un progressismo centrosocialaro. Ora, con tutta la buona volontà: ma chi può scegliere di fare il sacerdote in una Chiesa così?
«Eh, ma mancano le vocazioni… le proviamo tutte… magari questa volta va bene». La sensazione è che qualcuno in Vaticano e dintorni davvero la pensi così. Ma sì, facciamo i preti sposati. E poi anche le pretesse, va’. Magari funziona. E se non funziona facciamo le Messe in videoconferenza, con l’eucaristia 2.0 recapitata via posta elettronica. La verità è che non servono più preti. La storia insegna che il cristianesimo non si fa con i numeri, ma con la qualità. All’inizio, i discepoli erano 12. Ma erano determinati, innamorati, sostenuti dallo Spirito Santo. Non servono più preti, ma preti santi. Servono nuovi don Bosco e nuovi Curati d’Ars. Servono nuovi san Benedetto capaci di far rifiorire il monachesimo. Servono esempi. Serve gente che ci crede. E chi ci crede davvero non ha bisogno della strada comoda o degli escamotage. Dall’attuale gerarchia ecclesiastica, nella quasi totalità palesemente dimentica del proprio ruolo, troppo spesso tiepida, talvolta nemmeno cattolica, non possiamo attenderci una svolta positiva. La possiamo soltanto chiedere a Cristo. Susciti nel cuore degli uomini una santa vocazione; perché senza preti e suore santi, saremo costretti a subire una Chiesa sempre meno cattolica e sempre più luterana o pagana, quando non musulmana o dichiaratamente massonica. Una Chiesa che, per perseverare nel suo sport preferito, finirà per demolire fin l’ultimo mattone del Sacro Edificio eretto in due millenni. E allora, altro che preti sposati.
Pubblicato il 12 novembre 2019
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