09 gennaio 2019

Ipotesi sulla genealogia di Gesù/3

di Marco Muscillo
puntata precedente
Ma c’è un’altra questione che dobbiamo considerare. Sappiamo infatti che Geremia pronuncia un oracolo di maledizione contro Ieconia e la sua stirpe:

«Per la mia vita - oracolo del Signore - anche se Conìa figlio di Ioiakìm, re di Giuda, fosse un anello da sigillo nella mia destra, io me lo strapperei. Ti metterò nelle mani di chi attenta alla tua vita, nelle mani di coloro che tu temi, nelle mani di Nabucodònosor re di Babilonia e nelle mani dei Caldei. Sbalzerò te e tua madre che ti ha generato in un paese dove non siete nati e là morirete. Ma nel paese in cui brameranno tornare, là non torneranno. È forse questo Conìa un vaso spregevole, rotto, oppure un vaso che non piace più a nessuno? Perché sono dunque scacciati, egli e la sua discendenza, e gettati in un paese che non conoscono?».
Terra, terra, terra! Ascolta la parola del Signore! Dice il Signore: «Registrate quest'uomo come uno senza figli, un uomo che non ha successo nella sua vita, perché nessuno della sua stirpe avrà la fortuna di sedere sul trono di Davide né di regnare ancora su Giuda». (Ger 22,24-30).


Il Signore promette dunque che il re Ieconia non avrà discendenza che siederà sul trono di Davide. Dice infatti il Signore di considerare Ieconia come “uno senza figli”, perché “nessuno della sua stirpe avrà la fortuna di sedere sul trono di Davide” . La maledizione pronunciata contro la discendenza di Ieconia impedisce quindi che il Messia possa discendere dalla sua stirpe.
Questo oracolo può essere interpretato come compiuto con la nascita di Gesù. Se infatti se Gesù è figlio carnale di Maria, la quale discende da Natan, il Messia discende da Natan e non dalla stirpe di sangue dei re. Tuttavia, come ci ricorda San Matteo, l’Angelo ordina a Giuseppe di imporre il nome al bambino di Maria, per porlo legalmente nella discendenza reale, che comunque comprende il nome di Ieconia. Quindi questa interpretazione ha un suo punto debole.
Gli ebrei che non credono che Gesù sia il Messia, ritengono invece che la maledizione di Ieconia valga soltanto per i suoi figli e non per i successivi discendenti. Ma questo tipo di interpretazione serve solo ad aggirare le parole pronunciate per mezzo del profeta Geremia e anche l’ipotesi cristiana sopra esposta, seppur sufficiente a spiegare gli eventi, potrebbe non essere completa.
Che Ieconia abbia avuto mogli e figli potrebbe confermarcelo anche la Scrittura. In 2Re 24,15 leggiamo che Nabucodonosor “deportò in Babilonia Ioiachìn, la madre del re, le mogli del re, i suoi eunuchi e le guide del paese, conducendoli in esilio da Gerusalemme in Babilonia”. Lo stesso passo di Geremia 22 indirettamente potrebbe farci capire che Ieconia avrà una stirpe, ma nessuno proveniente da essa siederà sul trono.

