14 febbraio 2019

Un cavaliere nel 2000 (novella umoristica)/1

Incontriamo oggi un nuovo scalcagnato personaggio che ci terrà compagnia per qualche tempo. Non sappiamo ancora perché ci è arrivato fra i piedi, ma intanto vediamo cosa gli succede. Se qualcuno in grado di disegnare sapesse dargli un volto, sarebbe ben accetto. 

di Giannino da Villavesco
L'uomo si svegliò sulla riva del Tevere e capì subito che c'era qualcosa che non andava. Si ritrovava in una terra sconosciuta, vestito in modo decisamente strano per i suoi gusti. Indossava infatti un paio di jeans e una camicia. Egli era in effetti un valente cavaliere, trasportato ai nostri giorni per motivi che scopriremo. Per ora seguiamo i suoi movimenti. Va detto che quel giorno in città vigeva un blocco del traffico e dunque non si vedevano macchine in giro. Questo contribuì a mantenere tranquillo il poveretto per un po'.

Da cavaliere, seppure stranito, egli non aveva paura di nessuno e dunque fermò un uomo. "Vassallo, ditemi, in quale città ci troviamo?". L'interlocutore, un crasso ignorante di quelli che è normale incontrare per le vie delle nostre città, non riuscì neanche a formulare l'idea di trovarsi di fronte ad uno svitato e rispose semplicemente con un "siamo a Roma". Il cavaliere venne colto da spavento, perché egli conosceva la città Eterna, ma ai suoi tempi questa era decisamente diversa. "E dunque - proseguì nel chiedere, perché gli premeva per motivi personali - chi è il Papa?". L'altro scoppiò a ridere. "Amico mio, di papi ne abbiamo due!" e se ne andò.

Il cavaliere, che ora possiamo dire essere nientepopodimenoche ser Giovanni da Frascati, figlio del conte di Saracinesco, noto per aver partecipato a battaglie e schermaglie di vario genere, rimase talmente sgomento che dovette appoggiarsi al muro in riva al fiume. "Ordunque due papi ci sono... che dico? devono per forza essere un Papa ed un anti Papa... non c'è altra spiegazione... ma quale dei due è il vero? Urge indagare". Ser Giovanni era infatti uomo pio, ma soprattutto voleva presentarsi dal Papa legittimo per chiedere di essere salvato da un malefizio che poi vedremo.
Impacciato nei vestiti moderni, il cavaliere girava per Roma, chiedendo informazioni. "Dunque madonna - chiese ad una anziana - lei visibilmente saggia, mi dica, cosa sa dei due papi?". L'anziana, timorata ma non troppo, non si fece trovare impreparata, pur chiedendosi chi fosse questo personaggio inconsapevole della vicenda più nota degli ultimi anni. "Ci sono due papi, perché uno, Benedetto XVI, si è dimesso. Ora c'è Francesco". Il nobiluomo strizzò gli occhi.
"Dimesso dice? E Francesco dice? Dunque questo Benedetto perché si è dimesso? Era forse un eretico?".
"NO! - esclamò la vecchia - al contrario, era troppo cattolico, sa di questi tempi...".
"Dunque l'eretico è l'altro, deduco. Da dove vengono costoro?".
"Il primo dalla Germania, il secondo dall'Argentina".
Va detto che ai tempi di ser Giovanni il Sud America era stato scoperto da poco, ed era considerato possedimento europeo. Dopo vari discorsi, domande e spiegazioni da parte della cortese carampana il cavaliere riuscì a formulare un'ipotesi. "Dunque, egli è un anti papa eretico e ispanico! Mala tempora currunt. Ah cosa mi tocca sentire, me misero, me tapino".  L'anziana cercò di spiegare che non si trattava di anti papa eretico, ma il cavaliere non volle sentire ragioni e se ne andò gonfio d'ira, meditando vendetta e con la voglia di rompere qualcosa.

Il problema è che l'occasione di rompere qualcosa si presentò di lì a poco. Ser Giovanni girava per Roma furibondo, riconoscendo talvolta qualcosa che esisteva già ai suoi tempi. Vedendo un angolo dove un tempo vi era una piccola chiesa, ora seicentesca ma visibilmente una chiesa, con una grossa croce fuori, vi entrò per trovare conforto. Dentro si stava tenendo però una specie di messa, una di quelle inscenate da un prete fantasioso. I venti presenti ballavano, schitarravano e urlavano, tanto da accendere ancora di più l'ira del nostro, che vedeva un tale caos in una Chiesa. La sfiga cosmica volle che questi stessero cantando in spagnolo. "ORDUNQUE", urlò come un ossesso, facendo calare il silenzio. "Voi che urlate come folli nel tempio di Dio, ditemi, chi è il Papa?". Il prete, sudato fradicio, si fece avanti, pensando ad una variazione sul tema molto divertente.

"Il Papa - disse lo sventurato - è il grande Francesco. Un applauso". E scattò l'applauso.
"L'ispanico?"
"EHmmmm.... si si assolutamente".
"ARG, seguaci dell'eresiarca - urlò come un pazzo - vi monderò!".
Ser Giovanni non ci vedeva dall'ira e iniziò a menare schiaffi, schiaffi da muscoloso cavaliere, a tutti. Donne comprese. Brandì poi una chitarra.

La Provvidenza volle che passassero davanti alla chiesetta tre giovani, cattolici tradizionalisti, che si recavano a ben altra messa. Luca, Giorgio e Marco. Luca il più lesto dei tre, Giorgio il più colto, Marco il più compassionevole. Il frastuono del pestaggio fuoriusciva dalla Chiesa, tanto che i tre si fermarono.

"Il Novus Ordo è sempre più rumoroso", disse Luca.
"Stanno spaccando tutto come le rockstar a fine carriera?", chiese Giorgio.
"Secondo me si stanno menando", disse Marco, che diceva sempre la verità.

Luca aprì la porta e i tre si trovarono di fronte la scena di cui sopra, con il cavaliere che brandendo la chitarra cercava di spaccarla sulla testa del povero prete, che era sì modernista e ignorante come una capra, ma non meritava certo una commozione cerebrale. "Dunque tu, seguace dell'eretico ispanico, dì le tue ultime immonde preghiere! Ora ti monderò".

I tre sbarrarono gli occhi. "Questo mi sa che è dei nostri, ma qui si esagera", disse Marco. Il lesto Luca era già corso avanti seguito dagli altri due. Riuscirono a bloccare la schitarrata finale per un soffio, ma il cavaliere rivolse la sua ira contro di loro. "Voi apostati! Salvate il vostro compare, ma io vi darò ciò che vi viene".
Giorgio, che aveva capito di avere di fronte un obnubilato, fece la cosa più furba. "Noi non stiamo con l'ispanico, ma con il tedesco, ora vieni via", gli urlò. Il manesco si quietò e lo trascinarono via, salvandolo dall'arresto, dato che una volante sopraggiunse poco dopo, chiamata da un parrocchiano terrorizzato.

(segue)
 

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