25 marzo 2019

Litigare a volte fa bene

di Franco Ressa
Dio ha creato gli esseri umani diversi tra loro, non soltanto come sesso, ma pure come carattere. Inevitabile quindi essere talvolta in disaccordo gli uni con gli altri, ed è normale venire a diverbio. C’è però chi non volendo ammettere a nessun costo di poter avere torto trascende nell’arrabbiatura e si fa prendere dall’ira, che come sappiamo è uno dei peccati capitali.
Il Signore ci scampi quindi dagli iracondi, e nelle nostre preghiere ci sia sempre l’implorazione a instillare un briciolo del ghiaccio della ragionevolezza e del discernimento per raffreddare certi cervelli bollenti.
Litigare però non è sempre negativo perché esporre chiaramente con risolutezza le proprie idee e rimostranze è meglio che tenere tutto dentro, soffrendo nel nostro forzato tacere.
I santi non fanno eccezione. Pur possedendo la fede, la speranza e la carità predicate da Cristo, vi furono diversi casi nei quali ebbero a ridire tra loro. Il primo avvenne pochi anni dopo la venuta di Gesù, ed ebbe come protagonisti proprio i due più famosi apostoli.

Nella lettera ai Galati, san Paolo scrive che malgrado il grande numero di conversioni di pagani al Cristianesimo, c’era ancora disparità di trattamento con gli ebrei, a torto giudicati preferibili perché già illuminati dal vecchio Testamento: “Quando però venne Cefa (san Pietro) ad Antiochia, mi opposi a lui affrontandolo direttamente a viso aperto, perché si era messo dalla parte del torto. Infatti prima che sopraggiungessero alcuni da parte di Giacomo, egli prendeva i pasti insieme ai convertiti dal paganesimo; ma quando venne quello, cercava di tirarsi indietro e di appartarsi, timoroso dei Giudei convertiti. Presero il suo atteggiamento anche gli altri Giudei, cosicché perfino Barnaba si lasciò indurre alla loro simulazione. Quando mi accorsi che non camminavano rettamente secondo la verità del vangelo, dissi a Cefa davanti a tutti: Se tu essendo giudeo vivi da pagano e non da giudeo, come puoi costringere i gentili (stranieri) a vivere secondo la legge di Mosé?”
San Pietro capì il rimprovero, e da allora non fece più differenza tra i cristiani di origine ebraica e quelli di altre nazioni.
Questo fu un caso di litigio positivo e utile. Diversamente secoli dopo vi fu alterco tra i due più grandi santi del medioevo: san Domenico di Guzman e san Francesco d’Assisi.

I due si incontrarono probabilmente nel 1215 presso il cardinale Ugolino loro amico, poi forse nel 1218 al capitolo dei frati minori alla Porziuncola ad Assisi, e più sicuramente a Roma nel 1221. Domenico si faceva forte della sua dottrina e dell’esperienza sul campo nella predicazione contro gli eretici, Francesco stimava più la pietà, la carità, l’esperienza della povertà per comprendere i bisogni della gente comune. Domenico era infiammato di azione e combattimento per la fede, Francesco preferiva la letizia, il sacrificio personale ed il perdono.
Alla fine ciascuno dei due rimase sulle sue posizioni, e gli ordini monastici da loro fondati presero strade diverse. Chi aveva più ragione o torto ? Probabilmente nessuno essendo due facce di una stessa realtà cristiana, o con un paragone “due ruote di uno stesso carro, quella destra e quella sinistra”.

In ogni caso, meglio bisticciare che restare muti per indolenza. Santa Caterina da Siena diceva: “Avete taciuto abbastanza. È ora di finirla di stare zitti ! Gridate con centomila lingue. Io vedo che a forza di silenzio il mondo è marcito”.

 

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