Nel terzo capitolo del primo libro delle Cronache troviamo un’altra genealogia della stirpe davidica, che arriva a nominare varie generazioni dopo il ritorno da Babilonia:
Questi sono i figli che nacquero a Davide in Ebron: il primogenito Amnòn, nato da Achinoàm di Izreèl; Daniele secondo, nato da Abigàil del Carmelo; Assalonne terzo, figlio di Maaca figlia di Talmài, re di Ghesur; Adonia quarto, figlio di Agghìt; Sefatìa quinto, nato da Abitàl; Itràm sesto, figlio della moglie Egla. Sei gli nacquero in Ebron, ove egli regnò sette anni e sei mesi, mentre regnò trentatré anni in Gerusalemme. I seguenti gli nacquero in Gerusalemme: Simèa, Sobàb, Natàn e Salomone, ossia quattro figli natigli da Betsabea, figlia di Ammièl; inoltre Ibcàr, Elisàma, Elifèlet, Noga, Nefeg, Iafia, Elisamà, Eliadà ed Elifèlet, ossia nove figli. Tutti costoro furono figli di Davide, senza contare i figli delle sue concubine. Tamàr era loro sorella.
Figli di Salomone: Roboamo, di cui fu figlio Abia, di cui fu figlio Asa, di cui fu figlio Giòsafat, di cui fu figlio Ioram, di cui fu figlio Acazia, di cui fu figlio Ioas, di cui fu figlio Amazia, di cui fu figlio Azaria, di cui fu figlio Iotam, di cui fu figlio Acaz, di cui fu figlio Ezechia, di cui fu figlio Manàsse, di cui fu figlio Amòn, di cui fu figlio Giosia. Figli di Giosia: Giovanni primogenito, Ioakìm secondo, Sedecìa terzo, Sallùm quarto. Figli di Ioakìm: Ieconia, di cui fu figlio Sedecìa.
Figli di Ieconia, il prigioniero: Sealtièl, Malchiràm, Pedaià, Seneazzàr, Iekamià, Hosamà e Nedabia. Figli di Pedaià: Zorobabele e Simei. Figli di Zorobabele: Mesullàm e Anania e Selomìt, loro sorella. Figli di Mesullàm: Casubà, Oel, Berechia, Casadia, Iusab-Chèsed: cinque figli. Figli di Anania: Pelatia, di cui fu figlio Isaia, di cui fu figlio Refaià, di cui fu figlio Arnan, di cui fu figlio Abdia, di cui fu figlio Secania. Figli di Secania: Semaià, Cattùs, Igheal, Barìach, Naaria e Safàt: sei. Figli di Naaria: Elioenài, Ezechia e Azrikàm: tre. Figli di Elioenài: Odavià, Eliasìb, Pelaià, Akub, Giovanni, Delaià e Anani: sette. (1Cr 3)


Le Cronache quindi attribuiscono a Ieconia sette figli, ma la discendenza di cui tratta in seguito appartiene ai figli di Zorobabele, il quale, a differenza di quanto ci dicono i Vangeli di Matteo e Luca, è figlio di Pedaià e non di Sealtièl (Salatiel). Ma ciò potrebbe spiegarsi considerando la legge del levirato: Pedaià potrebbe aver sposato la vedova di Sealtièl per dare discendenza al fratello. La stranezza però riguarda il fatto che non si indichi la discendenza degli altri cinque figli di Ieconia.
Sappiamo che Ieconia “aveva diciotto anni, quando divenne re; regnò tre mesi in Gerusalemme” (2Re 24,8) e che:
Ora, nell'anno trentasettesimo della deportazione di Ioiachìn re di Giuda, nel decimosecondo mese, il venticinque del mese, Evil-Merodàch re di Babilonia, nell'anno della sua ascesa al regno, fece grazia a Ioiachìn re di Giuda e lo fece uscire dalla prigione. Gli parlò con benevolenza e pose il seggio di lui al di sopra dei seggi dei re che si trovavano con lui a Babilonia. Gli cambiò le vesti da prigioniero e Ioiachìn mangiò sempre il cibo alla presenza di lui per tutti i giorni della sua vita. Il suo sostentamento, come sostentamento abituale, gli era fornito dal re di Babilonia ogni giorno, fino al giorno della sua morte, per tutto il tempo della sua vita. (Ger 52,31-34)

Ieconia fu un re che salì diciottenne al trono, ma che ebbe la sfortuna di regnare solo tre mesi, prima di subire una prigionia in esilio durata trentasette anni. Il re babilonese Evil-Merodàch fece cessare la prigionia del re di Giuda quando quest’ultimo aveva ormai 55 anni. Probabilmente anche tutta la sua famiglia subì la stessa lunghissima prigionia e dobbiamo anche ritenere probabile che questa sia stata molto dura. Se Ieconia aveva avuto figli prima dell’esilio (anche se in 2Re 24,15 vengono nominate le mogli, ma non dei figli), è probabile che possano essere morti a causa delle dure condizioni di vita cui erano sottoposti.

La genealogia proposta dal Cronista ci fa supporre che Pedaìa sia l’unico figlio di Ieconia rimasto in vita e che per dare discendenza al primogenito Sealtièl ne sposò la vedova. A supporto di ciò vediamo che nella Scrittura del Vecchio Testamento, e quindi non solo nei Vangeli, Zorobabele viene quasi sempre indicato come figlio di Sealtièl (Ne 12,1).

