15 febbraio 2019

Appunti sulla storia della musica sacra/16

di Aurelio Porfiri
Abbiamo visto, stando nel quarto secolo, come la riflessione, certo indiretta, sull’importanza della musica nella liturgia è certo centrale.

Ecco che un personaggio importante dalla Siria, Efrem (306-373) ci si para davanti, il più grande innografo in lingua siriaca. In santiebeati.it Massimo Salani così ne parla: “Efrem ci consegna un quadro molto importante della Chiesa orientale del IV secolo, una comunità cristiana costretta a vivere tra l’impero di Roma (prima accanito persecutore della fede cristiana, poi convertito superficialmente alla fede in Gesù Cristo) e il suo nemico di sempre: la Persia. La vita del Diacono Efrem testimonia una Chiesa viva e capace di produrre in lingua siriaca opere importanti caratterizzate da un’attenzione del tutto particolare per la liturgia e la figura di Maria che rendono le opere di Efrem ancora molto apprezzate. Fu autore prolifico.

Nei suoi testi emerge con evidenza la sua capacità di declinare il piano teologico e dottrinale con la poetica. In qualità di predicatore, capì l’importanza della musica e della poesia come strumenti per difendere l’ortodossia della fede cristiana. Pur non coinvolto direttamente nelle dispute teologiche del IV secolo (per alcuni, tuttavia, appena battezzato seguì il vescovo Giacomo nel 325 al I Concilio Ecumenico celebrato a Nicea), fece sua e perfezionò la pedagogia chi, invece, fu protagonista di quella stagione così tormentata. Ario, i Padri Cappadoci, Ilario di Poitiers, Ambrogio di Milano e soprattutto Bardesane, gnostico che predicava ad Edessa, si servivano delle poesie e degli inni per diffondere il loro pensiero teologico. Le opere di Efrem, in prosa come in poesia, siano esse le Omelie oppure gli Inni non rimasero confinate negli scaffali della biblioteca che arricchiva la scuola di teologia di Giacomo di Nisibi: divennero liturgia esse stesse.

Lo attestarono Basilio di Cesarea, che incontrò verso il 370, e Girolamo di Stridone che riporta nel suo De viris illustribus “che in certe Chiese, dopo la lettura della Bibbia, si leggevano pubblicamente le sue opere” (CXV). Non meraviglia che tra i titoli a lui attribuiti si trovi “arpa [cetra] dello Spirito Santo” per i meriti acquisiti soprattutto nei Carmina nisibena”. Benedetto XVI nella sua udienza del 28 novembre 2007 di lui così parla: “La figura di Efrem è ancora pienamente attuale per la vita delle varie Chiese cristiane. Lo scopriamo in primo luogo come teologo, che a partire dalla Sacra Scrittura riflette poeticamente sul mistero della redenzione dell’uomo operata da Cristo, Verbo di Dio incarnato.
La sua è una riflessione teologica espressa con immagini e simboli presi dalla natura, dalla vita quotidiana e dalla Bibbia. Alla poesia e agli inni per la liturgia, Efrem conferisce un carattere didattico e catechetico; si tratta di inni teologici e insieme adatti per la recita o il canto liturgico. Efrem si serve di questi inni per diffondere, in occasione delle feste liturgiche, la dottrina della Chiesa. Nel tempo essi si sono rivelati un mezzo catechetico estremamente efficace per la comunità cristiana”. Ed è proprio la figura di Efrem che ci fa rilfettere sull’innodia, sulla sua efficacia ma anche potenziale eterodossia. Ecco un frammento di un suo inno alla Vergine: “Canterò per la tua grazia, o Signore, inni eletti alla Vergine, la quale divenne madre in modo prodigioso, la quale è vergine e pur madre. Lode a colui che la prescelse!”. Efrem è simbolo di una Chiesa siriaca che al tempo era estremamente viva e vivace. Dovremmo ripensare la geografia del cristianesimo quando riflettiamo sulla Chiesa antica.



 

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