Ma la genealogia di Luca ci dice che Salatiel è figlio di Neri, della stirpe di Natan, ramo cadetto della stirpe dei re. Chi ha dunque ragione? Secondo la mia riflessione, in fatto di accuratezza storica ha ragione San Luca. La mia ipotesi è che da Babilonia sia ritornata in Israele solo la discendenza di Natan, mentre sia del tutto scomparsa la discendenza di Salomone. A questo punto, come accade in tutte le dinastie regali, esauritosi il ramo principale dinastia, l’eredità sarebbe passata al ramo cadetto. Se ciò fosse vero, Sealtièl potrebbe essere davvero figlio di Neri, della stirpe di Natan, divenuto l’unico erede della casata reale di Giuda alla morte di Ieconia e successivamente morto anch’egli prima di poter avere una discendenza: in questo caso anche il Pedaìa delle Cronache potrebbe essere un secondo figlio di Neri. Oppure Sealtìel potrebbe davvero essere il primogenito di Ieconia, ma essendo probabilmente morto prima di dare discendenza, la legge del levirato sarebbe stata applicata per Pedaìa, probabile figlio naturale di Neri, discendente di Natan. In quest’ultimo caso Zorobabele discenderebbe carnalmente dalla stirpe di Natan, mentre legalmente sarebbe comunque figlio di Sealtièl, della stirpe di Salomone.

È difficile propendere per l’una o l’altra ipotesi, senza altri indizi a conferma. La parola “figlio” potrebbe non sempre avere un significato preciso di figliolanza diretta. Il Cronista al versetto 16 del terzo capitolo ci dice: “ Figli di Ioakìm: Ieconia, di cui fu figlio Sedecìa”. Sembra quindi che Ieconia abbia avuto un figlio di nome Sedecìa, ma Sedecìa è l’ultimo re di Giuda, figlio di Giosia, quindi zio di Ieconia: se desistiamo dalla tentazione di gridare all’errore, potremmo forse interpretare quel “figlio” come “successore”. Ma questa duttilità del termine “figlio” l’abbiamo già notata con la genealogia di Luca, quando viene detto che Giuseppe è figlio di Eli/Gioacchino. Potrebbe essere quindi che la figliolanza di Salatiel rispetto a Neri corrisponda a quando ho scritto nella seconda delle mie ipotesi. Ma la stessa cosa potrebbe valere con quella di Matteo, il quale anzi precisa che Ieconia generò Salatiel “dopo la deportazione”: immaginando ciò impossibile nei trentasette anni di prigionia, dobbiamo credere che Ieconia abbia avuto discendenza dopo i 55 anni d’età. Ciò confermerebbe anche quanto leggiamo in 2Re 24,15 dove non si nominano figli. Ma potrebbe a questo punto essere anche vero che Ieconia non abbia avuto proprio figli o che ne abbia avuti, ma che siano tutti morti senza discendenza carnale.

Tuttavia, se la riflessione principale fosse vera, cioè che da Babilonia sia tornata solo la discendenza di Natan, verrebbero confermate sia la profezia di Geremia riguardo a Ieconia e allo stesso tempo la profezia di Zaccaria potrebbe avere un nuovo e più preciso significato, anche in ragione del fatto che subito dopo Levi si nomina Simeì, cioè la stirpe dei ghersoniti, primogeniti della tribù di Levi.
A questo punto, anche San Giuseppe, padre putativo del Signore, sarebbe discendente della stirpe di Natan come San Giacchino. A conferma di ciò, possiamo notare come nella genealogia fornitaci da San Luca il nome “Giuseppe” appare altre due volte. Si tratta sicuramente di un nome molto comune nell’onomastica ebraica, ma bisogna anche considerare che come abbiamo visto per Giacchino/Eliachim/Ioachin/Ioiakim, un certo nome potrebbe essere più volte presente in una stessa parentela. A questo proposito, notiamo anche che nella genealogia di Luca è presente anche il nome di un altro Gesù, padre di Er e figlio di Elièzer. Quando l’Angelo comandò a Giuseppe di chiamare il figlio di Maria col nome di Gesù (Mt 1,21), potrebbe darsi che accanto al significato teologico, confermato dall’Angelo stesso ( “egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati”), potrebbe esserci una giustificazione storico-genealogica, con un nome già presente nella parentela regale di David. Si noti anche in Lc 1,61 l’obiezione rivolta ad Elisabetta e Zaccaria, quando il giorno della sua circoncisione venne imposto il nome “Giovanni” al Precursore del Messia: “Non c’è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome” . Insomma, il fatto che uno stesso nome si ripetesse nella genealogia era cosa comune e probabilmente aveva anche una certa importanza.
Ripeto comunque che queste sono tutte ipotesi, di cui non ho alcuna conferma. Il problema maggiore infatti è che, seppur le due genealogie presenti in Matteo e Luca si ricongiungono nei nomi di Salatiel e Zorobabele, poi pare che si dividano completamente. La genealogia del Cronista, poi, appare completamente diversa da le due evangeliche, già a partire dai figli di Zorobabele: “ Mesullàm e Anania e Selomìt, loro sorella”. Strano è anche il fatto che si nomini una donna, cosa inusuale nei censimenti, in cui si nominano solo gli uomini. Matteo invece come figlio di Zorobabele nomina Abìud, mentre Luca nomina Resa.

È quindi complicatissimo comprendere il rapporto tra questi nomi, se ad esempio il Cronista non elenca tutti i figli di Zorobabele ma solo alcuni, o se Matteo salta alcune generazioni e il suo Abiùd possa essere compatibile con l’Abdia citato dalle Cronache. Stessa cosa vale se tentiamo di trovare corrispondenze tra i nomi citati da Matteo con quelli citati da Luca: notiamo ad esempio che certe tipologie di nomi sono comuni ma non si riesce comunque a trovare una corrispondenza certa.
L’unica fonte alternativa a quella della Sacra Scrittura è quella che mi viene dalle rivelazioni della Beata Anna Katherina Emmerick. Nelle rivelazioni sulla vita della Vergine Maria, la veggente parla degli antenati di Sant’Anna (la cui sorella, Sobe, fu madre di Maria Salome, a sua volta madre di Giacomo il Maggiore) e ci dice qualcosa riguardo San Gioacchino: “il padre di Gioacchino, che pure si era stabilito da tempo in quella valle (NdA: la valle di Zabulon), si chiamava Matthat ed era il fratello minore di Giacomo, il padre di San Giuseppe” . Questo “Giacomo” è sicuramente il “Giacobbe” di Matteo, perché in altre visioni è scritto con quel nome. Pertanto, se Giacobbe e Mattat erano fratelli, allora San Giacchino e San Giuseppe erano cugini di primo grado. Tuttavia, ritornando alle nostre genealogie, Matteo ci dice che padre di Giacobbe era Mattan, mentre Luca chiama Levi il padre di Mattat. Restando nel campo delle ipotesi, la correlazione del nome “Mattan” con quello di “Levi”, potrebbe sussistere come sussiste quella tra l’evangelico pubblicano Levi e l’Apostolo Matteo. Che il nome Matteo/Mattia possa derivare da Mattan/Matthat/Mattat/Mattatia è altamente probabile.

Se anche altri nomi delle genealogie fossero così ambivalenti, o se magari fossero abituali doppi nomi (come fa Gesù con Pietro), allora si spiegherebbero molte delle incongruenze.
Dobbiamo anche considerare il fatto che i nomi ebraici hanno un loro significato proprio. A proposito di questo, possiamo ricordare che l’Arcangelo Raffaele si presenta a Tobi, padre di Tobia, sotto l’identità di “Azaria, figlio di Anania” (Tb 5,13) che significa“aiuto del Signore” figlio di/della “misericordia del Signore”. Specialmente la genealogia di Matteo, che ha uno stile sacerdotale, potrebbe ricercare questo tipo di impostazione nella sequenza dei nomi.
Inoltre, se prendiamo per vero quanto ci dice la veggente, e cioè che Giacchino e Giuseppe erano cugini primi (come i “fratelli di Gesù” dei Vangeli), allora si rafforza anche la “figliolanza” di Giuseppe verso Gioacchino, padre della sua sposa, citata nella genealogia di San Luca e si nota anche come Luca non abbia commesso un errore nel posizionare Giuseppe in quella genealogia, perché quelli enunciati (a parte Gioacchino) sono anche gli antenati diretti di San Giuseppe.
Senza contare che il tutto confermerebbe la mia prima ipotesi, quella cioè che la dinastia dei re di Giuda si era estinta e che l’eredità regale passò a quella di Natan dopo l’esilio. Oltretutto, nemmeno la genealogia di Matteo ne inficerebbe di significato, perché Natan è anch’egli figlio di “ quella che era stata la moglie di Urìa”, come lo è Salomone. Anche la sua genealogia femminile rimane dunque piena di validità.

A questo punto la genealogia di Matteo sarebbe una genealogia regale e messianica: la discendenza da Salomone e dagli altri re avrebbe una valenza regale e religiosa, più che storica. La discendenza da Natan presentata da Luca invece sarebbe quella naturale e storica.
(continua)



 

0 commenti :

Posta un commento